Writer Officina
Autore: Christian Martinelli
Titolo: Nephilim il risveglio
Genere Fantasy Fantascientifico
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Nephilim il risveglio
In cima alle scale una porta gigantesca dava su un altro salone; le due ante della porta erano socchiuse quel tanto che bastava per permettere il passaggio a una sola persona per volta. Mi appoggiai a una delle ante, ma nemmeno con tutto il mio peso si spostò di un passo. Guardai dentro.
Il salone non era molto diverso da quello del piano inferiore: le pareti in pietra viva si innalzavano altissime e il resto della stanza era spoglio. La luce naturale dei fiori illuminava la stanza insinuandosi da un'altissima finestra dalla quale, attraverso il vetro rotto, penetrava la stessa edera che infestava il piano inferiore. Vicino alla finestra quattro Kappa frugavano dentro lo zaino di Luca all'interno del quale, tuttavia, trovarono solo fresca e limpida acqua.
Feci quindi scorrere il mio sguardo lungo la stanza; un corpo immobile giaceva a pochi metri di distanza. Guardando meglio mi accorsi che non era esattamente immobile: Sofia era a terra in preda a spasmi e gemiti. Il suo corpo era quasi completamente nudo e solo pochi lembi di pelle rimanevano coperti dai vestiti ormai fatti a brandelli. Il viso, il seno, l'addome e le cosce erano pieni di ferite, di perforazioni ed escoriazioni. Quella visione mi incendiò i nervi irradiandosi a tutto il mio corpo come una scossa elettrica. La punta dell'attizzatoio che avevo portato con me era ancora incandescente; la feci sbattere contro le rifiniture in ferro battuto della porta per attirare l'attenzione dei nemici. Quando si voltarono il sangue mi si raggelò; erano sporchi di sangue, del sangue di Sofia, in parti del corpo che non oso riportare. Nell'istante stesso in cui si lanciarono contro di me un rumore assordante mi esplose alle spalle: Chiara comparve al mio fianco mentre una fenditura di luce scompariva con lo stesso fragore con cui era comparsa. Mi guardò sorridendo mentre mi passava avanti sguainando la sua spada. Quando i mostri la videro le diedero addosso, ma la sua forza era inesorabile. Ne respinse tre buttandoli a terra con un solo colpo e balzò su di loro facendoli letteralmente a pezzi. Il quarto tentò di colpirla alle spalle mentre lottava contro gli altri, ma presto cadde a terra con l'attizzatoio che gli trapassava il cranio da parte a parte. Sorpreso da quella mia forza guardai Nicolas che era comparso al mio fianco: sorrideva, ma il suo non era il solito sorriso caldo, era una smorfia di odio, il piacere della vendetta, l'estasi per la morte di un nemico. Chissà da quanto aspettava quel momento. Tuttavia, pochi istanti dopo, si rabbonì e mi osservò con volto più sereno.
- Proprio quel sentimento - disse strizzandomi l'occhio.
Se il mio avversario era caduto senza un suono ai suoi compagni non andò altrettanto bene; grida di morte e sofferenza riempirono la stanza mentre Chiara li trucidava. Lasciai che il mio cervello assorbisse ogni singolo grido di disperazione sfamando così anche la mia sete di vendetta. Quando anche l'ultima vita si spezzò corsi da Sofia.
Coprii il suo corpo con i brandelli dei suoi vestiti. Lei mi guardò supplichevole. I suoi occhi verdi e grandi come il mare mi fissarono con uno sguardo svuotato, privo di vita; le sue labbra fremevano cercando di parlare e il suo corpo era in preda agli spasmi. Le dissi di non dire nulla, di stare tranquilla, che era tutto finito. Ma il suo sguardo non mutò; lì vidi una silenziosa supplica: mi pregava di ucciderla.
Era stata stuprata, picchiata e ferita in un crescendo di umiliazione e tortura. I buchi nel suo corpo raccontavano la brutalità di quegli esseri, che l'avevano trafitta con i loro artigli per puro godimento. Il suo viso, bello, era completamente ricoperto di sangue e sporcizia, ma gli occhi erano nitidi e chiari, richiedevano con aspra convinzione il conforto della morte. Misi una mano tra i suoi capelli sozzi, impiastricciati dal sangue, nel tentativo di farla calmare, ma quello sguardo non si abbassò mai.
Le dissi che le sue ferite non erano mortali, che sarebbe guarita, che sarebbe tornata a sorridere, ma fu tutto inutile.
- Non è vero Chiara? Lei si salverà, starà bene, andrà tutto bene! - urlai sull'orlo delle lacrime. Chiara tacque, guardando il pavimento.
- Ti prego - la esortai bagnando le guance di Sofia con il mio pianto.
