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Autore: Abel Wakaam
Titolo: Il viaggio verso casa
Genere Fiaba
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Il viaggio verso casa
Quel giorno era un giorno come tanti altri, nel cielo splendeva un grande sole giallo e gli uccellini cinguettavano felici sui rami degli alberi tra le foglie verdi.
Era mattina e come tutte le mattine Ettore si stava preparando per andare al nido, non lo stesso degli uccellini, ma una casina colorata dove si giocava, si dormiva e si mangiava tutti insieme.
I bambini più grandi invece andavano in un posto che si chiama scuola, dove si impara a scrivere e a leggere per diventare ancora più grandi.
Come sempre, lo scuolabus passava a raccoglierli davanti a casa e aspettava che salissero uno ad uno.
«Non correte,» si raccomandava l'autista «e non spingete i vostri compagni! Sedetevi bene al solito posto e tenetevi stretti che adesso si parte.»
Uno di questi bambini grandi aveva con sé una pallina e la faceva saltare contro il vetro del finestrino.
In quello stesso momento Ettore e Bulla scesero in giardino per salutare il papà che stava uscendo con l'automobile per andare al lavoro. Il cancello era rimasto aperto e appena Bulla vide il bambino che giocava con la pallina, cominciò ad abbaiare forte e si mise a correre verso lo scuolabus.
Ettore cercò di prenderla per la coda, ma non riuscì ad afferrarla, così pensò di correre anche lui per spiegare al bambino con la pallina di tenerla nascosta nello zaino, altrimenti il cane gliela avrebbe presa.
Nel frattempo, Bulla era salita sullo scuolabus e aveva cominciato a leccare tutti sulla faccia, a partire dal primo fino all'ultimo dei bambini che erano seduti.
L'autista stava parlando con una mamma che lo aveva chiamato dalla parte opposta e non si era accorto di quello che stava succedendo, nemmeno di Ettore che era salito anche lui per riprendere il suo cane.
Partì come faceva sempre mentre tutti giocavano con Bulla e siccome era l'ultima fermata, arrivò fino davanti alla scuola.
Tutti scesero coi loro libri e il bambino che aveva la pallina la regalò a Ettore che subito si nascose tra i sedili con il suo cane per non essere scoperto.
Lo scuolabus ripartì senza accorgersi di loro e si fermò soltanto quando arrivò al deposito dove c'erano tutti gli altri autobus vuoti.
Fu allora che Ettore capì che si era allontanato da casa senza il permesso di mamma e papà e diventò triste. Voleva scendere, ma la porta era chiusa e non c'era nessuno in giro.
Proprio nessuno non è affatto vero, perché sdraiato sopra il tetto di una vecchia auto c'era un gatto bianco e grigio di nome Camillo.
Bulla cominciò ad abbaiargli, ma lui se ne stava pacifico a guardarla, rigirandosi ogni tanto sulla schiena.
«Gatto... gatto... ci siamo persi.» gli gridò Ettore «Tu sai aprire la porta dello scuolabus per farci scendere?»
«Miao... miao... certo che lo so fare, ma ho paura del tuo cane.»
«Bulla è buona, anzi buonissima.»
«Non ci credo.» rispose Camillo «Un mio amico mi ha raccontato che alcuni cani lo hanno inseguito finché non è riuscito a salire su un albero.»
«Io non sono cattiva, ma a me piace rincorrere i gatti e anche gli scoiattoli.» spiegò Bulla.
«E cosa succede quando riesci a prenderli? Li mordi?»
«Veramente non lo so, perché non sono mai riuscita ad acchiapparne uno.»
«Hai una faccia simpatica.» disse il gatto «Però di te non mi posso fidare.»
«Aiutaci!» lo pregò Ettore «La mia mamma e il mio papà ci staranno cercando e probabilmente sono molto tristi perché non ci trovano.»
«Posso aiutare te a scendere dallo scuolabus, però devi legare il tuo cane.»
«Io non sono capace, sto ancora imparando a legare le stringhe delle scarpe come è spiegato in un libro che mi ha regalato la mia TataZia.»
«Allora mi dispiace, non posso aiutarti, ho troppa paura.» disse Camillo, rimettendosi a dormire.
Bulla si avvicinò a Ettore e gli sussurrò in un orecchio: «Fai finta di legarmi al sedile e io starò buona buona finché il gatto ci farà uscire da qui.»
«E poi?» chiese Ettore.
«E poi non lo so. Noi cani seguiamo l'istinto e quando vediamo qualcuno correre, ci prende una voglia irresistibile di inseguirlo. Non importa se sia un gatto, uno scoiattolo oppure una pallina, l'istinto è più forte di noi.»
«Ma cos'è questo istinto?»
«È qualcosa che abbiamo tutti fin dalla nascita e ci aiuta a fare le cose giuste, ma a volte anche sbagliate.»
«Non ti sei spiegata bene, l'importante è che se scendiamo dallo scuolabus, questo tuo istinto ci aiuterà a tornare a casa.»
Bulla scosse il capo: «Il mio istinto, mentre eravamo in viaggio per arrivare sin qui, si era distratto con la pallina.»
«Cosa significa distratto?»
«Guarda il gatto, noi stiamo parlando e lui ha la testa girata da un'altra parte, non è attento o forse non gli importa niente di quello che diciamo, come fai qualche volta anche tu quando la mamma o il papà ti spiegano le cose. Ti ricordi quando sei caduto dal muretto perché non stavi fermo?»
Ettore si fermò a pensare: «Quella volta che c'era anche il nonno e poi siamo andati insieme a picchiare con la mano sul muretto dicendo “cattivo, cattivo, cattivo”?»
«Questa parte non me la ricordo perché ero distratta.» affermò Bulla.
«Io forse sono distratto perché sono un bambino, ma tu ormai sei grande, devi essere sempre attenta.»




