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La mia Venezia
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Lui sempre lui.
Ovunque il tuo viaggio ti porti... un po'di te lo avrò sempre addosso.
Camminarono a lungo per le calli di una Venezia affollata, l'aria quel giorno era gelida, il vento e le gonfie e nerastre nubi, che a poco a poco s'imposero nel cielo, oscurarono la laguna, lasciando presagire nuovi piovaschi. Venice, persa nei suoi pensieri, avvertiva appena il vento: era come immune da ogni sensazione, come se nulla la potesse sfiorare. Molti furono gli uomini che indugiarono con lo sguardo sulla bella cortigiana che solitamente ricambiava sorridendo con malizia, senza timore delle occhiatacce delle loro consorti; questa volta però non diede cenno di risposta, la sua testa era altrove. Tutto era ovattato, lontano, nulla le provocava interesse. Passò così la giornata tra le botteghe della Serenissima, dove acquistò: stoffe, essenze, oli, profumi e belletti; lo fece quasi in modo automatico, per lei era importante prendersi cura del proprio corpo e del suo aspetto in fondo faceva parte del mestiere. Nemmeno la giovane entusiasta serva era riuscita a farla sorridere, durante l'acquisto di sete e broccati, dove alla sola vista di tanta bellezza, aveva sussultato di gioia battendo le mani. Venice, oggi, aveva altro per la testa, anzi nel cuore e non era un bene! Quel pensiero appariva più una condanna, una disfatta che contraddiceva e vanificava anni di preparazione il cui scopo era proprio quello di evitare che le accadesse quello che contro la sua volontà le era accaduto e le stava accadendo, come avrebbe detto sua madre: «Una catastrofe!». Fece un lungo respiro, osservando il lento fluire delle acque in cui Venezia si rispecchiava da un'altra effimera prospettiva, inghiottita negli abissi della laguna s'intravedevano le grandi mura dei suoi raffinati palazzi che imponenti scivolavano fino negli abissi del Canal Grande, e poi le ombre fuggevoli delle gondole che attraversavano dolcemente il Canale, lasciando al loro passaggio il mormorio d'acque e quelle nubi scure che ora minacciose ricoprivano la volta. Tutto s'immergeva in quella laguna in cui la città fatta di terra e acque si ergeva da secoli. E anche la sua immagine, per un attimo, si delineò e svanì in quelle acque agitate come il suo cuore.Non era successo in fondo nulla, un solo sguardo e sicuramente con un po' di fortuna lui sarebbe partito e lei non l'avrebbe mai più visto. A questo pensiero, però, al posto di sentirsi sollevata, s'incupì così tanto che allungò il passo. Ines preoccupata, per lo strano comportamento della sua signora, la rincorreva sperando di non far cadere i numerosi pacchetti che le erano stati affidati. Venice, in preda al panico, voleva solo ritirarsi nelle sue stanze e non uscire più fino a che il suo cuore non avesse smesso di pensare a... Non terminò il pensiero: l'impatto fu forte sotto lo sguardo sconvolto della serva, ma oltre a lei, lì accanto, v'era qualcuno che, vedendo la bella cortigiana seduta a terra in una pozza d'acqua piovana, se la stava ridendo di gusto. Venice sentì la veste inzupparsi, le mani poggiare nella fanghiglia e quella risata... La sua risata l'avrebbe riconosciuta ovunque. “La sera prima non aveva fatto altro che ridere quell'essere, la sua persecuzione!”