Writer Officina
Autore: Vincenzo Capretto
Titolo: Il volto dell'inganno
Genere Thriller psicologico
Lettori 4207 148 66
Il volto dell'inganno
Valsolda, Como, 1990. È notte. Una pioggia battente attenua le urla provenienti da un piccolo appartamento.
Un cane che abbaia, un neonato che piange, brevi passi veloci, due colpi di pistola.
Il silenzio piomba sul paese.

Dieci anni dopo siamo a Milano Tre, in una lussuosissima villa.
L'apparente tranquillità della famiglia Mariani è sconvolta dall'arrivo della tata, Greta Kuznetsova. Dietro un pallido sorriso si nasconde una donna cupa e misteriosa che inizia ad avere comportamenti sempre più strani.
Nulla sarà come prima, anzitutto per Beatrice Mariani, la padrona di casa. Beatrice, splendida donna viziata, proverà a essere mamma e moglie modello, ma le sue continue frustrazioni la porteranno a cedere al suo lato oscuro.
In quel vortice di pulsioni inarrestabili finisce anche il marito Alessandro, dirigente di una casa farmaceutica, che pur di raggiungere i suoi obiettivi di carriera appare disposto a tutto.

Un farmaco per la cura del cancro diventerà il simbolo della brama di ricchezza, in una lotta senza esclusione di colpi dove nessuno sarà immune alla seduzione del potere e dove tutti indosseranno una maschera: il volto dell'inganno.
Estratti dal libro
- Sei ingiusto a parlare così. Lo sai? - .
Alessandro lasciò il tavolo e risalì in stanza. Beatrice prese il cellulare in mano e piangendo iniziò a scrivere.
Passarono ore prima che il senso di colpa di Alessandro lo facesse tornare giù dalla moglie.
La solita storia, che ormai si ripeteva quasi tutti i giorni: cercava di tranquillizzarla, dicendole che la vita era così, che le tempeste andavano e venivano e, dopo ogni tempesta, tornava la pace; tutto tornava come prima, seppur modificato.
L'amore era un mucchio di emozioni che cadevano a gocce e il matrimonio un'idea – pensava Beatrice nel suo bel bagno quella sera, sorseggiando un mojito ghiacciato –, un'idea che aveva bisogno di due persone opposte e complementari per diventare una finzione funzionante.
Eppure ogni finzione aveva bisogno di qualche briciola di realtà. Così lei aveva bisogno di conoscere persone nuove, di fare altre esperienze, di modificare il suo paesaggio di sempre, cambiando l'angolo di veduta. Quelle erano le sue briciole di realtà. Che la facevano sentire viva.
Di nuovo sicura di sé.
Trionfante.

***
Durante la notte Beatrice sognò Greta più volte. Il suo sguardo le marchiava la mente. La immaginò in un cimitero pregare su una tomba. Tra un risveglio e l'altro la ritrovò ancora nei suoi sogni; la rivide in lacrime davanti al capezzale di un uomo, ma la scena che la terrificò fu vedere Greta impiccata nel suo salone. Non riusciva a spiegarsi questi macabri sogni. Forse l'aria misteriosa dell'ucraina, il suo travagliato passato, la sua freddezza l'avevano portata a materializzare nel suo inconscio la paura che in realtà la donna dagli occhi di ghiaccio le incuteva.
Nonostante la notte tribolata e i dubbi che la assalivano, qualcosa la spingeva a scegliere proprio la tata ucraina, inconsciamente anche l'opinione del marito l'aveva condizionata. Al risveglio chiamò il marito per annunciargli che in giornata avrebbe chiamato Greta Kuznetsova per offrirle il lavoro.
L'ucraina, ricevuta la telefonata della signora Mariani, si chiuse sotto la doccia. Dopo qualche minuto l'acqua impantanata sul piatto, sotto i suoi piedi, si colorò di rosso.
Rosso vivo.
Sempre più intenso.
Greta non era riuscita a trattenersi questa volta e con sadica lucidità aveva ripreso il macabro rito interrotto anni prima.
Un dolore lancinante prima, un piacere poi, le procuravano quei tagli lungo il suo corpo. Il piacere del nulla. O il piacere del dolore dove si annullavano i suoi mille altri dolori.
Aveva sempre sostenuto di meritare quella sofferenza.

