Writer Officina
Autore: Raffaele Formisano
Titolo: Tahu-Nui-A-Rangi il grande incendio del cielo
Genere Fantascienza
Lettori 5700 439 73
Tahu-Nui-A-Rangi il grande incendio del cielo
- Non fa per me questa vita -
Non era il primo sfogo del giorno, né sarebbe stato l'ultimo.
Lei tentava di non badare al nauseante senso di soggezione alla crudele soverchieria di un ruolo forzato.
Occorreva non fare chiasso.
Ma il corpicino piacente da serva non passava inosservato.
E non soltanto perché fosse in bianco e nero (nessun personaggio di quella realtà avrebbe mai dato peso alla cosa).
Si boccheggiava, sotto le calde vampate del khamsin, che preannunciava l'avvento del sefi (l'estate).
E il calore prodotto nel trasudare si mescolava a quello portato da quel vento secco, tanto che le sembrava, in certi momenti, di divenire infuocata.
- Su, giù, su, giù... - cercava di cadenzarsi pestando pagnotte di semi d'orzo in giare riempite d'acqua.
Che ci voleva a preparare la birra?!
Mettevi a bagno i chicchi di orzo, poi, dopo un giorno, li scolavi e li lasciavi asciugare per poi rimetterli a bagno. Dopo l'ammollo facevi in modo che il tutto fermentasse in un luogo caldo, quindi filtrazione e successiva lavorazione per ottenere una pasta (o pagnotte) a cui andavi ad aggiungere varie sostanze.
Lasciavi ancora fermentare l'impasto così ottenuto in recipienti chiusi, per poi travasarlo in giare. Lei era arrivata a questa fase, per ottenere un liquido denso, il quale necessitava di filtrazione ultima in tini prima di essere bevuto.
Un lavoretto adatto a una donna, non c'era che dire!
Si usava così nell'Egitto di allora, era la tradizione a volerlo.
Una bazzecola, almeno secondo Otari, il suo padrone.
- Corpi delicati... mai che sia forte, una cicciona, una donna forzuta, mascolina... Gliela farei vedere io allora! - brontolava Myriam, con riferimento all'inefficacia del test al plicometro che il modulo 5 (quello che aveva incontrato sir Robert Scott), incontaminato da virus, aveva subito.
Ogni tanto scorgeva il vertice della Piramide in lontananza, aspettandosi qualcosa dall'alto, mentre le tinte del cielo rossastro si amalgamavano fra di loro imbrunendo, la scena in procinto di cedere al blu della notte africana.
Il khamsin iniziava a prendere colpi, vinto da un altro vento serale che interveniva a donare al suo corpo dolci carezze su segni di percosse.
- Sei ancora lì fuori? - sbraitava il padrone dalla locanda.
- Faccio più presto che posso - .
Otari sporse la testa oltre l'uscio d'accesso al cortile, per controllare a che punto si fosse.
- Devo soltanto filtrare... -
- Soltanto filtrare? Io ho dieci avventori che vogliono birra e lei deve filtrare! - .
Lui fece per afferrare lo scudiscio attaccato al perizoma, chiuso, sul davanti, con una sorta di grembiule plissettato con una punta sporgente.
Sembrava che staffilarla potesse appagarlo da una certa collera mai repressa.
Lei accennò a darsi una mossa, quasi a volerlo calmare.
Otari desistette, avvicinandola.
- Sbrigati, non voglio ripetertelo! - le bisbigliò in orecchio, agguantati che ne ebbe i capelli lunghi e scuri, per imprimere loro uno strattone all'indietro, fino a farle rivolgere il volto al cielo stellato.
Sothis lacrimava, alla sinistra della piramide terminata.
Se quello non era il segnale...
- Ehi oste! Oste! - si sgolava un cliente.
- Arrivo, arrivo! - fece lui, servile, spingendosi tosto all'interno.
- Myriam, ci sei? Myriam... - .
La voce proveniva dalla “porta” Sothis.
- Ci sono, ci sono - .
- Sei in postazione T-10? -
