|
Cronache dal Borgo
|

Stati uniti, 2010
Il primo respiro fu una lama rovente che dalla gola scese giù nei polmoni, incendiandoli e spandendo fuoco liquido in tutto il corpo. Un urlo animalesco uscì dalla bocca dell'Uomo mentre si contorceva su se stesso. Cercò di raccapezzarsi, di capire dov'era, di distinguere qualcosa, però aveva gli occhi pieni di lacrime e non ci riuscì. Aveva bisogno d'aria, ma non si azzardava a respirare. Aiuto! Aiutatemi! Non ce la faccio! Resistette finché i singulti gli squassarono il diaframma. Allora fu costretto a cedere. Il secondo respiro scese giù come il primo, doloroso e ardente. La disperazione e lo smarrimento rischiarono di sopraffarlo. Asciugò gli occhi con il dorso delle mani e li sbatté con frenesia. Cazzo! Devo capire dove diavolo sono! Era scuro intorno e continuava a vedere appannato. Si lasciò scivolare a terra cercando di calmarsi, come l'avevano addestrato a fare. Aveva provato decine di volte nel simulatore, ma non era preparato a quel dolore atroce. Iniziò piano: inspira poco, espira poco. Ecco, adesso il dolore è sopportabile. Diverso tempo dopo non rimase che un leggero fastidio. Passerà anche quello, si disse. Si alzò per ispezionare l'ambiente: si trovava in una grotta piuttosto ampia, all'apparenza disabitata. Decise di affacciarsi; la luce quasi lo accecò e si ritrasse. Frugò in tasca in cerca delle lenti scure, le indossò e tornò all'aperto; era su un'altura, sotto di sé un bosco fitto, a valle distingueva una strada. Rientrò e gli sfuggì una smorfia, osservando il materiale e le borse che lo circondavano. Troppa roba. Dovrò lasciarla qui e recuperarla in un secondo momento. Si inoltrò nell'anfratto, che sembrava scendere contorto verso le viscere della terra. Trovò una rientranza abbastanza profonda e vi trascinò dentro le apparecchiature, riparandole dietro a grossi massi. Mise in spalla un borsone con l'essenziale e iniziò la discesa. Impiegò un'ora buona per uscire dal bosco e arrivare alla statale; sentiva male in ogni parte del corpo per il brusco trasferimento, lo sforzo e tutti gli innesti, ma ignorò il dolore. È solo colpa mia. Rivide lo sguardo freddo della compagna, carico di rancore e rimprovero, il pianto della figlia che lo implorava di non andare via. Scacciò il pensiero e iniziò a camminare di buona lena sull'asfalto di fianco al guardrail. Quel che è fatto è fatto, inutile piangersi addosso. Dopo circa mezz'ora un camion rallentò e si fermò poco più avanti. - Ehi amico! Hai bisogno di un passaggio? - gridò l'autista dal finestrino. Incredibile, lo capisco! - Sì... - Lo raggiunse cauto. - Dove sei diretto? - - Boston. - Le parole uscirono fuori chiare, naturali, fu sorpreso del timbro nuovo della sua voce. - Salta su! È la tua giornata fortunata. - Fortunata un paio di palle! Si costrinse tuttavia a sorridere e ringraziò mentre saliva in cabina e si accomodava al posto del passeggero con la borsa tra i piedi. Si voltò poi verso il camionista, che aveva la faccia contenta di chi finalmente ha qualcuno con cui scambiare quattro chiacchiere. E adesso vediamo quanto sei bravo a sparare cazzate, pensò, mentre l'altro rientrava in carreggiata e si apprestava a tempestarlo di domande.
Borgo ai Fossi, 2017
Era una domenica di marzo e per Andreina cambiarsi a casa per uscire con il fidanzato era una cosa nuova. Da parecchi anni i suoi weekend iniziavano il venerdì sera e terminavano il lunedì mattina, quando rientrava dai suoi a Borgo per andare al lavoro. Scelse con cura l'abbigliamento, voleva apparire carina e sicura di sé allo stesso tempo. Osservò l'immagine che le rimandava lo specchio dell'armadio, assunse un'espressione seria e cercò di mantenerla mentre si truccava e finiva di prepararsi. - Mamma, vado. - - E dove pensi di andare con codesta ghigna? - Sobbalzò, quando Nella, sua madre, le sbucò davanti all'improvviso. - Lo sai benissimo. - Raccolse le chiavi e afferrò la borsa, quindi raggiunse il portone. Non aveva voglia di battibeccare anche con lei. - Hai litigato ancora con Filippo? Stai attenta a non alzare troppo la cresta, altrimenti ti ritroverai zitella - l'ammonì seguendola. Anche fosse? Meglio sola che male accompagnata. Andreina strinse i denti, proseguì verso il cancello e uscì, determinata a portare a termine quanto si era prefissa.
