|
Leviathan
|

Accadde tutto in pochissimi secondi. Lang non ebbe neanche il tempo di rispondere. Feuerbach vide una enorme macchia scura comparire lungo il fianco destro dell'U-906, e ingrossarsi sempre di più. Capì che qualcosa di gigantesco stava emergendo, e cercò di lanciare un avvertimento all'amico, ma prima che potesse farlo l'acqua sembrò esplodere, e una immensa massa scura si levò accanto al sommergibile. Il sole creava strani riflessi sull'acqua che cadeva da essa come una cascata, ma Feuerbach, prima che accadesse il disastro, riuscì a distinguere delle enormi pinne, e una lunga, gigantesca bocca. Poi la misteriosa figura si abbatté come un maglio sull'U-906. Colpì la parte prodiera del battello, appena davanti al cannone. Un gemito di metallo si levò nell'aria, e il sommergibile si rovesciò di colpo verso destra, come colpito da una frustata, mentre la strana entità ricadeva in acqua. L'U-906 collassò sul lato destro; il violentissimo impatto doveva aver aperto diverse vie d'acqua nello scafo; inoltre, poiché il battello era in superficie, i boccaporti erano aperti, perciò l'acqua si rovesciò all'interno dell'u-boot come un fiume in piena. In meno di un minuto, davanti agli occhi increduli dell'equipaggio dell'U-890, che si era radunato in buona parte in coperta, l'altro sommergibile si rovesciò del tutto, con la chiglia rivolta verso il cielo. Nessun uomo dell'equipaggio aveva avuto il tempo di uscire, e quando, dopo meno di un altro minuto, l'U-906 iniziò a sprofondare di poppa, li portò tutti con sé negli abissi. Dopo poco più di due minuti dall'improvviso attacco, non rimaneva neanche una traccia del sommergibile. Il gelo era calato sull'equipaggio dell'U-890: i circa venti uomini che erano usciti all'aperto fissavano attoniti il tratto di mare che fino a pochi secondi prima era stato occupato dall'altro battello. Non c'erano rottami; non c'erano macchie di carburante. L'U-906 era semplicemente sparito, come se non fosse mai esistito. Feuerbach non riusciva a staccare gli occhi dal disastro: quello che aveva appena visto era per lui, semplicemente, inconcepibile. Lentamente, come se nelle sue giunture fosse stata versata della sabbia, si voltò verso il suo secondo, che, come lui, fissava attonito l'oceano:- Wenders...è...è... - Impossibile...- balbettò l'altro ufficiale. - Che...che diavolo era, Wenders?- chiese il capitano, con una punta di panico, - Non esiste una creatura del genere! - Lo ha... lo ha affondato in un solo istante!- riuscì a spiccicare a stento Stronheim, che si era arrampicato sulla torretta giusto in tempo per assistere al terrificante spettacolo, - Un solo attacco... impossibile! Il capitano, annientato, si appoggiò alla balaustra:- Questo... questo è un incubo! Non può essere successo davvero! Quasi a voler rispondere alla sua affermazione, il terrificante suono, che evidentemente era il verso della misteriosa creatura, riempì nuovamente l'aria. Gli occhi di tutti si riempirono di paura; il capitano cominciò a guardare forsennatamente in ogni direzione. - Laggiù, capitano.- disse von Heddegger, che sembrava essere il solo a mantenere la calma, ed indicò un punto sulla destra del sommergibile, dalla parte opposta rispetto al punto dove era affondato l'U-906. Freneticamente, il capitano afferrò il binocolo e lo puntò in quella direzione: a circa un miglio dal battello, in superficie, si vedeva una sterminata massa scura. La creatura sembrava nuotare molto lentamente, senza alcuna fretta. Il capitano poté vederla bene, e ciò che vide riempì di paura il suo cuore. Una volta, circa tre anni prima, durante una missione nell'Atlantico settentrionale con un altro sommergibile, aveva visto una balenottera azzurra; per quel che ne sapeva, quello era l'animale più grande esistente sulla terra. In confronto a quell'essere, però, sembrava quasi piccola. Valutò che la creatura fosse tre volte più lunga di una balenottera. Il colore era grigio, tendente all'azzurro sul dorso e più scuro nella parte bassa; il ventre, ovviamente, era nascosto sott'acqua. La sua schiena sembrava luccicare sotto il sole. L'enorme testa, lunga quasi sette metri, terminava con due gigantesche mascelle da coccodrillo, lunghe e strette. La coda, a differenza di quella di un cetaceo, declinava in una punta, come quella di una lucertola. Anziché avere una pinna pettorale su ogni lato, come le balene, dal suo fianco spuntavano due pinne, che usava per nuotare, muovendole quasi come ali. Impossibilitato a credere a ciò che vedeva, Feuerbach abbassò il binocolo; vide che anche Stronheim ne aveva preso uno, e fissava sbigottito l'essere:- Non è possibile...