- Rupert, mio caro! Io sono quaggiù da tre settimane.
Tu dove cavolo sei?
Questo Egitto Antico... non è proprio il massimo - .
- Sono all'esterno della Piramide, come mi ha indirizzato il Comando - .
- Bene! Allineamento previsto alle 0.40 di questa notte - .
- Vedi di esserci, siamo nelle tue mani - .
- Si, si, ho capito - tagliò corto lei lievemente seccata - Spero che quest'avventura abbia un lieto fine - .
Il collegamento fu bruscamente interrotto da sovrapposizioni di linea spazio-tempo.
- Vediamo che cosa ne è uscito - cercò di tirare le somme la serva, annusando il prodotto ultimato.
- Hmmm, sembra pronta - e s'affrettò a portarne una brocca in taverna.
Due clienti si sfidavano al senet, una specie di antico backgammon, sotto occhi interessati di scommettitori che si mordevano, ansiosi, le mani.
Il suo sguardo sfiorò di striscio uno dei due giocatori, che le sembrava carino.
Si sentiva a disagio, il suo passo ostacolato da una veste lunga e attillata, chiusa al di sotto del petto, che permetteva di intravederne le forme in maniera un po' impudica.
- Ma dove vai? - la bloccò un individuo, già inebriato di shedeh, un succo di melograno alcolico.
Lei provvedeva a servirgli un - Lasciami, bestia! - , facendo attenzione che il recipiente non le traboccasse.
Otari s'avvicinava più preoccupato per la sua birra, che non per la figliastra.
- Mio stimato signore, ti prego: così mi rovini dell'ottima birra - .
- Ottima? Hai detto ottima? - e strappò la brocca di mano alla serva per un assaggio del contenuto.
Dopo due sorsi, lo sputò in faccia al gestore.
- Acqua colorata! -
- Tu mi mortifichi, mio signore - si rammaricava l'oste paonazzo in viso, per poi provarne un po' anche lui.
Ciò lo mandò su tutte le furie, il frustino dal fianco lo chiamava con insistenza, per rimproverargli eccessiva clemenza.
Non se lo lasciò ripetere.
Tempo un istante e la ragazza fu a terra, sotto sferzate belluine.
- Ehi! - si frappose l'avventore sbronzo - Non maltrattare il mio fiore del deserto! -
Ella sentiva e capiva e non ne poteva più.
Ne approfittò per riportarsi in piedi e rifugiarsi fuori, inseguita dalle vane minacce dell'oste - Aspetta che ti prenda... - , mentre il tonfo dell'avventore, che s'accasciava stremato sul pavimento, distolse i presenti dalla partita in corso.
- Non una lacrima - si ripeteva.
COINVOLGIMENTO... questa parola andava annullata, a partire dalla faccenda di Daniel.
E corse su per la scala in pietra calcarea che conduceva sul ballatoio superiore della taverna a un piano.
- Coraggio - rimuginava col fiatone, pigiando le mani contro la balaustra di mattoni crudi, seccati al sole - Calmati ho detto. Respira. Myriam, tu sei Myriam, un'entità polivalente; non sei una sguattera, non sei una puttana, non sei niente, solo una polivalente. E non scordartelo, mai! -
Ma come poteva far finta di nulla? Di non avvertire ciò che una ragazza del volgo sentiva? Di non provare ciò che il suo personaggio doveva?
Guardò, a monte, le case dei nobili.
Tre donne altezzose, su di una terrazza, parlottavano fra loro, altere e sprezzanti verso i bassifondi.
Myriam ricorse al suo zoom per osservarne una più da vicino.
Era bellissima. Forse il suo sfarzo era bello, non lei.
Indossava una veste leggera, diafana, di lino bianco, coperta di pieghe, drappi, sbuffi e spacchi.... Un sogno, e il look all'ultima moda: nessuno più di una serva desiderava una bella parrucca, cromatica, fatta di veri capelli, adorna di trecce curate, o di poter mettere un poco di ombretto alle palpebre superiori.
