Writer Officina
Autore: Massimo Berti
Titolo: L'enigma dei giorni scomparsi
Genere Thriller Psicologico
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L'enigma dei giorni scomparsi
«Si sta svegliando!» – Tuonò all'improvviso nella stanza una voce femminile, sgradevole più per il tono che per il timbro – «si è svegliato!» – Continuò a ripetere più volte la voce, in preda a evidente sorpresa, allontanandosi di lì con passi echeggianti.
Riusciva a intravedere una figura in camice bianco uscire dalla porta sotto l'orologio; ovviamente non l'aveva scorta entrare.
Passò qualche attimo e l'ambiente fu subito affollato, forse tre-quattro persone confabulavano intorno al letto generando, col loro interloquire, il pieno disappunto delle sue tempie che decisero conseguentemente e a loro volta di tornare a familiarizzare con l'emicrania; trascorse ancora del tempo, un minuto forse, prima che una delle figure si chinasse su di lui dalla parte sinistra del letto.
«Come si sente? – Domandò cauta e gentile una rassicurante voce maschile – riesce a comprendere le mie parole? Se sì, mi faccia un cenno con la testa o muova una mano, questa che le sto tenendo».
L'occhio destro, che restituiva immagini confuse, impediva di diagnosticare con certezza la fisionomia dell'uomo, seppur molto vicino: un medico, con tutta probabilità, avvolto come era nel camice verde; ne percepiva il profumo di dopobarba agli agrumi dolci come ne usava un tempo suo padre e non doveva essere troppo anziano, a giudicare dalla sagoma e dai capelli castano scuri.
I pensieri non gli si traducevano in parole, la bocca si muoveva sollevando e combaciando in modo asincrono le labbra, tuttavia di suoni comprensibili che avessero la dignità e il senso compiuto di una espressione non riusciva a proferirne.
Mosse la mano, come richiesto, in cenno di assenso e nel permanere dell'indolenzimento generale.
«Bene, sì, è normale che non riesca a parlare – proseguì la voce maschile accanto al letto mentre un altro paio di figure in camice bianco o verde assistevano dal lato opposto – ora non pensi a nulla, si preoccupi di riposare; ha ripreso conoscenza dopo un intervento chirurgico importante e questa è la cosa che conta; mi chiamo Auguste Bradshaw, sono il medico che l'ha operata, lei si trova in un ospedale e la situazione è sotto controllo, valuteremo i postumi nei prossimi giorni; è bene che dorma ancora, adesso; l'antidolorifico che le stiamo somministrando le favorirà il sonno, gli effetti residui dell'anestesia verranno smaltiti pian piano, si abitui a questi momenti alternati di torpore, sonno e lucidità, andranno avanti per un po'».
La voce cessò, accompagnandosi con una leggera stretta di incoraggiamento della mano sul braccio, per poi lasciarlo prima che il degente potesse dare corpo alla sorpresa del pensiero: ‘intervento chirurgico?'
La sagoma in verde si rialzò in piedi rivelando una corporatura e un'altezza nella media, si allontanò dal letto e uscì dalla sinistra, dal campo visivo, pur rimanendo nella stanza.
«Facciamola pure entrare» – aggiunse rivolgendosi alla grossa donna in bianco che con voce sgraziata aveva poco prima dato al circondario la notizia del risveglio.
Questa cessò di armeggiare intorno alla flebo capovolta che in quel momento stava catalizzando la sua attenzione e abbassando le robuste braccia si dispose a eseguire immediatamente la prescrizione ricevuta; si voltò e uscì dalla porta per rientrarvi pochi attimi dopo seguita da un'altra persona: lui dal letto non la scorgeva nitidamente ma intuiva che si trattasse di un'altra donna, giovane; la guardò esitare mentre apparve sulla soglia sotto l'orologio e restare lì, sull'arco della porta, rivolta verso di lui disteso.
Indossava un completo chiaro, forse celeste, con una gonna attillata che pareva davvero improbabile nella sua sagoma protesa a campana fin appena sotto le ginocchia; le braccia erano conserte ma a lui parve di cogliere fremito nei movimenti delle mani, fasciate da lunghi guanti in tinta, che accarezzavano ritmicamente gli avambracci e i polsi reciproci sui quali erano adagiate.
La figura era esile, con uno strano copricapo di piccole dimensioni appoggiato su quella che appariva una chioma castano chiaro, rossiccia forse, morbidamente distesa sulle spalle.
La stanchezza, il dolore alle tempie che andava e veniva, l'occhio destro superstite non in grado ancora di mettere a fuoco i particolari, tutto questo non gli consentiva di cogliere gli aspetti se non nella loro genericità, un po' come gli schizzi che si è abituati a vedere composti dagli artisti di strada, pochi tratti di carboncino su un marciapiede levigato per sottolineare un corpo, un viso, l'armonia dei lineamenti, ma raramente la precisione dei dettagli.