- Andrea è già stato portato alla base, se la caverà, grazie a lui - disse Chiara indicandomi; non stava parlando con me, ma con lei. Sofia rispose con un impercettibile movimento del capo.
Diedi un pugno al pavimento posando poi la testa sul petto di Sofia. I suoi spasmi si placarono.
- La tuta di Luca ha comunicato la cessazione delle funzioni vitali e siamo accorsi nel più breve tempo possibile. Solo un piccolo errore nel loro piano vi ha salvato - continuò lei, imperterrita.
- Salvati? Ti pare che qualcuno qui sia stato salvato? Lei si salverà? Rispondi, cazzo! - urlai. Lei sollevò la testa e finalmente mi guardò dritto negli occhi. Nella sua espressione non c'era dolore, non c'era niente.
- No! - rispose seccamente. Le lacrime scesero copiose, ininterrotte.
- La società dei Nephilim ha una struttura simile a quella del nostro corpo. Come le nostre cellule compongono tessuti che svolgono diverse funzioni i Nephilim nascono con uno scopo già prestabilito. Alcuni sono preposti alla raccolta del cibo, altri prendono le decisioni, altri ancora vanno a costituire il loro esercito...e altri hanno il compito di procreare. Per fare questo loro possono rubare le anime ai loro avversari in combattimento o, più semplicemente, quello che hai davanti agli occhi. In breve tempo quello che ora c'è dentro di lei crescerà dandole atroci sofferenze e poi, tra un paio di settimane al massimo, ne divorerà l'essenza e il suo spirito darà vita a uno di quei mostri - . Tacque. Aveva parlato con estremo pragmatismo, senza che alcun sentimento la sfiorasse.
- E se non avesse funzionato? - chiesi io, alla ricerca di una flebile fiammella di speranza.
- Non hai capito. - disse torva. Il suo viso s'era fatto duro, quasi crudele - Loro esistono per questo, si sono evoluti in questa direzione. Non c'è nulla che possa fallire perché tutto ciò di cui hanno bisogno è la carne e la vita! - . Fece una pausa; il silenzio divenne sempre più insopportabile e le mie lacrime non accennavano a fermarsi.
- Loro fanno questo, strappano la vita, uccidono e distruggono tutto ciò che trovano. Niente sopravvive al loro passaggio, NIENTE! Ora vattene, questa ragazza merita il dolce riposo - .
Dette queste parole tutto era scomparso: la speranza, la vita, la gioia. Anche Nicolas sparì, con un soffio. Un'ombra nera afferrò il mio cuore separandolo dal resto del corpo.
- Lo faccio io! - sussurrai. Fissai i suoi occhi annegando nella richiesta che lanciavano mentre accarezzavo i capelli chiusi nella solita treccia.
- Se fossi stato più forte, se solo avessi preso decisioni diverse o... - mi scusai, ma Sofia mi posò due dita sulle labbra scuotendo la testa. Sorrideva. Chiara posò la spada di fianco al suo corpo con un gesto solenne.
- Non è colpa tua. Non doveva andare così, loro non avrebbero dovuto essere qui; se cerchi qualcuno da incolpare quella persona sono io! - disse. La sua voce era nuovamente calda, affabile, ma stanca. Dette queste parole se ne andò.
Accarezzai il suo viso deturpato, oltraggiato da quei mostri. Scesi accarezzandole il collo, poi il petto, sul quale cercai il punto in cui sentivo più forte il battito cardiaco. Non smisi mai di guardarla negli occhi, né di piangere. Appoggiai la spada in quel punto. Mi sorpresi della velocità dei miei pensieri e ancora una volta mi accorsi che non avevo la forza per proteggere nessuno. Non c'era più nulla da fare per lei e per quanto potesse sembrarmi ingiusto l'ultimo onore che potessi ancora concederle era quello di accompagnarla nel suo ultimo viaggio. Raccolsi tutte le energie che avevo, cercando di fermare le lacrime che continuavano a colarmi dagli occhi.
- Se ti avessi conosciuto prima ora avrei avuto qualcosa di bello da ricordare - .
Le sue labbra si erano inclinate in un lieve sorriso. Quegli occhi raccoglievano gli ultimi granelli di luce che avrebbero mai visto, facendoli brillare in un modo tanto dolce quanto malinconico. Chiusi gli occhi e spinsi quella spada dentro il suo corpo, fino al cuore. Sentii un grido che spezzò l'aria nella stanza e dei gemiti prolungati. Ci misi molto a capire che quelle grida provenivano dalla mia bocca. Sofia non aveva emesso un solo sibilo e i suoi occhi, ancora puntati verso di me, erano vuoti; non contenevano ormai nessuna luce. La sua essenza era volata via insieme a quello sguardo supplichevole, ma sulle labbra era rimasto incastrato quel lieve, dolce, sorriso.

