Writer Officina
Autore: Nicola Mari
Titolo: La Città Estinta
Genere Thriller Avventura Azione
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La Città Estinta
Kane e Tom giunsero sulla sommità del versante. Il cielo era ancora un miraggio, coperto dalle grandi foglie e dai grossi rami delle infinite file di alberi di kapok. Doveva essere mezzogiorno, ma lì, nell'interno della giungla centroamericana, la luminosità era quella del crepuscolo.
Davanti ai due scienziati, si apriva una cavità formatasi nella roccia calcarea, che si addentrava verso l'interno di un massiccio roccioso. Kane si abbassò, si tolse lo zaino e cercò la torcia al suo interno.
« Siamo pronti? », chiese Tom, più a sé stesso che ad altri. Visto che Kane era sempre pronto.
Dopo aver acceso la torcia, Kane fece cenno con la mano a Tom di seguirlo verso l'interno della piccola grotta. Era meglio non dare nell'occhio, muovendosi lentamente ed evitando di fare rumore. Ci sarebbe potuto essere qualcuno all'interno. Qualcuno legato a ciò che stava succedendo nelle acquee di quel posto.
Proseguirono entrambi per circa venti metri dall'ingresso della cavità, fino a che le pareti calcaree si aprirono, mostrando una larga sala interna di forma circolare, con soffitto a cupola, definito in modo naturale dal calcare. Ma la cosa più spiazzante stava alla base di quella sala.
Vi era un grosso cenote.
« Senza parole... », disse Tom, notando l'enorme buco pieno d'acqua al centro della sala.
I cenote erano cavità sottomarine naturali che si formavano in roccia calcarea. Assai profondi, e difficilissimi da esplorare anche con adeguata attrezzatura subacquea. Venivano utilizzati per riti sacri nelle antiche civiltà precolombiane, in cui si consumavano anche sacrifici umani.
Kane si avvicinò al bordo del cenote, stando attento a non caderci all'interno. Notò anche che l'acqua era di colore rosso vivo. « Questo cenote deve essere connesso ai corsi d'acqua sotterranei, che si allacciano poi al Lago de Izabal... »
Probabilmente era quello il punto di origine del contaminante nelle acquee di quella regione del Guatemala. Ma perché? E chi c'era dietro tutto ciò?
« Lo spettrometro, presto », disse Kane, rivolgendosi a Tom.
Tom posò a terra lo zaino e cercò lo strumento scientifico. « Ecco, tieni », lo passò all'amico.
Kane analizzò velocemente la chimica dell'acqua rossastra nel cenote. « Come volevasi dimostrare », disse poi, mentre fissava l'acqua e, intanto, porgeva in restituzione lo strumento a Tom.
Ma si accorse che il suo amico non afferrava lo spettrometro.
Kane, quindi, si voltò. Rimanendo sorpreso e senza fiato. Si alzò di scatto, indietreggiando.
Tom era tenuto in ostaggio da due uomini in divisa militare.
« Kane... Ma che cosa... », esclamò Tom. Ma uno dei due uomini che lo tratteneva lo colpì alla testa con un pugno.
« Stai zitto! », gridò l'uomo. « E tieni le mani dietro la schiena. »
I due uomini avevano carnagione scura, e parlavano un inglese con un accento spagnolo. Erano probabilmente mercenari di quella parte del Centro America. Kane notò anche che erano armati. Avevano delle Magnum 38.
Poi, da dietro i due mercenari, fuoriuscì un'altra figura.
Era un uomo di carnagione molto chiara, soprattutto rispetto ai due che tenevano Tom in ostaggio. E si muoveva con disinvoltura, come se avesse la situazione sotto controllo e si aspettasse di avere visite. Portava una camicia a maniche corte color cachi e aveva dei folti capelli neri assai smossi e disordinati. Una barbetta grigia gli ricopriva buona parte del volto.
« E voi chi diamine sareste? », chiese imperioso l'uomo di carnagione bianca, rivolto a Kane.
Maledicendosi per aver lasciato la sua pistola Colt 45 nello zaino sulle spalle, Kane rispose all'uomo. « Potrei farvi la stessa domanda. »
