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Il Signore Lucente
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C'era una volta una grande valle, circondata da un bosco di faggi e ricoperta di fiori di ogni colore, in cui scorrevano le acque limpide di due fiumi dove vivevano tutti i tipi di pesci. I due fiumi si incontravano proprio al centro della valle, e nel punto in cui le acque si univano si ergeva un castello dall'architettura magnifica. Ai piedi del castello, sull´acqua dei fiumi, lavoravano inces-santemente le ruote di un grande mulino. Nel castello abitavano un Signore Lucente, che era il signo-re della valle, e tre piccole scimmie. Una scimmia era molto intelligente: sapeva fare i calcoli, si occupava del mulino, coltivava i campi, raccoglieva i frutti e mandava avanti l'economia del castello. La seconda scimmia aveva un grande cuore: si occupava di accogliere gli ospiti, faceva in modo che a loro non mancasse niente e aiutava tutti coloro che ne avevano bisogno. La terza scimmia aveva una grande fantasia, era bravissima a disegnare e creare oggetti e immaginava storie: lei si occu-pava di decorare le stanze del castello con le sue creazioni e intrattenere gli ospiti con i suoi racconti. Era però molto inge-nua, per questo le altre due scimmie facevano sempre atten-zione che non si cacciasse nei guai. Il Signore Lucente le amava tutte allo stesso modo, si fidava ciecamente di loro e lasciava che si prendessero cura del suo castello. Lui se ne stava tutto il tempo nella sua torre e osservava da lontano il mirabile lavoro delle scimmie. Il Signore Lucente e le scimmie vivevano così in armonia che in tutta la valle non arrivava mai l'inverno, i fiori nasceva-no continuamente e l'amore che si respirava nell'aria avvolgeva anche il bosco, dove gli animali vivevano nella pace e nell'ab-bondanza. Un giorno...
Un giorno, tre corvi neri si trovarono a sorvolare la valle, e nel vedere tanta abbondanza e tanta fortuna furono colti dalla rabbia e dell'invidia. Così, decisero di nascondersi nei giardini del castello e aspettare la notte per uccidere il Signore Lucente. Aspettarono che le scimmie andassero a dormire: appena ebbero campo libero si introdussero nella torre, dove riposava il Signore Lucente. Si avventarono su di lui e lo fecero a pezzi nel suo letto, stappandone le carni che mangiarono avidamente. "Gli sta proprio bene", dissero, e se ne andarono soddisfatti. Il giorno seguente le scimmie si alzarono come sempre e andarono a occuparsi dei fiori, degli animali e delle attività del castello. Non si accorsero che il Signore Lucente era morto, e conti-nuarono come se niente fosse. Lo stesso avvenne il giorno dopo, e il giorno dopo ancora, e così andò avanti per anni.
Un veggente
Un giorno, un veggente si trovò a passare nella valle incan-tata e chiese alle scimmie di potersi riposare nel castello. Le scimmie lo fecero entrare e gli dettero dell'acqua e del cibo. Il veggente chiese loro chi fosse il proprietario del castello. "Il Signore Lucente!" dissero in coro le scimmie. Il veggente, udite queste parole, scoppiò a ridere e disse: "Sciocche scimmie, io sono un veggente, e vi dico che qui non c'è proprio nessuno". "Ma no, ti sbagli", risposero le scimmie, "il nostro Signore Lucente è nella sua torre". "Ma che andate dicendo? Non vi siete accorte che il vostro padrone è morto? Controllate voi stesse, stupide scimmie! Io vi dico che tre corvi sono entrati nella torre, l'hanno fatto a pezzi e ne hanno divorato le carni. E voi non vi siete accorte di nulla, state ancora qui a servirlo! Andate via da qui, non c'è più niente. Tra poco i fiumi si prosciugheranno, l'erba smetterà di cresce-re, il bosco morirà e resterà solo un deserto desolato. E il vo-stro castello... il vostro castello sarà ridotto a un mucchio di macerie!" Sentite queste parole, la scimmia intelligente si precipitò sulla torre. "Signore Lucente! Signore Lucente! Dove sei?"