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Autore: Roberta De Tomi
Titolo: L'angelo caduto di Feerilandia
Genere Urban Fantasy
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L'angelo caduto di Feerilandia
Vanessa si presentò a casa di Morgan, puntuale come le accadeva di rado. La riga nera incorniciava lo sguardo, affogando il bianco delle sclere. L'abitino nero con la gonna a palloncino e le maniche a sbuffo, ricadeva morbido sulle forme sinuose. Teneva la giacchetta nera con gli alamari dorati, piegata sull'avambraccio.
«Sei pronta?»
Appoggiò lo zaino borchiato sul tappeto, steso davanti al letto. Morgan la squadrò da sotto gli occhiali, titubante. Era ancora in tuta da ginnastica.
«E quando arriviamo là, che cosa facciamo? Tu cominci a spostare bicchieri e tavoli a ritmo di musica? E io comincio ad avere le visioni? Non mi sembra il caso! »
La incalzò, sbuffando.
«Eddai , non fare la mummia. Abbiamo tutte e due bisogno di distrarci. D obbiamo semplicemente stare attente a come ci muoviamo. E poi gli altri ci aspettano.»
L'altra rispose dandole un pugno affettuoso sulla spalla.
«Grazie per avermi interpellata.»
Vanessa le mostrò la lingua.
«Gnegnegne , intanto so che tu vuoi andarci.»
La pianista aprì le ante dell'armadio, sbuffando.
«Sei proprio Miss Tentenna. Ci metti una vita a scegliere pure i vestiti.»
L'amica si voltò con uno scatto e una pernacchia .
«Miss Tentenna? A me? Te lo faccio vedere io.»
Aprì l'armadio, gettò una maglia e un paio di jeans e si cambiò. Poi si portò davanti allo specchio per truccarsi.
L'amica la stuzzicò: «Vuoi far piovere? Sei stata più veloce del solito».
«Questa volta non rispondo» borbottò, stendendo il mascara davanti all'anta a specchio.
Vanessa si stese sul letto. Strinse gli occhi fino a farli diventare due fessure sornione.
«Sarah mi ha detto che ci sarà anche... chi sai tu.»
«Simon è solo un amico.»
«Certo, certo.»
«Piuttosto, hai letto il diario di Dana?»
Vanessa si mise a sedere sul letto. Prese tra le dita il ciondolo con cui giocherellò.
«Ci sono cose che sapevo già.»
«Cioè?»
Vanessa prese il coniglio di peluche posato sul cuscino. Lo strinse a sé, strusciando la guancia contro il musetto morbido.
«La risposta è nei sogni e negli incontri che abbiamo fatto.»
Morgan chiuse l'astuccio dei trucchi. Guardò con aria interrogativa l'amica.
«Dana sapeva che sarebbe morta» fece una pausa, poi continuò, la voce bassa e funerea: «Qualcuno entrava nei suoi sogni e le parlava».
Morgan prese dall'armadio il trench.
«Qualcuno? Chi?»
«Qualcuno che abbiamo già incontrato.»
«Quel tizio con i capelli tipo i ragazzi della serie televisiva.»
Vanessa annuì.
«Sì. E lo vedo anche io, a volte.»
La bionda prese la borsetta in tinta con le ballerine azzurre, che calzò lentamente. Si fermò e fissò seria l'amica.
«Non mi hai detto tante cose. Ma le ho viste.»
Vanessa trasalì. L'espressione cambiò in un attimo: balzò giù dal letto, squadrandola da capo a piedi. Sollevò la gamba, scoprendo parte della coscia.
«Non è che mi regali qualche centimetro?»
Morgan la spinse verso l'uscita.
«Ma smettila. Tu sei perfetta così.»
«Come una piccola botola ambulante e fastidiosa.»
Morgan ribatté: «Non lo sei più. Fastidiosa. Anzi, sei strana».
«Lo sono sempre stata.»
La bionda sbirciò l'orologio.
«Andiamo che qui arriva la mezzanotte. Ci accompagnerà Artemide.»
«Pure l'autista?»
«Sì, ma non ti montare la testa. È solo per una sera e su richiesta di mamma. Non chiedermi altro.»