L'uomo estrasse una Magnum dalla tasca dei jeans. « Iniziamo male, vedo. » Poi puntò l'arma verso Tom, che era ancora trattenuto dai due uomini di pelle scura.
Kane puntò il dito verso la grossa pozza d'acqua nella sala. « Siamo venuti ad investigare questo danno ambientale. E non so come, ma ho l'impressione che voi ne sappiate qualcosa... »
L'uomo fissò i suoi due compagni con espressione in parte disturbata e in parte incredula. Probabilmente, mai si sarebbe aspettato che qualche civile risalisse a tutto ciò.
« Quello che sto facendo qui non vi riguarda minimamente », tuonò severo l'uomo. « Ora dimmi chi siete e di che associazione fate parte, altrimenti ucciderò per primo il tuo amico. »
Tom deglutì, divincolandosi tra le prese dei due uomini. « Kane... Diglielo pure... Tanto li facciamo fuori in un paio di secondi a questi stronzi. »
Uno degli uomini di fianco a Tom gli sferrò un colpo col calcio della pistola. « Piantala! »
« Lasciatelo stare! », gridò Kane. « Ok... Noi... Noi siamo esploratori. Siamo stati contattati da autorità locali ambientaliste per capire qual'era il problema con le variazioni cromatiche nelle acquee lacustri e fluviali che arrivavano fino alle coste », mentì Kane.
Poi, l'uomo dalla pelle bianca aprì lo zaino indosso a Tom e tirò fuori la Colt 45. « Mmm... Non mi convince molto. Ambientalisti che vanno in giro armati? », fece l'uomo.
Kane notò uno spiccato quanto sospetto accento inglese britannico nell'individuo. « Beh, si. Nella giungla non si sa mai cosa aspettarsi. Potrebbero esserci alcuni... »
Senza farlo finire, l'uomo sparò un colpo ad un centimetro dai piedi di Tom. « Basta così! », gridò. « Sono stufo di sentire stronzate! Dimmi chi siete! »
Kane doveva pensare a qualcosa di concreto per uscire da quella situazione, e in fretta.
« Ti dirò tutto. Ma prima dimmi almeno cosa state facendo con l'acqua. Se uccidi il mio amico, non ti dirò niente », fece Kane. Poi buttò lo zaino a terra e alzò le mani in segno di resa. « Ecco, vedi? Non ho intenzione di fare nulla. Voglio solamente sapere. »
L'uomo dalla pelle chiara sbuffò, irritato. Poi puntò la pistola direttamente contro Kane. « Questi coloranti sono utilizzati come dei traccianti. Dei traccianti chimici. »
Kane pensò a quell'affermazione. Traccianti per cosa? « E di cosa mai dovete tenere traccia in queste acquee? », chiese lui, sperando in una risposta.
Ma la risposta non arrivò. « Ora rispondi tu alla mia domanda », disse l'uomo in tono minaccioso, contraendo il dito sul grilletto dell'arma. « O sarai direttamente tu ad andartene. »
Kane non sapeva cosa fare. « Io... Noi... Io e il mio amico facciamo parte di... »
In un attimo, l'acqua del cenote schizzò violenta in alto e in largo.
Col medesimo effetto di una mina fatta brillare nel fondo del mare, un'imponente colonna d'acqua si erse in un vortice minaccioso dissolvendosi poi in una miriade di gocce. Inondando, come in una fitta pioggia, l'intera sala.
Kane si ripulì velocemente il viso dall'acqua, rimanendo a occhi increduli. Dal fondo del cenote era fuoriuscita un'enorme creatura. Era simile a uno squalo. Ma assai più grande del normale. Tanto che la parte centrale del suo dorso, sovrastava abbondantemente in altezza il bordo roccioso di quella rustica piscina.
La mostruosa creatura sguazzava nervosa nella pozza, schizzando ripetutamente tutti i presenti nella sala con potenti colpi di coda. Gli uomini cercarono di ripulirsi il viso il più in fretta possibile, e si allontanarono dal cenote. Tom urlò. « Ma che cazzo... »
Approfittando del caos generale, Kane si tuffò in avanti recuperando lo zaino per terra. Lo aprì in fretta e tirò fuori la sua Colt 45.
Poi si rialzò e sparò a caso tra gli schizzi d'acqua, verso l'uomo bianco.