***
Beatrice cercò di rimanere sveglia il più possibile e l'unico modo che conosceva era pensare a cose che la rendevano irrequieta. Lei quella sera avrebbe voluto fare l'amore con Alessandro, con il trasporto di una volta, e avrebbe voluto cercare di fargli capire che la donna che aveva tra le braccia era meglio di qualunque altra distrazione esterna. Gli avrebbe voluto raccontare anche di quello che la notte, sempre più spesso, stava accadendo nella loro casa.
Erano le 3.30 quando un colpo sordo e continuo la distolse dai suoi pensieri. Guardò suo marito che, dai respiri profondi e regolari, sembrava che avesse trovato la pace con il sonno. Poi la cuccia di Kiko, pensando che fosse lui il responsabile. Ma il piccolo terrier dormiva soavemente.
Il rumore continuava. Sembrava provenire dal piano di sotto.
Beatrice si fece coraggio, s'infilò la vestaglia e uscì dalla stanza. Attraversò il corridoio che portava alla scalinata, non prima di controllare se Leonardo stesse dormendo.
Con un passo quasi impercettibile scese la lunga scala di legno che portava in salone. Un tremore le attraversò il corpo quando a metà scala intravide una sagoma all'angolo del camino.
- Chi c'è?! - disse con un filo di voce.
La sua domanda non ebbe risposta.
Continuò a scendere le scale, ma iniziò a guardarsi in giro nella speranza di trovare qualche oggetto per difendersi. Il respiro affannoso. Le gambe tremolavano. Avrebbe voluto chiamare Alessandro, ma ormai era così vicina a quell'ombra che non ci pensò più.
Un colpo di vento fece aprire un'anta della finestra. Il sangue nelle vene di Beatrice si gelò quando la luce proveniente dall'esterno rivelò la figura.

***

Greta aveva provato a non farsi più del male dopo la morte del padre; purtroppo le sue voci interne la tormentavano, la istigavano a punirsi.
La valigia, con il suo passato, i suoi ricordi, le sue emozioni e passioni, era diventata un nuovo mezzo di condanna.
Lei aveva sempre creduto di meritare quelle sofferenze e se lo ripeteva ogni qualvolta guardava il suo riflesso dopo aver aperto il baule. Le piaceva definirsi una - ragazzaccia - nata per penare e far penare. Pensava a questo mentre finiva di prepararsi nella sua stanza per iniziare una nuova giornata.
Era sull'uscio della porta quando qualcosa la richiamò. Si abbassò sotto il letto, mise la mano nella valigia e tirò fuori uno strano simbolo russo. Lo portò alle labbra e lo baciò.
Con rispetto e devozione.

***

Era sera.
Alessandro aveva avuto un'altra pessima giornata; continuava a pensare alla conversazione avuta qualche settimana prima con Ricardo e non riusciva a prendere sonno. Aveva bisogno di parlare con qualcuno delle sue preoccupazioni, di quello che gli passava per la testa e del grosso mattone che portava nello stomaco. Il peso di quegli anni nella JiRo, delle ore piccole e del sangue sputato per arrivare ai primi gradini di una lunga scala che portava al vertice. Era certo che meritasse di più di quanto riconosciuto, o meglio, ricevuto, perché la riconoscenza alla JiRo era come l'ossigeno su Marte, pressoché inesistente. Per non parlare del fatto che Ricardo continuava a trattarlo come se fosse uno scolaretto. Chi si credeva di essere? Be', aveva i soldi, il potere, una casa farmaceutica di un certo prestigio, si rispose. Prestigio cui lui, Alessandro, aveva contribuito non poco.
Sbuffò. Queste preoccupazioni stancavano la mente, impedivano al pensiero di essere libero e concreto. Tuttavia ciò che gli premeva era il rapporto con Beatrice e tutto quello che ci girava intorno; Leonardo, famiglia, casa, parenti... Greta.
Era presto per le autoconfessioni, pensò. Da persona pratica qual era, doveva concentrarsi sulle questioni più urgenti. Poteva parlarne con sua moglie, lei una volta era stata una buona ascoltatrice. - Una volta - , sembrava l'inizio di una storia, o qualcosa di così lontano che non riusciva a ricordarsi il momento esatto dell'accadimento delle cose.
Alessandro si voltò; Beatrice era sdraiata accanto, sul loro letto, a leggere una rivista di moda. Sembrava non prestasse la minima attenzione a lui e, ancor meno, all'espressione che portava sul volto. Ma non era vero. Alessandro la conosceva bene, sapeva che lei era brava a non farsi sfuggire certe sfumature nelle persone e non poteva di certo trascurare ora la sua peculiarità. L'impressione del marito era che la dolce metà stesse aspettando che vuotasse il sacco, perciò lui stava lottando contro l'impulso di non farlo. Ci fu un lungo momento di esitazione, che lo mise a disagio. Poi un'illuminazione, la prima scintilla di qualcosa che stava nascendo come un gioco bizzarro, e che poi avrebbe assunto le dimensioni di un piano ben architettato. Alessandro però non poteva sapere dove l'avrebbe portato quella singolare intuizione, e non poteva di certo calcolare le conseguenze. L'importante era che lui ne uscisse indenne. Più forte... e più ricco.