- gridò. Nessuno rispose. Allora corse per tutto il castello, cercando e chiamando di-speratamente il Signore Lucente, ma non lo trovò più. In lacrime, raggiunse le sue sorelle e il veggente nel salone. "Hai ragione, tu dici il vero", disse al veggente, "il nostro Signore Lucente è morto. Ormai tutto questo non ha più sen-so." Nel pronunciare queste parole la scimmia intelligente cadde a terra ed esalò l'ultimo respiro. La scimmia dal grande cuore, dopo avere udito le parole della sorella e averla vista morire, scoppiò in irrefrenabili sin-ghiozzi: "Oh no, perché, perché ci hanno portato via il nostro signore Lucente? Il mio cuore è distrutto, non posso più vivere!", e an-che lei cadde a terra e morì. La scimmia ingenua era rimasta in silenzio, e guardava fisso a terra soffocando lacrime amare. "Che hai da dire scimmia? Lo vedi che eravate tre povere il-luse? Il vostro Signore Lucente non c'è più, te ne devi andare da qui!" Mentre il veggente pronunciava queste parole, le pareti del castello si sgretolarono, l'acqua dei fiumi si prosciugò all'istan-te lasciando orribili cadaveri dei pesci, tutta l'erba e i fiori della valle si bruciarono in una vampata e gli alberi del bosco di-vennero di pietra, gli animali caddero a terra morti. La scimmia ingenua
La scimmia ingenua rimase muta in quel deserto senza vita, tra le macerie del castello, con lo sguardo fisso a terra. "Fa come ti pare, illusa!" le disse il veggente, "se non vuoi vedere la realtà, è affar tuo, morirai qui. Io ti ho avvisata". Passarono giorni e giorni, e poi mesi, e la scimmia ingenua rimase ancora tra le macerie del castello. Non aveva niente da mangiare; per sopravvivere poteva solo bere le sue lacrime, che raccoglieva in una piccola bottiglia appesa al collo. Come riparo aveva solo un sasso e niente per coprirsi, il vento gelido la fece ammalare. Lei, però, ogni giorno e ogni notte guardava la valle e ripen-sava ai fiori, all'erba, all'acqua limpida dei fiumi che non c'era-no più, e immaginava che il Signore Lucente fosse lì a conso-larla. Non poteva abbandonare quel luogo in cui era stata così fe-lice con il suo padrone e con le sue sorelle.
Una tartaruga
Un giorno, una tartaruga si trovò ad attraversare quel deser-to che una volta era stato una valle rigogliosa. Era molto stanca, perché stava camminando ininterrotta-mente da più di cento anni. Raggiunte le macerie del castello, la tartaruga vide la scim-mia e le chiese dove poteva trovare dell'acqua e un posto per riposare. "Signora tartaruga", le rispose la scimmia, "qui, una volta c'era un castello, dove abitava il Signore Lucente, circondato da una valle fiorita dove scorrevano due fiumi. Io e le mie sorelle eravamo solite accogliere gli ospiti con ogni riguardo. Purtroppo, come vedi, ora non c'è più niente, tutto quello che posso offrirti sono queste lacrime". Dicendo così, la scimmia si sfilò dal collo la bottiglietta e la porse alla tartaruga. "Ma così", disse la tartaruga, "a te non rimarrà nulla". "Non preoccuparti", rispose la scimmia sorridendo alla tar-taruga, "hai camminato tanto, bevi finché hai sete". La tartaruga fu commossa dal gesto della scimmia, e le disse che sarebbe dovuta andar via da quel deserto, per cercare al-trove fortuna. Oltre il bosco di pietra c'erano nuovi prati, nuove valli dove avrebbe potuto tornare a vivere. La scimmia scosse la testa: "Signora tartaruga, in qualunque altro luogo io possa andare, non ritroverei il mio Signore Lu-cente. Ogni posto, per me, è uguale". "Cosa accadde al tuo Signore Lucente?", chiese la tartaruga. "Un giorno, tre corvi l'hanno tagliato a pezzi e ne hanno di-vorato le carni", disse la scimmia. "E tu lo hai visto?", chiese la tartaruga. "No, signora tartaruga", rispose la scimmia, "un veggente è venuto qui al castello e ha informato me e le mie sorelle che il Signore Lucente era morto. Le mie sorelle sono morte all'istante, e così sono rimasta so-la". "Che storia triste", disse la tartaruga, "il Signore Lucente è morto, e il veggente con la verità ha ucciso le tue sorelle. Ora sei rimasta sola. Ma sei una scimmia molto buona e generosa. Hai voluto dividere con me le tue lacrime. Io purtroppo non ho nulla per ricompensarti, tutto quello che posso fare è una promessa. Sai, io sto andando verso l'arcobaleno. Quando arriverò, gli parlerò di te, e gli chiederò di portarti un po' di conforto. Ti avverto, ci vorrà tempo, prima di arrivare dovrò cammi-nare per altri cento anni. Se avrai pazienza, io ti prometto che non mi dimenticherò di te, e chiederò all'arcobaleno di conso-larti; se l'arcobaleno mi ascolterà, forse un giorno verrà a tro-varti". La piccola scimmia ringraziò la tartaruga e la salutò augu-randole buon viaggio.