Avrebbe voluto indossare un usekh anche lei; fissava con brama quei giri di perle che le cingevano la gola; cercò (complice sempre lo zoom) di afferrarli e di stringere forte, più forte che le riuscisse, fino a strapparglieli via dal collo. Ma le sue mani raccolsero solo aria.
- Oh, sciocca! - si rimproverò mollandosi un buffetto - Guarda laggiù piuttosto! - e puntò l'occhio verso la riva del Nilo, più a valle.
- Eccolo il nostro gonzo! - fece rivolta a sé stessa, nell'inquadrare il custode di barche.
Consultò il cronometro: centodue minuti all'allineamento.
- É ora di muoversi! - seguitò a dirsi sbuffando.
- Ehi dico a te, stronzetta! - Era Otari in cerca di lei.
- Io me ne vado, bastardo! - esclamò, avvicinandosi ad una pertica affiancata alla locanda.
Si lasciò scivolare giù.
Il trasferimento spaziale le parve immediato, tanto che non si accorse nemmeno di essere già fianco a fianco con Horet, il giovane sorvegliante di imbarcazioni.
- Sei proprio decisa a tagliare la corda? Sarà dura fuggire insieme - la mise in guardia.
- Si, è quello che voglio! - , in fondo ne avevano già parlato, e molte volte, seduti lì sulla riva a contemplare la volta celeste.
Nessuno mai aveva imparato il percorso che conduceva a quel fascinoso Tempio Celeste.
“Che straordinarie acque!” pensava da sempre Horet “Dev'esserci un ramo segreto del Nilo a condurre lassù qualche nocchiero valido” lo sapeva, o meglio voleva crederci.
Fosse toccato a lui!
Aveva cercato per molto tempo quella diramazione, ma la sua virtus.... doveva non essere proprio a livello soddisfacente “C'è tempo, c'è sempre tempo per migliorare” sperava.
- V'imbarcate? Per andar dove? - sopraggiunse qualcuno, mentre Myriam prendeva posto sulla piroga di fasci di palma chiusi alle due estremità, messa in acqua.
- Sirte?! - si meravigliò il ragazzo, cercando nel buio un profilo di cui conosceva il flebile timbro di voce.
Sirte si palesò alla fiaccola retta da Horet; il suo aspetto ostentava tutta la freschezza da giovinetta.
- Che ci fai sola a quest'ora di notte, sorella? Non sai che... -
- Tu stai fuggendo con quella donna! -
- Torna a casa, che è tardi! -
- Vieni anche tu, rientriamo insieme - .
- Sai..., sai che non posso - .
- Io vengo con te, allora - .
Horet pose la fiaccola in un sostegno ancorato ad una parete lì vicino, entrando, poi, in acqua bassa per spingere l'imbarcazione a largo.
- Vattene! - le strillò allontanandosi, senza voltarsi.
Saltò, infine, in barca, aiutato da Myriam.
Mettendo mano al remo a forma di lancia un “Aiuto” lo invocò dalla poppa.
Sirte era arrivata fin dove toccava, pur non sapendo nuotare.
- Che diamine... - imprecò Horet, afferrando immediatamente il gracile corpo della sorella dalle acque.
- Ti avevo detto di non venire - .
Poi si rivolse alla serva: - Troverò il modo di rispedirla a casa, una volta arrivati a Giza - decise con placidità, calmatosi presto, carezzando i capelli della piccina ancora tremula.
Quindi si spinse verso prua, lasciando a Myriam il compito di governare con due pale, bilanciate sui fianchi, le quali fungevano da timone.
La ragazzina la fissava con aria sinistra.
- Io ti conosco - le sussurrò, impegnata la polivalente in una manovra di virata.
Sapeva di polivalente anche lei quel tesoruccio.
“Questa non ci voleva” pensò la serva, sforzandosi di non agitarsi - Io no invece. Sei una dei nostri? - le chiese, sperando in un qualche rinforzo.
- E chi lo può dire? - rilanciò l'altra, con un risolino che non preannunciava granché di buono.
- Tutto bene lì dietro? - chiedeva, intanto, l'ingenuo Horet, messa mano ai remi.

