Writer Officina
Autore: Laura Laurenti
Titolo: Le Ombre di Maplewood
Genere Giallo psicologico
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Le Ombre di Maplewood
Un'ombra vaga.

Lunedì 6 marzo 2023 Ore 14:00.

Il gracchiare dei corvi squarcia il silenzio.
Con le mani mi copro le orecchie, ma la sua eco si insinua nella mia mente. Mi alzo con fatica dalla poltrona sulla quale ormai trascorro la maggior parte delle mie giornate.
D'altra parte, le mie ossa sempre più fragili non mi permettono di fare molto altro.
Mi dirigo zoppicante verso il piano di sopra, non riesco più a camminare come un tempo, non mi sono ancora del tutto ripresa dalla brutta frattura al femore di un paio di anni fa.
Salgo le scale con amara lentezza aggrappandomi alla ringhiera. In fondo al corridoio c'è quella porta sempre chiusa.
Quella dell'altra stanza.
L'ho svuotata di tutto quello che conteneva per non dovervi entrare più, ma il grido dei corvi viene proprio da quella parte, è sempre più forte e sembra chiamarmi.

Quando entro, l'oscurità mi avvolge; così come l'odore di chiuso che quasi mi soffoca.
Scosto le tende.
Sono pesanti e piene di polvere. Tossisco.
A poche centinaia di metri da casa mia, all'inizio del viale, c'è qualcuno.
Prendo gli occhiali che mi pendono dal collo e li inforco con mani tremanti. Devo vedere meglio.
Devo capire.
Ma quando cerco di mettere a fuoco, non ci riesco: la mia vista negli ultimi tempi si è indebolita molto, così la figura resta un'ombra vaga nella luce grigia del pomeriggio.
Rimane ferma, senza fare un passo.
Da qui non riesco neanche a capire cosa stia facendo. Respira, forse.
Forse, solo questo.
Come se volesse assorbire l'odore dell'erba incolta che cresce ai lati della strada.
Finalmente si muove, verso la fine del viale, verso quella casa, verso di me. Cammina con la testa china, i passi lenti e cauti sull'asfalto screpolato.
Si avvicina al cancello arrugginito e pericolante, al muretto di cinta che circonda quel luogo e vi posa sopra una mano.
Ora riesco a vedere i suoi capelli castani, tagliati corti e le forme armoniose di una donna nel fiore degli anni.
Il giardino dall'altra parte del muro è ancora spoglio; la primavera tarda ad arrivare quest'anno, ma immagino che là dentro gli alberi siano proprio come quelli che ho io: pieni di gemme piccole e rotonde come pastelli a cera, dal colore ancora sconosciuto.
Adesso vedo che la donna abbassa la testa e si passa una mano sui pantaloni scuri, cercando di togliere la sabbia granulosa che i mattoni rilasciano ovunque quando si sgretolano.
Quel muretto ormai è così fragile che basta guardarlo per vederlo cadere a pezzi.
Nessuno in questi trent' anni ha mai pensato di ristrutturare quell' edificio, né di raderlo al suolo una volta per tutte.
L'hanno lasciato lì, ad agonizzare.

Alza lo sguardo.
Verso quelle finestre, ormai anneriti occhi vuoti. Pronti a giudicare, a inghiottire tutto e tutti.
Guardano lei, guardano me. Ogni giorno, ogni notte.
Per questo, la finestra è sempre coperta e in questa stanza non entro mai. Non voglio vedere, non voglio ricordare.
Un corvo gracchia di nuovo.
Il suono questa volta sembra venire dal mio tetto.
Non posso vederlo, ma lo immagino lassù, nero e immobile.
Mi accorgo che sto stringendo il bordo della tenda con troppa forza, come se cercassi un supporto, un appiglio per non crollare sotto il peso del tempo trascorso.
Gli occhi della donna, adesso, si alzano lenti fino alla mia finestra e io, tremante, la riconosco.
Il mio cuore accelera, un battito rapido e violento che mi toglie il respiro.
Le gambe diventano pesanti, quasi paralizzate dalla paura, incapaci di sostenermi.
Il suo viso è lo stesso di un tempo. Lo riconosco.
Come allora, lei piange. E io piango, come allora.