Andreina, Marica e le altre Mercoledì 8 novembre 2017
- Tua madre non dice niente riguardo a queste riunioni? - borbottò Clelia, mentre sbirciava le altre due. Né Andreina né Giovanna avrebbero potuto organizzare un incontro del genere a casa propria, senza il biasimo di genitori e fidanzati. Negli occhi grigi un guizzo di perplessità, Marica la fissò con un'espressione divertita sul faccione gioviale. Con il gattone persiano acciambellato in grembo, sua madre Leonida seguiva i programmi serali alla TV in cucina, che un vestibolo separava dal salottino in cui sedevano loro quattro. - Perché? Che dovrebbe dire secondo te? - Continuando a mescolare con destrezza il mazzo, ammiccò per spronarla a dare voce al suo conformismo, curiosa di vedere come se la sarebbe cavata. - Be', sai, molti non capirebbero perché delle trentenni stiano qua a farsi i tarocchi. - Clelia afferrò d'impulso la bottiglia di spumante e se ne versò mezzo bicchiere, che finì in poche sorsate. - Non è forse vero? - Marica buttò indietro la testa e rise di gusto. - Tu almeno lo sai il motivo per cui sei qui? - L'altra storse la bocca e finse di pensarci. - Sì - annuì determinata, la mano nervosa che sfilava una Marlboro dal pacchetto. - Bene, l'importante è questo. - Con un gesto secco, Marica posò il mazzo sul tavolo e spostò lo sguardo sulle amiche, rimaste in silenzio ad ascoltare lo scambio di battute. - Sei alla mia sinistra - disse ad Andreina, - tocca a te tagliare. - La voce adesso aveva un che di solenne, nonostante l'espressione serena. La ragazza arrossì e lei notò che era a disagio. Andreina smazzò le carte, ma la mano era incerta e alcune si sparpagliarono sul piano. Biascicando un'imprecazione tra i denti, alzò un paio di occhioni mortificati per non essere stata capace di fare una cosa così semplice. Da sotto il caschetto biondo grano, il volto bonario di Marica le sorrise indulgente. - Bene, le carte hanno deciso: sarai tu la prima. - Girò a faccia in su quelle che erano cadute e rialzò lo sguardo pensieroso su di lei. - Non sembrerebbe un bel periodo per te. - Più che il simbolismo arcano, a suggerirle la frase era stato il presagio che aveva avuto nell'associare i tarocchi alla ragazza. Seguì una lunga pausa in cui nessuna delle due parlò.
Andreina fissò le didascalie delle figure: La Luna e La Torre, senza sapere cosa dire. Era la prima volta che vedeva dei tarocchi dal vivo. In effetti quei cani rabbiosi che ululavano alla luna, accanto al torrione crollato in fiamme, erano assai sinistri. - No, non è un buon momento - ammise in un sussurro. Con le dita seguì il contorno delle carte e trovò che la desolazione del responso rispecchiasse lo smarrimento che provava. - Noi usciamo a fumare - annunciò Clelia seguita da Giovanna. Si diressero verso la porta che dava sul terrazzino e se l'accostarono dietro. Marica si affrettò ad andarla a chiudere. - Altrimenti il fumo filtra e mi appesta la casa - spiegò, nel riaccomodarsi al tavolo. - Allora, che vuoi sapere? - Gli occhi penetranti fissarono quelli inquieti di Andreina, che abbassò lo sguardo. Accidenti! Sembra che possa leggermi dentro.Non aveva più tanta voglia di conoscere il futuro, né desiderava che un'estranea indovinasse le sue tribolazioni. - Non so - farfugliò imbarazzata. - Si può dare un'occhiata generale? - - Certo che si può! - esclamò Marica prima di ficcarle in mano il mazzo completo. - Mentre mescoli, concentrati su quello che vuoi sapere. - Come se fosse facile, la mente che correva senza posa dietro a miriadi di pensieri imbizzarriti, poco legati alla realtà. Con le mani impacciate passò le carte sciupate tra le dita, per poi posarle sulla tavola. L'altra la invitò a spezzare il mazzo e, quando ebbe eseguito, lo prese e lo ricompose veloce, dopo aver sbirciato sotto ogni