***
Un raggio di sole colpì le palpebre di Beatrice. Aprì gli occhi. Dolorante. Proprio nel bassoventre. Come se fosse stata appena deflorata. Eppure si sentiva rilassata, completa, appagata. La stessa sensazione che si prova dopo un bel sogno. Capiva che le era capitato qualcosa di meraviglioso, ma non era in grado di capire cosa.
Le faceva male la testa. Aveva la bocca asciutta. Come quando beveva qualche bicchiere di troppo. Non sapeva dove si trovasse. Chiuse gli occhi per alcuni secondi e poi li riaprì, provava a riprendere le misure della realtà. Le bastò girare la testa verso la sua destra per ritrovarsi.
***
Vincenzo Capretto
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Vincenzo Capretto
Mi chiamo Vincenzo Capretto, ho 41 anni, napoletano. Vivo a Roma e sono un Maresciallo della Marina Militare, nonché giornalista pubblicista. Laureato presso l'Università della Tuscia di Viterbo in Scienze Organizzative e Gestionali. Collaboro con diverse testate giornalistiche on line. Nel tempo libero mi diletto a scrivere poesie e piccoli pensieri. Appassionato del genere thriller/horror, sono un estimatore dei registi Dario Argento, Stephen King, Christopher Nolan e James Wan. Estroverso ma anche sensibile. Adoro scrivere ma anche parlare. È difficile che mi arrenda davanti a un ostacolo. Il mio motto di una vita è: - volere è potere - , tatuato anche sulla pelle, insieme a - non fare agli altri quello che non vorresti essere fatto a te stesso - . Amo viaggiare. Ho visitato almeno un quarto del pianeta. Mi sono cimentato in quasi tutti i tipi di sport, in particolar modo del calcio. Una notte di luglio sogno la trama del mio primo romanzo, Il volto dell'inganno, un thriller psicologico. La mattina seguente inizio l'opera. Nella notte di Natale concludo il romanzo. Il libro è pubblicato con Edizioni Dialoghi del Gruppo Utterson nel luglio 2020.

Writer Officina: Qual è stato il momento in cui ti sei accorto di aver sviluppato la passione per la letteratura?

Vincenzo Capretto: Sin da bambino ho sempre scritto piccoli pensieri, poi negli anni trasformatisi in poesie.
D'un tratto mi sono allontanato dal mondo della scrittura senza un vero motivo per immergermi, definitivamente, alla - tenera - età di 34 anni: ho iniziato a scrivere articoli sportivi, poi di attualità, di tecnologia e così via. Fino al raggiungimento dell'iscrizione all'albo dei giornalisti. Nel luglio 2019, a seguito di uno sogno, è scoppiata dall'anima la passione per la narrativa raggiungendo il suo apice con la stesura del mio primo romanzo, un thriller psicologico: IL VOLTO DELL'INGANNO.

Writer OfficinaWriter Officina: C'è un libro che, dopo averlo letto, ti ha lasciato addosso la voglia di seguire questa strada?

Vincenzo Capretto: Nessun libro nello specifico. La voglia di scrivere, di comporre, di riportare sulla carta le mie osservazioni, è esplosa dal nulla senza stimoli esterni.

Writer Officina: Dopo aver scritto il tuo primo libro, lo hai proposto a un Editore? E con quali risultati?

Vincenzo Capretto: Il libro è stato proposto a diverse Case Editrici, medio-piccole. Dopo tre mesi dalla presentazione sono stato chiamato dalla Dialoghi Edizioni, gruppo Utterson (fanno parte anche Alter Ego, Augh!, Scatole parlanti). Voglio sottolineare che non ho sborsato un solo euro per la pubblicazione.

Writer Officina: Pubblicare su Amazon KDP può rappresentare un'altra opportunità?

Vincenzo Capretto: Non ho pubblicato con Amazon KDP, ma potrei farlo sicuramente in futuro. Non sono assolutamente contro. Ha i suoi pro ed i suoi contro, direi come tutto.

Writer Officina: A quale dei tuoi libri sei più affezionato? Puoi raccontarci di cosa tratta?

