Writer Officina
Autore: Eraldo Maria Ricciardi
Titolo: I Guardiani del Limbo e altri racconti
Genere Dark Urban Fantasy
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I Guardiani del Limbo e altri racconti
"Sono Leonardo Armidi, un giovane salernitano trapiantato a Roma per studio. Il 6 Luglio del 2012, durante un party universitario, le mie ossa si sono frantumate e il mio cuore ha smesso di battere. Sono morto. Nel buio degli attimi successivi, ho udito i pianti dei miei cari, le parole del parroco sull'altare, infine, ho lasciato questo mondo per sempre. Non sono mai stato un fervente cattolico, la mia fede rasenta quel limite che separa il credo dallo scetticismo ateo, proprio di chi non ha mai avuto particolare interesse per il dopo. Nonostante ciò, mi sarei aspettato un risveglio al cospetto dei miei cari defunti, in una sorta di paradiso. Forse anche una reincarnazione. Non sapevo neanche io in cosa credere. Di certo, non mi sarei aspettato di approdare in quel luogo. Il Limbo é un mondo organizzato, infinito e brutale. Ricco di etnie, anime di diverse epoche, raccolte in città immense, governate da sovrani dannati: i Guardiani. Quel giorno, al mio arrivo nel Limbo, in mezzo a migliaia di anime che ancora riportavano i segni di ferite mortali, malattie terminali o della vecchiaia, restai in silenzio a piangere, in attesa del mio turno di smistamento. Diversi individui ci ordinarono in gruppi destinati ai vari regni del Limbo, dove trascorrere sereni la nostra eternità. Giunto il mio turno, però, qualcosa andò storto. Non ero sulla lista. Non ero in nessuna lista. Dinanzi ad un immenso castello medievale, prima tappa di chi raggiunge il regno dei morti, i custodi addetti allo smistamento, per la prima volta in quell'eterno incedere, si ritrovarono dinanzi ad un errore di quell'Equilibrio. Non sarei dovuto morire quel giorno, in quell'ora, in quel luogo. La mia storia ha inizio qui. Un viaggio nelle lande maestose del regno dei defunti, alla scoperta del mio destino, del perché di quell'errore. Tra intrighi, violenza, lussuria e rivelazioni, mio malgrado, verrò trascinato in un turbinio di cospirazioni, per svelare il più terribile dei segreti del mondo".

