|
Utente
|
E a proposito di ribelli, eccomi qui. Quando mi chiedono cosa faccio, la risposta più semplice è: scrivo, traduco, edito, mi occupo di impaginazione e di altri aspetti tecnici. Mi piace considerarmi una factotum dell'editoria, perché i ribelli fanno questo: non chiedono mai niente a nessuno e cercano il modo migliore per cavarsela con le proprie forze. Non è una sorta di sfiducia nel prossimo, né un vanto personale. Ci piace così. Un altro termine che mi si addice è “cacciatrice”. Frugo un po' qua e un po' là alla ricerca di vecchi gioielli da tradurre e riportare in vita. Ho avuto a che fare con gli anni '50, con gli anni '20, e addirittura con un testo della seconda metà dell'800. Essere una scrittrice mi rende più sensibile alle sfumature di stile quando traduco, mi aiuta a capire cosa l'autore “vuole davvero dire” e a trasmetterlo al meglio. È un lavoro di grande precisione, ma anche di grande sensibilità. E mi piace un sacco. Quindi sì, scrivo e traduco. In entrambi i casi, lavoro con le parole. E in entrambi i casi, l'obiettivo è lo stesso: comunicare, raccontare, e magari, nel mio piccolo, realizzare qualcosa di bello.
|
|
|
|
|
 |
|
|
|
Conc. Letterario
|
|
Magazine
|
|
Blog Autori
|
|
Biblioteca New
|
|
Biblioteca Gen.
|
|
Biblioteca Top
|
|
Autori
|
|
Recensioni
|
|
Inser. Estratti
|
|
@ contatti
|
|
Policy Privacy
|
|
Il Blog di Nunzia Alemanno
|
|
Un breve estratto di una traduzione in corso (da revisionare ancora): Il Demone dei Serpenti, di Farnsworth Wright.
MARJORIE si svegliò ai primi raggi del sole e aprì gli occhi lentamente, ma il cuore le balzò d'un tratto in gola e fu completamente sveglia in un istante quando realizzò che la testa piatta e tozza di un serpente a sonagli strisciava sul suo petto. I suoi occhietti lucidi erano fissi sul suo viso, e la sua lingua rossa le guizzava davanti come una fiamma biforcuta. Per un momento pensò di stare ancora sognando, ma i contorni familiari della stanza si delinearono nella sua coscienza, e capì che ciò che vedeva era reale. Il suo urlo lacerò l'aria, mentre gettava via le coperte e balzava a terra. Calpestò un serpente attorcigliato, che emise un sinistro sonaglio mentre colpiva alla cieca. Marjorie risalì velocemente sul letto e si mise in piedi sul cuscino, urlando. Suo marito fu subito al suo fianco, confuso, cercando di capire il significato del torrente isterico di parole che lei gli singhiozzava nelle orecchie. Per un istante, lui pensò di essere in preda a qualche orribile incubo. Poi, una rapida e spaventata occhiata per la stanza gli gelò il sangue nelle vene. Ora si udiva un continuo crepitio, come di foglie secche che sbattevano contro un muro di pietra, poiché le urla di Marjorie avevano scatenato i serpenti. Il loro frastuono rabbioso echeggiava nella stanza e risuonava alle orecchie di Jimerson come il fragore della fine del mondo. Il pavimento era coperto dai rettili striscianti. Alcuni erano attorcigliati; le punte delle loro code creavano una sfocatura indistinta mentre vibravano il sonaglio, e le loro teste ondeggiavano lentamente avanti e indietro. Altri si contorcevano sul pavimento, le teste velenose e tozze che scattavano in avanti e si ritraevano, e le lingue biforcute che guizzavano come fiamme rosse.
|
|
|
|