Vincenzo Capretto: Per il momento al primo ed unico, il thriller psicologico "Il Volto dell'Inganno".
A luglio del 2019 avevo deciso che per il mio quarantesimo compleanno del successivo ottobre avrei fatto qualcosa per me stesso. Uscivo da una separazione che aveva lasciato grossi segni sul mio io. L'idea iniziale era scrivere un'autobiografia. Avevo buttato giù anche qualcosa. Poi, qualche ora dopo, mi ero reso conto che non era quello che realmente sentivo e sinceramente in pochi avrebbero letto l'autobiografia di un perfetto sconosciuto. Ricordo che erano le ventidue circa quando mi dissi che avrei dovuto provare a scrivere un thriller, visto che è sempre stata la mia passione. Calcolate che all'età di quattro anni ho visto L'esorcista.
Andai a dormire con quest'idea. Durante la notte sognai quello che voi leggerete nel prologo e nel primo capitolo. Mi svegliai alle tre e iniziai a scrivere più o meno il mio sogno. L'indomani ritoccai quello che avevo scritto. La notte successiva sognai ancora un'altra parte del racconto, mi risvegliai e continuai a scrivere.
La prima cosa che ho scritto totalmente è stato il prologo, ancora prima di aver ultimato la trama. L'ho scritto immaginando di - entrare - al buio nella prima scena del libro e con una macchina fotografica (con flash) iniziare a scattare foto a caso.
Circa una settimana dopo, girovagando su internet avevo scoperto che l'ambientazione del primo capitolo in realtà era un posto esistente: Valsolda, Como.
Ecco brevemente la trama del mio libro: Valsolda, Como, estate del 1990. È notte. Urla provenienti da un piccolo appartamento.
Un cane che abbaia, un neonato che piange, brevi passi veloci, due colpi di pistola.
Sembra la scena di un delitto.
Dieci anni dopo siamo a Milano Tre.
La tranquillità della famiglia Mariani è scossa dall'arrivo della tata, Greta Kuznetsova, una donna cupa e misteriosa, che inizia a riversare sul figlio attenzioni fin troppo speciali. Neppure la padrona di casa, Beatrice Mariani, splendida donna viziata, riuscirà a resistere al suo lato oscuro. Nel vortice di pulsioni inarrestabili finisce anche il marito Alessandro, dirigente di una nota casa farmaceutica che, pur di raggiungere i suoi obiettivi di carriera, sarà disposto a tutto.
Un farmaco per la cura del cancro diventerà il simbolo dell'avidità e della ricchezza, in una lotta senza esclusione di colpi.
Ho provato a toccare diverse tematiche attuali quali crisi coniugale, abuso minorile, frustrazione e sete di potere, con un occhio di riguardo all'unico vero amore indissolubile e incondizionato: l'amore materno.
Il titolo non è enigmatico ma abbastanza chiaro. Non credo che esista al mondo una persona che almeno una volta nella vita non abbia trasformato il suo volto in una maschera ingannevole per i motivi più disparati, magari anche non volendo, perché l'inganno è intrinseco all'essere umano.

Writer Officina: Quale tecnica usi per scrivere? Prepari uno schema iniziale, prendi appunti, oppure scrivi d'istinto?

Vincenzo Capretto: Prendo appunti, i più svariati. Successivamente passo ad uno schema e infine stendo la trama. Senza avere la trama completa non inizio. Ovviamente, però, durante la scrittura posso fare dei cambiamenti. Nella stesura del mio romanzo non credo di aver utilizzato uno stile innovativo, ma se dovessi dargli un nome credo che lo chiamerei - schema a forma di pino - , come l'albero. La trama principale rappresenta il tronco, le storie secondarie i rami. Provo spesso ad allontanare il lettore dalla principale linea narrativa, facendolo immergere in una storia secondaria, da cui potrà ricavare ulteriori dati utili per ricostruire la trama portante.

Writer Officina: Cosa vorresti che le persone dicessero del tuo romanzo??

Vincenzo Capretto: Che è un romanzo avvincente e sorprendente.
Riportando una citazione dello scrittore Raymond Carver il quale diceva: - Se siamo fortunati, non importa se scrittori o lettori, finiremo l'ultimo paio di righe di un racconto e ce ne resteremo seduti un momento o due in silenzio. Idealmente, ci metteremo a riflettere su quello che abbiamo appena scritto o letto; magari il nostro cuore e la nostra mente avranno fatto un piccolo passo in avanti rispetto a dove erano prima. La temperatura del corpo sarà salita, o scesa, di un grado. Poi, dopo aver ripreso a respirare regolarmente, ci ricomporremo, non importa se scrittori o lettori, ci alzeremo e, "creature di sangue caldo e nervi", come dice un personaggio di Cechov, passeremo alla nostra prossima occupazione: la vita. Sempre la vita - .
Ecco, vorrei rendere fortunati i miei lettori.

Writer Officina: In questo periodo stai scrivendo un nuovo libro? È dello stesso genere di quello che hai già pubblicato, oppure un'idea completamente diversa?

Vincenzo Capretto: Ho messo nel cassetto una trama di un romanzo drammatico sentimentale: quattro storie d'amore che si intrecciano a Roma. Chissà un giorno lo riprenderò. Ho invece, seriamente, iniziato a lavorare ad un nuovo thriller.
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