PRIMA DELLA MORTE
TING!
Si affrettò a raccogliere il bucato dal cestello e fece ritorno all'appartamento.
C'era ancora un forte odore di uova fritte. In TV i passanti si lamentavano dell'incremento estivo dei prezzi. La minaccia del libro di diritto costituzionale incombeva ancora fastidiosa, sulla scrivania illuminata dalla piccola lampada.
Faceva caldissimo.
Leonardo spalancò la porta socchiusa dell'appartamento, quando l'amico apparve alle spalle.
- Comunque, ho visto... - esclamò Sarim, noncurante del sobbalzo dell'amico - sul sito dice che si può entrare senza prenotazione oggi, compriamo i biglietti direttamente al botteghino - .
Leonardo si sedette sul letto ancora sfatto, lasciando la porta aperta, e rispose. - Perfetto, adesso devo andare a
ritirare i soldi sulla carta, allora. Ma tu sei sicuro? -
- Ti dico di sì, che sono scemo? Guarda, facciamo così: io chiedo di staccare alle sette, così ceniamo senza fare le solite corse e Spako è libero di metterci due ore, per
scendere di casa - . Leonardo portò la mano alla nuca, sbadigliando. - Ok...ma tieni conto che io devo studiare
almeno un poco, perché oggi non ho toccato mezza pagina e sto con i cazzi fino a Martedì - .
- Adesso sono le due. Dalle due alle sette sono cinque ore. Se non ti butti sul letto tutto il pomeriggio, alla tua velocità, fai almeno un capitolo - sbottò sarcastico Sarim.
- Vabbè, fammi iniziare allora. Ci vediamo dopo - .
Leonardo si congedò dall'amico e si sdraiò sul letto, afferrando il cellulare dal comodino.
- Non fare tardi stronzo e non cazzeggiare; studia! - .
Poi Sarim uscì dalla stanza, sbattendo la porta alle sue spalle.
Faceva sempre sorridere il modo in cui l'amico riuscisse ad organizzare la giornata a tutti, con continue e giudiziose raccomandazioni.
Leonardo voleva un bene dell'anima al suo vicino. Si conoscevano fin dall'infanzia. Un giovane di origini egiziane, più basso di lui di qualche centimetro, ma ben piazzato. Era un fissato del fitness, sempre attento alla sua massa muscolare. Ovviamente era di carnagione scura, così come capelli e occhi; anche se era per metà italiano. I genitori si erano conosciuti in vacanza nel '68, al Cairo. La madre era di Napoli. Sarim aveva più volte raccontato con piacere l'aneddoto riguardante il primo incontro tra i suoi genitori. Il tutto era avvenuto al centro della grande piazza Midan El Tahrir. La madre di Sarim, avvocatessa in vacanza, stava facendo ritorno all'hotel, quando il suo futuro marito le si presentò davanti come cercatore di tesori. L'uomo parlava perfettamente l'italiano, in quanto archeologo studioso d'arte greco – romana.
- Direi che oggi sono stato fortunato, la ricerca ha dato i suoi frutti di buon mattino. A proposito, Ibrahim Shawqui al suo servizio, madame - .
Leonardo si era più volte soffermato sul metodo di approccio adottato dal padre di Sarim, in quell'epoca. Oggi, una frase del genere sarebbe risultata scontata, ridicola e del tutto inefficace. A quel tempo, invece, aveva convinto una donna straniera, in terra straniera, in pochi minuti. - Se l'avessi fatto io, qui in Italia – pensò – come minimo mi avrebbero riso dietro -
In quel momento, gli scoppiò un forte mal di testa. Il quarto in una settimana. Il ventunesimo in due mesi. Senza contare tutti gli altri, che si erano susseguiti in quegli anni.Sua madre gli aveva più volte raccomandato una visita neurologica per sospetta emicrania, ma il ragazzo era abilissimo a rimandare le cose, più e più volte. Compreso lo studio. - Anche oggi, si studia domani - pensò. Poi posò il cellulare sul comodino e socchiuse gli occhi, sperando che una piccola pausa potesse dargli la carica giusta per poter studiare, almeno, un paio d'ore.
Dopo pochi minuti, si addormentò.
Quella sera, qualcuno bussò alla porta della stanza con forte insistenza, rompendo il silenzio del piccolo appartamento. Leonardo, nel dormiveglia, sognò quel rumore insistente. Non ne capì l'origine, finché non si destò del tutto. L'orologio indicava le diciotto e trenta; aveva dormito più di tre ore. Per fortuna il mal di testa era passato.
I suoi profondi occhi castani, stanchi e rimpiccioliti dal sonno, ancora non si erano abituati al buio.
I colpi alla porta si fecero persistenti.
Si alzò, quindi, dal letto, ancora frastornato, e si diresse verso la porta.
Aprì.
Con sua inaspettata sorpresa, si accorse che ad attenderlo non c'era nessuno. Si affacciò per esaminare meglio il corridoio, timoroso di qualche scherzo. Ma era completamente vuoto. Non riuscì a comprendere la logica di quanto stesse accadendo, poiché nessuno poteva essere scappato a tale velocità, dopo l'ultimo colpo alla porta.
Leonardo rientrò in casa sbigottito e, prima che potesse richiudere, i colpi risuonarono con la medesima insistenza.
Capì che non provenivano dalla porta, bensì dal bagno.
Terrorizzato, chiuse l'uscio d'ingresso e realizzò la possibile presenza di qualcuno nell'appartamento. Ingannarsi era semplice, il bagno era a meno di due metri dall'ingresso e Leonardo ci mise poco ad allungare la mano, per spalancarne la porta. Fu così che, dal buio, Samir e Spako saltarono fuori urlando. Leonardo sobbalzo all'indietro, lanciando un acuto grido di terrore.
I due ragazzi scoppiarono a ridere.
- Devo studiare almeno un paio di ore, non venite presto - lo canzonò Samir con tagliente ironia.
- Ma che cazzo, siete due imbecilli - ribatté Leonardo, ancora affannato, simulando un calcio in direzione dei ragazzi, che prontamente schivarono. Si pentì di aver dato il secondo mazzo di chiavi al suo vicino, proprio per questi scherzi che gli riservava in continuazione.
Spako cercò di ricomporsi. - Guarda che sono le sette e mezza e tu devi ancora lavarti. Io non ho intenzione di
arrivare digiuno da Marylù stasera. Voglio mangiare. Quindi datti una mossa, brò -
- Aspetta...aspetta chi? Chi è Marylù? - chiese Leonardo.
Samir si portò una mano dietro la testa, imbarazzato.
- Ah già, bro, un casino: il Nirvana mi ha detto che i biglietti sono out. Quindi...mi sa che si va alla festa - . Per Leonardo quella notizia fu come una doccia fredda;
aspettava quel concerto da diversi mesi, insistendo sull'acquisto dei biglietti in prevendita.
I ragazzi avevano temporeggiato, come al solito,
