Alex - un giallo valutario
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L'automobile di grossa cilindrata non gli era sfuggita.
Era passata sotto la barra del parcheggio poco prima della sua. L'orologio segnava le otto e una pioggia insistente rimbalzava sull'asfalto. Mentre le mani passavano dal cambio al volante, Robert perlustrò con lo sguardo l'ampio spazio suddiviso in quadrati, come se fosse una scacchiera. Riuscì a mettere a fuoco la vettura, che presto occupò tutto il suo spazio visivo. Ne stava uscendo la regina.
Incuriosito, aprì il finestrino e, incurante degli spruzzi d'acqua, rimase a scrutare la sconosciuta: una figura alta, stretta in un impermeabile classico. Niente ombrello. Una frangia di capelli scuri, corti e fradici. Un incedere sicuro, indifferente alla pioggia.
A giudicare dalla macchina, poteva trattarsi di una moglie annoiata, che aveva deciso di rivolgersi alle forze dell'ordine per chissà quale motivo; oppure di un'impiegata di una delle tante banche della City, di rango superiore a quello di una semplice segretaria.
Un attimo dopo, la donna era già scomparsa all'interno dell'edificio. Dopo aver parcheggiato, Robert fece per avvicinarsi alla vettura della sconosciuta, quasi volesse toccarne la carrozzeria lucente. Si voltò indietro, e diede un'occhiata di commiserazione alla sua vecchia berlina. Secondo quanto si diceva in giro, non occorrevano particolari capacità per fasi assumere come giovane analista e percepire uno stipendio da capogiro. Ma la carriera bancaria era troppo sedentaria per i suoi gusti.
Robert varcò l'ingresso del commissariato e si fece strada per il corridoio. Code agli sportelli, agenti che entravano e uscivano dagli uffici in gran fretta.
La sua prima giornata di lavoro, dopo una breve vacanza, si prospettava stressante. Ma il lavoro gli era mancato. Non solo le irruzioni, le ricerche sul campo, i fermi dei sospettati. Il volto raggiante dei congiunti, quando lui riusciva a dare una buona notizia. Anche l'odore di caffè della macchinetta automatica e persino i litigi con i colleghi. E lo spirito di squadra, che talvolta li faceva lavorare a un caso come se fossero un uomo solo.
Dopo aver chiuso la porta dietro di sé, Robert si trovò davanti a una scrivania sommersa di carte da sbrigare. La stanza odorava di polvere. Un telefono stava squillando nella stanza attigua.
Diede una rapida occhiata al suo cellulare. Non lo aveva chiamato nessuno.
Si sedette e aprì il primo fascicolo. Quello della bambina scomparsa da una stanza di albergo mentre i genitori erano a cena fuori. Robert sospirò. Molta gente non aveva ancora capito che mettere figli al mondo equivaleva a prendersi delle responsabilità. Fine dello sballo.
Il suo sguardo si posò sugli unici oggetti personali di cui era adorna la scrivania: un metronomo a sinistra, una foto a destra: l'immagine di una donna bionda, che teneva per mano un bambino con grandi orecchie a sventola.
Improvvisamente la porta si aprì e la soglia fu occupata per intero dalla mole di Peter.
- Ben tornato! - esclamò il collega, con un sorriso stampato sul faccione pallido. - Ci sono novità sul caso Brandt. Avevi ragione tu. -
Robert saltò dalla sedia. Spalancò gli occhi e appoggiò le mani sul tavolo.
Il caso Brandt... Un ragazzino che, dopo un allenamento, non era più tornato a casa. Era merito suo se quel caso era stato resuscitato dall'archivio. Aveva insistito, fino a spuntare il beneplacito per un appello televisivo. Peccato che di fronte alle telecamere ci avessero mandato quel vanesio di Sander.
- Si è fatto vivo qualcuno? -
Peter annuì. - Non una vittima, ma un carcerato, che si è vantato di conoscere l'autore del sequestro. -
- Il solito mitomane - sospirò Robert.
- Sono già stati fatti dei riscontri. In base ai dati di una società telefonica, l'uomo si trovava nei pressi della scena del crimine. È già stato fermato. -
- E dov'è il bambino? Avete ottenuto una confessione? -
- L'interrogatorio è fissato per oggi pomeriggio. Aspettavamo te. -
Robert sperò che il ragazzo fosse sopravvissuto al suo aguzzino. Era per questo che lavorava volentieri nella squadra Scomparsi. Ritrovare le persone vive era un buon motivo per alzarsi dal letto la mattina.
Appoggiò i gomiti sul tavolo e guardò fuori dalla finestra. L'acqua scrosciava sulle facciate dei grattacieli, confondendo le forme, i colori, le luci sempre accese di una città che non dormiva mai. Francoforte era un posto adatto a un ficcanaso come lui.