Gioco di luci e ombre

Mercoledì 8 marzo 2023 Ore 17:30

La brusca frenata mi fa sbattere la testa contro il finestrino. Apro gli occhi al buio della sera.
Il gioco di luci e ombre riflette l'immagine del mio viso gonfio di stanchezza: le labbra disidratate dalle lunghe ore passate in viaggio, la pelle spenta e lo sguardo vuoto e appesantito da borse e occhiaie.
Il dolore sordo delle dita nella carne... è l'unica sensazione che riesco a percepire.
Sposto lo sguardo sul mio grembo: le mani sono serrate a pugno. Come se avessi paura di lasciare andare qualcosa.
O qualcuno.
Le apro di scatto. Sono vuote.
«Sono arrivata.» Espiro.
La mia voce ha il tono misto di sollievo e tristezza che l'accompagna ogni volta che raggiungo un punto di arrivo, anche se il viaggio è stato tedioso come questo.
Non c'è nessuno intorno a me a raccogliere le mie parole; sono sola sulla carrozza.
Quando mi alzo in piedi non ho più l'impressione di essere sopra a uno strato di gelatina, una sensazione che mi ha accompagnata per buona parte della giornata.

Mi piego per raccogliere la mia cartella da lavoro, poi tiro giù il piumino dalla cappelliera con un piccolo e, con ogni probabilità poco aggraziato, salto.
Le porte del treno sono ancora chiuse, non vedo alcun pulsante di apertura.
Solo una leva di metallo, simile a quella del freno di emergenza, spunta sul lato. Mi guardo intorno, ansiosa di trovare un altro modo per scendere, ma non c'è nulla.
Con un sospiro, tiro la leva.
La porta si apre con una lentezza estenuante e, appena sento l'aria fresca, sguscio fuori grata di lasciarmi alle spalle il caldo soffocante del treno.
Solo io esco e nessun altro sale; il marciapiede che costeggia il binario è deserto.
Sono le 17:30.
Non mi aspettavo di trovare un tabellone elettronico e infatti non c'è.
L'orologio sotto la pensilina incorniciato da un'elaborata struttura in ferro battuto, tuttavia, segna lo stesso orario che vedo sul mio smartphone.
Come da programma.
Sono stata in viaggio per dodici ore precise. Partita nel buio, arrivata nel buio.
Durante il tragitto non ha fatto che piovere.
Ho attraversato quasi tutto il paese, eppure la nebbia fuori e la condensa sul vetro mi hanno tenuta lontana dal paesaggio.
Non avrei avuto tempo di osservarlo bene, comunque, il lavoro mi ha tenuto parecchio impegnata.
Anche ai passeggeri che mi circondavano, non ho dato che un'occhiata distratta: c'era una coppia di anziani seduti uno accanto all'altro immobili, con gli occhi persi nel vuoto; un uomo d'affari, anche lui piegato sui suoi documenti; una ragazza con gli auricolari, persa nella musica che canticchiava piano e teneva la testa appoggiata al finestrino, del tutto ignara di tutto ciò che la circondava.
Mi avvio verso l'uscita.
Nessuno mi chiede il biglietto e non ne ho bisogno nemmeno per lasciare il binario.
L'ufficio del capostazione è chiuso e non c'è traccia di una caffetteria.
Non mi stupisce: non credo che il movimento viaggiatori di questo posto sia così elevato da giustificarne l'esistenza.