100 anni
La tartaruga camminò per monti e valli per altri cento anni, fino a che, dopo tanto camminare, arrivò ai piedi dell'arcobaleno e fece la sua richiesta per la piccola scimmia. L'arcobaleno ascoltò la tartaruga e le chiese perché mai avrebbe dovuto prendersi la briga di consolare una scimmia che viveva in un deserto lontano. Allora la tartaruga disse all'arcobaleno: "Signor arcobaleno, quella piccola scimmia viveva nel castello del Signore Lucen-te, che è stato ucciso e mangiato da tre corvi. Un veggente, con la verità, ha ucciso le sue sorelle e gettato nello sconforto la piccola scimmia dicendole che era solo un'il-lusa e che avrebbe dovuto abbandonare il luogo dove era stata felice. La piccola scimmia non ha più niente tranne le sue lacrime, eppure quando avevo sete me le ha date da bere, privandosene. Per questo io ti domando di aiutare questa piccola scimmia generosa a trovare un po' di conforto". L'arcobaleno, sentendo le parole della tartaruga, pianse per la piccola scimmia, e decise di aiutarla. "Si, mi hai convinto", rispose alla tartaruga, "voglio fare tut-to quello che posso per questa povera piccola scimmia. Ora le porterò i miei colori e chiamerò anche il tuono e la pioggia per far rifiorire il deserto". L'arcobaleno, il tuono e la pioggia corsero veloci dalla pic-cola scimmia. L'arcobaleno volle esagerare e riempì tutto il cielo, mentre la pioggia faceva rifiorire il deserto con fiori e alberi da frutto e il tuono cantava impetuoso. La piccola scimmia guardò il cielo ed esclamò: "che spetta-colo meraviglioso! La tartaruga ha raggiunto l'arcobaleno e si è ricordata di me! Se solo il Signore Lucente fosse qui, come sarebbe felice di vedere tutto questo!" Il tuono, nel sentire le parole della scimmia, si commosse e cantò più forte, e chiamò anche il lampo, le nuvole, e tutti gli uccelli del cielo. La scimmia esultava: "Signore Lucente, Signore Lucente, se solo tu fossi qui!"
Il Signore della Giustizia e del Tempo
Il frastuono fu tale che lo udì il Signore della Giustizia e del Tempo, che, incuriosito, scese nella valle e domandò all'arco-baleno cosa fosse accaduto e chi stesse consolando. L'arcobaleno raccontò tutta la storia al Signore della Giusti-zia e del Tempo, che, nel vedere la povera piccola scimmia, si adirò e convocò a sé il veggente. "Cosa hai fatto a quella piccola scimmia?", urlò al veggente. "Signore della Giustizia e del Tempo", disse sbalordito il veggente, "perché te la prendi con me? Io ho solo detto la veri-tà. Sono i corvi che hanno ucciso il Signore Lucente, non io!" Il Signore della Giustizia e del Tempo urlò ancora più forte contro il veggente: "Zitto, stupido!", disse, "credi di sapere tut-to? Tu non sai nulla. Ora lo vedremo, quanto pesa la tua veri-tà!", e così dicendo fece cenno all'arcobaleno di raggiungerlo e di portargli la piccola scimmia. Quindi, estrasse la sua bilancia e ordinò alla scimmia di consegnargli il cuore e al veggente di consegnargli la verità. La scimmia obbedì, aprì il petto ed estrasse il suo cuore, tra-sparente come vetro e leggero come una piuma. Il Signore della Giustizia e del Tempo lo prese delicatamen-te, facendo attenzione a non farlo volare via. Il veggente estrasse dalla sua tasca una sfera di piombo grande come un melone, e la consegnò al Signore della Giusti-zia e del Tempo. "Vedi mio Signore", gli disse il veggente, "io non sbaglio mai le mie previsioni, che infatti si sono avverate. È impossibile che il cuore di questa stupida scimmia illusa possa avere maggiore peso della verità". Il Signore della Giustizia e del Tempo lo guardò severo sen-za dire nulla, prese la sfera di piombo e la mise su un piatto della bilancia. Sull'altro piatto