Una
volta, dopo aver ascoltato l'ennesima storia sui fuorilegge
della foresta, ho domandato al mio vecchio: "Perché
nei tuoi racconti i protagonisti sono sempre i lupi?
Nella Taiga siberiana ci sono altri animali, anche più
forti, ad esempio gli orsi oppure le tigri". Nonno
Boris ha sorriso: "Si, certo, gli orsi e le tigri
sono gli animali possenti, però, se ci pensi,
tra loro e i lupi esiste una differenza sostanziale.
Tu non vedrai mai un lupo al circo a fare il pagliaccio
per divertire gli uomini. Il lupo è come noi,
un predatore libero, che ha la dignità nel sangue
e, piuttosto di diventare il servo di qualcuno, preferisce
la morte"
Per chi ancora non lo conoscesse, a raccontare questa
storia è Nicolai Verjbitkii, in arte
Nicolai Lilin, l'autore di Educazione Siberiana,
il libro di esordio che lo ha fatto conoscere nel
mondo dell'editoria che conta davvero. Ma la sua carriera
di scrittore non ha mai avuto pause e ha inanellato
altri successi, a riprova della sua grande capacità
di raccontare storie fuori dal comune.
° Educazione siberiana, Einaudi, Torino,
2009.
° Caduta libera, Einaudi, Torino, 2010.
° Il respiro del buio, Einaudi, Torino,
2011.
° Storie sulla pelle, Einaudi, Torino,
2012.
° Il serpente di Dio, Einaudi, Torino,
2014.
° Un tappeto di boschi selvaggi, Rizzoli,
Milano, 2015.
° Spy story love story, Einaudi, Torino,
2016.
° Favole fuorilegge, Einaudi, Torino, 2017.
° Il marchio ribelle, Einaudi, Torino,
2018
° Le leggende della tigre, Einaudi, Torino,
2019
Per comprendere a fondo l'uomo, oltre che il personaggio,
bisogna guardarlo negli occhi, e la giusta occasione
si presenta andandolo a trovare nel Kolima Art
Studio, dove ha stabilito la sua nuova dimora,
tra cimeli di macchinette fatte a mano, collezioni
di lame e di gioielli. Tutto in questo piccolo museo
che si trova a Milano in via Govone 94, a due passi
dal Cimitero Monumentale.
Abel Wakaam: Ciao Nicolai, La prima
domanda che mi viene da porti riguarda i tatuaggi
che adornano la tua pelle. Non ti chiedo il significato
perché so che tra le loro linee di sangue si
nasconde un codice che non può essere rivelato,
ma ciò che vorrei sapere è cosa direbbe
tuo nonno Boris se potesse leggerli adesso.
Nicolai Lilin: - Mio nonno paterno Boris
non sapeva leggere i tatuaggi, perché,
nella tradizione siberiana, soltanto il tatuatore
era la persona incaricata dalla comunità per
svolgere il ruolo sciamanico di confessore, e solo
lui era in grado di applicare e leggere i tatuaggi.
Diciamo che mio nonno non era per niente contento
quando gli ho comunicato che volevo diventare un tatuatore.
Lui arrivava dalla generazione delle persone cresciute
durante il severo regime staliniano e dopo in quello
non meno severo di Cruschev, quando i tatuaggi erano
prevalentemente la prerogativa delle persone definite
dal potere sovietico "criminali" e rappresentavano
una sorta di lingua nella vasta sub-cultura carceraria
e in quella delle periferie del grande Impero Sovietico.