Il silenzio che mi circonda è quasi palpabile; niente schiamazzi, nessuno degli annunci che si sentono in città, solo il fruscio dei miei passi sul pavimento lucido.
Scorgo uno stand di giornali gratuiti, mi avvicino e ne prendo uno senza pensarci troppo.
Un piccolo sollievo, una traccia familiare della mia vita di sempre. Poi, come al solito, lo getterò senza nemmeno sfogliarlo.
Fuori il paesaggio è immobile e deserto. Un pensiero improvviso mi fa voltare.
L'insegna della stazione mi toglie ogni dubbio: Maplewood. Sì, sono nel posto giusto.
Al capolinea.
Eppure, un brivido di inquietudine mi attraversa le vene.
Scuoto la testa e mi metto in cammino affrettando il passo.

Ombre fugaci e silenziose

Mercoledì 8 marzo 2023
Ore 18:00

«Il bosco degli aceri. Chi ha scelto questo nome senza dubbio doveva avere poca fantasia.»
Mormoro con un sorriso ironico, quando vedo che una fila di alberi spogli fiancheggia quello che immagino sia il viale principale.
Sempre che queste piante siano davvero aceri; non sono un'esperta in materia e in questa stagione gli alberi senza foglie si assomigliano tutti.
L'oscurità di questo pomeriggio d'inverno si fa sempre più intensa, sembra quasi che la luce dei lampioni non riesca a dissiparla.
All'orizzonte, alcune luci fioche punteggiano il paese, ma non ho voglia di avventurarmi verso di esse.
Non stasera.
Non ho fame.
All'ultima stazione di cambio ho comprato un panino, patatine e una bibita che sapeva di plastica.
Il pastone di spezie sconosciute e formaggio liofilizzato mi è rimasto incastrato tra i denti.
La limonata, gassata all'inverosimile, non aveva nemmeno un sapore.
Ho bisogno di una doccia: immagino di avere addosso una miscela di odori di treno, di stanchezza, di fatica.
E poi andrò dritta a dormire.
Svolto a sinistra, così come indicato sulla mappa che mi è stata fornita dalla piattaforma di prenotazione.

L'ho salvata in modalità offline, perché mi è stato detto che qui in paese la connessione internet è molto instabile; infatti, il mio smartphone non rileva alcun segnale.
Il vialetto pedonale su cui mi trovo adesso è costeggiato da case in pietra arenaria tutte diverse l'una dall'altra.
Le tende non sono ancora abbassate e attraverso i vetri riesco a intravedere ombre.
Fugaci e silenziose, sembrano galleggiare.
Qui, tutto appare così fermo, immobile, così diverso dalla mia città, dove le luci dei negozi e il rumore delle macchine non smettono mai di riempire l'aria. Alla mia destra scorre rapido un ruscello.
La luce dei lampioni si infrange sull'acqua, come un'immagine distorta, tagliata in mille pezzi.
Faccio un respiro profondo e proseguo, mentre il vento gelido mi colpisce la pelle.
Ho la sensazione che tutto mi stia osservando, che ogni angolo, ogni ombra mi stia scrutando.
Forse è solo la stanchezza che gioca brutti scherzi.
Poco più avanti, c'è un ponticello di pietra con il parapetto ricoperto di muschio e edera, lo supero e mi trovo sull'altra riva.
Qua non ci sono lampioni e il riverbero di quelli che costeggiano l'altro lato della passeggiata non raggiunge questa zona.
Il mio cuore accelera mentre accendo la torcia del telefono. Mi tremano le mani.
Di freddo, credo...e la sua luce è tremolante quando illumina il civico. È quello giusto.
Un sospiro di sollievo, poi con un sussulto penso al fatto che qui la quiete faccia davvero paura.
Mi avvicino al cancello di ferro.
Non ha alcuna funzione di sicurezza, è un semplice elemento decorativo: troppo basso per tenere lontano malintenzionati, non ha spuntoni né catene.
Sento un fruscio sopra di me, alzo gli occhi, ma ciò che riesco a vedere è solo il cielo che si fa sempre più scuro, privo di stelle.
Spingo il cancellino.
Un clic improvviso: il sensore di movimento si attiva, facendo scattare la luce del portico.
Un bagliore bianco ghiaccio illumina il cortile di ghiaia come un iceberg di luce nell'oceano di buio profondo che mi circonda.
Laura Laurenti
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Autori di Writer Officina