. Implorò che non fosse lui, implorò di sbagliarsi, pregò tutti i santi del paradiso prima di alzare lo sguardo. Ines corse in suo aiuto cercando di sollevare la sua padrona che in quel momento appariva una statua di marmo, quanto era pesante. Qualcuno la fermò nel suo intento e la giovane, intimorita, s'allontanò. Mani forti e gentili cinsero la vita della cortigiana sollevandola sotto lo sguardo divertito dei passanti. Venice tremò: l'aveva sfiorata. Rabbrividì fortemente, non certa se per la vergogna o per la rabbia che provava in quel momento. Ora in piedi, innanzi a lui, lo fulminò con uno degli sguardi più duri che le appartenessero. L'uomo sorrise sicuro e, spogliandola con lo sguardo, disse: «Vedo che oggi non è la sua giornata, mia cara, ha forse dormito male?». “Lo odiava! Era ufficiale, lo odiava!” Doveva riprendere il controllo della situazione, prima che quel poco di senno, che possedeva, svanisse del tutto portandola a prendere il figlio del Conte De Lucas a sberle, e magari fornire alla sua già indiscussa reputazione altro materiale su cui spettegolare. «Sì, veramente ho dormito poco, ma ho avuto comunque una piacevole notte... E lei vedo che ha riposato bene!», terminò maliziosa la donna. Giovanni osservò i suoi occhi in tempesta e colse l'ironia nella sua voce, vi era aria di sfida nell'animo di quella sfacciata. Strinse i pugni, un guizzo di rabbia lo pervase: da quando l'aveva vista, la sera prima, l'aveva desiderata, bramata per le intere ore successive. L'idea che suo padre se la fottesse... non è che gli andasse così a genio; l'aveva sentita gemere senza pudore nelle stanze del padre. Si era rigirato in quel letto, ore e ore, fantasticando su quel corpo caldo e formoso, fino a che aveva colto i suoi passi scendere giù per lo scalone principale per poi uscire dall'androne e come un ladro l'aveva seguita, respirando avido il suo profumo misto di lavanda e sesso. Quella non era una donna comune, lui lo sapeva bene. Quella era un demonio! Aveva qualcosa che lo eccitava come un pazzo, gli faceva perdere ogni controllo di sé! E donne certo non gli mancavano, nei suoi innumerevoli viaggi, soprattutto in Oriente, aveva avuto occasione di assaporare il piacere dal più delicato al più indecente. Eppure da quando la conosceva... lo aveva sempre sconvolto, era come una tempesta improvvisa in mare aperto e adesso in lui s'era scatenato nuovamente un maremoto di emozioni contrastanti, di dominio e passione, la doveva avere! L'avrebbe fatta urlare così forte dal piacere da far zittire in lei ogni sentimento di rivalsa. Sarebbe svanita dal suo volto quell'espressione forte e sicura, l'avrebbe resa mansueta, docile alla sua mercé e soprattutto sua! Come un tempo... «Mia cara, ho dormito benissimo, ma la prego lasci che l'accompagni fino ai suoi alloggi: non mi sentirei in pace con me stesso se durante il tragitto qualche villano, vedendo la sua veste, la beffeggiasse. In qualche modo mi sento colpevole di questo spiacevole incidente!», disse osservando con malizia gli schizzi di acqua sulla scollatura generosa della donna, che inumidirono la veste mostrando trasparenze nuove... Venice era sempre più adirata, conosceva il genere d'uomo, sapeva bene che si stava beffando di lei e questo la imbestialiva. Lo avrebbe cacciato, se non fosse stato il figlio del Conte, e poi era così maledettamente attraente: osservò i suoi abiti eleganti, le sue grandi spalle e, soprattutto, quell'espressione sul volto di pura sfida; gli occhi nerissimi la scrutavano con bramosia, la voleva ne era certa! «Non mi avrà! Meglio la morte!», decise. Venice sapeva, da buona cortigiana, che fare l'amore non l'era concesso: «Buon sesso, mia cara, solo buon sesso!», le aveva ripetuto spesso sua madre, e con lui sarebbe stato amore, il cuor suo lo sapeva: una donna certe cose le sente. Si ribellò a quel dannato pensiero così forte e vivo in lei, quanto