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Giuseppe Zolli
Sono nato a Potenza il 21 marzo 1987. Ho conseguito la laurea magistrale con lode in ingegneria informatica e attualmente lavoro come freelancer nel settore IT, con particolare attenzione al ruolo di tutor di informatica e creatore di siti web.
Appassionato di scrittura da tanti anni, i miei racconti sono spesso caratterizzati da temi psicologici, fantascientifici e sovrannaturali, con influenze letterarie da autori come Lovecraft e Poe. Amo esplorare trame fuori dagli schemi e creare storie con un forte significato allegorico, che spingano il lettore a riflettere su questioni esistenziali e profonde.
Nel mese di dicembre 2024 i miei racconti L'altro me e Sotto il camice sono stati pubblicati nell'antologia Incubiscenze del premio letterario 300 Parole per un incubo.
Nel 2025 sono stato finalista al XIV Premio Letterario Nazionale Streghe, Vampiri & Co, ottenendo il Diploma d'Onore con l'opera Diario della fine. Sono anche attivista ambientale e creatore di podcast, che pubblico sulle principali piattaforme, tra cui YouTube, Amazon Music, Audible e Spotify.
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Il Blog di Giuseppe Zolli
La paura è il dolore provato dalla rappresentazione di un male imminente. È così che Aristotele definiva questa emozione, la più antica fra quelle lasciate in eredità all'essere umano. Difatti, non è forse la paura ad aver condizionato l'evoluzione fin dagli albori della vita? L'adattamento e il mutamento altro non sono che le naturali risposte al primordiale bisogno di eludere la morte. Un tentativo inutile, questo è vero. Poiché lei, l'Eterna Errante, conosce già le trame del destino. Ma, pensateci: cosa sarebbe successo se non fosse esistita quella scintilla, quella spinta, seppur inconscia, a sfuggire alle avversità e ai pericoli? Non sarebbe venuto meno il pilastro sul quale le scienze mediche, ad esempio, sono state erette?
I nostri antenati hanno inseguito per secoli la fonte della giovinezza, la pietra filosofale che avrebbe reso l'uomo immortale. E, ditemi: non è, forse, vero che la medicina moderna è figlia di una pratica antica, nata ancor prima dei Greci, dei Fenici e degli Egizi? Un tempo si chiamavano sciamani, un nome le cui origini, ancora avvolte nel mistero, sono da ricercarsi nella parola sanscrita sramana, a sua volta influenzata dal cinese sha men. La conoscenza: questo è ciò che essi ricercavano, un modo per connettere il mondo degli uomini a quello degli dèi. In tale contesto, il sito, oggi noto come Medicine Rocks State Park, nel Montana, è emblematico. Come riporta il cartello all'entrata del parco, un uomo Lakota, denominato Charging Bear, lo definì come il luogo dove risiedono gli spiriti e praticano gli uomini della medicina. Ecco, dunque, quali sono le nostre vere origini. Fin dai tempi antichi, gli umani hanno sempre provato a elevarsi dalla loro condizione mortale. Perché la paura, sia essa della perdita, dell'ignoto o del dolore ne ha fatto da guida. Le religioni sono intrise di aneddoti e storie atte a far desistere da taluni comportamenti, ritenuti poco opportuni o indegni. E quale arma migliore se non la paura di una punizione divina? I grandi maestri, che hanno eletto l'orrore a propria musa, sapevano perfettamente quali tasti toccare, quali corde far vibrare per raggiungere le profondità dell'anima. Ripercorrere le loro orme non è solo istruttivo, ma, probabilmente, anche l'unico modo per accedere al vero cuore della natura umana.
Rosso Natale è questo: una discesa inesorabile nell'io, la paura come unica bussola. Dissacrare il sacro, l'intoccabile, l'inviolabile. È una sfida, certo. Forse, anche una blasfemia. Ma per raggiungere il fondo dell'abisso non v'è altra scelta se non rimuovere gli strati della coscienza. Uno ad uno.
Cosa giace nel profondo? Lì, dove la mente non osa guardare, giace l'uomo.