appoggiò il cuore della piccola scimmia. Ebbene, nello stupore di tutti i presenti, la bilancia pendette dalla parte del cuore della piccola scimmia, che risultò più pe-sante della verità del veggente. Il Signore della Giustizia e del Tempo prese il cuore e lo re-stituì alla piccola scimmia, e, senza neppure guardare il veg-gente, che nel frattempo era caduto in ginocchio a terra, volò nei cieli fino a raggiungere i tre corvi che avevano ucciso il Signore Lucente, li afferrò e li smembrò. Prese le loro ossa, le ridusse in una polvere argentata e disse alla scimmia di soffiare sulla polvere. Dalla polvere che si sollevò rinacque il Signore Lucente, mentre il castello risorgeva dalle sue macerie e il bosco torna-va a vivere con tutti gli animali. Anche le sorelle della scimmia rinacquero dalle mani del Signore della Giustizia e del Tempo, che, commosso, disse alla scimmia: “Io mi inchino a te, piccola illusione, perché sei so-pravvissuta alla morte della mente e del cuore e sei stata così potente da riportare in vita l'anima che ti aveva generata. E co-sì, tu stessa sei diventata verità.”
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Autori di Writer Officina
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Sono nata a Macerata, dove ho trascorso i primi anni di vita nel centro storico, in una casa antica sulle mura contraddistinta dal colore rosso del portone d'ingresso, che dà il titolo al mio romanzo d'esordio Il Portone Rosso. Già dai primi anni dell'infanzia ha modo di conoscere l'entroterra marchigiano e in particolare le zone di Cingoli e Poggio San Vicino, da cui proviene il ramo paterno della mia famiglia. Sono entrata così in contatto con i racconti e le leggende di paese, tramandati oralmente, che a tratti si ritrovano nella trama del mio primo libro. Fin da adolescente mi sono interessata di storia della Resistenza, musica, esoterismo e filosofia. A sedici anni le opere di Nietzsche erano le mie letture preferite. Ho conseguito la maturità classica, la laurea con lode in Giurisprudenza e un Master in Diritto Comunitario e Comparato. Ho vinto un concorso in un'amministrazione pubblica a Macerata, e ivi ho prestato servizio per un anno e mezzo, ho deciso poi di lasciare il lavoro d'ufficio e dedicarmi alla professione di avvocato, nel ramo del diritto amministrativo, ciò mi ha portato a trasferirmi a Roma, dove ho svolto attività prima in uno studio legale internazionale, poi in uno studio associato, e poi in uno studio mio. In quegli anni ho avuto modo di conoscere a fondo non solo l'ambiente processuale, ma anche le dinamiche relazionali dei grandi studi, ricavandone alcuni tratti caratteristici dei miei personaggi. Nel 2010 mi sono stabilita a Porto Recanati, dove attualmente risiedo. Negli ultimi anni ho maturato un interesse per lo sciamanesimo. Come avvocato amministrativista ho pubblicato con la Dike Giuridica Editrice, da ultimo una monografia del 2017 dal titolo “Il ricorso al Tar”. “Il Portone Rosso” edito da Le Mezzelane Casa Editrice è il mio primo romanzo. Nell'anno 2019 ho pubblicato anche il giallo umoristico denominato “Delitto in Casa Le Mezzelane”, in collaborazione con altro autore. Nel 2020 con Edizioni Nisroch ho pubblicato "Il Signore Lucente", raccocnto esoterico illustrato da Marco Bragaglia.
Writer Officina: Qual è stato il momento in cui ti sei accorta di aver sviluppato la passione per la letteratura?
Alessandra Piccinini: Nel 2008, al ritorno da un viaggio di lavoro, ripensando a tutto ciò che avevo scritto. Ho realizzato che non c'era stato un solo giorno in cui non avessi messo nero su bianco una riflessione, un pensiero, o qualcosa che mi aveva colpito di un libro.
