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L'Eromaide, le cinque gemme
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È all'imbrunire che questa storia comincia, quando il cielo a levante assume il colore di uno zaffiro, mentre a ponente si va consumando l'ultima luce del giorno, l'ultimo tepore tra stracci di nuvole rosa. L'avventura che sto per narrare comincia proprio mentre questo giorno si spegne su un bosco sconosciuto di un paese di cui più nessuno ricorda il nome, in un passato che è solo un ricordo. Laggiù, giovane amico/lettore, tra le alte chiome di quegli alberi, si alza leggera una colonna di fumo, disperdendosi in alto tra le nuvole. Seguiamola, ci conduce proprio nel bosco, ma avviciniamoci un po' di più, shhh... in silenzio. Ed eccoci in prossimità di una radura, ormai è buio: il bosco ha perduto i suoi colori, trasformandosi in ombre intricate. Scricchiolii di rami e foglie secche, mugolii soffusi di prede e predatori. La radura è illuminata da un fuoco di bivacco, le ombre di quattro individui si proiettano sui cespugli che circondano l'accampamento di fortuna. Sembrano dei cavalieri e devono esserlo di sicuro a giudicare dalle armi appoggiate su questo castagno selvatico e dalle cavalcature. Quattro magnifici cavalli con ricche bardature militari. Alla luce calda e tremula di questo fuoco si possono distinguere quattro armature e quattro cotte di diverso colore: alle spalle del cavaliere più grosso e robusto, poggiata sul ciocco sul quale il cavaliere siede, c'è un'armatura dal color della terra arsa dal fuoco, tra il marrone e il rosso, la pesante cotta è del medesimo colore; ai piedi del cavaliere alla sua destra poggia un'armatura, con i suoi finimenti, di un rosso acceso, il colore del fiamma, ma alla luce tremolante del bivacco si possono distinguere i lineamenti di una ragazza dai capelli rossi e arruffati; di fronte a questa siede un'altra giovane donna dall'aspetto gentile e dai lineamenti delicati con vestimenti, armatura e faretra, appoggiata al suo fianco, verdi come i campi in primavera. L'ultimo della compagnia, quello con un'aria tanto assorta, il più silenzioso dei quattro, indossa una tunica dello stesso colore dell'armatura, poggiata al tronco dell'alto albero alle sue spalle, nei toni dell'azzurro intenso. Se ci avviciniamo ancora un po' riusciamo a sentire cosa si stanno dicendo, ... shhh... tratteniamo il respiro. -Dunque, amici -comincia il cavaliere in marrone, - come prima sosta non c'è male, eh? Abbiamo cavalcato solo poche ore, ma la scelta di partire subito è stata la più saggia. Non abbiamo molto tempo per trovare l'Eromaide, solo una settimana. -Già, Pedro -continua la cavaliera con la tunica rossa, piuttosto concitata, - siamo stati convocati solo ieri. In tutta onestà non credevo che la situazione fosse così grave. Noi, i migliori cavalieri di queste terre, che insieme abbiamo affrontato le più incredibili avventure, noi che temerari abbiamo accettato tutte le sfide senza mai tirarci indietro; Siamo stati scaraventati in questa nuova impresa che potrebbe essere l'ultima, se crediamo a quanto detto dal Mağlis as- Safã, che riunisce tutti i saggi e i sapienti di Micronia... -Ah, Ah, Ah... la nostra ragazza: Lady Lionheart ha perso il suo coraggio -interrompe divertita con un'allegra risata la cavaliera verde- Ah, ah, ah... questa è proprio buona -e poi riprende seria- non importa quanto pericolosa sarà la nostra missione. L'unica cosa veramente importante è la guarigione della principessa Haminà. La sua malattia potrebbe significare la fine di Micronia, avete sentito i Saggi, no? Il visir Okimen non aspettava altro che la malattia della principessa, per rendere assoluto il suo potere. Ma finché la principessa è in vita, il Consiglio impedirà al visir di sedere sul trono di Micronia. E a questo punto entriamo in gioco noi... -Esatto! -interviene il cavaliere in azzurro, che fino a quel momento aveva ascoltato assorto e meditabondo, come se stesse riflettendo sull'accaduto- Mia gentile Vertienne, siamo stati convocati in gran segreto e in tutta fretta, e ci è stata affidata la missione più pericolosa e grandiosa che mai abbiamo avuto l'ardire di affrontare: la ricerca di una pianta di cui si è dimenticato il nome, la meravigliosa pianta di cui narrano tutte le leggende, i cui poteri curativi potranno salvare la principessa, ma che nessuno ricorda dove cresca. Persino le indicazioni per trovarla sembrano oscure, non abbiamo neanche una descrizione dell'aspetto della pianta, per non parlare della mappa che ci hanno affidato i saggi: un'antica pergamena i cui disegni sbiaditi potrebbero farci smarrire, mancano riferimenti geografici. Come mai Micronia sta scomparendo dalle mappe? Sono rappresentate solo le nostre terre natie? -È vero, Kherad -riprende la