Non avendo molto campo visivo per via degli schizzi continui provocati dalla strana creatura nella pozza, l'uomo di pelle chiara sparò colpi a caso verso Kane, con la sua Magnum. Poi cercò un riparo dietro alcune colonne calcaree, formatesi dalla coagulazione di stalattiti e stalagmiti.
Kane stava ricaricando, quando a un tratto la creatura simile a uno squalo gigantesco balzò fuori dal cenote, dimenandosi nella sala. Sembrava affamata di carne umana.
Ad occhi sbarrati, Kane sparò verso la terrificante creatura, al momento divenuta più aggressiva e pericolosa degli uomini.
Anche i due individui che trattenevano Tom dovettero prendere le armi e sparare contro il grosso pesce dai denti giganteschi. Nel farlo, uno di loro scivolò sul suolo calcareo bagnato. La creatura si avvinghiò su di lui, non lasciandogli scampo. L'uomo urlò di panico e dolore lancinante, mentre veniva ingoiato dal famelico mostro.
« Oh mio Dio! », gridò l'uomo bianco, ancora nascosto dietro le colonne calcaree. « Questo non doveva succedere! Cazzo! »
Ormai libero dalle strette degli uomini, Tom si rovesciò sulla sua Colt 45 e sparò immediatamente verso la bestia. La colpì due volte. Ma i colpi sembravano non fargli molto. Pareva avesse una corazza anziché la pelle. Ma che diamine è? Pensò Tom.
Kane notò i denti enormi della creatura simile a uno squalo. Se è quello che penso non può essere. Tremava di paura come poche volte in vita sua.
D'un tratto, l'uomo bianco fece cenno all'altro compagno rimasto in vita. Insieme, i due uomini si diressero velocemente verso l'uscita della grotta. Mentre Kane e Tom erano impegnati a intimidire la creatura, che bloccava il loro lato di passaggio per verso l'uscita dalla cavità.
« Auguro un buon pranzo al vostro amicone con le pinne! », gridò loro l'uomo dalla pelle bianca, prima di voltarsi e scappare via dalla grotta.
« Pezzo di merda! », urlò Tom, mentre continuava a sparare contro quella creatura infernale.
Poi, per fortuna, spaventato più dal frastuono degli sari che dalle ferite inflitte, lo squalo gigante si lasciò cadere nella pozza d'acqua, inoltrandosi negli abissi del cenote, e scomparendo alla vista.
Kane e Tom si accasciarono al suolo, stremati. Non avevano nemmeno più fiato nei polmoni per provare a raggiungere gli altri due malviventi.
« Con... Con cosa abbiamo avuto a che fare? », chiese Tom. « Cos'era... Cos'era quello? »
Kane si asciugò la faccia, riprese fiato, e poi parlò.
« Se te lo dico non ci crederesti... »
Tom si voltò verso di lui, incuriosito e stanco. « E sarebbe? »
Kane si schiarì la gola, e riprese fiato. Poi scosse la testa e rispose.
« Otodus megalodon. Estinto circa due milioni di anni fa. »
Nicola Mari
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Nicola Mari
Non sono assolutamente nato come scrittore, ma come scienziato. Sono di origini calabresi e sono un Dottore di Ricerca in Geologia Planetaria. Sono uno Scrittore Emergente solamente nel tempo libero. Mi piace alla follia esplorare luoghi estremi e, grazie al cielo, ciò si combina anche col mio lavoro da ricercatore in geologia. Ho infatti girato più di trenta nazioni in sei continenti, non solo per puro piacere ma anche per trovare campioni geologici utili per le mie ricerche. Per quanto riguarda la scrittura, scrivo piccole storie dall'età di sei anni, mentre al giorno d'oggi scrivo non solamente romanzi thriller ma anche sceneggiature per piccoli film amatoriali e videogiochi. Mi posso definire infatti Screenwriter, Game Writer e Game Designer per progetti indipendenti. Collaboro spesso con aziende di sviluppo di videogiochi, che mi contattano per offrirmi un contratto di lavoro come Narrative Designer, ovvero sviluppare sia la trama che i dialoghi tra i vari personaggi del gioco. Solo in seguito mi sono avvicinato alla scrittura di veri e propri romanzi thriller, con componenti scientifiche e d'avventura/azione.