quei battiti accelerati che l'esplodevano in petto a ogni suo sguardo. Perdere il controllo non le piaceva, non le era mai piaciuto! Si spaventò. “Lo voleva morto all'istante! Aveva un paio di amici che avrebbero pure potuto... Ma che stava pensando?” Impallidì, violentemente, traballando su quei maledetti zoppieggi, una delle cause della sua caduta, odiava quei calzari! Giovanni divertito osservava la giovane e bellissima donna riflettere e oscillare come una banderuola al vento, per un attimo temette che cadesse un'altra volta. “Chissà a cosa sta pensando?” si chiese scrutando l'espressione confusa su quel volto delizioso dalla pelle chiarissima e quegli occhi color del mare, quei capelli fluenti e rossi come preziosi rubini. Più la guardava, più la voleva! Sarebbe stata sua per molte volte, almeno fino a che non fosse ripartito. Lo giurò a sé stesso. «Ebbene, mia cara, vogliamo andare?», chiese infine divertito, vedendola ferma come una statua di cera. «La ringrazio, ma Ines ed io ce la caviamo da sole!», rispose decisa, facendo un cenno alla serva di muoversi. La ragazza annuì timidamente, seguendo la sua padrona. Venice riprese il controllo di sé, passò accanto all'uomo e con uno sguardo che non concedeva sconti, lo eccitò fino al midollo per poi allontanarsi, lasciandolo nella confusione più totale. “Avrò quella donna a costo di sequestrarla, legarla e tutto il resto!” pensò sorridendo e compiaciuto s'avviò verso il sestiere di San Marco.
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Sono una persona semplice, con una vita non sempre facile, la scrittura mi ha salvato tante volte! Ho iniziato a scrivere come terapia per elaborare un lutto. Nel 2009 nasce il mio primo libro: “Come diceva sempre mia nonna”. Non avevo mai sentito il bisogno di scrivere, ma dopo i primi passi in questo mondo per me sconosciuto, non ho potuto più smetterle di farlo. A oggi ho al mio attivo, tra narrativa e poetica, diciassette pubblicazioni. La scrittura per me è liberazione, è voglia di comunicare attraverso la mia anima che spinge affinché la parte migliore di me si mostri. Nello scrivere la rivela, portando nei miei testi i valori del mio essere: la spiritualità e l'amore universale. Nei miei libri cerco di condurre alla riflessione, ricordando che ogni essere umano è qui per compiere la sua missione terrena, e grazie ad essa evolversi.
Writer Officina: Qual è stato il momento in cui ti sei accorto di aver sviluppato la passione per la letteratura?
Monica Pasero: Dopo la morte di mia nonna, temevo di dimenticare tutti i nostri momenti insieme, così presi carta e penna e riempii di parole un quadernone, tra fatti accaduti e altri rivisitati in chiave ironica, uno spaccato della mia infanzia. Doveva rimanere un diario chiuso in un cassetto. Mai avrei pensato di pubblicarlo, ma andò diversamente. E mia nonna in qualche modo mi diede un'arma potentissima per ritornare a sorridere e a vivere! Grazie a lei scoprii il mio dono... che non sapevo di avere.
Writer Officina: C'è un libro che, dopo averlo letto, ti ha lasciato addosso la voglia di seguire questa strada?
Monica Pasero : Ho letto tanto, soprattutto per migliorarmi; non c'è un libro in particolare che mi ha spronato a scrivere, ma ce n'è uno che mi ha spronato a non mollare! Ed è l'Alchimista di Paulo Coelho, che con la sua “Leggenda personale” mi ha spinto a crederci ancora nei miei sogni e mi ha insegnato che spesso non occorre andare in capo al mondo per realizzarsi, ma basta guardarsi bene intorno. Writer Officina: Dopo aver scritto il tuo primo libro, lo hai proposto a un Editore? E con quali risultati?