Era tuttavia evidente che la giovane donna indugiasse e che fu necessario un ulteriore, rassicurante invito da parte dell'uomo in camice verde perché si decidesse ad avvicinarsi al letto, questa volta con un passo improvvisamente affrettato.
Percorse in un'eco di tacchi i pochi metri che la dividevano dall'uomo immobilizzato e si chinò accanto a lui accomodandosi su uno sgabello rotondo che era sempre stato lì alla sua destra.
La grossa infermiera in bianco aveva invece nel frattempo terminato di accudire la flebo sospesa e, datale un'ultima occhiata di compiaciuta soddisfazione, così come pure a tutta l'estensione del tubicino giallo, si era allontanata definitivamente dalla stanza.
Anche il medico in verde si era congedato con un cenno del capo ed era uscito; probabilmente nessuno era più presente se non la giovane donna dai capelli rossicci, per lo meno all'interno del limitato angolo visivo che lui aveva a disposizione.
«Ho avuto paura – sussurrò lei – di non rivederti più...»
Lui stringeva la palpebra superstite per ottimizzare la profondità di campo e cogliere più nitida l'immagine della donna reclinata a pochissima distanza, che nel frattempo si era sfilata i guanti e gli aveva preso delicatamente la mano destra, con tale gesto rammentandogli il già noto formicolio; certo ora la vedeva meglio, sfocata, ma vicina.
Lo colpiva soprattutto l'odore tiepido che emanava, di frutta, di leggerezza, intenso e non invadente allo stesso tempo, un profumo che era improvvisamente arrivato a lui, appoggiato sulla pelle fresca su cui era stato deterso, insieme al vento leggero causato dal corpo di lei nell'avvicinarsi; un aroma che si accompagnava a un viso cosparso di un grazioso manto di efelidi, a due labbra pallide, contornate da gote sagomate grazie a un leggero fondotinta, indispensabile per ridare tepore a una carnagione di per sé troppo chiara.
L'abito era effettivamente celeste: una blusa dalla sagoma irrituale e dai grossi bottoni di ottone, che nascondeva un seno di dimensioni non generose, in linea con la grazia della figura quale gli era sembrata la donna nel suo incedere di quei pochi passi.
Gli occhi non lasciavano dubbi sulla formidabile bellezza: grandi, con una leggera sagomatura esterna all'ingiù, di un verde chiarissimo, scrutavano l'uomo disteso con evidente commozione e gratitudine; lei era giovane, molto giovane, sui trent'anni e quando gli si accostò ulteriormente, lui percepì la morbidezza dei suoi capelli legati da una lacca profumata sfiorargli la fronte e arrivargli alle gote con qualche attimo di anticipo rispetto alle labbra socchiuse in un tenero bacio.
L'uomo realizzò solo in quell'attimo la presenza di un catetere insinuato a forza nel proprio inguine e d'istinto se ne vergognò, immaginandone la fine della corsa in un sacchetto delle urine appeso sul fianco del letto proprio in prossimità delle ginocchia di lei.
«È andato tutto bene – proseguì tuttavia la giovane donna dallo strano copricapo, noncurante del predetto involucro – ho pregato tanto e atteso il tuo risveglio qui fuori da un'eternità, adesso non vedo l'ora di riportarti a casa, i medici dicono che ci vorrà tanta pazienza nella riabilitazione ma che ce la farai, che ce la faremo!»
‘Chi sei? – Avrebbe voluto replicare lui – dove sono? Riabilitazione... Cosa mi è successo? Di quale casa stai parlando?' – Tante domande le cui parole restavano però confinate nel tratto di pensiero che dall'emisfero cerebrale si sposta attraverso impulsi elettrici fino alla prossimità della laringe senza di qui riuscire a ripercuotersi ordinato sulle corde vocali e tradursi in parole comprensibili; solo mormorii.
«Non sforzarti, so che non riesci a parlare per ora, i medici me lo avevano anticipato – riprese lei portandogli una mano sulla fronte e carezzandola come una mamma premurosa è d'uso fare con i bimbi alla buonanotte, mentre l'altra restava salda su quella destra dell'uomo – presto la situazione migliorerà, ora pensa solo a riposare, io non mi muovo da qui, continuerò a vegliare sempre vicino a te».
‘Chi sei...? – Ripeteva ancora tra sé l'uomo con le sue parole senza suono – io... non ti ho mai vista prima d'ora...'
Le fitte alla testa nel frattempo sembravano di nuovo aver avuto la meglio sulla fragile tregua fin lì evidentemente imposta null'altro che da una verosimile autosuggestione e a dispetto degli analgesici promessi dall'uomo in verde poco prima.
«Ti vogliamo presto a casa – ancora la giovane donna – ti salutano in tanti, specie Ronnie e poi il tuo capo Fletcher, ti aspettiamo tutti... e io... soprattutto ti aspetto io, Malcolm! Torna da me...»
‘Malcolm?... Io... io non sono Malcolm...'
(***********)
Janet quella notte si trovava in compagnia di un robusto e non più giovanissimo imprenditore nord europeo il quale avrebbe trascorso nella Grande Mela un weekend prolungato in costosi divertimenti dopo i fruttuosi affari appena conclusi.