Arrivarono al Rainbow illudendosi per una sera di essere ragazze come tante. Per Vanessa, era questione di raccontarsela, ma non volle fare la sua osservazione
Giugno era appena iniziato, ma le piogge che si erano riversate da metà maggio avevano tenuto le temperature basse rispetto alla media stagionale.
La luna si affacciò per un attimo tra le nuvole in corsa nel cielo. Sparì in un guizzo, come a voler salutare la Terra.
Dalla sala principale, le ragazze raggiunsero la saletta con il maxi schermo, osservando le pareti dei sette colori dell'arcobaleno. La compagnia era riunita al solito tavolone centrale del sabato sera. Vanessa sedé in braccio a Matt, Morgan accanto a Simon, un ragazzo con i capelli lunghi raccolti in un codino e grandi occhi neri ed espressivi. Si salutarono appena, Vanessa le strizzò l'occhio, l'amica aggrottò la fronte, scandendo nel labiale: «Hai combinato tutto tu?».
Vanessa annuì gongolante, Morgan le promise vendetta, fulminandola con lo sguardo.
«Stai bene, Morgan.»
La voce di Simon attirò la sua attenzione e il rossore sulle guance.
Con loro c'erano anche Julia, Sarah, Elisa, Thomas e Alessio. Tutti allegri, perché già si poteva parlare di vacanze estive e di ultime serie televisive, mentre il locale veniva invaso da una fiumana di persone in chiacchiera.
Vanessa parlò delle sue imprese scolastiche, quando a un tratto Simon si allarmò.
«Morgan? Che ti succede?»
La pianista si portò le mani alle orecchie respirando a singhiozzo. Gli amici la chiamarono, ma la ragazza sembrò fuori di sé.
Sarah fermò un cameriere per chiedergli una bottiglietta d'acqua, Simon le strinse le spalle, Vanessa accorse per darle sostegno. Tutti cercarono di attirare la sua attenzione invitandola a respirare. Ma Morgan sembrò arrancare sempre più.
Vanessa, allora, la aiutò ad alzarsi. La guidò fino al bagno, stando attenta che non urtasse contro spigoli e persone. Giunte nella stanza, aprì la finestra. Estrasse un fazzoletto di stoffa dalla pochette con la catenella dorata, lo passò sotto il getto del rubinetto attivato dalla cellula, infine lo tamponò sul volto stralunato. Le guance di Morgan ripresero colore gradualmente, la respirazione divenne regolare, la voce uscì per raccontare l'angoscia che aveva dentro.
«C'era una ragazzina. Aveva ordinato le verdure pastellate e poi diceva che sarebbe andata in bagno e si sarebbe ficcata le dita in gola per non ingrassare più. Si sentiva brutta, bruttissima. Un'altra prometteva a se stessa che avrebbe conquistato il fidanzato dell'amica. Poi c'erano due tizi che si sorridevano ma in realtà si odiavano. Un'altra ragazza soffriva per amore.»
Vanessa si accese una sigaretta.
Commentò: «La gente sta male».
La pianista si abbassò a cercare qualcosa sotto al lavandino.
«Mi è caduto l'anello» spiegò.
Vanessa spense la sigaretta, la lanciò fuori dalla finestra, quindi la aiutò a cercare la fedina argentata. Qualcosa le distolse dal pavimento: il silenzio, fuori dal bagno. Le ragazze si scambiarono un'occhiata. Recuperarono in fretta l'anello, rotolato sotto il lavandino, e uscirono cercando di non fare rumore.
Il locale si era svuotato. Raggiunsero il loro tavolo. Nessuna traccia degli amici. I baristi e i camerieri erano scomparsi, la musica era cessata, insieme alle risate e ai tintinnii dei bicchieri e delle posate in movimento.
Un silenzio assordante percorse le stanze, ora luoghi di desolazione.
Le ragazze si portarono davanti alla porta a vetri. Cercarono di spingerla, ma era sigillata.
Morgan cercò di scacciare il senso di claustrofobia che si stava annidando ancora, dentro di lei.
«C'è qualcuno in questa stanza» mormorò, portandosi la mano alla gola.
Vanessa non disse nulla. Si limitò a girare su se stessa, come un soldato all'erta. Trasalirono alla vista di un lampo che, dalla sala centrale, si proiettò sul bancone. Mostrando tutta la sua straordinaria presenza di spirito, Vanessa non arretrò alla vista della creatura che le osservava con un ghigno malvagio e impaziente.
Morgan indicò l'essere.
«È la creatura delle visioni.»
L'amica le strinse la mano.
«Già. Maledetta.»
Osservarono la lunga coda far vacillare una pila di bicchieri: finirono in mille frammenti sul pavimento, per poi ricomporsi sulla mensola da cui erano precipitati.
«A terra!»
Vanessa trascinò l'amica giù: per un pelo schivarono gli artigli sfoderati contro di loro. Vincendo la paralisi che l'aveva temporaneamente colta, Morgan rotolò verso la parete, contro cui si appiattò. Vanessa le si parò davanti per schermarla con il suo corpo. Afferrò e lanciò alcune bottiglie contro la creatura, che le respinse in un blocco unico. Non riuscì però a evitare un coccio che le aprì una ferita all'altezza della coscia.
«Come ti sei permessa di ferirmi, insulsa ragazzina?» sibilò, inviperita, la creatura.
Afferrò Vanessa per una caviglia, ma quella, rapida, si divincolò per prendere e lanciarle tutto quello che le capitava tra le mani.
«Nessuno mi chiama insulsa ragazzina. E comunque hai una gran brutta voce!»