Laura Laurenti
Ho il nome della mia nonna materna appassionata di letteratura francese e di Agatha Christie, sono nata a Grosseto nel 1985, ma abito nel Regno Unito da qualche anno (in una cittadina a circa un'ora di treno da Londra). Dopo la laurea triennale in traduzione ed interpretazione di trattativa, conseguita nel 2008 presso la Scuola per Interpreti e Traduttori di Forlì, ho iniziato la mia carriera lavorativa nel settore alberghiero come receptionist sia in Italia che all'estero.
(A Dublino e Cheltenham, una cittadina vicino a Bristol nel Regno Unito).
Adesso mi occupo di logistica e in particolare di Import-Export.
Adoro viaggiare e anche se la pandemia mi ha costretta ad accantonare il sogno di visitare il Giappone, mi ha consentito di conoscere la Cornovaglia che è così bella e selvaggia che mi ha rapito il cuore!
Odio cordialmente cucinare, ma amo immensamente scrivere
(in particolare, storie d'amore tormentate).

Writer Officina: Qual è stato il momento in cui ti sei accorto di aver sviluppato la passione per la letteratura?

Laura Laurenti: La passione per le storie è nata a metà degli anni '80 insieme a me.
Prima che sapessi leggere e scrivere era babbo a raccontarmi le sue di storie.
Le inventava ed erano sempre una più divertente dell'altra!
Quando poi ho imparato a leggere e scrivere, lettura e scrittura sono andate di pari passo grazie alla mia adorata maestra di italiano (Simonetta) che ha sempre saputo gratificarmi e a un costante confronto in famiglia anche su temi letterari.
Casa dei miei è stracolma di libri e mamma per tanti anni ha insegnato materie umanistiche alle scuole medie e superiori.

Writer Officina: C'è un libro che, dopo averlo letto, ti ha lasciato addosso la voglia di seguire questa strada?

Laura Laurenti: Probabilmente il libro che mi ha lasciato addosso di più la voglia di scrivere è stato “Piccole Donne”: ho sempre sognato di essere una tipa come Jo March: indipendente e creativa!
A dire la verità, però, c'è un libro che mi ha regalato la vita che ho adesso.
Si chiama “Un giorno” ed è di David Nicholls.
Grazie a questa storia ho preso in mano la mia vita e l'ho resa proprio come la volevo!

Writer Officina: Dopo aver scritto il tuo primo libro, lo hai proposto a un Editore? E con quali risultati?

Laura Laurenti: Questa è una storia lunga che cercherò di sintetizzare al massimo.
Quando mi sono finalmente decisa a pubblicare “Io, Come Cristallo” mi sono rivolta, su consiglio di un conoscente, ad una agenzia letteraria.
Purtroppo, a fonte di un investimento di più di mille euro, non sono riuscita ad approdare ad un contratto con una casa editrice degna di questo nome.
Dopo essere rimasta ustionata da questa brutta esperienza non ho voluto più contattare case editrici (ero spaventata dai lunghi tempi di attesa – avevo perso già nove mesi dietro ad una costosa chimera e temevo di incappare in un'altra fregatura).

Writer Officina: Ritieni che pubblicare su Amazon KDP possa essere una buona opportunità per uno scrittore emergente?

Laura Laurenti: Nel mio caso pubblicare su Amazon KDP è stata l'unica possibilità per poter presentare “Io, Come Cristallo” al pubblico.
Non è stato facile entrare a far parte di questo mondo complesso ed ho dovuto documentarmi molto per capire al meglio come poter caricare il libro, sistemare la copertina e mi sto addentrando nel mondo della promozione.
Ritengo, tuttavia, che ad oggi Amazon KDP sia il modo migliore per avere il pieno controllo sulle proprie vendite e sui ricavi.
Al momento mi sto interessando molto al self publishing, seguo webinar e conferenze online (in lingua inglese) di esperti del settore.