Lei, di quei divertimenti, costituiva certamente la parte più ricca e al sedicesimo piano di un noto hotel nei pressi di Times Square, riversa con lo sguardo rivolto al controsoffitto beige, su un letto reso accogliente anche dal numero esagerato di cuscini, in quell'istante stava accogliendo dentro di sé le spinte pelviche del focoso amante, biondo nella chioma e in ogni angolo della peluria, vigoroso ma assai deludente quanto a sensualità e intrigo emozionale, caratteristiche sovente assenti tra gli europei non latini.
Non durò a lungo il fiato sul collo di lui e l'ansimare in una lingua sconosciuta alternato a maldestri morsi sui lobi delle orecchie, con lei che gli carezzava senza trasporto i fianchi sudati.
Dopo solo pochi minuti trascorsi in un'unica posizione senza variante alcuna, infatti, il finnico si era lasciato cadere scomposto ed esausto a fianco della donna e, mentre l'affanno cominciava a dar tregua al suo fisico obeso, ne cercava lo sguardo attendendosi addirittura un qualche segno di gratificazione per la prestazione; che in effetti la bella amica mora non mancò di indirizzargli, sforzandosi in un'occhiatina complice ma nient'affatto sincera.
Non trascorsero che pochi secondi, prima che Janet fosse già sotto il getto d'acqua calda a ripulire corpo e anima dai resti di quel fugace amplesso unilaterale; la musica che i diffusori sussurravano a volume tenue anche nella stanza da bagno addolciva i vapori tiepidi di un doccia-schiuma fuori commercio.
Dalla camera a fianco, il biondo ospite madido di sudore, ancora nudo sul letto, si lasciava andare in grasse risate che intercalavano spesso la conversazione telefonica nella sua lingua con la propria famiglia in Finlandia, forte del vantaggio di sette ore circa di jet lag di questa rispetto alla notte inoltrata di New York.
Janet smise di insaponarsi e lasciò che i rivoli d'acqua facessero scivolare la schiuma residua lungo l'interno delle cosce, fin giù le caviglie e di lì verso il piccolo vortice sul piatto.
Socchiuse le palpebre e rimase immobile celando per qualche attimo gli occhi azzurri alla vista delle preziose piastrelle.
Fu in quel momento, mentre ascoltava tra le pareti appannate della cabina il gradevole battere omogeneo delle perle d'acqua sopra la testa, che le tornò in mente Daniel; e non per la straripante supremazia tra le lenzuola rispetto al precipitoso amico sovrappeso della stanza attigua, quanto per il dispiacere che non si aspettava di poter provare dall'interruzione della relazione.
Riaprì gli occhi per cessare di immaginare.
L'acqua della doccia le percorreva ancora gli zigomi e aveva completato da minuti il suo compito di liberarla da ogni traccia di schiuma.
Tamponò l'umido dei capelli e il resto del corpo con un asciugamano soffice che quindi avvolse sopra il seno e a girovita fin sotto i fianchi, abbandonando con passo scalzo la stanza da bagno proprio mentre il rude compagno biondo di quella notte sopraggiungeva con un sorriso silenzioso a darle il cambio nella cabina, goffo e pesante nei movimenti, tutt'altro che avvenente malgrado il bell'aspetto, con ancora in mano la lattina di birra gelida appena prelevata a sovrapprezzo dal mini frigo dell'hotel.
Janet si rivestì senza fretta, si riordinò con cura e si allontanò dalla suite senza preoccuparsi di salutare o attendersi di esserlo, tantomeno di fissare un prosieguo di quell'appiattito intermezzo, consapevole che l'amante vichingo conosciuto sul lavoro avrebbe saldato a proprie spese il costoso conto dell'albergo e sarebbe anch'egli definitivamente sparito nel giro di qualche ora.
Mentre i suoi tacchi risuonavano nel silenzio il ritmo dei passi, si percepì pervasa dalla solitudine e strinse le braccia a se stessa, più per consolarsi che per ripararsi dal fresco di quella notte.
Massimo Berti
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Massimo Berti
Sono nato nel luglio del 1963 e dopo gli studi classici e un successivo percorso che mi ha portato a divenire avvocato, nella vita professionale ho preferito occuparmi con gradualità sempre più di aspetti economici e finanziari. Ho girato, direi, parecchio l'Italia per lavoro e ho avuto in tal modo l'opportunità di conoscere persone, abitudini, costumi e modi differenti di pensare. Con molti di coloro che ho incontrato permane tutt'oggi un rapporto di amicizia che il tempo trascorso non ha indebolito. Da alcuni anni vivo a Vicenza, una splendida cittadina di quelle che ancora, a pieno titolo, possono definirsi “a misura d'uomo”, ma lavoro a Milano. Sposato, ho due figli ventenni. Tornando agli aspetti professionali, sono abituato a parlare in pubblico e a redigere pubblicazioni tecniche e questo mi è stato certo di aiuto anche nel recente mestiere di scrittore, ho cominciato nel 2016, così come lo sono state le mie esperienze giovanili come sceneggiatore teatrale.