- borbottò – Quella cosa deve essere lunga almeno ottanta metri! - Forse anche novanta.- disse con voce piatta von Heddegger. - Assurdo!- disse Stronheim - Non esiste sulla terra un animale simile! Non è mai esistito! Feuerbach cercò di darsi un contegno; prese fiato, poi chiese:- Perché quella cosa ha attaccato il battello di Lang? E perché adesso sembra ignorarci? Non aveva rivolto la domanda a qualcuno in particolare, ma subito dopo si rivolse a Stronheim:- Karl, tu che ne pensi? Vedendo lo sguardo vacuo del ragazzo, lo incalzò:- Avanti, ragazzo! Non hai detto di aver studiato biologia? Dimmi qualcosa! Stronheim si tolse il berretto e si passò una mano tra i capelli borbottando:- Quell'essere non esiste nella biologia poi, preso un respiro profondo, disse:- In ogni caso, a qualsiasi specie appartenga, sembra un predatore. Forse ha scambiato l'U-906 per una preda, o per un rivale. Il fatto che sia sprofondato senza reagire potrebbe averlo confuso. Probabilmente non ci considera una minaccia. - Fortunatamente per noi- commentò Wenders,- Credo che sia meglio scappare alla svelta prima che decida di provare a vedere come ci comportiamo noi in caso di attacco. Feuerbach strinse i pugni: faticava ancora a credere a ciò che aveva visto, e non era riuscito a scacciare completamente la paura. Sapeva che fuggire era probabilmente la scelta più saggia; quell'essere, però, aveva ucciso Lang e tutti i suoi uomini. Andarsene senza fare nulla gli sembrava un comportamento da vigliacchi. Fu la voce del marconista a scuoterlo dalla sua indecisione; il giovane, che era uscito in coperta davanti alla torretta, urlò:- Comandante! Ci sono uomini in mare! Come colpito da una scossa elettrica, il capitano si catapultò alla balaustra:- Dove? Vedendo che il marinaio indicava il luogo dove era affondato l'U-906, Feuerbach puntò il binocolo in quella direzione; vide tre figure umane che annaspavano nell'acqua gelida, a poche decine di metri dal luogo del disastro; erano troppo lontani per distinguere le facce, ma il capitano riconobbe immediatamente la chioma bionda di uno di loro. - Quello è Lang!- disse con infinito sollievo - Devono essere stati sbalzati via dalla torretta al momento dell'attacco!- Immediatamente gettò via il binocolo e, rivolgendosi agli uomini, urlò:- Tutti ai posti di manovra, subito!- e si fiondò all'interno del sommergibile. Mentre il suo equipaggio si affannava a raggiungere i propri posti, iniziò a gridare ordini con la velocità di una mitragliatrice:- Motori avanti adagio! Timone dieci gradi a sinistra, dirigere per tre-cinque-zero! Squadra di salvataggio in coperta! Andiamo a prenderli! Rapidamente, l'U-890 si diresse verso il luogo dell'affondamento. Con abilità, Feuerbach lo portò a fermarsi accanto ai naufraghi, che si tenevano faticosamente a galla. La squadra di salvataggio li tirò subito a bordo; oltre a Lang, si erano salvati il suo secondo e un giovane marinaio. Benché fossero rimasti in acqua solo pochi minuti, le loro labbra stavano già diventando bluastre per l'ipotermia. Il capitano più giovane tentò di dire qualcosa, ma il forte tremore glielo impedì; alla fine, quando Feuerbach accorse al suo fianco, riuscì a balbettare:- Grazie. L'altro gli strinse amichevolmente la spalla, poi ordinò:- Toglietegli quelle uniformi bagnate e portateli nella sala macchine; il calore dei motori li rimetterà in sesto. Nel vedere quei tre uomini malridotti che venivano portati quasi di peso all'interno del sommergibile, e pensando agli altri cinquanta che giacevano sotto l'oceano, venne preso da una rabbia incontenibile. Senza ragionare, si arrampicò sulla torretta, oltrepassò il colonnello von Heddegger, che era rimasto fermò per tutto il tempo, e scese all'interno del battello. Una volta dentro, prese fiato e ordinò con voce lapidaria:- Motori avanti mezza. Virare per uno-sette-zero.- poi, dopo un paio di secondi, aggiunse:- Tutti ai posti di combattimento! Artiglieri ai pezzi! Vedendo le facce sorprese dei suoi uomini, continuò:- Quell'essere ha affondato l'U-906. Ha ucciso i nostri compagni. Ora noi uccideremo lui! |
|
Votazione per
|
|
WriterGoldOfficina
|
|
Biblioteca