Writer Officina: C'è un libro che, dopo averlo letto, ti ha lasciato addosso la voglia di seguire questa strada?
Alessandra Piccinini: Ce ne sono tanti. Il Conte di Montecristo di A. Dumas, Il Grande Gatzby si Fitzgerarld Il Minotauro di B. Tammuz, Il Male Oscuro di Giuseppe Berto, Comunismo magico di Francesco Dimitri, Studio Illegale di Federico Baccomo e tanti, tanti altri.
Writer Officina: Dopo aver scritto il tuo primo libro, lo hai proposto a un Editore? E con quali risultati?
Alessandra Piccinini: ho sottoposto il mio primo libro a quattro editori, due mi hanno risposto e due no. Ho firmato il contratto per Il Portone Rosso con Le Mezzelane Casa Editrice nel 2017 e il libro è uscito nel 2019.
Writer Officina: Ritieni che pubblicare su Amazon KDP possa essere una buona opportunità per uno scrittore emergente?
Alessandra Piccinini: Io non l'ho mai fatto, ma conosco autori che hanno avuto molte soddisfazioni con Amazon, quindi perché no.
Writer Officina: A quale dei tuoi libri sei più affezionata? Puoi raccontarci di cosa tratta?
Alessandra Piccinini: Sono particolarmente affezionata al mio romanzo d'esordio, Il Portone Rosso. Ecco la sinossi: Ludovica ha trascorso buona parte della sua vita a inseguire modelli ideali e sfidare le sue paure, ritrovandosi spesso, senza sapere il perché, in situazioni estreme o ambigue. Intuito, lucidità, una non comune capacità di analisi e una certa dose di fortuna l'hanno sempre salvata da strade senza ritorno. Oggi è un attraente avvocato di successo, le piace apparire, si sente vicina alla realizzazione e la sensazione di vuoto che avverte da sempre le sembra sotto controllo. Ma non è così. Quando i violenti terremoti del 2016 devastano l'entroterra marchigiano, anche la vita di Ludovica viene scossa nel profondo. Proprio in quei giorni entra nella sua vita S., un uomo di poco più grande di lei, e tra i due nasce un'affinità intensa. Da subito, però, qualcosa non quadra. S. è bugiardo, gioca su più tavoli, ha accessi di collera, mostra strane perversioni, dà segnali sempre più evidenti di delirio, tenta di controllarla. Ludovica se ne accorge, ma non riesce ad allontanarlo. Mentre lei si interroga su cosa le stia accadendo, gli eventi precipitano. La notte oscura dell'anima ha inizio: incubi e personaggi inquietanti si susseguono; l'esito di un test per malattie veneree potrebbe distruggerla, la Paura prende la forma di un'entità senziente che uccide, come in una vecchia leggenda di paese. Sconcertanti verità sulle perversioni sessuali di Italo, il suo ex socio di studio, si rivelano a Ludovica durante la conversazione con il barista di un privé. Tutto diventa incomprensibile, niente ha senso, e a un tratto Ludovica si trova a guardare oltre il Portone Rosso. Così, comprende fino a che punto un omicidio infame abbia lasciato il segno, anche se sono passati 70 anni; che il suo nome avrebbe dovuto essere Olivia; che un amore può davvero durare per sempre, come una maledizione.
Writer Officina: Quale tecnica usi per scrivere? Prepari uno schema iniziale, prendi appunti, oppure scrivi d'istinto?
Alessandra Piccinini: Faccio un lavoro in cui scrivere con ordine è essenziale, forse per questo quando scrivo qualcosa di diverso da un atto giudiziale tendo a liberarmi dagli schemi, anche se poi, in effetti, mi accorgo che il mio stile di scrittura un po' tradisce la mia professione.
Writer Officina: In questo periodo stai scrivendo un nuovo libro? È dello stesso genere di quello che hai già pubblicato, oppure un'idea completamente diversa?
Alessandra Piccinini: Sto lavorando su più progetti in contemporanea, su alcuni lavoro da sola e altri invece sono in collaborazione. A breve uscirà Mithra Deus Sol Invictus, un saggio sul mitraismo scritto insieme a Maurizio Antonio De Pascalis. Il progetto che sto portando avanti da sola è invece un romanzo breve che ha come tema i principi ermetici.
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