Writer Officina: A quale dei tuoi libri sei più affezionato? Puoi raccontarci di cosa tratta?

Laura Laurenti: La storia a cui sono più affezionata in assoluto non è ancora un libro e probabilmente non potrà mai diventarlo perché è una fanfiction (una storia originale basata su un universo già creato da un altro autore) ed è molto difficile poterla rendere fruibile ad un pubblico che non conosce i personaggi e le situazioni dell'universo principale.
È una vera e propria epopea (la prima versione ha 70 capitoli) che fa parte di me dal 2007 e a cui voglio bene come a un'amica ed è una storia magica che mi ha permesso di entrare in contatto con persone meravigliose.

Writer Officina: Quale tecnica usi per scrivere? Prepari uno schema iniziale, prendi appunti, oppure scrivi d'istinto?

Laura Laurenti: Il mio stile e la tecnica di scrittura sono cambiati notevolmente negli anni.
Se il sacro fuoco della creatività scalda il mio cuore, le mie mani e la mia testa posso scrivere di getto al pc o sul blocco notes (si, a penna!)
Altre volte, come in questo momento, devo per forza buttare giù schemini, idee, trama e personaggi – ma è un tipo di preparazione che mi annoia molto.

Writer Officina: In questo periodo stai scrivendo un nuovo libro? È dello stesso genere di quello che hai già pubblicato, oppure un'idea completamente diversa?

Laura Laurenti: Ho due storie che vorrei sistemare e pubblicare, più o meno sulla falsa riga di “Io, Come Cristallo”.
Sto anche lavorando sul seguito di “Io, Come Cristallo”
e poi...ho anche l'idea per un giallo storico che mi stuzzica la mente da qualche settimana – e ho anche una vita “reale” ... un lavoro a tempo pieno ed anche un fidanzato da dover gestire!

Writer Officina: Hai fatto dei corsi?

Laura Laurenti: Sì, ho frequentato due corsi di “Londra Scrive”.
“Londra Scrive” è una scuola di scrittura che mi è stata sponsorizzata da Facebook e che mi ha completamente conquistata.
Il corso è interattivo e tutti gli alunni (di solito non più di quindici) sono invitati a partecipare attivamente.
Durante le lezioni tenute da Marco (Mancassola, affermato scrittore che insegna anche alla Scuola Holden di Torino) si leggono e si analizzano alcuni brani di scrittori famosi (contemporanei o meno) e poi una parte molto significativa è dedicata ai nostri stessi testi che Marco edita e analizza durante la sessione.
La possibilità di ricevere riscontri da un gruppo eterogeno per età, esperienze e stili di scrittura è assolutamente impagabile!

Writer Officina: Raccontaci quale è stata la scintilla che ha dato vita all'idea

Laura Laurenti: “Io, Come Cristallo” è una storia relativamente datata che ho scritto nel 2011.
Avevo finito la stagione estiva come receptionist e faticavo a trovare un'altra occupazione ed ho deciso di buttare giù un po' dei miei pensieri facendone una storia.
I personaggi che ho creato sono di fantasia, sebbene in quello femminile vi siano alcune caratteristiche nelle quali mi rispecchio.
Il personaggio maschile, invece, è liberamente ispirato (almeno fisicamente) a Giorgio Pasotti, un attore che mi è sempre piaciuto molto!

Writer Officina: Ti sei documentato, p.e. sui luoghi, sulle professioni di cui parli?

Laura Laurenti: Devo confessare di non aver fatto grande attività di ricerca per scrivere “Io, come Cristallo”.
(Mi sto, invece, documentando in modo davvero approfondito per le storie che sto scrivendo adesso).
Sono passati tanti anni da quando ho scritto “Io, Come Cristallo”, ma ricordo bene che per descrivere una location ho preso spunto da un locale che avevano aperto in quel periodo nella mia città e che mi piaceva moltissimo.
L'atmosfera Mittel-Europea, invece, deriva da un viaggio di pochi giorni in Austria...ma non conosco a fondo quei luoghi per poter dire con sicurezza che ci troviamo a Salisburgo o a Vienna o in altre città.

