Miei
cari scrittori... siamo operai della parola, oratori,
arringatori di folle, tribuni dalla parlantina sciolta,
con impresso nel DNA il dono della chiacchiera e la
capacità di assumere le vesti di ignoti raccontastorie,
sbucati misteriosamente dalla foresta.
Siamo figli della dialettica, fratelli dell'ignoto,
noi siamo gli agricoltori delle favole antiche e seminiamo
di sogni l'altopiano della fantasia.
E forse proprio per questo non vogliamo essere trattati
come studenti a cui inculcare il senso comune della
retta via. Ripudiamo i dotti e i maestri, non perché
disconosciamo la loro sapienza, ma per la voglia e
l'imperioso intento di superarli in scaltrezza e affinare
la somma capacità di affabulare le genti. Non
imponeteci il credo comune, non indirizzateci verso
la strada maestra, perché non siamo disposti
a seguire le orme di chi ci ha preceduto, ma vogliamo
segnare il solco di un pensiero non comune. E non
importa se ci credete folli, non importa se sorridete
al nostro passaggio, non abbiamo bisogno di alcun
permesso per dipingere le pareti di una stanza che
ci avete imposto sempre dello stesso colore.
Siamo scrittori, sì... per nascita e non perché
investiti da un tocco divino, sono le storie di notte
a cercarci e non possiamo far altro che raggruppare
le parole. E non diteci che siamo diamanti grezzi,
pronti per essere raffinati dal genio della lampada.
Non seguiamo le mode e nemmeno il pifferaio di turno,
noi siamo incantatori di serpenti alati e ripudiamo
le magie degli altri. Non ci nascondiamo dietro una
maschera e affrontiamo di petto ogni nemico dall'armatura
lucente per ribadire, se mai ce ne fosse ancora bisogno,
che essere liberi significa non dipendere da nessuno,
tanto meno di chi ci impedisce di raccontare al mondo
il nostro verbo.
Siamo scrittori, ci crediamo davvero, e nessuno può
domare la nostra stupida follia creativa, imprigionandola
nelle briglie ataviche dei poveri di spirito. Noi
crediamo anche in ciò che non possiamo vedere,
perché lo respiriamo ogni giorno, come l'aria,
a pieni polmoni. E non provate a etichettarci, non
paragonateci a chi insegue i mulini a vento, non cercate
nemmeno di contrastare il nostro passo, perché
siamo la brezza inquieta di questo nuovo e rivoluzionario
cambiamento.
Siamo scrittori senza convenzioni, timidi, goliardici,
a volte sconosciuti, ma combattivi e impertinenti.
Non abbiamo timore del buio, perché è
la mancanza di luce a ispirarci. Siano un "ensemble"
di forza e passione, un impasto di pane fatto in casa,
che non conosce altre mani se non quelle del mugnaio
che ci ha infuso la vita. Siamo anime perse e pensieri
sparsi, siamo esploratori del mondo sommerso e cacciatori
di frodo, armati di lance dalla punta incantata, di
una cintura di drago e una bisaccia di cuoio.
Samo scrittori senza catene, senza timori, senza
padroni... siamo destinati a inseguire il fato per
trasformarlo in caos e poi di nuovo in quiete. Lasciateci
perdere, lasciateci vagare nel nostro mondo dal futuro
incerto, siamo dotati di una bussola d'ottone e un
sestante d'oro, seguiamo una mappa disegnata sulla
pergamena e percorriamo cerchi concentrici fino ad
arrivare al cuore.
Abel Wakaam
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