Mio nonno ha passato complessivamente nelle carceri
quarantacinque anni, l'ultima sua condanna la stava
scontando quando sono nato, negli anni ottanta del
secolo scorso. Per lui, quindi, il tatuatore era una
persona strettamente legata alla comunità criminale,
alle sue dinamiche più significative, come
il prete nella struttura della Chiesa. Lui sapeva
quanto era difficile vivere in quel mondo, con quelle
regole, considerando quei cambiamenti che avvenivano
con l'avanzare degli anni novanta, quando la criminalità
stessa mutava radicalmente. Per questo voleva evitare
per me un simile futuro, e non era per niente felice
del mio interessamento all'arte del tatuaggio e, soprattutto,
alla tradizione siberiana. Lui avrebbe preferito per
me un futuro diverso, lontano dalla criminalità
e soprattutto dalle carceri. Lo stesso per il mio maestro,
colui che mi ha insegnato l'arte del tatuaggio e mi
ha dato l'abilità per tatuare, applicando la
tradizione siberiana. All'inizio lui non voleva in
nessun modo insegnarmi, perché la vita di tatuatore
ai suoi tempi era difficile e piena di pericoli, soprattutto
perché veniva passata in gran parte nelle carceri,
dato che in URSS esisteva la condanna penale per il
tatuaggio. Quindi il vecchio non voleva assolutamente
insegnare a me, giovane ragazzo, l'arte che mi avrebbe
rovinato la vita. In realtà, per mia fortuna,
non fu così. Sono riuscito ad imparare quella
tradizione e, mentre lo facevo, il vecchio mondo crollava
attorno a tutti noi. Insieme con lui è crollata
anche quella vecchia criminalità alla quale
erano fedeli le persone come mio nonno. I nuovi criminali
ormai seguivano regole ed etiche diverse, i tatuaggi
nella loro vita si spostarono sull'ultimo posto, diventando
una banale decorazione.
Abel Wakaam: Nel film Educazione Siberiana,
il regista Gabriele Salvatores ha raccontato
anche una storia d'amore, che invece nel libro è
rimasta in secondo piano. L'hai voluta celare intenzionalmente
oppure, col tuo consenso, il regista ha deciso di
svilupparla ulteriormente?
Nicolai Lilin: La storia d'amore che si vede
nel film non c'era nel libro ed è stata totalmente
inventata dagli sceneggiatori per dare alla pellicola
una dinamicità più spinta rispetto a
quella del libro, che era difficile da adattare alle
necessità visive. Nella vita reale non c'era
quindi mai stato nessun amore romantico. Però
la ragazza che nel film si chiama Ksenia esisteva
veramente, era una ragazzina autistica alla quale
tutti noi, ragazzi del quartiere, volevamo bene e
la trattavamo come se fosse la nostra sorellina. Alla
fine è stata violentata da alcuni estranei,
subendo i traumi psichici e fisici che la portarono
verso la morte. Nel libro ho descritto questa storia
in modo abbastanza fedele alla realtà, mentre
nel film è stata modificata per poterla adattare
al linguaggio cinematografico.
Abel Wakaam: Nei tuoi libri c'è una
parte essenziale della tua vita, sin da quando eri
bambino e ti ritrovavi tra i grandi che discutevano
di tatuaggi e di un codice d'onore che accompagna
i criminali buoni, quelli che combattono il sistema
delle banche e degli sfruttatori per aiutare la povera
gente. Esistono ancora i criminali buoni nella tua
terra?
Nicolai Lilin: Nel mio libro ho riportato
la comunità criminale alla quale apparteneva
la mia famiglia, così com'era nella fase del
suo splendore, al massimo della potenza, ovvero tra
gli anni cinquanta e gli anni settanta del secolo
scorso. Già negli anni ottanta, quando io ero
piccolo, la comunità dei "criminali onesti"
era debole e si può dire che si trovava in
minoranza nel mondo criminale. La loro debolezza era
dovuta alla loro etica. Loro non volevano fare i crimini
che reputavano disonesti, in primis il traffico di
stupefacenti. Con questo hanno accelerato la caduta
del proprio dominio sui territori dove erano presenti
storicamente. I criminali onesti oggi per la maggior
parte delle persone non significano più niente,
mentre alcuni, che avevano ancora i vecchi in casa
e sapevano ascoltare le loro storie, hanno continuato
a dar valore e a rispettare le loro idee. Quell'ossimoro
indica un'epoca passata, qualcosa che non tornerà
mai più, ormai sepolta profondamente nella
memoria. In fondo erano i seguaci delle idee di Cristo,
anche se, essendo improntate sulla violenza, non erano
così allineate con i Suoi insegnamenti. Erano
gli ortodossi della criminalità e, così
facendo, fermavano il progresso; per questo sono scomparsi.