Diversi mesi dopo Andrea fu riaccompagnato in quel luogo, dove era stata eretta una piccola lapide che in poco tempo l'edera aveva completamente ricoperto. Lui ne tagliò un rametto e me lo portò. Quel rametto è ancora chiuso tra le pagine del mio libro preferito, ma ne ho disegnata una copia sul pettorale sinistro della mia tuta.
Il giorno dei funerali simbolici Andrea mi regalò una foto di Sofia, che giace ora sullo scaffale dei miei libri. È una foto che mi piace molto guardare perché l'unica cicatrice che colorava il viso di Sofia era, al tempo di quella foto, il suo sorriso.
Christian Martinelli
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Christian Martinelli
Mi chiamo Christian, ho 27 anni e abito in un grande appartamento con mia moglie e il nostro piccolo Orex, anche se “piccolo” è solo un eufemismo visto che si tratta di un meticcio di Alano. Sono nato in un paesino rinchiuso tra le vette delle alpi, tristemente famoso per quanto accaduto alla diga del Vajont; è inoltre conosciuto per aver dato i natali a uno scrittore naturalista, oltre che irriverente personaggio della tv. Non avevo ancora un anno quando i miei genitori si sono trasferiti più a valle, in un complesso di case ancora più piccolo, una frazione di una modesta cittadina. Lì sono cresciuto, protetto dal mondo frenetico e deludente che prendeva vita oltre agli sconfinati campi coltivati che mi circondavano. Dopodiché ho frequentato il corso di Laurea in Biotecnologie e sono dovuto venire a patti con la mia età ormai adulta. A Parma ho conosciuto un mondo completamente differente da quello in cui avevo vissuto fino a quel momento e da esso sono rimasto folgorato: per lunghi anni ho creduto d'aver trovato il mio posto, ammaliato dalle infinite opportunità e comodità della vita cittadina, finché non mi sono reso conto che ciò che mi mancava veramente, ciò di cui avevo davvero bisogno, era l'ombra delle montagne e i visi amichevoli a cui ero abituato. Per questo motivo ho fatto le valige e sono tornato nella mia terra dove vivo ora serenamente.
Sono senza ombra di dubbio una persona molto introversa e il miglior modo per esprimermi che ho trovato è attraverso la scrittura. In essa riesco a creare un mondo tutto mio in cui poter svolgere un ampio lavoro di introspezione, ma non solo: avere la possibilità di creare universi paralleli in cui accadono le cose più incredibili, di narrare le gesta di eroi e cattivi, di dar vita a qualcosa che non esiste, ma che da quel momento è reale quanto tutto ciò che vi circonda perché capace di entrarvi nel cuore e di farvi affezionare, di creare emozioni e sentimenti, per me non ha prezzo. Ricordate sempre che in un mondo senza più magia non ci resta che la fantasia!