Writer Officina: Cosa ti ha spinto a scrivere libri gialli?

Massimo Berti: Anni fa, tanti anni fa, quando mi occupavo di sceneggiature, come detto prima, mi sono svegliato una mattina con un'idea in testa, un qualcosa di fulminante, l'intreccio di un film, un giallo, qualcosa del genere che mi sono immediatamente annotato, quasi non volessi perdere gli sviluppi che in modo molto schematico mi erano subito apparsi lucidi, coerenti e concatenati. Ho ritenuto fosse un'idea geniale, originale, la trama di un thriller che avrei voluto vedere al cinema ma che non avevo mai visto e che ho sempre conservato nei miei pensieri confidando di poterne magari ricavare un domani il soggetto per una sceneggiatura, appunto, o chissà cosa altro.

Writer OfficinaWriter Officina:Sceneggiatura che tuttavia non hai mai realizzato.

Massimo Berti: No, infatti. Tuttavia l'idea è rimasta lì per circa 30 anni, finché un giorno mi sono deciso a buttarla su carta, questa idea avuta da giovane, a darle forma, il vestito compiuto di un romanzo. A costo di rendermi ridicolo, insisto: ero convinto di aver trovato l'intreccio geniale per un giallo, per un thriller psicologico, e che questa idea meritasse di venire alla luce. Così è nato L'ENIGMA DEI GIORNI SCOMPARSI, il mio primo romanzo, uscito in libreria nel 2021. Mai mi sarei aspettato che avrebbe venduto migliaia di copie e che sarebbe a lungo stato nel 2022 un ebook bestseller su Amazon. Penso che il pubblico abbia apprezzato la grande novità rispetto ai soliti schemi. Sì insomma, niente a che vedere col “solito” giallo, del “solito” ispettore bello, dannato e scopaiolo che indaga sui “soliti” morti ammazzati finché non scopre il “solito” (toh?) insospettabile. No, si tratta di una trama “wow”. A metà del libro il lettore si chiede: “ma che cavolo sta accadendo?” Scrivere il libro è stato un lavoro meticoloso, che ha attraversato 5 anni della mia vita. Ma ne sono felice. Detto ciò, visto il successo impronosticabile alla vigilia, ho deciso di dare alla luce anche I BACI DEL BUIO, il mio secondo romanzo, un thriller anch'esso, super “wow”, ma dalla genesi molto più semplice.

Writer Officina: In che senso?

Massimo Berti: Nel senso che ho fatto tesoro dell'esperienza del primo e mi sono organizzato meglio. Anche in questo caso penso di aver avuto un'idea interessante, originale e il libro, uscito a fine 2023, al momento è partito a razzo. Vedremo come la penserà il pubblico. Questo secondo lavoro è il frutto di una collaborazione maggiore in staff con le persone che mi hanno aiutato e consigliato. Una collaborazione preziosissima che mi ha fatto accorciare molto i tempi. Solo due anni di lavoro contro i cinque del precedente.