Writer Officina: Ritieni che la verosimiglianza sia importante oppure no visto che si tratta comunque di fiction?

Laura Laurenti:
Si, secondo me la verosimiglianza è un fattore fondamentale quando si scrive.
Più che la verosimiglianza nei luoghi è importante, a mio parere, saper descrivere i sentimenti in modo reale in modo che il lettore si identifichi e pensi “anche io mi sono sentito così o mi sento così”

Writer Officina: La scrittura ha una forte valenza terapeutica. Confermi?

Laura Laurenti: Posso dire senza timore di esagerare che la scrittura mi ha salvata in un momento estremamente difficile della mia vita (quando ho perso il mio babbo due anni e mezzo fa)
Grazie alla scrittura sono riuscita ad esprimere e a trovare un senso al mio dolore, alle mie paure e alla mia angoscia.

Writer Officina: Cosa vorresti che le persone dicessero del tuo romanzo?

Laura Laurenti: Ammazza che bello, quando esce il seguito?

Writer Officina: Stai lavorando a un nuovo progetto? Ce ne vuoi parlare?

Laura Laurenti: Si! Sto lavorando ad un nuovo progetto!
Ho pensato di parlare della mia esperienza di scrittrice emergente attraverso un sito internet che si chiama “Kintsugi per sogni infranti” per far sì che altri scrittori emergenti non incappino nella trappola che ha, invece, risucchiato me!
Il Kintsugi è quella forma artistica giapponese che consiste nel riparare oggetti con inserti in oro per rendere preziosa anche una cicatrice.
La progettazione del sito è molto complicata e per questo è in standby, ma ho aperto una pagina Facebook dedicata a questo mio progetto (si chiama appunto “Kintsugi per sogni infranti”) nella quale vorrei fornire alcuni consigli di marketing e recensire libri di scrittori e scrittrici emergenti grazie alla preziosissima collaborazione di due amiche!

Writer Officina: Che consigli daresti, basati sulla tua esperienza, a chi come te voglia intraprendere la via della scrittura?

Laura Laurenti: Ne avrei davvero tanti di consigli da fornire, cercherò di essere breve!
Fatevi furbi – prima di firmare qualsiasi contratto, documento o altro fatevi consigliare da un legale. Io mi sono rivolta (grazie ad un post letto su questo gruppo) ad una associazione che si chiama “Tutela Scrittori”, ma avevo purtroppo già fatto la frittata e non sono riusciti ad aiutarmi!
A fronte di poche centinaia di euro potreste risparmiare tempo e un sacco di denaro!
Circondatevi di persone positive che capiscano con gli occhi del cuore quello che scrivete, che comprendano i vostri momenti di silenzio e perché preferirete scrivere piuttosto che parlare...che vi supportino ovunque siate!
Abbiate pazienza con voi stessi e con questo meraviglioso dono che è la scrittura, non trascuratela e non cercate troppe giustificazioni per non dedicarvici, ritagliatevi del tempo per lei perché fa parte di voi!
Siate forti: abbiate la forza di realizzare un sogno, di non mollare tutto quando riceverete l'ennesima recensione negativa dai leoni da tastiera o da chi apre bocca senza sapere e senza capire che cosa c'è dentro e dietro la storia che state raccontando e senza sapere quanto e' stato investito in termini di tempo, sentimenti (e, purtroppo, anche di denaro) nella vostra storia.
Scrivere è una cosa seria, ma trovate la forza di ridere di quello che scrivete e di voi stessi.
Amate le vostre storie, trascorrerete insieme a loro tanto (troppo) tempo e resteranno con voi per sempre.
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