Io ricordo con affetto e nostalgia il tempo passato
con i vecchi, i loro racconti degli anni della loro
gioventù, i loro insegnamenti, i discorsi sull'etica
e sulla morale. Però già negli anni
della mia infanzia era chiaro che le loro idee non
sarebbero sopravvissute, perché la stragrande
maggioranza dei giovani seguiva altri esempi e aveva
scelto altri valori, altri obiettivi.
Abel Wakaam: Se potessi cambiare qualcosa
nella tua adolescenza, cosa cambieresti?
Nicolai Lilin: - Io non cambierei niente,
perché non sarei diventato quello che sono
oggi.
Abel Wakaam: Quando sei stato per la prima
volta in Siberia, l'hai percepita come la tua Terra?
Nicolai Lilin: Sono cresciuto insieme ai siberiani
esiliati dalla propria terra nella parte opposta del
Paese. Quella gente, generazione dopo generazione,
idealizzava la Siberia, il luogo al quale si sentivano
di appartenere. Quando per la prima volta sono arrivato
in Siberia, ho visto un quadro molto più complesso
di quello che mi ero creato nell'immaginario ascoltando
i miei vecchi. La Siberia è veramente molto
grande e diversa, la natura in quei luoghi è
molto potente e suggestiva e toglie l'uomo dal piedistallo
del creato per renderlo parte di un grande disegno
esistenziale. Mi ricordo quando per la prima volta
ho camminato nella foresta profonda e ho sentito il
rumore che fanno gli alberi mossi dal vento, che sembrava
l'eruzione di un vulcano, ho pensato che noi, umani,
siamo davvero delle nullità rispetto al resto
della natura. La Siberia ha cambiato radicalmente
la mia visione del mondo e ho imparato a rispettare
la Natura.
Abel Wakaam: Come hai deciso di lasciarla
per vivere proprio in Italia?
Nicolai Lilin: Vivere in Italia non è
stata una decisione, ovvero, non lo era all'inizio
del mio arrivo qui. Sono venuto per trovare mia madre
che viveva in questo Paese da dieci anni e con la
quale non ci siamo visti per tutto quel periodo. Alla
fine sono rimasto per essere vicino a lei, e sono
felice di questa mia svolta nella vita.
Abel Wakaam: Il tuo successo è arrivato
all'improvviso. Credevi di vendere 3.000 copie e invece
ne hai vendute 40.000 nei primi giorni di pubblicazione,
esaurendo le scorte di magazzino. Chi ti ha scoperto
e com'è cambiata poi la tua vita?
Nicolai Lilin: La mia esperienza letteraria
è cominciata dalla collaborazione con l'associazione
culturale torinese Libre, mentre preparava
uno spettacolo teatrale. Ho scritto per loro alcuni
testi che hanno a loro volta girato ad alcuni conoscenti
e alla fine sono stato contattato dalla casa editrice
Einaudi che mi ha proposto di scrivere un romanzo.
Non ho mai pensato al successo. Quando scrivo, voglio
semplicemente raccontare delle storie interessanti.
Abel Wakaam: Writer Officina è
un sito dedicato agli autori ribelli e indipendenti,
che sperano un giorno di raggiungere il successo.
Qual è il consiglio che puoi dare a ognuno
di loro?
Nicolai Lilin: Io credo che lo scrittore deve
soprattutto impegnarsi a narrare le storie che lo
coinvolgono personalmente insieme ai suoi lettori,
così da offrire alle persone più strumenti
per esplorare il mondo. Alla fine la letteratura serve
proprio a questo. Lo scrittore deve mettere tutto
se stesso nel lavoro e, con un po' di tenacia e fortuna,
ciò che desidera davvero arriverà in
seguito!
Abel Wakaam
© Writer Officina
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