metà. Sempre imperturbabile, Marica sventagliò le carte a faccia in giù sul piano. - Sai come funziona? - Andreina scosse la testa. - Scegline quattro di seguito da sinistra. - Lei obbedì con lentezza, come se da ciò dipendesse il suo avvenire. L'emotività ebbe il sopravvento, e un sudorino insidioso le inzuppò mani e membra. Le parve di puzzare, temette che l'odore di cacio rancido fosse così forte da ammorbare la stanza. Ecco, adesso Marica si scosterà disgustata, per poi deridermi e mettermi alla porta. Andreina scosse il capo, ancora una volta persa in congetture inutili. Ignara dei suoi crucci, la veggente prese le carte e le dispose sul tavolo, in ordine di estrazione, a formare una croce. Emise un lungo respiro e il suo sguardo incerto incrociò gli occhi timorosi di Andreina, le labbra fini strette in un sorriso tirato. - Hai scelto le stesse carte di prima. - Il tono non era più solenne e neppure divertito. Sembrava invece desolato, quasi imbarazzato. Andreina fissò La Luna e La Torre, impaurita. - Che significa? - balbettò a caccia di speranza. In fin dei conti ce n'erano altre due che non parevano male, a giudicare dai colori vivaci: Il Diavolo e Il Matto. Marica emise un mugolio sommesso prima di parlare. - Ohi, ohi. Non erano mai capitate queste carte in un colpo solo. - Andreina stava per squagliarsi sulla sedia, quando l'altra proseguì: - Inutile girarci intorno: hai appena passato un periodo difficile e uno ancora più brutto ti aspetta in futuro. Mi dispiace. -
|
|
Votazione per
|
|
WriterGoldOfficina
|
|
Biblioteca

|
Acquista

|
Preferenze
|
Recensione
|
Contatto
|
|
|
|
|
|
Conc. Letterario
|
|
Magazine
|
|
Blog Autori
|
|
Biblioteca New
|
|
Biblioteca Gen.
|
|
Biblioteca Top
|
|
Autori
|
|
Recensioni
|
|
Inser. Estratti
|
|
@ contatti
|
|
Policy Privacy
|
|
Autori di Writer Officina
|
|
|
Sono nata nel 1967 e vivo in Toscana, a Pontedera in provincia di Pisa, città senza infamia e senza lode, nota per la sede del Gruppo Piaggio. Mi sono diplomata all'istituto commerciale, scuola che ai miei tempi dava più sbocchi, anche se sognavo il liceo artistico. A ragioneria comunque, me la sono cavata benino, tant'è che adesso dirigo una piccola impresa metalmeccanica. Credo che in ogni profilo di scrittore, si trovi sempre un precoce amore per la lettura. Ho sempre letto di tutto, dai fumetti, ai classici, alle riviste scientifiche. Nel resto del tempo che mi rimane libero dalla scrittura, mi diletto a creare oggetti per la casa, decorati a stencil o decoupage. Altre grandi passioni i viaggi, il mare, il nuoto e fare snorkeling nelle acque trasparenti di Calafuria.
Writer Officina: Qual è stato il momento in cui ti sei accorta di aver sviluppato la passione per la letteratura?
Laura Gronchi: Circa una decina di anni fa. Stavo attraversando uno dei momenti più difficili della mia vita e avevo bisogno di una via di fuga, la lettura non mi bastava più. Fu così che iniziai a scrivere una storia che poi ho strutturato in un romanzo.
Writer Officina: C'è un libro che, dopo averlo letto, ti ha lasciato addosso la voglia di seguire questa strada?
Laura Gronchi: Più che un libro, un film: “Scoprendo Forrester” con Sean Connery, seguito dal romanzo di Isabel Allende “La casa degli spiriti”. Mi sono innamorata del suo stile delicato, con cui riesce a descrivere le situazioni più scabrose, senza diventare cruenta o volgare.
Writer Officina: Dopo aver scritto il tuo primo libro, lo hai proposto a un Editore? E con quali risultati?
Laura Gronchi: Non avendo alcuna esperienza del mondo editoriale, ho fatto degli errori. Ho scritto in totale tre romanzi: due hanno incontrato persone sbagliate, il terzo quella giusta, ma si è messo di mezzo il Covid. In sostanza ho tre libri fermi al palo, che però non mi hanno tolto la voglia di scrivere.