Sothis versava lacrime amare per il dio Osiride, solidale un tempo con la sua padroncina Iside, che mai si era degnata di riferirle che Egli fosse tornato in vita.
E quelle lacrime mandavano in piena il Nilo, rendendo fertili i territori che il fiume lambiva.
Iside aveva visto che ciò era cosa buona: il pianto di quella stella non era stato mai interrotto.
Sembrava che Sothis guidasse in acque sicure la barca diretta alla piana di Giza.
E le sue amiche, riflesse sul grande specchio fluviale, davano a Horet la più che gradevole sensazione di un viaggio nel Cosmo notturno, come sognava da sempre.
Sotto i riflessi degli astri celesti, il fiume appariva talvolta lucente, ingresso divino verso un regno di beatitudine.
Più ci si avvicinava a Giza, tanto più Sothis volgeva il proprio fulgore verso la cima della Grande Piramide.
- Ci siamo - disse fra sè Myriam, diretta l'imbarcazione verso la sponda.
Sirte s'era appoggiata alla schiena di suo fratello, fingendo di appisolarsi.
Un bel quadretto familiare, forse fin troppo perfetto.
La fregatura doveva esserci, ne era sicura.
Si soffermò, dunque, su di un particolare: la mano destra della mocciosa cercava furtiva qualcosa dal fondo della barca.
Myriam non ricordava avesse portato nulla a bordo.
A meno che...
Non finì di sospettarlo che si gettò addosso a Horet, trascinandolo in acqua con lei: la dolce sorella sparava all'impazzata con la pistola laser che aveva ricevuto attraverso un portale M.T.O. temporale.
Non sapeva granchè maneggiarla.
- Che succede? Sirte, dov'è Sirte? -
- Che vada all'Inferno! - esclamò Myriam - Sotto e trattieni il fiato! - .
La piccola tentò di beccarli.
- Maledizione, si sono immersi! -
Una chiazza di sangue, tuttavia, affiorava a galla.
- Non mi freghi, amore! É il trucco più vecchio del mondo! Prima o poi dovrete riemergere - .
Trascorsero alcuni minuti, che le passò per la mente un'idea singolare.
E se lei stesse baciandolo, fornendogli parte di una riserva di ossigeno d'emergenza?
Agguantò un remo dall'estremità stretta appuntita, quindi chiuse gli occhi, in concentrazione identificativa.
- Là! - colpì secca, sportasi oltre l'imbarcazione.
Venne a galla sangue vero stavolta, assieme a Horet ferito.
- Fermati, sono io, che ti prende? -
- Sta' zitto, coglione! Non voglio te - .
- Dunque me? - fece alle sue spalle Myriam, risalita lesta in piroga, soffiandole l'arma - Addio, carina - .
- No, non puoi farlo! - s'intromise il ragazzo, agitando l'imbarcazione col poco di forze che gli restavano.
Si lasciò andare poi.
- Razza di idi... - ma la frase le fu mozzata, finita lei, Myriam, in acqua di nuovo, sotto il rinculo dell'arma da fuoco che aveva sparato a vuoto.
- Guardie! - gridava la mocciosa, rivolta a uomini in piroghe che li seguivano furtivamente.
- Oh, merda! Custodi del Tempo! - fece Myriam, emersa la testa a spiare ciò che accadesse di sopra.
“Sedici minuti all'allineamento” le segnalò il timer.
S'immerse di nuovo, nuotando in profondità, fino a ricorrere all'ultima riserva interna di ossigeno, che forse le avrebbe permesso di giungere a riva per tempo, salvo complicazioni.
E le complicazioni c'erano.
Il corpo di Horet vagava inerme lì sotto, privo di sensi, precipitando a piombo.
Il primo impulso di Myriam fu di lasciarlo affondare, che ben gli stava.