Monica Pasero : Dopo la stesura del mio diario, mia sorella volle farlo leggere ad un suo professore di lettere che lo trovò piacevole e mi consigliò la pubblicazione; così inviai il manoscritto a diverse Case editrici( ero profana in questo campo, non avevo amici scrittori, ai tempi facevo la mamma a tempo pieno e il mondo editoriale non lo conoscevo) così dopo diverse proposte, tutte a pagamento, scelsi la meno costosa e lo pubblicai; scelta infelice, ma ai tempi non ero informata e pensai di essere stata fortunata. Vendetti le prime 300 copie durante la presentazione al mio paese, i proventi andarono in parte alle zone colpite dal terremoto all' Aquila. Fu gratificante, ma dopo le vendite (anche per la mancata promozione e il disinteresse totale della Casa editrice) finirono lì. Oggi il libro è stato ripubblicato con un self publishing. Writer Officina: Ritieni che pubblicare su Amazon KDP possa essere una buona opportunità per uno scrittore emergente?
Monica Pasero Da anni pubblico con la Youcanprint Edizioni. Amazon l'ho scoperto solo ora e ho pubblicato il mio ultimo romanzo. Sono entrambi self publishing, la Youcanprint lavora bene, personale attento e rapido, il libro è disponibile in tutti gli store e anche in libreria, l'unica pecca è la procedura dei pagamenti: lunga e complessa; per cui la soluzione più rapida è acquistare copie per scalare così l'ammontare delle royalties; Amazon, invece, versa direttamente sul tuo iban, per questo ho voluto tentare questa strada. Non saprei consigliarlo o meno, non è nemmeno un mese che è uscito il romanzo, ma sicuramente il self publishing rimane per me la miglior soluzione ad una editoria spesso poco onesta. Writer Officina: A quale dei tuoi libri sei più affezionato? Puoi raccontarci di cosa tratta?
Monica Pasero : Forse al mio romanzo: La mia Venezia che racconta quanto i nostri destini siano spesso concatenati nel tempo e come le anime destinate si ritrovino sempre di vita in vita; ci ricorda il nostro perenne ritorno e racconta l'Amore quello con la A maiuscola, quello tanto ambito, sognato che pochi davvero, oggi, possono dire di avere vissuto. Questo romanzo non è solo una storia d'amore e di passione, ma c'è molto di più per chi appunto riuscirà ad andare oltre e nella bella Venice non vedere solo una cortigiana, come nell'impacciata Veronica non solo una donna insicura. Questa storia ha molto da dire e da dare, ma il segreto sta nel leggerla con l'anima, perché le vostre anime sanno di cosa sto parlando... e questa narrazione ironica, spassionata e alla portata di tutti potrebbe sorprendervi e indurvi finalmente a vedere Oltre.
Writer Officina: Quale tecnica usi per scrivere? Prepari uno schema iniziale, prendi appunti, oppure scrivi d'istinto?
Monica Pasero : Mai usato tecniche! Io scrivo di pancia, di cuore, d'istinto; per me scrivere è lasciar fluire emozioni, pensieri, fantasie e sogni. Se non lo facessi, verrebbero soffocati in questa vita non sempre facile da vivere. Writer Officina: La Smentita è il tuo nuovo romanzo, due parole su questa tua ultima opera.
Monica Pasero : L'ho scritto in giorni in cui il mondo ruzzolava, dove era davvero difficile trovare la parte ironica in questa vita, le domande aumentavano e le risposte erano sempre più confuse... Allora è nata questa storia che vede protagonista un personaggio noto a tutta l'Umanità ...che è sempre stato parte di essa; accusato, vessato e spesso pure idolatrato...Ciò mi ha portato a riflettere su questa figura e su quali davvero siano le sue responsabilità in tutto questo casino definito Umanità! Ovviamente l'ho interpellato ed è letteralmente caduto dalla nuvole e dalle sue parole è emerso che c'è ben altro che a lui proprio non va giù... Ma se volete saperne di più... La Smentita vi aspetta su Amazon, un testo che ambisce a farvi sorridere e perché no, anche riflettere...
Writer Officina: In questo periodo stai scrivendo un nuovo libro? È dello stesso genere di quello che hai già pubblicato, oppure un'idea completamente diversa?
Monica Pasero : Mi piace variare, al momento sto lavorando ad una raccolta di favole...una Collana. Un progetto che richiede molto lavoro e dedizione, spero di poterne parlare prima di Natale.
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