Lisa
Ginzburg, figlia di Carlo Ginzburg e Anna Rossi-Doria,
ma soprattutto nipote di Natalia Ginzburg, si è
laureata in Filosofia presso la Sapienza di Roma e
perfezionata alla Normale di Pisa. Dopo essersi occupata
della mistica francese del Seicento, di cui si ricorda
in particolare l'edizione del Commento mistico al
Cantico dei cantici di Jeanne Guyon, ha lavorato come
traduttrice. Tra i suoi lavori, L'imperatore Giuliano
e l'arte della scrittura di Alexandre Kojève,
e Pene d'amor perdute di William Shakespeare.
In seguito ha collaborato a giornali e riviste quali
"Il Messaggero" e "Domus". Ha
curato, con Cesare Garboli È difficile parlare
di sé, conversazione a più voci
condotta da Marino Sinibaldi, opera pubblicata da
Einaudi nel 1999, poi tradotta in tedesco (Es fällt
schwer, von sich selbst zu sprechen, aber es ist schön,
Berlin, Wagenbach, 2001) e in inglese (It's hard to
talk about yourself, Chicago, The University of Chicago
Press, 2003).
I suoi libri
Mercati: viaggio nell'Italia che vende, Roma,
Editori riuniti, 2001
Desiderava la bufera, Milano, Feltrinelli,
2002
Anita: storia di Anita Garibaldi, Roma, E/O,
2005
Colpi d'ala, Milano, Feltrinelli, 2006
Malìa Bahia, Roma-Bari, Laterza, 2007
Per amore, Venezia, Marsilio, 2016 [1]
Spietati i mansueti, Roma, Gaffi, 2016
Buongiorno mezzanotte, torno a casa, Roma,
Italo Svevo, 2018
Il suo ultimo libro è Cara pace, edito
da Ponte
Alle Grazie.
Finalista del Premio Strega 2021
Cara
pace. Maddalena, madre di due figli e moglie di
un diplomatico francese, vive a Parigi. Le sue giornate
sono piene di impegni pratici e appena può
fa lunghe passeggiate in giro per la città.
Mantiene un legame molto forte con la sorella Nina,
la scombinata delle due, che da New York laggiorna
continuamente su whatsapp su quanto le capita. Un
giorno Maddalena si sveglia con il desiderio di tornare
da sola a Roma, la città in cui è cresciuta,
e da quel momento si riaccendono i ricordi della sua
infanzia, prima con entrambi i genitori, poi dopo
la loro improvvisa e tempestosa separazione solo con
il padre e infine, dopo il trasferimento di lui a
Milano, con una tata affettuosa. In Cara Pace, pubblicato
da Ponte alle Grazie, Lisa Ginzburg parla di una donna
segnata dal naufragio della propria famiglia a cui
ha reagito diventando il punto di riferimento per
la propria sorella. Racconta anche il composto dolore
di Gloria, la madre, che si vede sottrarre le figlie
perché ha scelto di andarsene con luomo
che ama e lo smarrimento di Seba, il padre che non
trae piacere dalla vendetta che ha messo in atto dopo
l'abbandono da parte della moglie. Ma la vita riserva
sorprese a chi ha il coraggio di uscire dalla propria
zona di sicurezza.
Abel Wakaam: Ciao Lisa, tua nonna Natalia
sarebbe orgogliosa di sapere che il tuo libro è
uno dei dodici finalisti del Premio Strega di quest'anno?
Lisa Ginzburg: Sarebbe contenta sì,
penso; orgogliosa non so, ma contenta per me certamente.
Mi conosceva molto a fondo e sapeva quando qualcosa
contava per me.
Abel Wakaam: Qual è stato il tuo rapporto
con lei?
Lisa Ginzburg: Un rapporto lungo, molto intenso
e solido; andavamo caratterialmente molto daccordo.
Ho trascorso con Natalia molto tempo quandero
bambina e anche da ragazza (avevo 25 anni quando è
morta). E stata una figura estremamente importante
e protettiva per me, il lutto per la sua perdita è
durato anni. Parlavamo di tutto, a volte quasi come
due amiche, immemori della parentela e dellenorme
differenza di età.
Abel Wakaam: Il tuo ultimo libro si evolve
con una connotazione decisamente femminile, dove il
padre sembra muoversi a piccoli passi in un mondo
dominato dalle donne, a partire dallanziana
madre che cresce le bambine dopo la partenza della
moglie, e poi la stessa Gloria, Nina e Maddi, Mylène.
Di fatto è a lui che il giudice affida le due
bambine, anche se in realtà crescono insieme
alla tutrice. L'uomo non è del tutto assente,
ma certo non è determinante sulle loro sorti.
Infatti le ragazze, entrando nelladolescenza,
si mostrano persino insofferenti alla sua presenza.
La madre, invece, pur potendo avere contatti con le
ragazze solo saltuariamente, è legatissima
a loro, che contraccambiano il suo affetto, al punto
da accettare anche la presenza discreta del suo nuovo
compagno. Com'è possibile che il legame che
le unisce sia così forte, nonostante labbandono?
Si può perdonare un abbandono?