Mentre s'allontanava, però, qualcosa le scattò dentro, attraversandole un flash mnemonico la mente, nelle cartelle d'archivio MARK DOWSON e D.A.N.I.E.L di prossima cancellazione.
Tornò indietro a soccorrerlo, fornendogli ossigeno dalla sua bocca tramite un bacio acquatico, mentre si dirigeva, intralciata dal peso di lui, verso la sponda.
- Laggiù! Prendeteli, inseguiteli! - spronava Sirte i suoi mercenari.
Myriam toccò riva, poi chiuse gli occhi optando per il comando STRENGHT e puntando le pupille sull'omonima icona sotto le palpebre.
La nuova riserva di forza le permetteva di sollevare il corpo svenuto, per caricarselo sulle spalle.
Iniziò a correre a più non posso, sotto quel peso e sotto incalzare di micidiali e quasi precisi laser dalle piroghe in attracco.
La luce di Sothis, intanto, si proiettava in un punto determinato.
“2.59 IN ALLINEAMENTO, COMANDO IN ALLINEAMENTO, 2.44 NON ALLINEATA” la martellava la voce del timer.
- Maledizione! Non riesco a raggiungerti - disse a vuoto. Proiettili a lunga gittata la fuorviavano dall'itinerario corretto.
Altri Custodi del Tempo la braccavano via terra.
I due trovarono scampo dietro una roccia.
“RISERVA ENERGIA INSUFFICIENTE. INSERIMENTO DI CARICA SUPPLEMENTARE” le segnalava il suo System-Agent.
- Carica supplementare un corno! Quella mi serve per la missione - e seguitava a passarsi freneticamente la mano sinistra in mezzo ai capelli arruffati, in cerca di una soluzione rapida e indolore.
“CINQUE MINUTI ALL'ALLINEAMENTO” la martellava la voce elettronica.
Alzò gli occhi a Sothis, volgendo i sensi ai sistemi di intercettazione in cerca di loro.
“DUE VIRGOLA CINQUE MINUTI ALL' INTERCETTAZIONE”.
- Mi hai rotto... -
Pose, sfinita, l'occhio su Horet che respirava a fatica.
- Mi spiace, ragazzo - gli disse, palpandogli il viso ispido di prima barba: si staccò in fretta un molare, composto in realtà da un opercolo contenente una minuscola ricetrasmittente.
- Manda giù questo! - e glielo ficcò in bocca, facendo si che lo inghiottisse forzatamente.
Lo adagiò, poi, su sabbia fredda.
“INTERCETTATI!”
- Addio Horet - e gli baciò le labbra per l'ultima volta, prima di battersela, depistando su di lui i loro predatori.
Avrebbe chiuso per sempre con innocenti olocausti.
Chiuso per sempre con una vita assassina.
Corse lontano, molto lontano, struggendosi, frattanto ordinando al suo System-Agent di eliminarle il prima possibile dalla memoria ogni traccia delle cartelle MARK DOWSON, D.A.N.I.E.L e HORET.
La luce di Sothis fu su di lei allo scoccare del terzo secondo alla fine.
“ALLINEAMENTO COMPLETO. MATRICOLE 2.59 E 2.44 RILEVATE. ATTENDERE...”
- 2.44, lieti di sentirti - l'accolse nel sito di trasferimento la voce di Keenan.
- Pronta e in attesa, signore - e si strappò la sua veste in più scampoli, per non essere impedita in alcun movimento.
“SCENARIO GRANDE PIRAMIDE ATTIVO” si rifece viva la voce elettronica del Sistema Generale di connessione.
Rupert fu proiettato lì dentro nell'anno 2077, Myriam, in cambio modulo 3, nell'anno 2450 a.C.
Raffaele Formisano
Votazione per
WriterGoldOfficina
Biblioteca
Acquista
Preferenze
Recensione
Contatto
Home
Admin
Conc. Letterario
Magazine
Blog Autori
Biblioteca New
Biblioteca Gen.
Biblioteca Top
Autori