Kilt scoppiò a ridere. Non si accorse di Morgan che incombeva alle spalle. Le calò sulla testa un ombrello, forse tra quelli riposti nel vaso, vicino all'ingresso. Dopo il primo momento di stordimento, la creatura afferrò la ragazza per la manica. La stoffa si lacerò, la bionda si sbilanciò in avanti. Riuscì a coprirsi il viso prima di cadere a terra, ma quando cercò di alzarsi, restò immobile, come sotto l'effetto di un incantesimo. L'essere troneggiava su di lei con gli artigli sfoderati. Vanessa si interpose tra le due proprio nel momento in cui stava per assestare un colpo all'amica. Le unghie si conficcarono nel ciondolo a forma di stella di Dana. Una scossa elettrica fece rimbalzare l'essere contro un tavolo, che si rovesciò sopra di lei.
Vanessa trascinò il corpo contratto dal terrore di Morgan. Cercò di aprire la porta del locale: era letteralmente incollata all'intelaiatura .
«Non scapperete!» urlò il mostro, rialzandosi faticosamente. Spiccò un salto prodigioso e la sua fronte arrivò a toccare quella di Vanessa. Occhi negli occhi, la fronteggiò cercando di non farsi intimorire. Infranse un bicchiere contro la spalla, un frammento di vetro sparì nella ferita. Lo rigettò poco dopo, nel rimarginarsi.
«Sei ancora una dilettante» grugnì il mostro, raggiungendo Morgan con una capriola.
La pianista cercò di trascinarsi via dalla sua portata, ma quella la afferrò di nuovo, sfoderando gli artigli. Stava per trionfare sulla vittima, quando uno strale la investì in pieno, facendola rimbalzare conto la parete e poi contro il bancone.
Vanessa abbassò la mano. Si precipitò verso Morgan, completamente stordita. Nella semi-incoscienza, la ragazza afferrò la stella del ciondolo. Fu allora che entrambe condivisero di nuovo la scena della morte di Dana. Esattamente come al parco, ma vedendo questa volta nel volto la responsabile del fatto.
Vanessa si inalberò.
«Maledetta due volte. Sei stata tu.»
Kilt si alzò e si mise in posizione di guardia.
«Porterete questo segreto con voi nella tomba.»
Sentì gli occhi in fiamme. Ora che sapeva chi aveva ucciso Dana, non avrebbe avuto pietà. Avrebbe raccolto tutta la sua energia, per aprire davvero le porte dell'inferno. Si concentrò, mentre il nemico tornava alla carica. Era ormai vicinissima, ma la luce che esplose da quel piccolo corpo senza grazia, ma solido, era magia pura. Ci furono due urla e un altro scoppio non visto dagli occhi chiusi delle ragazze, nuovamente connesse, che si ritrovarono in bagno, stordite e ammaccate, ma salve.
Vanessa fu la prima a realizzare la musica, poi le risate e i passi della gente nel locale. Tutto sembrava essere tornato come prima. Come se nulla fosse accaduto.
Morgan notò che la finestra del bagno era chiusa. L'amica la aprì di nuovo, lasciando entrare una folata di vento carico di umidità. Fuori stava piovendo ancora. Vanessa si accese un'altra sigaretta.
A un tratto, entrò un gruppetto di ragazze. Una, dai lunghi capelli ramati, si chinò su Morgan.
«Tutto bene?»
«Un attacco di panico,» la pianista accettò la mano che le veniva tesa e si alzò «grazie. Ora va meglio.»
Un'altra ragazza, alta con lineamenti orientali, sorrise a Vanessa, che si sentì invadere da una sensazione di sollievo.
Le due salutarono il gruppetto cianciante. Uscirono, rapide, e tornarono al tavolo. Gli amici se la raccontavano, ridendo di gusto e sgranocchiando i salatini, quasi finiti.
«Cosa ti sei fatta?» chiese Julia, indicandosi lo zigomo destro.
Morgan si toccò il punto indicato: sul dito scorse del sangue.
«Mi sono graffiata da sola» balbettò, mettendosi a sedere accanto a Simon.
«Unghie da felino!» commentò il ragazzo.
«In effetti dovrei tagliarmele» ironizzò guardando Vanessa che, a occhi bassi, tormentava il ciondolo e la testa con pensieri uggiosi.
Michelle commentò, esibendo le sue lunghe unghie blu: «Unghie da felino? Mi avete chiamata! »
Tutti risero e commentarono il Nail-Art.
Vanessa riprese il filo del discorso, toccando ogni tanto il ciondolo, raccontando il seguito della sua fuga da Madame Lavelle.
A un tratto vide il gruppetto delle ragazze uscire dal bagno. La rossa le sorrise poi si dissolse, come le altre.
Vanessa balbettò: «Madame...»
In un angolo notò una figura insolita. Occhi verdi, capelli castani, fisico statuario, un boccale in mano.
Matt la interrogò: «Che succede? E poi perché ti tormenti il ciondolo?»
Vanessa abbozzò un: «Niente... è il ricordo di una persona che... mi sembra sia ancora qui.»
«Di chi stai parlando?»
Dana abbassò il calice.
Vanessa balbettò: «Di... di...» la ragazza mosse le labbra «no, lascia stare. È una che ci somiglia.»
Matt seguì il suo sguardo. Scosse la testa.
«Io non vedo nessuna ragazza simile a Dana.»
Scrollò la testa e gli scoccò un bacio sulle labbra.
«Lascia stare. Ci penso ancora tanto e a volte la vedo nei volti di altre persone. Credo che sia normale.»
«Si dice che per rielaborare un lutto occorrano almeno sei mesi.»
Abbassò lo sguardo. Anche sei mesi sarebbe stati pochi, ma non poteva crogiolarsi nel dolore. Non sarebbe stato da lei.
Vanessa si rivolse al balcone: la ragazza si era come dissolta, come avevano fatto le ragazze che le avevano soccorse. E di certo non per caso.
Roberta De Tomi
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Autori di Writer Officina