Lisa Ginzburg: Penso di sì, penso che
si possa amare un genitore moltissimo, andando oltre
le sue mancanze. Vedendolo e ammirandolo per lessere
umano che è, senza soffermarsi su giudizi morali
o restando concentrati solo su di sé come figli,
sulle proprie ferite. A Nina e a Maddi succede questo
nei confronti della madre, Gloria, perché sono
incantate dalla sua bellezza, perché la amano
di un amore incondizionato, perché la nostalgia
e lidealizzazione di lei sono più forti
di qualsiasi forma di condanna delle sue azioni, del
suo essere andata via, del suo non aver combattuto
per averle con sé. Molto meno incantate da
Seba, il padre, per la ragione che ai loro occhi lui
ha una personalità troppo esitante, indefinita.
È una situazione famigliare anomala, disfunzionale
quella che racconto, ma anche molto più diffusa
di quel che si immagini. Frangenti in cui un genitore
(o entrambi) viene considerato dai figli senza filtri,
senza criteri predefinti, al di fuori degli schemi
delle strutture. Compreso nella sua storia di adulto,
con le vulnerabilità e le mancanze di condotta
che possono esserci; perdonato non so, ma compreso.
Abel Wakaam: "I vuoti delle assenze,
le case lontane dei nostri genitori sempre nei pensieri.
Mancanze tangibili, concrete, che colmare era impossibile
e giustificare difficile. Eppure grazie a Mylène
e a quellallenamento sportivo di cui giorno
dopo giorno andavano crescendo i benefici, ecco un
nostro ritmo lo avevamo trovato. Il caos era alle
spalle". Il caos a volte è necessario
per creare un nuovo ordine, ma nella storia che racconti
qual è il collante che tiene unite le ragazze?
Lisa Ginzburg: Credo che il collante sia la
loro stessa solidarietà, un patto che le due
sorelle hanno stretto tra di loro per reggere e attraversare
uninfanzia sballata e costellata di momenti
difficili. Il collante è anche lordine,
lo sport che Mylène (governante che vive con
loro al posto dei genitori) insegna loro. Fare del
corpo un carapace ma anche, della sua cura e del suo
allenamento allo sforzo, una disciplina che diventi
capacità di reagire. Allenarsi per trovare
la forza di cambiare, e di rompere il carapace, anche,
quando diventa unesigenza vitale come è
per Maddalena, la maggiore delle sorelle e voce narrante
del mio romanzo.
Abel Wakaam: "Io ho occhi marroni,
di un nocciola che si screzia di verde se guardo la
luce alla luce. Avrei voluto quelli di Nina, gli stessi
occhi che erano di nostra madre, ammaliatori ma senza
essere trasognati, occhi dallespressione inflessibile
invece, spietati anche, talvolta." Esiste
una forma elementare di competizione tra le sorelle?
Lisa Ginzburg: Esiste un continuo confronto
luna con laltra, per capire chi si è
in rapporto allaltra, quanto si è diverse
o invece simili. Ed esistono feroci gelosie sullamore
che i genitori distribuiscono, e come; il pensiero
nascosto di non essere amate altrettanto e nello stesso
modo dellaltra figlia. Le figure di padre e
madre e il loro amore possono essere oggetto di grandi
contese.
Abel Wakaam: Niente separa e niente unisce
più del dolore?
Lisa Ginzburg: Sì, è linsidiosa
natura dei dolori: legano in modo indissolubile chi
li affronta insieme e li condivide, ma allo stesso
tempo succede molte volte che dopo aver attraversato
insieme un grande dolore ci si senta spinti lontano
da chi lo ha vissuto con noi. Una forza uguale e contraria,
la forza del dolore, una forza che presiede ai rapporti
umani e li modifica.
Abel Wakaam: La tua scrittura denota una componente
metrica molto marcata e permette al lettore di intravedere
la musicalità tipica di chi amalgama un concetto,
accarezzando le parole. Le frasi scorrono davanti
agli occhi senza mai inciampare, fluide e sinuose
come se fossero una danza. Questo modo di scrivere
è tipico di chi ha impresso nel DNA il destino
del "narratore". Dimmi che non è
frutto di un corso di scrittura creativa.
Lisa Ginzburg: Tengo dei corsi di scrittura
creativa come insegnante ma non ne ho
mai seguito uno da studente. Al DNA di
un talento però non credo; piuttosto nellimportanza
di avere letto molti libri, penso che da lì
possa venire una maggior cura della prosa, un amore
per le parole che diventa attenzione massima alla
loro musicalità. Grazie per lanalogia
con la danza, la fluidità è una conquista
molto faticosa per chi scrive, e se la si è
riuscita a trasmette fa particolare piacere.
Abel Wakaam: Le donne della tua famiglia posseggono
anche loro il dono dei Ginzburg? Desideravi avere
una figlia femmina?
Lisa Ginzburg: Ho una sorella maggiore e una
figlia femmina, ma non desideravo un sesso particolare,
solo credo che come madre di un figlio maschio sarei
stata più insicura. E non esiste un dono
famigliare, io non lo credo, piuttosto talenti che
sono in ogni essere umano specifici; mia figlia talenti
ne ha moltissimi, ma tutti suoi particolari e non
scrittòri, non mi pare.
Abel Wakaam: Non credo che tu abbia bisogno
di fortuna, ma vorrei tanto vederti sul podio dello
Strega di quest'anno. Nel caso accadesse, sarei felice
di aggiungere una tua dichiarazione a questa intervista.
Posso contarci?
Lisa Ginzburg: Ho molto bisogno di fortuna,
al contrario. Se mai dovesse accadere di entrare nella
cinquina sarò onorata e felice e certo, aggiungerò
una dichiarazione, contaci.
Abel Wakaam
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