Recensioni
Inser. Estratti
@ contatti
Policy Privacy
Autori di Writer Officina

Raffaele Formisano
Mi chiamo Raffaele Formisano, sono un Ingegnere Gestionale impiegato tecnico presso un'azienda ad Atripalda (AV) in cui ci si occupa di recupero di rifiuti e rottami metallici e non. Anche in campo tecnico, il mio è un ruolo creativo di gestione progettazioni di impianti per il trattamento meccanico dei rifiuti ed impianti accessori. Sono sposato con Nunzia, che è un insegnante di sostegno alla primaria, e abbiamo due bellissimi bimbi gemellini di tre anni che si chiamano Angelo Raffaele e Ciro Lorenzo. Oltre alla scrittura, sono appassionato di lettura, di cinema e di videogiochi. Ho praticato nuoto molto tempo fa.

Writer Officina: Qual è stato il momento in cui ti sei accorto di aver sviluppato la passione per la letteratura?

Raffaele Formisano: Alle scuole medie, quando, in occasione di un tema di italiano avente per oggetto la descrizione di una favola, consumai ben tre quadernoni per riportare, per filo e per segno, tutto il film di Biancaneve e i Sette Nani della Disney.

Writer Officina C'è un libro che, dopo averlo letto, ti ha lasciato addosso la voglia di seguire questa strada?

Raffaele Formisano: Sicuramente il mitico CONTACT dell'immenso Carl Sagan.

Writer Officina: Dopo aver scritto il tuo primo libro, lo hai proposto a un Editore? E con quali risultati?

Raffaele Formisano: Si, certo, varie volte, e con netti rifiuti, fenomeno non infrequente per un nome del tutto sconosciuto. Ironia della sorte, conclusi il mio primo romanzo, di genere fantascienza, circa vent'anni fa e lo stesso, rimodernato, aggiornato e rivalutato nel tempo, uscirà a brevissimo con MEA EDIZIONI di Napoli. Nel mentre scrissi altri due romanzi, sempre dello stesso genere, uno nel 2009, col titolo di PROGRESSO, pubblicato da Homo Scrivens nel 2018, l'altro col titolo di IL PARADOSSO DI SCHRODINGER nel 2011 e pubblicato, sempre da Homo Scrivens, nel 2016.

Writer Officina: Ritieni che pubblicare su Amazon KDP possa essere una buona opportunità per uno scrittore emergente?

Raffaele Formisano: Non saprei. Alcuni autori, con cui ho fatto amicizia attraverso gruppi di letteratura su FB, hanno pubblicato in questa maniera e a qualcuno è andata in maniera splendida sia da un punto di vista di gradimento dell'opera che in termini economici. Vi è, tuttavia, e parlo in particolar modo persone più addentrate nel settore letterario, qualcuno che sostiene che il supporto di una casa editrice dia maggiore credibilità, spessore, prestigio e slancio all'autore. Io ho, sinora, sempre optato per questa seconda strada, sebbene, a dispetto di tanti riconoscimenti ricevuti, non sia ancora annoverato fra autori di gran fama.

Writer Officina: A quale dei tuoi libri sei più affezionato? Puoi raccontarci di cosa tratta?

Raffaele Formisano: Di sicuro IL PARADOSSO DI SCHRODINGER.
Si pensi, tanto per cominciare che il romanzo uscì due giorni dopo (il 25 ottobre 2016), il mio matrimonio e che io e mia moglie ne regalammo, in anteprima e come bomboniera di nozze, una versione a tema grafico sposalizio (copertina bianca con accorgimenti attinenti le nozze) agli invitati. In occasione del nostro viaggio di nozze, poi, in visita alla città di Vienna, ne donammo una copia alla Biblioteca della prestigiosa università viennese, dove insegno il fisico premio nobel Erwin Schrodinger. Questo è il link con la sezione italiana, con la catalogazione dell'opera http://ubdata.univie.ac.at/AC13383280. Il romanzo ha ricevuto, inoltre, diversi riconoscimenti a diversi premi letterari (Michelangelo Buonarroti 2016, Golden Books 2017, Città di Grottammare 2017, Premio Zeno 2018), fra cui miglior soggetto al festival UN LIBRO PER IL CINEMA 2019 e terzo classificato al premio LA PENNA PERFETTA 2020.