Abel Wakaam
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Sabina Camani
Il viaggio verso casa - Abel Wakaam
ll viaggio verso casa una fiaba di Abel Wakaam

Il Pensiero Magico è un luogo speciale in cui gli esseri umani abitano nei primi anni della vita e, un po' per volta, crescendo dimenticano per entrare nei territori della ragione e delle capacità logiche. Le terre del pensiero magico hanno caratteristiche particolari: lì, gli animali, gli alberi, i bambini... tutti gli elementi parlano un Esperanto che permette loro di comunicare e comprendersi senza alcuno sforzo.
Per questo motivo scrivere fiabe per bimbi molto piccoli richiede una conoscenza un po'particolare; ci vuole qualcuno che ancora ricordi e sappia parlare quell'Esperanto...
Abel Wakaam: esploratore, fotografo, reporter, scrittore, conoscitore dell'Africa più selvaggia... forse per la sua esperienza piena di avventura o per aver trascorso tanto tempo a contatto con la Vita Libera, dove è l'uomo ad essere ospite degli animali nei loro territori selvaggi, quell'Esperanto lo ricorda ancora molto bene.
Con questa fiaba l'autore dona ai suoi lettori piccini una guida dolcissima, divertente e seria allo stesso tempo, come lo è la natura stessa dei bambini, per affrontare i diversi tipi di viaggio che la loro vita richiederà. E a noi adulti l'incanto di poter tornare per un po' nei territori della nostra infanzia; quelli di cui, pensavamo, di aver smarrito la strada.

"Era mattina e come tutte le mattine Ettore si stava preparando per andare al nido, non lo stesso degli uccellini, ma una casina colorata dove si giocava, si dormiva e si mangiava."

La fiaba narra le avventure di un bambino, Ettore, che per rincorrere il suo cane Bulla, sale su uno scuolabus. L'autista non si accorge di loro e i due amici si ritrovano lontani da casa, in un luogo sconosciuto, dentro un bus che non sanno minimamente come aprire per poter tornare dai genitori.
Come nelle fiabe classiche, quelle che parlano ai bambini di tutto ciò che per loro è ancora sconosciuto e quindi può incutere sia paura che meraviglia, sia “sperdutezza” che curiosità... anche Abel Wakaam intesse una trama densa di situazioni emozionanti e potenzialmente pericolose che il piccolo Ettore risolve di volta in volta grazie agli incontri che il suo viaggio gli porta.

" - Gatto... gatto... ci siamo persi. - gli gridò Ettore - Tu sai aprire la porta dello scuolabus per farci scendere? - - Miao... miao... certo che lo so fare, ma ho paura del tuo cane. - "

Ogni animale incontrato da Ettore rappresenta un carattere, un problema da risolvere e l'opportunità di escogitare nuove soluzioni. E in ogni incontro Ettore ha domande da porre perché è molto piccolo e certe cose non le sa proprio.
Camillo, il gatto conosce molte risposte ma è Bulla, il cane di Ettore che trova sempre il modo di aggirare le sue ritrosie e farsi aiutare. Così ha inizio il viaggio verso casa. Gatto Camillo decide di mettersi in azione.

" - Se vuoi il mio aiuto, dobbiamo fare un patto. - "
" - Sono un bambino e non so nemmeno come è fatto un patto. - "
"Il gatto attese che anche Ettore scendesse piano piano dai gradini e poi gli si strusciò tra i piedi: - Posso chiedere ai miei amici, sicuramente qualcuno si ricorderà di quel brutto cane che rincorre ogni cosa che si muove. - "
"- Io sono bellissima! - gli ringhiò Bulla - Me lo dice sempre la nostra mamma. - "

In un susseguirsi di divertentissimi “botta e risposta”, nei quali sono contenute molte domande e molte risposte... molte informazioni sul mondo e sui suoi pericoli, Camillo accompagnerà Ettore e Bulla in un grande parco dove vivono tanti dei suoi amici. Qui uno scoiattolo si ricorderà che suo cugino Anacleto... conosce una casetta dove abita un signore gentile che ogni giorno mette sulla porta tre noccioline per tutti gli scoiattoli di passaggio.

L'emozione, lo stupore, la “sperdutezza” la gentilezza, la cura reciproca, L'Amicizia, quella con la A maiuscola, dice gatto Camillo, la capacità di riconoscere i problemi e saper chiedere aiuto... Tutti questi elementi e molto altro ancora sono gli ingredienti di questa fiaba all'antica.
Qui non vengono mai instillati insegnamenti moraleggianti. Piuttosto suggerite, attraverso le avventure, i dialoghi negli incontri, le molte diversità di approccio alla vita: le conoscenze necessarie alla crescita, e all'incontro con le capacità salvifiche della fratellanza.

Consiglio molto volentieri questo dolce e divertente libro di Abel Wakaam.
Ha un potere rasserenante. Raccontare questa fiaba ai nostri piccoli è un dono per loro ma lo è anche per noi.




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