riducendosi all'ultimo giorno. Osservò in silenzio i due amici che continuarono imperterriti a giustificarsi, realizzando che il tutto fosse quasi premeditato. I due giovani non erano vestiti da concerto rock. Samir indossava un'orribile camicia bordeaux, con un pantalone bianco panna talmente attillato, da renderlo più tozzo del solito. Spako...era il solito Spako. I capelli lunghi arruffati e sporchi, la solita maglia fuori misura e i pantaloni strappati, sempre troppo larghi per il suo corpo quasi scheletrico. A pensarci bene, si rese conto che solo Samir fosse del tutto fuori contesto. In quel momento però, Leonardo perse il controllo.
- Ma che cazzo, ve lo avevo detto - urlò, calciando il piccolo sgabello del bagno. - Cazzo, io l'avevo detto che finivano. Idiota io che vi ascolto, ogni volta - .
Samir lo interruppe, con fare sommesso. - Dai bro...non è la fine del mondo; non potevamo neanche sapere...c'è la festa comunque - .
- Ma cosa diavolo mi frega della festa? Ma, poi, si può sapere di chi cazzo è questa festa? - ribatte Leonardo, sempre più alterato.
- Ehi...ehi bro, tranquillo. Guarda che è una figata - ,
intervenne Spako. Nel tentativo di consolarlo.
- Bro, ascolta...guarda che ci sono altre due date. Ti assicuro...anzi guarda, te lo sto giurando - aggiunse, portando la mano sul cuore - andremo a quel cazzo di concerto, fosse l'ultima cosa che ti prometto e compro i biglietti già domani...anzi...anzi, sai che ti dico? Il tuo biglietto te lo regaliamo noi, bro - .
Spako lanciò un'occhiata d'intesa verso Samir, che acconsentì con due rapidi cenni del capo e un sorriso.
- Si, poi ti devo ospitare io per un mese, se mi paghi tu il biglietto - ironizzò Leonardo.
- Prendi un letto a castello, bro, che Spako ti allunga il biglietto - esclamò l'amico, colpendolo con due buffetti.
- Guarda che non mi è passata...andate voi alla festa, la mia serata prevedeva un concerto - insistette Leonardo.
Samir e Spako adottarono un tono supplichevole, determinati a convincerlo.
- No, eddai. Perché adesso te ne esci così? Guarda che ci dispiace per il concerto e Spako ha promesso. Te lo prometto anche io - .
- Si, bro. Ho promesso...e poi non ci voglio andare senza di te. Lo sai che non è la stessa cosa - continuò Spako - lo sai che Samir a metà serata si spacca a dormire in macchina.
Che devo andare a caccia da solo, stasera? -
- Ehi...che cazzo vai dicendo. Quando mai ho dormito a una festa? - replicò Samir.
Spako si voltò, per rispondergli a tono.
- Diamine, bro. Tu hai un problema di narcolessia alle feste. L'ultima cazzo di volta mi hai appeso a mezzanotte...come l'idiota - .
- Appeso un corno - replicò infastidito Samir - ero ubriaco come la pergamena, c'era un fottuto open bar quella sera - .
- Sei crepato per due M-Tonic, bro. Hai un doppio problema...come ci vado alle feste con te? Dovrei spargere la voce che ti devono appendere tutti - insistette Spako.
- Allora sai che ti dico...bro? - concluse Samir - Che ci vai da solo alla cazzo di festa, io resto con Leonardo a giocare alla Play, piuttosto che ascoltare le tue stronzate tutta la sera - .
- Guarda che io devo studiare, non resta proprio nessuno qua stasera - puntualizzò Leonardo.
Samir si girò verso di lui. - Che cosa? Adesso mi cacci pure tu? Che diavolo ti ho fatto? -
Leonardo puntualizzò ancora. - Ah beh...come prima cosa, ti sei perso i biglietti del concerto e questa me la lego al dito, FRATELLO. Fanculo il biglietto di Spako. Seconda cosa...DEVO STUDIARE - .
- Fanculo tutti e due - concluse Samir, simulando un'uscita drammatica dal bagno.
Spako lo fermò.
- Ehi ragazzi, ma che cazzo...datevi una calmata adesso.
Respirate oh...eddai - si fermò per qualche secondo, per assicurarsi che i due amici si fossero placati. Poi continuò.
- Stasera c'è il party. L'ultimo della stagione e noi ci andiamo.
Non voglio sentire cazzate come lo studio o la cacarella.
Siamo intesi? - I due ragazzi non replicarono e Spako continuò.
- Dai bros, stasera ci sta tutto il meglio di Roma. Io, di certo, non mi sto a casa con voi - . Samìr e Leonardo
uscirono all'unisono dal bagno, ignorando le parole dell'amico.
- Dai cazzo, adesso fate gli offesi? Ma perché devo pregarvi per farvi uscire? -
- Infatti non devi pregarci per farci uscire, tu sei libero - rispose secco Leonardo, dirigendosi verso la scrivania.
- Genio, guarda che stasera Angelica, alla festa, se la porta qualcun altro, se ti stai a casa come il nonno - ribatté ancora Spako. Il cuore di Leonardo s'arrestò per qualche secondo.
Da mesi, ormai, quel nome gli faceva quell'effetto.
Aveva conosciuto Angelica in mensa all'università, qualche mese prima, tramite alcune amicizie di Spako. Era stata la prima, dopo anni, ad essere riuscita a destargli un certo interesse; tanto da tuffarsi a capofitto nella di lei comitiva. Ovviamente, la sua timidezza aveva dato il via ad un'ossessiva procrastinazione nel fare il primo passo, limitandosi a divenire il noioso membro della compagnia.
Ciononostante, il resto della comitiva aveva ben accolto Leonardo. Era riuscito finalmente, dopo anni, a trovare un gruppo di studio solido e affiatato, senza però mai integrarsi al di fuori dell'ambito universitario. Si era limitato a due sole uscite serali con loro.
Per questo motivo, la notizia della presenza di Angelica 0alla festa scatenò in Leonardo un magone di terrore e
imbarazzo, che lentamente sfociò in una sognante speranza di approccio. Così, si voltò verso Spako.
- C-come Angelica...chi te lo ha detto? -
Spako si avvicinò a Leonardo, con il sorriso spavaldo di vhi aveva la situazione in pugno.
- Brò, ti pare che Angelica si perde la festa di Marylù? - si avvicinò ancora - ci sono tutti stasera...e questa è la tua cazzo di serata, brò. -
- Leo, Spako per una volta ha ragione - diede man forte Samir. Leonardo s'ammutolì di nuovo. Aveva quasi
dimenticato il concerto saltato. Non vedeva la comitiva da quasi due settimane e l'ultima volta aveva perfino scambiato quattro chiacchiere con Angelica. Pensò che quella potesse essere, decisamente, la sua occasione per chiederle di uscire, per ballare con lei. Forse, anche baciarla.
- Devo farmi una doccia, uscite di qui. Spako offre il
kebab - concluse Leonardo con un sorriso sommesso.
- Brò, io ti offro anche le cazzo di ostriche, stasera. - disse Spako, dando il cinque a Leonardo. I due ragazzi si
avviarono verso la porta. Poi, Samir si voltò per un'ultima raccomandazione. - Vado a mettere benzina, compro le sigarette e mi fermo dal Bangla per la Vodka. Voglio trovartipronto - indicando Leonardo con il dito.
Leonardo alzò il pollice, togliendosi la maglietta, pronto per la doccia.