Writer Officina: Quale tecnica usi per scrivere? Prepari uno schema iniziale, prendi appunti, oppure scrivi d'istinto?

Raffaele Formisano: Essendo un ingegnere progettista, per deformazione professionale schematizzo tutto ciò che faccio, scrittura inclusa, ma solo come promemoria per stabilire ordini cronologici, richiami, intrecci e connessioni fra personaggi e situazioni. Poi, mentre scrivo, vi è spesso una deviazione e un rinnovo di idee che può nascere al momento e mi porta a revisionare in parte o completamente la scaletta.
Talvolta i miei romanzi e i miei racconti su basano su vere teorie scientifiche, ragion per cui è impensabile un mancato studio preliminare o una schematizzazione dei concetti da inserire nel testo a mezzo appunti iniziali. Scrivere di istinto, poi, definisce i caratteri dei personaggi, soprattutto se stanno ben riuscendo. Capita che essi prendano vita così bene che sono loro stessi, poi, a trascinare l'autore.

Writer Officina: In questo periodo stai scrivendo un nuovo libro? È dello stesso genere di quello che hai già pubblicato, oppure un'idea completamente diversa?

Raffaele Formisano: Come dicevo più sopra, a breve uscirà il mio terzo romanzo, sempre di genere fantascienza, ma che in realtà è il primo che ho scritto circa vent'anni fa. Sono, poi, impegnato, nella revisione di un horror assieme a un gruppo di amici scrittori con i quali abbiamo creato un cosiddetto autore collettivo dedito al genere. Lo proporremmo a breve a un editore.

Writer Officina: Perché hai scelto la fantascienza come genere primario (piuttosto che un altro genere)?

Raffaele Formisano: Sono da sempre affascinato dalla storia dell'uomo, la quale, in ogni epoca, è costantemente accompagnata dalla tecnologia del momento che ne condiziona il modus vivendi. Oggi più che mai le nostre vite sono talmente dipendenti dalla tecnologia che non riusciremmo più a farne a meno.
Basti pensare che se mi si guasta il pc in ufficio il mio lavoro si ferma. Basti pensare che se mi va in tilt lo smartphone, oggi come oggi, sono tagliato fuori dal mondo, anche in mezzo a miriadi di persone. Ciò deve far riflettere. Ciò ispira la mia domanda su quanto la tecnologia derivi dall'uomo e quanto l'uomo, a mano a mano che progredisce, dipenda da essa. Arriveremo, un giorno, ad una situazione alla Matrix?

Writer Officina: Hai fatto dei corsi?

Raffaele Formisano: Ho frequentato, per tre anni, del laboratorio di scrittura HOMO SCRIVENS presso la libreria Mondadori di Pompei (diretto dal maestro Gianluca Calvino), tra il 2015 e il 2017, entrando a far parte del collettivo di scrittura GRUPPO 9, con cui ho pubblicato i tre romanzi (editi ovviamente da Homo Scrivens) Hyde School (2015), Gli affamati (2017), Scacco al Re (2018).

Writer Officina: La scrittura ha una forte valenza terapeutica. Confermi?

Raffaele Formisano: Al mille per mille. Per me ha sempre avuto valore catartico, liberatorio e rafforzativo. La scrittura mi ha aiutato e mia aiuta a indossare le piume della Fenice, che, anche dopo essere stata bruciata, rinasce, forse più fortificata di prima. La scrittura è un pezzo di me, come un braccio o una gamba. Vive con me, morirà con me. Imprescindibilmente.
Tutti i miei Libri
Profilo Facebook
Contatto
 
1933 visualizzazioni