Immerso in quei pensieri, si era già scordato della donna che aveva visto al parcheggio. Se ne rammentò quando, due ore dopo, Nadia comparve rumorosamente nel suo ufficio, posando due fogli dattiloscritti sulla scrivania.
- Robert, di là c'è una che insiste perché la sua denuncia venga presa sul serio. Questo è il verbale. Ho cercato di spiegarle che per ora la polizia non può fare niente. Forse potresti occupartene tu. -
Nadia, una ragazza florida con folti capelli neri, era appena all'inizio della carriera. Per questo svolgeva mansioni di segretaria e si occupava di smistare le denunce.
Robert alzò la testa di scatto, il presagio di una piacevole sorpresa era nell'aria.
- Va bene, falla passare. -
Quando vide che era proprio lei, rimase spiazzato. Non dalla bellezza androgina della giovane donna, illuminata da denti bianchissimi, né dalle pieghe eleganti degli abiti business, che emanavano un profumo di seta, ma da un particolare che in strada gli era sfuggito: il colore della pelle.
Saranno state le labbra carnose o le narici larghe, ma quel volto ovale, incorniciato da capelli corti e neri, non era abbronzato. Era un incrocio perfettamente riuscito fra il bianco e il nero.
Robert fece un calcolo mentale: la donna doveva essere lì da quasi tre ore. Gli agenti di servizio avevano probabilmente cercato di scoraggiarla, rispondendo di malavoglia alle sue richieste, e infine l'avevano fatta languire in una sala di attesa. Tutta invidia. Le donne sapevano essere crudeli, fra loro.
Robert moriva dalla curiosità. Chissà che cosa voleva quella lady da lui.
Fu lei a parlare per prima, sfoderando una voce limpida e decisa.
- Per l'ultima volta. Desidero denunciare la scomparsa di un amico. - La donna fiondò i suoi occhi nerissimi in quelli di Robert e assunse una posa ostinatamente maschile, infilando le mani nelle tasche dei pantaloni.
Robert avrebbe voluto accontentarla, ma purtroppo la procedura era quella: quando a scomparire erano persone adulte e di sesso maschile, si doveva presumere l'atto volontario. Con una lentezza esasperata, alzò gli occhi dal verbale, in cui erano indicati nome, cognome e data di nascita della donna, che si chiamava Katia. Quindi raddrizzò le spalle e incrociò le dita sopra la scrivania. - È sicura che il suo amico non sia scomparso di propria volontà? -
- Qualcosa mi dice che non è andata così - rispose lei, mentre si accomodava sulla sedia, senza che Robert l'avesse invitata a farlo.
Sotto una frangia di capelli scuri, gli occhi magici della venere nera lo guardavano con aria di sfida. Robert si ritrasse, come se lei fosse riuscita a metterlo con le spalle al muro.
- Vuole sapere una cosa? Qui siamo sommersi da denunce come la sua. Ma spesso gli scomparsi si rifanno vivi nel giro di qualche giorno. -
- Io invece credo che ad Alex sia successo qualcosa - ribatté Katia, alzando la voce. - Non abbiamo più sue notizie da due mesi. -
Dopo aver lanciato un'occhiata alla foto allegata al verbale, Robert si protese verso di lei. - Posso sapere a che titolo sporge questa denuncia? Era un bell'uomo, lo scomparso. -
Katia allungò il collo e scandì le parole: - Eravamo buoni amici. Best friends. -
- Qualcosa di più di un amico? -
Domanda non pertinente, avrebbe detto il suo vecchio capo.
- Non per me. Per mia sorella, se vogliamo rifarci a schemi convenzionali. -
La donna voleva dirgli che non aveva idee convenzionali. A dire il vero, non le aveva nemmeno lui.
- E allora perché non viene sua sorella a fare la denuncia? -
- Deve chiederlo a lei. -
Robert le rivolse un sorriso sornione. - Gli uomini hanno purtroppo la tendenza a darsela a gambe. -
- Anche una donna può darsela a gambe - rispose lei. - Non dipende dal sesso, ma dal reddito. -
La lady era venuta per provocare.
- Allora mi racconti che cos'è successo al suo amico, secondo lei. -
- È scomparso da un momento all'altro. Non è normale. E gli altri sostengono di non saperne niente. -
Robert lanciò un'occhiata all'orologio. Doveva prepararsi per l'interrogatorio. Ma quella donna non sembrava intenzionata a mollare.
- Chi sarebbero gli altri? -
- Siamo un gruppo di amici che frequentano lo stesso locale. Una specie di circle, di combriccola - spiegò Katia. - Abbiamo un rapporto molto stretto. -
- È per questo che si sente autorizzata a sporgere denuncia? -
Katia esitò un attimo, prima di proseguire. - Siamo... siamo una specie di famiglia. Un surrogato, se vuole. Forse perché abitiamo nello stesso palazzo e siamo soli. No family, no kids. -
Nel frattempo, Robert aveva finito di leggere il verbale.