Quella sera, Roma era particolarmente fredda, nonostante fosse la prima settimana di agosto. Alcuni passanti, si fermarono ad osservare un giocoliere, intento a realizzare bolle di sapone giganti per i bambini. Un ragazzino si offrì volontario per entrare nella bolla. L'artista di strada si inchinò, per avvolgerlo nella grande palla di sapone, ed eseguì il numero con abile maestria. Altri bambini si avvicinarono, per sottoporsi al magico esperimento. Qualche metro più avanti, due individui di opposta statura si portarono a nord della piazza. Ad attenderli, accanto alla fontana del Nettuno, c'era un uomo di colore, di statuaria corporatura. La sua imponente altezza spiccava tra i turisti assembrati intorno alla fontana. Era vestito di una toga amaranto, che scendeva lungo tutta l'imponente muscolatura, fino ai sandali. Due massicce catene pendevano dal collo dell'uomo che, con pacata determinazione, si portò verso i due individui.
La sua voce profonda sembrò vibrare dalle fondamenta stesse della piazza.
- Abbiamo disposto sentinelle sui diversi perimetri assegnati. Saremo pronti tra circa due ore terrestri - .
Il più basso, tra i suoi due interlocutori, si fece avanti.
- Cosa? Aspetta, come due ore? - esclamò Jago il
Guardiacaccia. - Che diavolo avete fatto fino a questo momento? Avete pattugliato solo due piazze? - .
L'uomo in toga provò fastidio per il rimprovero, ma il suo volto non mutò espressione e ribatté.
- C'è stato decisamente poco preavviso sul cambio di posizione e non siamo in grado di garantire una protezione accettabile, in meno tempo. Gli obiettivi avranno un movimento disordinato, da questo momento. Abbiamo messo degli inseguitori per evitare intromissioni - IJago guardò in direzione di Palazzo Pamphilj, per adocchiare le sentinelle di guardia sul tetto.
- Siamo fuori tempo massimo, comunque. Ci faremo bastare le due ore per modificare la planimetria di difesa.
Spero solo che questo cambio di programma non sia stato pilotato - rispose l'agitato guardiacaccia. Travis, intanto,
restò in silenzio ad osservare i passanti, nel timore di scorgere eventuali infiltrazioni nemiche.
- Stiamo indagando anche su questo - rispose l'uomo in toga - vi terremo aggiornati sugli sviluppi, quando avremo il via libera per l'adempimento - .
- Sparisci, ora - ordinò Jago, con supponenza. L'uomo in toga abbozzò un inchino con il capo e sparì tra la folla.
Poco più avanti, verso Corso Rinascimento, Leonardo, Samir e Spako si diressero in direzione del ristorante di
sushi. Erano le 21:30 ed erano riusciti a parcheggiare nel garage di una loro conoscenza, a pochi isolati di distanza. La festa era prevista per l'una, così decisero di temporeggiare in centro, per non presentarsi come “apri danze”.
Feng Ming
SUSHI BAR – CHINESE
- Alla buon'ora, menomale che ricordavi la strada - esordì sarcastico Leonardo, gettando la sigaretta a terra. I tre
ragazzi entrarono nel ristorante, lasciandosi alle spalle il rumoroso traffico del venerdì sera.
Per tutta la durata della cena, il pensiero di Angelica non aiutò Leonardo nel contribuire allo smaltimento delle
portate. I due amici erano consci dei pensieri del ragazzo e non persero l'occasione per stuzzicarlo e prenderlo in giro.
Leonardo era nervoso, ma al contempo serbava una piacevole determinazione nel compiere il tanto agognato passo, che gli rese quasi insopportabile l'attesa.
- Ma secondo voi, le posso dare appuntamento già per domani sera? - chiese Leonardo ai suoi compagni, intenti ancora ad abbuffarsi di ramen.
- E quando la vorresti invitare, brò? Tu dovevi già farlo
mesi fa. Stasera la baci e la inviti - rispose Spako con la bocca piena.
- Come no... - replicò Samìr - non vi siete cagati per settimane e stasera te ne esci con il bacio? Invitala a ballare e chiedile di uscire, quando siete sui divanetti - ribatté Samìr, intento a lottare con i tagliolini.
Spako scoppiò a ridere, spruzzando brodo in tutte le direzioni. Leonardo s'inorridì, nell'osservare due gocce di brodo atterrate sul suo braccio.
- Ma che diavolo, brò. Ma sei un vecchio rincoglionito?
Che siamo nel Medioevo? Leonardo stasera se la porta, altro che parlare sul divanetto e...MADAME vuoi concedermi
questo ballo? - sbottò Spako, con una risata fragorosa che infastidì i due amici.
Leonardo non riusciva a soffrire Spako, quando banalizzava ogni situazione. Di certo, alle volte, trovava Samìr esageratamente tradizionalista, ma odiava il vizio di Spako di risolvere ogni discussione con droga e sesso, ignorando completamente ogni possibile scenario moderato. Proprio per questo suo proverbiale limite,
Leonardo aveva, più volte, evitato di chiedergli consigli, nonostante il forte legame di amicizia che li unisse. D'altronde, Spako aveva avuto ben poche relazioni nella sua vita. La sua prima ragazza fu più una leggenda metropolitana, per gli amici, che una vera e propria storia.
Farneticava, infatti, di una modella in Erasmus dalla Svezia,che aveva deciso di trasferirsi definitivamente in Italia solo
per lui. Solo per poi essere, da lui stesso, rifiutata. I ragazzi, segretamente, non avevano mai creduto alla storia, sospettando, invece, un rifiuto mai trasformato in relazione.
A volte, dubitarono anche dell'esistenza stessa della ragazza. La sua seconda relazione, invece, era nota a tutti. Si chiamava Rachele e caratterizzò il “periodo