parola Pedro, mostrando agli amici la pergamena. - Abbiamo solo questa mappa incompleta. Sì, ci sono tracciati alcuni dei territori che dobbiamo attraversare. Poi, in questo punto, forse a nord-est, ci sono frammenti di parole. Ma quanto sarà antica questa mappa? Sembra sia antica quanto Micronia stessa! -Hai ragione Pedro, hai, proprio, ragione! -interviene Vertienne- Ma un valido aiuto potrebbe venire dai consigli, sebbene enigmatici, presenti sulla facciata posteriore della pergamena. Durante il viaggio proveremo a disegnare i territori mancanti. Inoltre faremmo bene a riflettere su quanto il Consiglio: Mağlis as- Safã, ha detto prima che ci congedassimo: “La ricerca sarà compiuta solo quando e se sarete disposti a far dono della vostra stessa vita, se come valorosi cavalieri, quali siete, sacrificherete anche la vostra ultima energia per la salvezza della principessa”. In ogni caso, sarà meglio dedicare al riposo il resto della notte. Buonanotte miei temerari compagni. E la radura risuona delle calde voci dei viaggiatori, in un augurio di una notte ricca di riposo e consigli. II. IL Giorno Prima Alle prime luci dell'alba, al crocevia nei pressi del palazzo reale di Micronia, quattro cavalieri al galoppo, due dei quali sono valorose e forti cavaliere, quasi si scontrano, provengono dai quattro settori di Micronia: Kamia le terre brune, Hatifatia le terre rubie, Sabubia le terre zaffiro e Qahiria le terre smeraldo. Sono stati convocati a palazzo dal Consiglio dei Saggi. Si dice che una minaccia incomba su Micronia, ma non sanno, ancora, di cosa si tratti. Sono stati compagni di ventura in innumerevoli battaglie, le loro gesta sono cantate ovunque, si conoscono da sempre, come fossero fratelli e sorelle nonostante il motivo del loro incontro sembri nefasto, mostrano una gioia immensa nel ritrovarsi. Scendono dalle loro cavalcature e si abbracciano fraternamente, si aggiornano sugli ultimi avvenimenti e confrontano la pergamena d'invito per cercare di saperne di più, ma la pergamena è identica, non spiega il motivo della convocazione, ciò è molto strano e preoccupa, non poco, i quattro amici. I cavalieri risalgono in sella e proseguono insieme al galoppo alla volta del Palazzo, sotto gli zoccoli dei cavalli la terra battuta si frantuma trasformandosi in nuvole di polvere: non piove da molto tempo e la brughiera che circonda il palazzo ha perso il suo verde brillante. I cavalieri non possono fare a meno di notare che tutto il paesaggio sembra più sbiadito, i fiori selvatici che punteggiavano la brughiera, le chiome degli alberi delle macchie boscose qua e là, persino l'acqua del ruscello che saltava da un sasso all'altro, quasi ridente, sembra più lenta e meno trasparente. Superato il ponte, la brigata si trova davanti alle porte del palazzo, lasciate stranamente incustodite, i quattro si guardano interrogativi, c'è sicuramente qualcosa che non va: gli alti portali lignei, con i loro bassorilievi narranti la storia di Micronia, appaiono scrostati, alcune delle placche d'argento intarsiate nelle cornici, mancano o tintinnano appese all'ultima borchia. Mai, prima d'ora, era accaduto di trovare incustodito il portale d'ingresso, in quello stato d'incuria e abbandono, i rampicanti laterali, un tempo fioriti e profumati, quasi completamente sfogliati e ingrigiti. I quattro si affrettano all'interno della corte, dove mesti alcuni degli stallieri accudiscono i cavalli e i cucinieri trasportano ceste di frutta e verdure verso le cucine, le officine e i laboratori sono stranamente silenziosi, e non c'è il vociare allegro che da sempre accoglieva i viandanti a palazzo. Lasciate le loro cavalcature nelle stalle della corte, senza neanche svestire le pesanti armature, i quattro amici si precipitano sulla scalinata che conduce alla Sala del Consiglio: un ampio salone con alti archi a sesto acuto, illuminato da ampissime bifore, le cui colonne centrali sono decorate con tutte le specie floreali di Micronia, si apre davanti al gruppo, in fondo alla sala, accomodati sui seggi disposti a semicerchio, nelle loro tuniche candide i Saggi attendono. La più anziana prende la parola: -Fatevi avanti figli e figlie di Micronia, avvicinatevi! I quattro con passo composto e solenne, sguardo in avanti lentamente si avvicinano alle poltrone per loro preparate, incedendo su un meraviglioso tappeto, sapientemente annodato a mano, su cui sono rappresentati tutte le specie animali di Micronia. Grazie, di aver risposto, così celermente al nostro invito- continua l'anziana donna, dolcemente – Come sapete la nostra sopravvivenza è legata a quella della Principessa Haminà. Grazie al suo saggio governo le nostre terre hanno vissuto in prosperità ed equilibrio fino a questo momento; nonostante le battaglie che vi hanno visti protagonisti difenderla...
