Il
termine angloamericano "slogan" deriva dall'antica
voce gaelica "sluagh-ghairm", che aveva
la funzione primaria di reclutare i combattenti alle
armi. In pratica significava "chiamata dell'esercito".
In seguito, il termine venne usato come un "grido
di guerra" dai clan scozzesi e poi, in Inghilterra,
come "parola d'ordine" di una causa o di
un partito, e quindi associata a una formula di propaganda
politica.
Nei tempi moderni, questo termine è legato
a una più banale propaganda commerciale.
Molti di questi slogan sono rimasti nella storia e,
insieme a loro, i personaggi che li hanno pronunciati.
Come dimenticare Calimero e il suo "Ava come
lava"?
La tecnologia ha cambiato radicalmente gli spot televisivi
di quell'epoca, ma il concetto di fondo è rimasto
invariato.
Tutto questo preambolo ci porta irrimediabilmente
a chiederci quale sia il modo più congruo per
far conoscere i nostri libri e, se possibile, come
farlo con un minimo di spesa. Sfatiamo subito un mito:
nessuno ha in tasca la soluzione miracolosa, quindi
dobbiamo rimboccarci le maniche e sperimentare tutte
le opzioni possibili. Una regola non scritta dice
che ci deve essere un legame tra ciò che vogliamo
promuovere e il metodo da usare. È probabile
che si "venda" meglio un libro usando un
messaggio scritto, piuttosto che un filmato o una
video recensione. Questo perché, chi è
abituato a leggere, è meno portato a seguire
immagini ed effetti sonori, a dispetto del silenzio
con cui preferisce apprendere e concentrarsi su di
un'informazione.
Se ne deduce quindi che un lettore sia sostanzialmente
diverso da altri possibili "acquirenti"
e che si debba cogliere il suo punto di interesse
in modo particolare.
Le
campagne pubblicitarie sui Social funzionano?
Difficile dirlo con certezza, perché i conti
si fanno alla fine e il ricavo deve sempre essere
maggiore della spesa sostenuta. È pur vero
che, portare a spasso un'informazione in rete serve
a indicizzare il titolo di un libro nei motori di
ricerca, ma allo stesso modo ci si scontra con migliaia
di altre informazioni, spesso più accattivanti
della nostra. Inoltre, le pubblicità di questo
tipo sono da considerarsi "volatili", in
quanto spariscono nei meandri del web in pochissimo
tempo.
Ma la domanda che dovremmo porci è "cosa
stiamo promuovendo"?
Un libro non è un alimento deperibile e possiamo
quindi considerarlo un prodotto senza tempo. Però
sono le nuove uscite a riscuotere il maggior interesse
e si fa presto a essere considerati "roba vecchia".
E se seguissimo la logica dei grandi marchi e le loro
tecniche di divulgazione?
A voler guardar bene, il messaggio promozionale dei
prodotti viene sempre associato a chi li produce...
e di cui il consumatore ha piena fiducia. Nel caso
di un libro, è l'autore stesso a dover creare
questa forma arcaica di associazione ed è quindi
lui a doversi esporre in prima persona.
E, se invece del libro, provassimo a far conoscere
eslusivamente l'autore?
Come già spiegato in Ego
Sum, la personalità dello scrittore
ha un'importanza strategica nel ruolo delle sue storie
e non può essere relegata in secondo piano.
Non è una questione di voler apparire a ogni
costo, perché siamo già più che
apparsi dentro le sfumature dei protagonisti a cui
abbiamo dato vita. È una mera questione di
coraggio, perché nessuno potrà mettere
in dubbio il nostro "apparire", avendo già
pienamente dimostrato di "essere".
Aquesto punto non ci resta che provare a capire quale
sia il mondo migliore per farlo, ma prima di inoltrarci
in questo campo minato, dobbiamo porci qualche domanda.
Compreremmo un libro che parla di Africa, scritto
da un autore che non c'è mai stato?
Piangeremmo per una soria di amore scritta da qualcuno
che non è mai stato lasciato... oppure di chi
racconta la sofferenza senza mai essere stato davvero
ammalato?
È pur vero che Salgari ha descritto un mondo
immaginario senza mai averlo conosciuto, ma nel ventesimo
secolo quelle stesse opere pieni di errori storici
e logistici, desterebbero la medesima curiosità?
Al giorno d'oggi è possibile ipotizzare che
sia avvantaggiato chi ha vissuto in prima persona
i fatti oppure i luoghi in cui si svolge la sua trama,
ma dipende dal genere e dalle situazioni, perché
ovviamente non tutti si prestano a un'esperienza diretta.
Detto questo, resta ancora da capire come promuovere
l'autore e certamente un sito web ufficiale, con tanto
di nome a dominio, resta la migliore delle soluzioni.
Dimenticatevi dei Social, delle Pagine FB e di quant'altro
non vi appartiene direttamente, perché in un
ipotetico futuro potreste trovarvi cancellati con
tutti i vostri contenuti. I Social servono a veicolare
gli utenti verso il vostro sito web ufficiale e non
viceversa.
Come realizzare un sito web sarebbe complicato da
spiegare adesso. È molto più pratico
invitarvi alla registrazione di un dominio, che su
Aruba.it
ha un prezzo accessibile per tutti, inferiore ai 30
Euro l'anno. In attesa di decidere il da farsi, possiamo
acquistarlo e usarlo con la funzione redirect, che
permette di reindirizzarlo "momentaneamente"
sul proprio profilo o pagina FB.
Questo articolo ha solo la pretesa di alimentare una
discussione più profonda in rete, dove vi aspetto
nella sede più idonea per un confronto costruttivo.
Abel Wakaam
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