dormiente” di Spako. Tutti ricordavano la sua ragazza come una vera e propria rompiscatole senza precedenti. Padrona delle giornate di Spako, dei suoi social e soprattutto delle amicizie. Leonardo la soprannominò Massakrapall, in omaggio al suo cartone preferito. I due amici definirono un vero colpo di fortuna, per Spako, il giorno in cui lei lo mollòper un tipo più grande di età, conosciuto in vacanza.
Ci volle quasi un anno, affinché Spako si riprendesse dal duro colpo del tradimento.
Leonardo e Samìr, nonostante il valido aiuto di quegli anni, rimpiansero più volte il suo periodo di prigionia, essendo poi sfociato in un turbine metal di droghe, complottismi, ma anche di inevitabile solitudine. Per evitare polemiche, Leonardo ignorò completamente i due amici, che ancora battibeccavano sulla strategia da adottare; sperando, più che altro, che un'occasione ci fosse anche per loro. Quella notte, sarebbe dovuto cambiare tutto. Avrebbe dato fine al suo periodo di chiusura, alle sue paranoie e al suo rifugiarsi nello studio, con scarsi risultati. Quella sera, non avrebbe pensato all'università e neanche ai suoi amici.
Quel desiderio di fuga brillò di un solo nome in quel momento: Angelica.
Il resto della cena trascorse briosamente e i tre ragazzi lasciarono il locale, decisamente troppo pieni per incamminarsi verso l'auto. Leonardo esortò i compagni a fare uno sforzo, non volendo più procrastinare la partenza.
Ciò divenne più che necessario, dal momento che Teramo era la loro destinazione. Quasi due ore d'auto.
Spako tirò fuori un thermos di caffè, che Leonardo rifiutò per evitare effetti indesiderati, lungo la strada.
Il viaggio risultò più lungo del previsto. Samìr sbaglio lo svincolo per ben due volte e Spako trascorse quasi mezz'ora a gironzolare nell'autogrill. Leonardo dormì per tutto il viaggio. Alla fine, intorno alle due e mezza, raggiunsero Piano Grande.
Una villetta sorgeva poco distante da un piccolo agriturismo, immersa nella campagna adiacente alla strada provinciale. La stradina che conduceva alla destinazione era circondata da una ridotta fila di alberi, che terminava in un piccolo piazzale in pietra.
Leonardo si svegliò in tempo per ammirare la facciata della villa.
Era una casa di quattro piani, in stile barocco, con alte vetrate e balconate ricoperte di fiori. Spako spiegò loro che si trattava di una delle tante villette appartenenti a Marylù.
La ragazza era una vecchia conoscenza di Samìr, più volte candidata al senato accademico. Di conseguenza, era molto conosciuta in ambito universitario, soprattutto per le sfrenate festicciole, che amava organizzare durante l'anno.
Era la prima volta, però, che i tre ragazzi vi prendevano parte e restarono a bocca aperta quando, svoltato il vialetto, si ritrovarono in un immenso prato, adibito a parcheggio, contenente quasi cinquanta auto. In lontananza,rimbombavano urla e musica house.
- Cazzo, ma quanta gente ha invitato? - , esclamò Samir stupefatto.
- A quanto ha detto Nirvana, non dovremmo essere più di trecento - rispose Spako - a proposito...sganciatemi i trenta, così Nirvana mi stacca i biglietti della bolgia - .
Leonardo e Samìr si scambiarono un'occhiata perplessa.
- Ehm...trenta cosa? - esclamò Leonardo.
- Dai, bro! I trenta per l'entrata. Ve l'ho già detto - rispose Spako.
- Che...? Quando ce l'avresti detto, con esattezza? - ,
sbottò Samìr.
Leonardo protese il capo all'indietro, lasciandosi sfuggire una risata nervosa. Era abituato e rassegnato alle continue sorprese di Spako. Non era la prima volta che li coinvolgeva, con l'inganno, in una delle sue trovate.
- Raga, dai adesso non attaccatemi il pippone nel parcheggio. Ve l'avevo detto che si pagava l'ingresso. Stiamo a un cazzo di party, che vi aspettavate di entrarci a scrocco? - ribatté impaziente Spako. - No, bastava dircelo, in effetti:"ragazzi, questo vuole dieci euro a cranio per farci entrare, volete venirci?” E io ti dicevo: “fanculo Spako e Nirvana” e non per i dieci euro, ma perché non mi frega un cazzo dip agare quel tossico di merda, per una festa non sua - sentenziò alla fine Samìr, che perse l'ultimo barlume di entusiasmo per la festa.
I tre restarono in silenzio per qualche secondo, poi Spako continuò.
- Dai, cazzo. Siamo venuti fino in Australia per tornarcene indietro adesso? Sapete che vi dico? Il cazzo che mi faccio due ore di auto a vuoto, per le vostre pippe mentali. Io vado a quella cazzo di festa con o senza di voi - .
Spako scese dall'auto e batté forte la portiera. - Guardate merde, vado da solo. Fate buon viaggio di ritorno - cantilenò a voce alta, allargando le braccia.
Samìr gli rivolse un cenno di saluto, abbozzando un sorriso e mise in moto l'auto. Leonardo salutò Spako dal finestrino.
- Noi dai, raga. Dove cazzo andate...dai non mi lasciate qua, come lo stronzo! - urlò Spako, avvicinandosi all'auto in movimento.
Samìr indietreggio in direzione opposta a quella di Spako e si portò fuori dal parcheggio, lasciandosi l'amico alle spalle.
Le imprecazioni di Spako svanirono nel buio del vialetto.
Leonardo portò le braccia dietro la testa, stiracchiandosi con fare indifferente. Anche se divertito dalla presa di
posizione di Samìr, restava comunque l'amarezza di una serata che aveva ben altra finalità. Samìr, intanto, ripercorse la stradina alberata e imboccò nuovamente la nazionale. Era amareggiato e guidava con gli occhi di chi rimuginava, affranto, sull'accaduto. Poi sbuffò nervosamente e accese la radio.
- Fanculo Spako - .
Eraldo Maria Ricciardi
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Autori di Writer Officina