Writer Officina: Dopo averli scritti, i libri, li hai proposti a una Casa Editrice?

Massimo Berti: No, non l'ho fatto; anche se il passaparola in sede di correzione di bozza ha fatto sì che spontaneamente se ne siano presentate due, una delle quali, gratificandomi sinceramente oltremodo, si è offerta di pubblicare il primo libro (ha letto solo quello) dopo averlo definito “un gran bel giallo”. Si è trattato di due piccole realtà, che ringrazio sinceramente, la cui collaborazione ho ritenuto potesse aggiungere tuttavia poco in termini di promozione. Ho ritenuto che il modo migliore per veicolare i miei libri ovunque fosse profittare del self publishing di Amazon e così ho fatto dopo essermi appoggiato a una mia micro casa editrice, ErreGiE, di mia scelta e fiducia, che non si occupa affatto della promozione, ma solo dell'editing.

Writer Officina: Ritieni dunque che pubblicare su Amazon KDP possa essere una buona opportunità per uno scrittore?

Massimo Berti: Assolutamente sì. Anche affermato. Non ho esperienza, come dicevo, di collaborazioni con piccole case editrici, dunque non posso comparare né esprimere pareri. Dico solo che Amazon costituisce oggi un eccellente veicolo di distribuzione a livello mondiale, io ho venduto i Germania, Spagna, UK, USA e una copia persino in Australia. Non grandissimi numeri, beninteso, ma solo per dire che Amazon arriva ovunque. Del resto il problema di un autore, come è evidente, non è arrivare a stampare e distribuire il proprio lavoro, in questo Amazon è il top; il problema è promuoverlo, il lavoro. E le grandi case editrici promuovono solo lavori di personaggi notissimi. Che magari non sanno nemmeno scrivere ma che garantiscono, col loro nome, le vendite attese. Questa ovviamente è una mia opinione.

Writer Officina: Quale tecnica usi per scrivere?

Massimo Berti: Preparo uno schema, lo seguo scrivendo i capitoli di getto e incurante di forma e sintassi, mi preme arrivare alla fine. Poi rileggo molte volte ciò che ho scritto, emendo, ritocco o rivedo la trama rendendola coerente in ogni punto, abbellisco, arricchisco, alleggerisco, caratterizzo meglio i personaggi, slancio meglio quei capitoli che mi paiono più piatti, elido le sovrabbondanze. Quindi offro il mio lavoro finale a una manciata di fidatissimi amici cha hanno il (discutibile) privilegio di leggere e trovare stonature o suggerire miglioramenti. Mi affido ai tecnici per avere consulenze specialistiche che non possiedo Solo a quale punto il lavoro va all'editing e alla correzione di bozza.

Writer Officina: Pare di capire che sei soddisfatto di questo tuo percorso

Massimo Berti: Assolutamente sì! Il passaparola che si è subito instaurato complice anche la pubblicazione su Writer Officina dell'estratto del primo libro (https://www.writerofficina.com/m_racconto.asp?cod=1798), è stato pienamente soddisfacente e lo è ancora. Oggi, questa è la mia opinione, disponiamo dei social, dunque della possibilità di arrivare a milioni di utenti potenziali interessati al nostro lavoro. Bisogna però saperlo fare e sapersi anche affidare a chi sa farlo davvero. Sapere dal niente sono divenuto un autore che ha venduto migliaia di copie mi gratifica e mi spinge a migliorare.

Writer Officina: Sull'onda di questa soddisfazione, stai in questo periodo scrivendo un terzo libro?

Massimo Berti: Al momento no, sono molto impegnato sulla promozione del secondo, I BACI DEL BUIO, che pure, come il primo, si può trovare qui su Writer Officina, sito che apprezzo per la “visione” non comune che dimostra. Ho però un paio di idee da sviluppare per l'uscita di un nuovo lavoro a fine 2024. Sarà tn thriller, naturalmente, che – come i due precedenti attualmente in vendita su Amazon – “strizzerà l'occhio al genere psicologico” (espressione che rubo alla mia amica, bravissima e famosa autrice Gaia Valeria Patierno, che mi ha regalato l'onore di recensire I BACI DEL BUIO). Naturalmente, Writer Officina sarà la prima a saperlo!
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