Writer Officina: Qual è stato il momento in cui ti sei accorto di aver sviluppato la passione per la letteratura?

Christian Martinelli: Una domanda assai complicata poiché la risposta s'intreccia al periodo più brutto della mia vita. Sin da quando ero bambino mi sono adoperato per leggere qualche libro, ma lo consideravo più un passatempo per sfuggire alla noia pomeridiana che una questione importante. Fu diversi anni dopo, quando vidi ogni granello della mia esistenza crollarmi addosso, che divenni completamente dipendente dai libri: essi, fosse anche soltanto per dieci minuti al giorno, erano in grado di farmi viaggiare, di sollevarmi dalla poltrona su cui ero solito commiserare la mia vita per portarmi in un mondo lontano dove i miei problemi sembrano essere insignificanti. Da allora non ho più smesso.

Writer Officina: C'è un libro che, dopo averlo letto, ti ha lasciato addosso la voglia di seguire questa strada?

Christian Martinelli: Sinceramente no! Non c'è un libro che mi abbia, più o meno di altri, spinto verso la scrittura. Anche questa passione, infatti, è nata come una necessità, il bisogno di tracciare su di un pezzo di carta i miei pensieri. Dopodiché, con estrema naturalezza, sono arrivati Alex, Chiara, Nicolas, Sofia e una marea di altri personaggi attorno ai quali si è costruita una storia.
Dico spesso che, come accade per lo scultore, l'opera d'arte è già dentro la pietra, e a lui non resta che togliere ciò che è superfluo; la mia storia, o le mie storie, sono qualcosa che già esiste in un qualche piano confinato e nascosto di una realtà parallela, e l'unico compito dello scrittore è quello di estrarle e metterle nero su bianco.

Writer Officina: A quale dei tuoi libri sei più affezionato? Puoi raccontarci di cosa tratta?

Christian Martinelli: Al momento posso vantare un solo libro pubblicato, nonostante altri siano in fase di pubblicazione o stesura. In ogni caso, considerandoli tutti in egual modo, non posso che rispondere: “il primo!”. Nephilim il risveglio è stato amore e odio, gioia e lotta, divertimento e difficoltà. Mi sono seduto davanti a un pc e ho semplicemente iniziato a scrivere, senza sapere dove io stesso volessi andare a parare. La storia non era ancora ben formata nella mia testa, ma man mano che proseguivo, pagina dopo pagina, nascevano personaggi, amori, difficoltà ed emozioni.
Quando lo ho terminato e ho fatto una prima revisione il mio lavoro era veramente molto grezzo: mancavano diversi spezzoni di storia e lo stile non era dei migliori. Per questo motivo ho quindi dovuto impegnarmi ancora, aggiungere altro sangue e sudore, fino allo sfinimento, ma ho raggiunto infine ciò che desideravo.
Più volte mi sono detto che, se ricominciassi da capo, sarei in grado, grazie all'esperienza ora accumulata, di migliorarlo ulteriormente, ma mi sono reso conto che la sua bellezza sta proprio in quelle frasi talvolta grezze, in quel ritmo a volte troppo rapido, in quelle piccole sbavature che lo caratterizzano. L'ultima volta che lo ho riletto, infatti, mi è tornata in mente un'opera a fumetti molto nota: nel primo volume c'erano illustrazioni assai poco definite e, anzi, se vogliamo usare la parola corretta, direi proprio brutte; andando avanti, tuttavia, l'autore è migliorato, sempre di più, fino a raggiungere le vette più alte, e ora è bello poter vedere da dove è partito. Ciò che è perfetto fin da subito non potrà mai possedere lo stesso fascino che ci dà ciò che vediamo crescere, proprio come un figlio.