Writer Officina: Qual è stato il momento in cui ti sei accorto di aver sviluppato la passione per la scrittura?

Nicola Mari: Non credo sia stato un momento vero e proprio, ma più che altro ho avuto la passione di voler raccontare avvenimenti in modo emozionante fin da quando ho ricordo. Inizialmente ho cercato di farlo tramite videoclip o piccoli film amatoriali. Tuttavia, la mia carenza di esperienza sul lato tecnico dell'arte del filmmaking mi ha velocemente portato a pensare che fosse assai più logico utilizzare le ‘parole' più che la ‘videocamera' per raccontare una storia.

Writer OfficinaWriter Officina: Di cosa tratta la tua saga di libri thriller? E perché hai scelto il thriller piuttosto che un altro genere?

Nicola Mari: Ho scelto il thriller avventuroso perché è uno di quei generi che ti tiene sempre in suspense, che non vedi l'ora di finire per capire qual è il succo di tutti gli avvenimenti. Odio far annoiare il lettore. Credo che chiunque, spendendoci del tempo, può essere bravo a descrivere nel dettaglio maniacale una scena di un romanzo. Tuttavia, sono del parere che la vera bravura si vede quando riesci a tralasciare tutto ciò che non è utile alla storia ed a lasciarlo all'immaginazione del lettore. Nei miei thriller non c'è un attimo di stanca: tra sequenze d'azione, suspense, colpi di scena e spiegazioni vicine all'impossibile, il lettore, alimentato dalla curiosità, non è mai stanco di voler continuare a leggere. La mia serie di romanzi thriller si chiama “Serie FAPI”, che è l'acronimo di ‘Forensic and Anomalous Physics Investigations'. Kane Huss, il protagonista, è un ricercatore in astrofisica ed un ex-marine. Esso, appunto, fa parte del team FAPI, uno speciale gruppo di ricerca segreto anti-criminalità, situato al California Institute of Technology. Insieme, il team si troverà ad affrontare casi estremi che si intrecciano tra storia e scienza, tra fede e tecnologia, tra reale e apparente sovrannaturale.

Writer Officina: Quanti ne hai scritti al momento?

Nicola Mari: I primi due libri, per ora. Il primo si intitola “L'Universo Non Dimentica”, e si focalizza sull'interazione di tematiche riguardanti la materia oscura e il cervello umano, oltre al noto fisico italiano Ettore Majorana, scomparso in circostanze sconosciute, e al Manoscritto di Voynich, considerato il libro più misterioso del mondo. Il secondo si intitola “Antico Futuro”, dove cerco di conciliare un avvenimento storico avvenuto nell'antico Egitto con le tematiche riguardanti nientemeno che la nascita di Internet: i protagonisti si troveranno poi alle prese con quella che sarà un'avventura fuori dagli schemi e che riguarderà qualcosa di antichissimo accaduto sulla Terra. Entrambi i libri sono disponibili sia in cartaceo sia in formato Kindle, su Amazon.

Writer Officina: Hai fatto dei corsi?

Nicola Mari: No, mai seguito dei corsi di scrittura creativa. Tuttavia, ho letto un paio di libri di Narrative Design e Game Writing che mi sono stati davvero utili sul perfezionare le mie tecniche di storytelling.

Writer Officina: Ti sei documentato, p.e. sui luoghi, sui temi di cui parli nei tuoi romanzi?