|
Acquista

|
Preferenze
|
Recensione
|
Contatto
|
|
|
|
|
|
Conc. Letterario
|
|
Magazine
|
|
Blog Autori
|
|
Biblioteca New
|
|
Biblioteca Gen.
|
|
Biblioteca Top
|
|
Autori
|
|
Recensioni
|
|
Inser. Estratti
|
|
@ contatti
|
|
Policy Privacy
|
|
Autori di Writer Officina
|
|
|
Sono nato trentuno anni fa nel cuore della Toscana, nella bellissima cittadina di Colle di Val d'Elsa, proprio a metà strada tra Siena e Firenze. Ho portato avanti studi letterari, laureandomi in storia, e attualmente lavoro come giornalista su due testate, una delle quali è la sezione senese de La Nazione. E' il mestiere che ho sempre sognato, anche se con gli anni ho capito che difficilmente potrà permettermi di guadagnarmi da vivere, quindi sto lottando per ottenere stabilmente un ruolo da insegnante, che mi permetterebbe anche di continuare a scrivere. Vivo tuttora a Colle, nella casa dove sono cresciuto, e spero di riuscire a costruirmi un futuro qui.
Writer Officina: Qual è stato il momento in cui ti sei accorto di aver sviluppato la passione per la letteratura?
Marco Brunelli: Difficile dirlo, ho iniziato ad amare la lettura quando ero molto piccolo, e poco dopo ho cominciato a scrivere piccole storie cercando di replicare quanto avevo letto. Da subito ho sviluppato la tendenza a scrivere cose che avrei amato leggere, e verso i dodici-tredici anni ho prodotto due primi esempi di romanzetti, anche se solo come esercizio, visto che entrambi erano un po' troppo prossimi al plagio di altre opere, ma mi hanno spinto ad impegnarmi per realizzare qualcosa di mio negli anni successivi.
Writer OfficinaWriter Officina: C'è un libro che, dopo averlo letto, ti ha lasciato addosso la voglia di seguire questa strada?
Marco Brunelli: Più che un libro, direi un autore: fin da ragazzo ho adorato i libri di Stephen King, soprattutto il suo modo di descrivere la mente, i pensieri ed i sentimenti umani. A lungo ho tentato, come dicevo all'epoca, di "entrare nella mente di un genio", prima di rendermi conto che certamente non ero King, e che ogni autore ha il suo modo di scrivere, senza dover cercare di imitare un campione. In ogni caso, l'idea di poter realizzare anche io qualcosa di buono mi ha spinto a continuare a impegnarmi.
Writer Officina: Dopo aver scritto il tuo primo libro, lo hai proposto a un Editore? E con quali risultati?
Marco Brunelli: Si, l'ho fatto, e purtroppo la fretta mi ha tradito: ero talmente ansioso di riuscire a pubblicare qualcosa che mi sono affidato ad una casa editrice a pagamento, un errore che non ripeterò visti i risultati.
Writer Officina: Ritieni che pubblicare su Amazon KDP possa essere una buona opportunità per uno scrittore emergente?
Marco Brunelli: E' una domanda che ho fatto anche a me stesso, visto che ho preso in considerazione l'idea di utilizzarlo. Personalmente, credo che possa essere un buon modo per iniziare senza correre troppi rischi, anche se una vera casa editrice garantisce, naturalmente, una distribuzione e, soprattutto, una promozione molto diversa, lì devi curare tutto da solo.
Writer Officina: A quale dei tuoi libri sei più affezionato? Puoi raccontarci di cosa tratta?
Marco Brunelli: La risposta sembrerebbe banale, considerando che per il momento ne ho pubblicato soltanto uno. Potrei anche dire che il mio libro preferito è il prossimo, ma la verità è che il libro al quale sono più affezionato è quello che il primo che ho scritto da ragazzino: una sorta di impubblicabile "clone" di Jurassic Park, scritto come può essere l'opera di un ingenuo tredicenne. Fa tenerezza, ma ci sono veramente affezionato.
Writer Officina: Quale tecnica usi per scrivere? Prepari uno schema iniziale, prendi appunti, oppure scrivi d'istinto?
Marco Brunelli: A volte cerco di crearmi uno schema, ma raramente finisco per rispettarlo. Molto più spesso mi trovo ad andare a braccio, avendo in testa, in molti casi, l'inizio e la fine dell'opera, ma non tutto lo svolgimento, che costruisco mentre vado avanti con la scrittura.
Writer Officina: In questo periodo stai scrivendo un nuovo libro? È dello stesso genere di quello che hai già pubblicato, oppure un'idea completamente diversa?
Il tuo nome cognome: Ne ho appena completato uno, e adesso sono in cerca di una casa editrice per pubblicarlo. E' un romanzo di fantascienza, come il mio primo romanzo, anche se lo stile è completamente diverso.
|
|
Tutti i miei Libri

|
Profilo Facebook

|
Contatto
|
|
|
|