Eraldo Maria Ricciardi
Sono Eraldo Maria Ricciardi, videomaker e redattore campano. Come recita la descrizione sul mio libro, non posso ancora utilizzare l'appellativo autore nel descrivermi, poiché si tratta della mia primissima esperienza nella scrittura fiction. Ad ogni modo, ho lavorato per anni nell'ambito dell'editoria dell'informazione, in qualità di redattore e video reporter e sono attualmente blogger presso la mia community Nerderia in compagnia. Il mio percorso da scrittore ha avuto inizio nel 2013, con i primi appunti su “I Guardiani del Limbo” che, almeno all'inizio, avevo pensato come sceneggiatura per una serie.

Writer Officina: Qual è stato il momento in cui ti sei accorto di aver sviluppato la passione per la letteratura?

Eraldo Maria Ricciardi: Già dai primi anni del liceo covavo la passione per la realizzazione di un'opera letteraria, ovviamente fantasy. Ma ho avuto il coraggio di mettere su carta i miei pensieri solo diversi anni dopo il diploma. Ho scritto appunti per circa sette anni, prima di trovare il coraggio di ultimare il tutto. L'approccio al genere, invece, nasce dalla mia passione per il cinema, in particolare, dai film che hanno segnato la mia adolescenza, come “Il Signore degli anelli” e “Star Wars”. L'idea di creare un mio mondo e identificarlo nel regno dei morti, simile a quello che letteratura e religione ci hanno inculcato, è stata la mia esperienza di crescita nel mondo dell'inspiegabile.

Writer Officina: C'è un libro che, dopo averlo letto, ti ha lasciato addosso la voglia di seguire questa strada?

Eraldo Maria Ricciardi: Direi che nessun libro mi ha ispirato nella realizzazione dell'intreccio. Ho invece trovato molto ispirazione in Dan Brown e Guillaume Musso, per quanto riguarda i tempi della suspense e l'abilità descrittiva di elementi storici e scenografici. Il cinema mi è stato maggiormente di ispirazione per “I Guardiani”. Penso che “What Dreams May Come”, di Vincent Ward, sia quello che ha influenzato una buona parte della mia visione del tutto.

Writer Officina: Dopo aver scritto il tuo primo libro, lo hai proposto a un Editore? E con quali risultati?