- Ci ha riferito che lo scomparso viaggiava spesso per lavoro. Di che lavoro si trattava, esattamente? -
- Sorry, ma Alex non parlava del suo lavoro. Credo che fosse dipendente di un ente petrolifero. Big Oil. Del resto, anch'io evito di parlare di lavoro, quando esco con gli amici. Se mi mettessi a parlare di bond e derivati, gli altri mi troverebbero noiosa. -
Robert corrugò la fronte. Aveva soltanto una mezza idea di cosa fossero bond e derivati. E non aveva tempo di farselo spiegare da lei.
- È sicura che lo scomparso non volesse lasciarsi alle spalle la sua vita? Forse ha conosciuto un'altra donna. -
- Love affairs? Non sarebbe stato un motivo di fuga. Venga pure a trovarci. Si accorgerà che non siamo tipi convenzionali. -
Robert la scrutò. La donna si stava ripetendo. E faceva di tutto per incuriosirlo.
- Avete chiesto al datore di lavoro? -
- Abbiamo provato, ma ci hanno detto che non potevano violare la privacy di un loro dipendente. E poiché non sapevamo più a chi rivolgerci, eccomi qui. -
- Lo scomparso aveva genitori, fratelli o sorelle? -
- Alex era nato a Roma. Una volta ci ha raccontato che i suoi genitori erano morti. -
Robert Bender aveva continuato a osservare la donna che gli stava seduta di fronte, sommando l'impressione visiva ai dati che aveva letto nel verbale. Non aveva ancora trent'anni ed era già impiegata alla Lindman Bruck. Probabilmente parlava tutto il giorno in inglese. Da una vecchia indagine sapeva che quelli come lei guadagnavano cifre astronomiche, coronate da generosi bonus a fine anno. Questo spiegava l'abbigliamento costoso, il taglio curato dei capelli e gli orecchini di perla. Tuttavia la sua eleganza non era ostentata. Niente gioielli vistosi. Niente fede al dito. La donna aveva stile.
Alzò gli occhi dal taccuino e guardò per alcuni attimi Katia con aria perplessa. Aveva avuto spesso a che fare con il personale delle grandi banche. Che si trattasse di giovani appena assunti o di anziani dirigenti, erano soliti trattare la polizia con sufficienza. Come se le forze dell'ordine fossero principalmente al loro servizio.
Ma doveva ammettere che la donna stava risvegliando il suo istinto più basso. L'istinto del ficcanaso.
- Non è raro che i presunti scomparsi vogliano semplicemente rompere con il passato - ripeté Robert, per l'ennesima volta. - E per esperienza sappiamo che i familiari spesso sopravvalutano rapporti affettivi che non sono tali. -
Ma Katia sembrava tenere i pugni stretti, sotto il tavolo.
- E se gli fosse successo qualcosa? Se fosse stato ucciso, o rapito? Potrebbe trovarsi in pericolo, in questo preciso istante. Il compito della polizia è proteggere i cittadini, se non sbaglio. -
Robert guardò un'altra volta l'orologio. - La polizia si muove soltanto se si configura un reato. -
- Ho capito. Sto parlando a un muro - ribatté Katia, incrociando le braccia. Ma gli occhi magici le si erano riempiti di tristezza. Un'espressione che Robert aveva già visto: nei genitori alla ricerca dei figli.
Robert ebbe un moto che non avrebbe saputo descrivere. Forse era compassione. Abbassò la voce e si allungò sul tavolo, verso di lei. - Che ne dice di aspettare ancora un po' di tempo? Nella maggior parte dei casi gli scomparsi si rifanno vivi spontaneamente. Se non succede niente, torni qui da me. -
Quindi si alzò, per segnalare che il colloquio era finito. A malincuore, ma lui aveva altro da fare.
Anche Katia si alzò. Con uno scatto felino, scivolò verso l'uscita.
Robert le corse dietro, pentito.
- Aspetti! È sicura che i suoi amici non sappiano niente? -
- Perché non glielo chiede di persona? - disse Katia, che si voltò, tornò sui suoi passi e gli porse un biglietto da visita. - Basta che venga a bere qualcosa nel nostro locale. Il venerdì è il nostro giorno fisso. -
- Mi sta chiedendo di fare straordinari? -
- Ha usato la parola giusta, perché il Blue è proprio un posto straordinario. -
Blue: il colore del cielo, o quello della notte.
- Blue Tower. Decimo piano. L'indirizzo è sul biglietto da visita. -
Robert scrutò il biglietto, su cui era raffigurato un lussuoso grattacielo residenziale. Era chiaro che la lady non risiedeva in un'oscura periferia. Ai piani alti di quella costruzione doveva esserci un locale alla moda.
- Conosco la Torre Blu - mentì Robert.