Christian Martinelli: Quale tecnica usi per scrivere? Prepari uno schema iniziale, prendi appunti, oppure scrivi d'istinto?

Il tuo nome cognome: Come detto, per il mio primo libro Nephilim il risveglio, tutto ciò che ho fatto è stato sedermi davanti a un pc e iniziare a scrivere. Ci è voluta l'esperienza per capire che una storia ha bisogno di una struttura e di un finale ancora prima che sia scritto l'incipit. Per questo motivo ora mi prendo un bel po' di tempo per pensare alla storia, dal suo inizio alla sua fine e, soprattutto, a ciò che accade nel mezzo. Dopodiché suddivido ciò che ho immaginato in parti più piccole e le approfondisco una a una, aggiungendo dettagli e consequenzialità. Ritengo tuttavia importante che questa struttura, stilata precedentemente alla fase di scrittura, non impedisca di inserire modifiche o di aggiungere o eliminare delle sue parti in corso d'opera.

Writer Officina: Ritieni che la verosimiglianza sia importante oppure no visto che si tratta comunque di fiction?

Christian Martinelli: Assolutamente si, almeno per quanto riguarda gli scrittori del mio stesso genere. Il fantastico ha un'ampiezza sconfinata ed è quindi impossibile parlare per tutti, ma per il ramo della fantascienza la verosimiglianza è obbligatoria. Per quanto si tratti di fiction questo genere si basa su fondamenta concrete, ovvero quelle della scienza, e da esse bisogna partire.
Ho inserito nel mio libro, per esempio, un personaggio fatto completamente di pietra, cosa che nella realtà non sarebbe possibile, almeno nell'universo che conosciamo. Tuttavia, come molti già sapranno, la vita conosciuta si basa su un elemento chimico chiamato Carbonio grazie ad alcune sue particolari proprietà. Se prendete una tavola periodica e guardate cosa c'è sotto il Carbonio, troverete il Silicio (il maggior componente delle rocce), imparentato al punto con il suo vicino di sopra che molti scienziati hanno ipotizzato l'esistenza di esseri viventi a base di Silicio.
Per questo motivo, se vuoi scrivere di fantascienza, per prima cosa devi conoscere la scienza. Pensiamo ai grandi maestri del calibro di Asimov e immaginiamo che avessero scritto i loro libri senza informarsi prima sull'universo o sulla robotica; non credo, in quel caso, che sarebbero ancora definiti “grandi maestri”.

Writer Officina: Cosa hai voluto dire con la tua storia?

Christian Martinelli: Dare un significato alle nostre storie è la cosa più importante e, allo stesso tempo, più difficile di tutte. Ammesso e non concesso che uno scrittore, semplicemente in quanto tale, abbia le conoscenze o le capacità per insegnare qualcosa a qualcuno, questo non è ancora sufficiente. Perciò, il significato che ho cercati di inserire nel mio libro, è sicuramente quello dell'amore per il pianeta che è la nostra casa e di lotta contro coloro che vogliono strapparci dalle mani la nostra casa. Tuttavia, Nephilim il risveglio, è solo il primo di una trilogia, e ci sono ancora tanti significati nascosti nella continuazione della storia.

Writer Officina: In questo periodo stai scrivendo un nuovo libro? È dello stesso genere di quello che hai già pubblicato, oppure un'idea completamente diversa?

Christian Martinelli: Oltre ad aver terminato il sequel di Nephilm il risveglio, che con tutta probabilità prenderà il titolo di Nephilim la chimera, ho avviato un secondo progetto molto particolare. Il genere di appartenenza è quello dell'epic fantasy, ma non temete: niente scopiazzature tolkieniane. La particolarità sta nel tipo di pubblicazione: vorrei infatti serializzarlo, ovvero pubblicarlo tramite una serie di volumi della lunghezza di circa cento pagine e a un prezzo accessibile a tutti. Dopo lunga attesa una casa editrice ha accolto la mia proposta e potrete quindi trovare presto in libreria il primo volume del mio nuovo titolo.
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