Eraldo Maria Ricciardi: Quando ho deciso che i miei appunti sarebbero divenuti un romanzo, la ricerca di una casa editrice, oltre a vari consigli da autori più affermati, è stata il primo passo. Ho avuto contatti con quasi una decina di CE, qualcuna anche abbastanza rinomata, che si sono dimostrate anche più che interessate alla pubblicazione. Con due referenti, ho discusso per più di un anno sulla correzione, l'adattamento e le varie possibilità di distribuzione. Quel che ho ricavato sono state tante promesse e perdite di tempo. Molti amici autori mi hanno consigliato, in un secondo momento, di affidarmi a KDP e altri servizi di Self, in quanto presidente di un'associazione culturale affermata che avrebbe potuto gestire tranquillamente la promozione, in maniera autonoma. Quindi, mi sono affidato a correttori professionisti di Sakura Labzone3 & Falbrizi (ben 5 revisioni), mentre copertina e impaginazione l'ho affidata ad un grafico statunitense conosciuto sul web. Questo, almeno per la prima edizione.
La prima copertina è stata realizzata dalla mia ragazza, fotografa e disegnatrice, Mariacolomba Rainone, mentre la seconda, per la copertina rigida, a mia sorella Chiara Ricciardi, che ha realizzato un dipinto a mano del Limbo. Nella seconda edizione, ho incluso anche tavole illustrate, realizzate dalle stesse, più un character painting del mio amico Alessandro Battista, anch'esso aspirante autore.

Writer Officina: Ritieni che pubblicare su Amazon KDP possa essere una buona opportunità per uno scrittore emergente?

Eraldo Maria Ricciardi: Ritengo che tutte le strade siano buone, qualora si rivelino affidabili e valide. Non ripudio il lavoro delle Ce e gli autori che si affidano ad esse, anzi, non escludo una futura pubblicazione con una di esse. Ma il mercato del self, in particolare KDP, voglio considerarlo una manna dal cielo, in un ambiente per anni chiuso e di difficile percorrenza. Tempi di risposta infiniti e poca chiarezza sull'effettivo stato di vendite/ricavato non sono sempre una valido prezzo da pagare, per un logo in copertina. Se pensiamo anche al fatto che la promozione sia comunque affidata all'autore, direi di non avere rimorsi sulla strada che ho intrapreso.

Writer Officina: A quale dei tuoi libri sei più affezionato? Puoi raccontarci di cosa tratta?

Eraldo Maria Ricciardi: “I Guardiani del Limbo e altri racconti” è il primo di una possibile saga in cinque libri che ho in mente di realizzare. Ho ambientato questo fantasy nel regno dei morti, così come non lo conosciamo. Nel primo libro, si parla di Leonardo Armidi, un giovane salernitano trapiantato a Roma per studio. Durante un party universitario, Leonardo muore per cause sconosciute, almeno ai presenti. Giunge, così, nel regno dei morti. Lo scenario che ho immaginato per l'aldilà è il Limbo. Spiegato in maniera più semplice, ho immaginato un mondo dove tutte le religioni, che hanno influenzato la nostra visione ultraterrena sulla terra, siano soltanto una testimonianza reale ma disordinata di ciò che realmente c'è nell'oltremondo. Ossia, una terra fatta di città, foreste e domini, regolati da una forza superiore (che ho chiamato Libra -Equilibrio-). Questo regno è quasi la copia esatta di ciò che abbiamo costruito sulla terra, nelle varie epoche dominate dall'uomo. Qui gli umani vivono la felicità eterna, privati del loro libero arbitrio e della memoria. A governare i vari domini, divisi in territori e confini, ci sono i Guardiani. Questi ultimi sono dei prescelti dall'Equilibrio in vita, per governare i vari regni e garantire che l'Equilibrio mantenga ordine tra le anime. Essendo però non privati di emozioni e libero arbitrio e dovendo scontrarsi, di tanto in tanto, per il dominio di nuove terre, in un Limbo in continua espansione, ecco che un loro piccolo errore può scatenare un effetto domino, volto alla potenziale distruzione dell'intero equilibrio. Da qui, parte il viaggio di Leonardo, tra inganni e cospirazioni, catapultato nel regno dei morti per l'errore di un Guardiano.

Writer Officina: Quale tecnica usi per scrivere? Prepari uno schema iniziale, prendi appunti, oppure scrivi d'istinto?

Eraldo Maria Ricciardi: All'inizio è stata una stesura istintiva, quasi un'eruzione di idee disordinate. Dopo diversi anni, avendo già scritto quasi l'intera saga, uno schema è stato d'obbligo, al fine di evitare i miei tanto temuti buchi di trama e per riordinare un mondo troppo vasto anche per me. In più, ho dovuto effettuare diverse ricerche in questi anni. In alcuni momenti ho dovuto studiare avvenimenti storici, approcci linguistici ed elementi legati al folklore, usi e costumi di interi popoli. Mi sono affidato a qualche esperto, conosciuto negli anni, per l'utilizzo di determinate lingue e per interpretare e riportare, in maniera facilmente fruibile, diverse teorie scientifiche valide.

Writer Officina: Quali sono le difficoltà che hai incontrato?

Eraldo Maria Ricciardi: La prima in assoluto è stata la mia poco costante voglia di continuare a scrivere, con annessa convinzione nel volerlo pubblicare. La mia ragazza e la mia famiglia mi hanno spronato a perseverare nella realizzazione di questo progetto. Il mio amico si è dovuto sorbire mesi e mesi di anticipazioni e dubbi. Quindi, di sicuro non è stato facile lanciarmi in questa avventura. In seguito, il mio rapporto con i correttori è stato alquanto burrascoso. Per quanto professionisti, siamo stati parecchio in disaccordo su alcune revisioni e ancora oggi discutiamo sui futuri approcci da adottare. Per ultimi, non meno importanti, sono stato lo studio e la ricerca di elementi che convalidassero accenni storico-scientifici ad eventi e descrizioni presenti nei romanzi.