Nicola Mari: Come ogni buon tecno-thriller, ogni mio romanzo è pieno di spiegazioni sia scientifiche sia storiche. Per forza di cose, ogni volta (nella fase di pre-produzione dell'opera) mi documento sempre tantissimo sui temi che intendo trattare nel racconto. Soprattutto per quanto riguarda gli argomenti scientifici, mi baso sempre su pubblicazioni ufficiali su riviste scientifiche a revisione paritaria per tutto ciò a cui faccio riferimento nella narrazione. Addirittura, a fine romanzo spiego sempre in una sezione apposita tutte le informazioni che sono vere e da dove le ho prese, includendone i riferimento bibliografici. Molte volte ho l'aiuto anche di esperti del settore in varie tematiche che mi aiutano come consulenza sui temi che voglio trattare nel libro.

Writer Officina: Ritieni che la verosimiglianza sia importante oppure no visto che si tratta comunque di fiction?

Nicola Mari: La verosimiglianza ritengo sia molto importante, soprattutto per mantenere la credibilità della storia. Tuttavia, ritengo che ad un certo punto della trama, quando i temi trattati sono ormai ben ‘digeriti' dal lettore, si può fare anche un passo in più e sfociare nella fiction vera e propria. Ed è qui che esplode tutta la mia creatività, e allo stesso tempo queste sono le parti più amate dai miei lettori. Quello che mi piace è partire da un'idea scientifica apparentemente impossibile per poi portare i miei personaggi ad investigarla sempre più in dettaglio fino a comprendere come in realtà essa sia possibile. Così facendo arrivo ad ingrandire questa idea fino a creare dei veri e propri "metamondi" che hanno caratteristiche sicuramente irreali, ma che per il lettore sembreranno del tutto credibili visto che risultano in linea con quanto descritto durante il racconto.

Writer Officina: Quale tecnica usi per scrivere? Prepari uno schema iniziale, prendi appunti, oppure scrivi d'istinto?

Nicola Mari: Prima di iniziare un nuovo romanzo, una marea di idee bellissime ma sconnesse viaggiano nella mia testa. La cosa più difficile è proprio qui: non tanto nello scrivere il romanzo, ma nell'ordinare ed unire tutte queste idee in modo coerente e logico (e non è per nulla scontato). Per fare ciò passano diversi mesi; anche un anno intero. Durante tutto questo tempo, il lavoro di documentazione sulle tematiche trattate viaggia in parallelo con la caratterizzazione dei personaggi e la struttura della trama vera e propria. Ecco: la caratterizzazione dei personaggi è assai difficile. Ogni personaggio deve mostrare un certo spessore e al contempo risultare interessante al lettore. Ad esempio, il protagonista non deve solamente essere "quello che salva il mondo", ma è altrettanto importante far capire "perché" esso vuole salvarlo, qual è la sua motivazione al livello personale. Più queste due cose sono originali ed intrecciate tra loro, più il romanzo sarà spettacolare. Oltre al protagonista, anche la figura del cattivo è importantissima da sviluppare in un thriller: perché è lui che "getta benzina sulle fiamme" facendo avanzare gli eventi della trama. Senza un buon cattivo non c'è conflitto, e senza conflitto non c'è storia. Solamente alla fine di tutto ciò inizio davvero a scrivere.

Writer Officina: Stai lavorando al nuovo romanzo della tua saga? Ce ne vuoi parlare?

Nicola Mari: Si, attualmente sto lavorando al terzo libro della Serie FAPI. Si intitolerà "Gli Abitanti dell'Inferno". Al momento, però, non voglio rivelare ancora nessun dettaglio sulla trama...

Writer Officina: Che consigli daresti, basati sulla tua esperienza, a chi come te voglia intraprendere la via della scrittura?


Nicola Mari: Fatelo! Impuntatevi a scrivere, ogni giorno, anche poco ma in maniera costante. Col tempo diventerete sempre più bravi. Perché alla fine è estremamente gratificante vedere le proprie idee stampate su carta e apprezzate dal pubblico.
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