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Mi è toccata la buona sorte di nascere in una cittadina bagnata dal mare, quasi un'isola: Gaeta! E da quando ne ho memoria in qualunque luogo la vita mi abbia condotto ho sempre cercato il mare. Ho bisogno della linea dell'orizzonte, come ho bisogno di respirare. Nasco, terza di quattro figli, il 15 maggio 1967, in una famiglia pittoresca. La scuola è il mio svago e rifugio, coltivo curiosità in tutti gli ambiti, e come tutti, o quasi tutti gli adolescenti mi dedico anche alla musica, studiando per qualche anno chitarra jazz, non mi convince molto l'attività sportiva che scoprirò più tardi, in giovinezza. Al termine delle superiori m'iscrivo all'Università Orientale di Napoli in Lingue e Civiltà Orientali ad indirizzo storico archeologico. È stata la scelta migliore che potessi compiere, studiare Egittologia, Assiriologia, Arabo, Persiano, ... e vivere in una città come Napoli mi hanno aperto prima il cuore, poi la mente.
Writer Officina: Qual è stato il momento in cui ti sei accorta di aver sviluppato la passione per la letteratura?
Rita Quinzio: Quando ho imparato a leggere, mi sono subito accorta della magia insita nelle parole scritte, in grado di suscitare emozioni ed evocare mondi e futuri possibili.
Writer Officina: C'è un libro che, dopo averlo letto, ti ha lasciato addosso la voglia di seguire questa strada?
Rita Quinzio: Tutti i libri che ho letto e che continuo a leggere sono un invito alla narrazione
Writer Officina: Dopo aver scritto il tuo primo libro, lo hai proposto a un Editore? E con quali risultati?
Rita Quinzio: Non ho proposto i miei racconti a un editore, non subito. Ho continuato a scrivere e raccontare, ma li ho proposti solo nel 2017. Accolti favorevolmente... ma con poca cura...
Writer Officina: Ritieni che pubblicare su Amazon KDP possa essere una buona opportunità per uno scrittore emergente?
Rita Quinzio: Non posso rispondere, perché fino a oggi non ci ho mai provato.
Writer Officina: A quale dei tuoi libri sei più affezionato? Puoi raccontarci di cosa tratta?
Rita Quinzio: Al libro che devo ancora scrivere. Vi racconto qualcosa del prossimo in uscita è un romanzo che si dipana tra Napoli e la Cina del XVIII secolo: la storia di un ragazzino cinese portato a Napoli per avviarlo alla vita sacerdotale e missionaria narrata dalla protagonista. Lo firmiamo a quattro mani. Il lavoro di ricerca è stato condiviso, lo studio e la revisione anche.
Writer Officina: Quale tecnica usi per scrivere? Prepari uno schema iniziale, prendi appunti, oppure scrivi d'istinto?
Rita Quinzio: Tutte e tre, c'è un'idea intorno alla quale realizzo lo schema, cartoncini d'appunti per ogni dove, studio e documentazione e poi scrivo di getto, posso arrivare a scrivere anche 10000 parole al giorno e considerando che lavoro, sono insegnante, non sono poche.
Writer Officina: In questo periodo stai scrivendo un nuovo libro? È dello stesso genere di quello che hai già pubblicato, oppure un'idea completamente diversa?
Rita Quinzio: Ora come ora, finito il romanzo, sto rimettendo in ordine una raccolta di racconti e lavorando alle quattro storie che completano il ciclo del mio primo libro L'Eromaide, le cinque gemme.
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