Writer Officina: Per i personaggi hai fatto riferimento – magari in parte – a persone reali oppure sono solo frutto della fantasia?

Eraldo Maria Ricciardi: Buona parte di essi sono ispirati a persone che conosco o ho conosciuto in questi anni. Alcuni personaggi, caratterialmente e fisicamente, sono ispirati alla mia persona, a ciò che vorrei essere e ciò che ho paura di divenire. Ho dovuto attingere al mio bagaglio di conoscenza interpersonale per rendere più reale e convincente possibile ogni situazione.

Writer Officina: Raccontaci quale è stata la scintilla che ha dato vita all'idea

Eraldo Maria Ricciardi: C'è stato un periodo che, purtroppo, è stato caratterizzato da diversi lutti in famiglia. Durante un funerale, ho fantasticato sulla possibile destinazione della persona scomparsa. Mi chiedevo se lui percepisse ancora la presenza di tanti parenti addolorati e quale fosse in quel momento il suo destino. Così ho creato io uno scenario, ispirato a ciò che più mi aveva appassionato negli anni precedenti, ma con un tono decisamente crudo e reale. Immaginare un mondo fantasy troppo lontano da ciò che crudelmente viviamo nella nostra realtà, avrebbe reso ogni pensiero meramente utopico e non una possibile, seppur assurda, visione di esso.

Writer Officina: Ritieni che la verosimiglianza sia importante oppure no visto che si tratta comunque di fiction?

Eraldo Maria Ricciardi: Non ritengo sia importante per ogni contesto letterario. Per quanto abbia amato opere puramente fantasy, non riesco ad immaginarmi in un contesto letterario privo di verosimiglianza. Il fatto è che rendere più realistiche possibili eventuali situazioni, seppur immerse in uno scenario fantastico, a mio parere, dona al tutto un'impronta personale meno omologata. Perché sarebbe poi inevitabile non attingere a ciò che si è vissuto in prima persona ed ispirarsi a concetti la cui visione è strettamente personale. Per quanto amante del genere, mi tengo abbastanza alla larga da opere stereotipate, che non riescono ad allontanarsi un minimo dallo schema Tolkieniano o simili.

Writer Officina: Perché hai scelto il fantasy piuttosto che un altro genere?

Eraldo Maria Ricciardi: Potrei dire, ancora una volta, per amore del genere cinematografico con il quale sono cresciuto, ma non è esclusivamente quello. Ammetto che, seppure cinematograficamente appassionato, non sono un accanito lettore fantasy. A dire il vero, ho letto davvero poche opere di questo genere. Amo i Thriller storici e politici e non mi dispiacerebbe scriverne uno, un giorno. Aver scelto il fantasy è stata una necessità dovuta all'obbligo morale di dover raccontare questa storia.

Writer Officina: Cosa hai voluto dire con la tua storia?

Eraldo Maria Ricciardi: Penso che non ci sia una vera e propria morale, da me voluta. La mia idea è quella di far sentire il lettore, immedesimandosi nel personaggio di Leonardo, totalmente in balia di eventi irrefrenabili. Voglio forse trasmettere che, nonostante parte dell'umanità abbia la propensione al predominio sull'altro, alla voglia di rivalsa ed emancipazione a discapito del prossimo, ci sarà sempre un elemento naturale e sovrannaturale (che sia Dio, del quale non sono credente, oppure la morte stessa) a dettare legge e rendere futili le nostre gesta in vita. Detto tra noi, per come l'ho descritto, spero vivamente non ci sia il mio Limbo ad attenderci dopo la morte.

Writer Officina: In questo periodo stai scrivendo un nuovo libro? È dello stesso genere di quello che hai già pubblicato, oppure un'idea completamente diversa?

Eraldo Maria Ricciardi: Un anno dopo l'uscita de “I Guardiani del Limbo e altri racconti”, ho deciso di ultimare un altro progetto in cantiere da due anni, legato alla stesura di un manuale di tecniche di comunicazione verbale e scritta. Anche per questo progetto, oltre che quasi interamente ispirato alle mie esperienze lavorative di questi ultimi dieci anni e ai miei studi, mi sono affidato alla revisione di due maestri e docenti esperti nel settore comunicativo, al fine offrire un prodotto valido e personalissimo ai lettori. Oltre ciò, alcuni dei correttori dei Guardiani, essendosi appassionati alla storia e ai vari appunti del resto della saga, mi hanno tormentato affinché iniziassi già da ora le correzioni e l'edizione del secondo capitolo. Il problema è che, essendo molto più lungo del precedente, tra stesura, edizione e correzione passeranno diversi anni. Per questo motivo, ho annunciato l'uscita di uno spin-off della stessa saga, dedicato al regno animale dei morti. In questo modo, cerco di tenere viva l'attenzione a questo progetto, iniziando a pubblicare qualcosa di più piccolo e meno impegnativo. Sempre sperando di non deludere chi mi ha dato fiducia e ha apprezzato il primo romanzo. Si intitolerà “Gli animali del Limbo e altre leggende” e spero di riuscire a pubblicarlo entro pasqua 2022.
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