Roberta De Tomi
Sono nata in un piccolo paese di provincia dove ho vissuto per anni sognando di andare oltre i confini. Quando è arrivato il momento di spiccare il volo, ho percorso, con la curiosità che mi è connaturata, strade tortuose costellate da diverse e pregiate esperienze professionali e umane. In tutto questo, non sono mai riuscita a staccarmi da tutto quello che è arte e scoperta. Vedere “Cats” a Londra è stato un colpo al cuore meraviglioso, come percorrere la Rambla di Barcellona o visitare Montmartre. E poi, tanti luoghi e persone d'Italia. Cerco ancora il mondo oltre i confini, che non fanno parte delle mie concezioni; anche se sono ipercritica e pignola (aspetti di me smussati, ultimamente e per fortuna). E poi, testarda ed empatica.

Writer Officina: Qual è stato il momento in cui ti sei accorto di aver sviluppato la passione per la letteratura?

De Tomi: La mia immaginazione mi ha indicato la via, insieme a una famiglia che mi ha regalato libri fin dall'infanzia, e a una maestra che mi ha spronato. Quando ero bambina non vedevo l'ora di scrivere i temi. E poi, le storielle che mi inventavo e i testi di canzoni che facevo uscire, così, cantando stonata. Ma come mi divertivo!