Writer Officina: Ritieni che pubblicare su Amazon KDP possa essere una buona opportunità per uno scrittore emergente?
Laura Gronchi: Se una casa editrice non ha intenzione di investire un minimo, per spingere un esordiente, e s'aspetta oltremodo, che quest'ultimo si promuova da solo, magari gli dia gli strumenti per farlo (lista dei blog e dei gruppi di supporto, contatti ecc.), altrimenti meglio darsi al self, almeno quel poco che guadagna è suo.
Writer Officina: A quale dei tuoi libri sei più affezionata? Puoi raccontarci di cosa tratta? Laura Gronchi: Il libro che sento più mio è “Ossessione”, edito da Porto Seguro. È un romanzo composito, in cui violenza, avventura e sentimenti si mescolano, creando un intreccio avvincente. La protagonista è Sara, infermiera cooperante di Medici Senza Frontiere, reduce da una brutta esperienza in Etiopia, dov'è stata rapita dai terroristi. Il coprotagonista è Sergio, pilota dell'aeronautica militare, che le fa scorta durante il volo di ritorno a Pisa. Sembra che le loro esistenze s'incanalino verso una tranquilla routine, tuttavia si tratta di una serenità labile, messa a rischio dall'ex marito di lei, roso da una gelosia patologica, e una ex fiamma che si trascina dietro grossi problemi esistenziali, mentre il futuro li riporterà in Africa, dove li attendono altre vicissitudini. Nonostante l'apparenza sia quella del classico romanzo d'azione, nel libro vengono affrontati vari temi attuali, in particolare quello del femminicidio e del vuoto esistenziale, più marginalmente invece, la situazione dei migranti, dal punto di vista dell'accoglienza.
Writer Officina: Quale tecnica usi per scrivere? Prepari uno schema iniziale, prendi appunti, oppure scrivi d'istinto?
Laura Gronchi: In genere ho già in mente di cosa parlerà il libro. Talvolta appunto qualche idea, se sopraggiunge in un momento in cui non posso svilupparla. Scrivo però d'istinto. Può capitare che le parole mi allontanino dall'idea originale, e creino un percorso nuovo cui non avevo pensato. È successo in alcuni punti con “Ossessione”, e con il nuovo romanzo in lavorazione.
Writer Officina: In questo periodo stai scrivendo un nuovo libro? È dello stesso genere di quello che hai già pubblicato, oppure un'idea completamente diversa?
Laura Gronchi: In questo momento sono concentrata sulla correzione dell'ultimo romanzo dal titolo provvisorio “Cronache dal Borgo”. Si tratta di un romanzo composito, in cui il thriller e il noir prevalgono su tutto il resto. La protagonista, Andreina, si trova invischiata in problemi più grandi di lei, tra cui la crisi economica attraversata dall'azienda familiare in cui lavora, e la scoperta che il padre dilapida i pochi soldi che rimangono, alle macchinette. Alla vicenda principale, si affianca quella di un ambiguo detective sulle tracce di misteriosi, quanto raccapriccianti individui. Le due storie a un certo punto s'intrecciano fino ad arrivare a un epilogo inaspettato.
Writer Officina: Che consigli daresti, basati sulla tua esperienza, a chi come te voglia intraprendere la via della scrittura?
Laura Gronchi: Tenere sempre bene a mente che siamo autori emergenti. Iscriversi e partecipare alle iniziative gratuite lanciate dai vari gruppi, locali o FB, come racconti a tema o a più mani, un'ottima palestra per allenare l'arte e confrontarsi con gli altri. Seguire dei corsi di scrittura creativa, ce ne sono di ottimi on-line, a costi davvero contenuti. Iscriversi ai siti per esordienti e seguirne i consigli. Per finire, in caso si preferisca affidarsi a una casa editrice, rivolgersi a un avvocato o comunque a un amico pratico di contratti, prima di firmare. Insistere soprattutto sulla promozione, e pretendere chiarimenti circa le modalità con cui verrà eseguita: presentazioni fisiche dell'opera in quali librerie? Quante interviste, con chi e dove saranno pubblicate? Blog tour, riviste letterarie e recensioni? È prevista la realizzazione di un book trailer? Saranno organizzati dei firma-copie? Partecipazioni a quali eventi, fiere, mercati? Non siate timidi (come me), quel che non farà l'editore dovrete farlo voi, se credete nel vostro libro
|
|
Tutti i miei Libri

|
Profilo Facebook

|
Contatto
|
|
|
|