Writer OfficinaWriter Officina: C'è un libro che, dopo averlo letto, ti ha lasciato addosso la voglia di seguire questa strada?

De Tomi: Tante storie, fiabe classiche che mi hanno stimolata. Poi, dopo diversi anni in cui ho riposto la penna nell'astuccio, sono arrivati gli esami di Letteratura Italiana e Tedesca. “Il codice di Perelà” di Aldo Palazzeschi, “Le affinità elettive” di Goethe e “Siddartha” di Hesse mi hanno spinta a riprendere il percorso interrotto. Un ultimo titolo: “I promessi sposi” di Alessandro Manzoni, su cui era incentrato uno degli scritti d'esame. Suonerà strano, visto che ora prediligo testi contemporanei, ma l'ho letto in un momento in cui ne avevo voglia. E l'ho completamente apprezzato, a dispetto di molti detrattori.

Writer Officina: Dopo aver scritto il tuo primo libro, lo hai proposto a un Editore? E con quali risultati?

De Tomi: Sorvolo sulle prime esperienze, per arrivare a quella che considero la mia prima, vera pubblicazione. “Follia d'ardesia” (2012) fu tra i vincitori del premio indetto da AlbusEdizioni, inserito nel libro “Lucide ossessioni”. Con me, altre due autrici bravissime, Claudia Barbarano e Valeria Francese, che saluto con stima. Il libro ebbe un discreto successo ma, scaduti i diritti, ho scelto di riproporre la storia, modificata e poi editata, come “Trappola d'ardesia”, uscita nel 2020 per Delos Crime e poi in cartaceo, in questi giorni, con Sága Edizioni.

Writer Officina: Ritieni che pubblicare su Amazon KDP possa essere una buona opportunità per uno scrittore emergente?

De Tomi: Credo che possa essere uno strumento prezioso ma, come tutti gli strumenti, va utilizzato nel modo corretto. Se da una parte, infatti, sei libero da vincoli, soprattutto creativi, dall'altra è importante avere coscienza di quello che implica pubblicare: dalle correzioni dei testi arrivando alla promozione, tutti aspetti complessi da non sottovalutare. Di certo, se ti aspetti il grande successo in un batter d'occhio, rischi di illuderti. Bisogna costruirsi le competenze e le strategie di promozione e avere presente che il fine è di arrivare a chi legge. E chi legge va rispettato sempre, cercando di proporre il migliore libro possibile. Nulla si improvvisa...

Writer Officina: A quale dei tuoi libri sei più affezionato? Puoi raccontarci di cosa tratta?

De Tomi: “Alice nel labirinto” (DAE, 2017): si tratta del seguito dei romanzi di Lewis Carroll, nato come commissione, ma diventato un lavoro centrale nella mia produzione, sia perché mi ha portato ad approcciarmi a un grande autore, scoprendone lati inediti, sia per la fatica connessa alla sua realizzazione. Il labirinto in cui Alice Pleasance Liddell (ispirata alla reale amichetta di Carroll) giunge, è un luogo metafisico, dove l'identità gioca a scacchi con le difficoltà poste da un percorso in cui cadere è una routine. Il tutto cercando la libertà, tema che dal corpo tocca la mente, ponendosi come estremamente attuale. Il romanzo ha vinto il secondo premio ex-aequo del “Trofeo Cittadella” nel 2019 e ha ispirato e sta ispirando vari progetti artistici. E poi... Alice siamo un po' tutti noi!

Writer Officina: Quale tecnica usi per scrivere? Prepari uno schema iniziale, prendi appunti, oppure scrivi d'istinto?

De Tomi: Prima ero istintiva, ora lavoro usando uno schema iniziale che poi sviluppo in forma di scaletta. E poi non mancano le schede dei personaggi.

Writer Officina: In questo periodo stai scrivendo un nuovo libro? È dello stesso genere di quello che hai già pubblicato, oppure un'idea completamente diversa?

De Tomi: Sto revisionando un romanzo che posso definire molto vicino ad “Alice nel labirinto”; spero possa uscire entro la prima metà del 2022. Inoltre, sto lavorando ad alcuni racconti, brevi e lunghi, e a un romance. Ma in testa ho altre mille idee! Incrocio le dita...
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