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Lo chiamavano mina vagante
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Avevo sempre pensato che il risveglio mattutino donatomi dalla mia ex moglie fosse il più traumatico che avessi mai vissuto in tutta la mia vita. Almeno fino a quel dannato giorno che stavo per affrontare! La donna, per tornare al suo delizioso comportamento che chiunque avrebbe desiderato ricevere dalla propria moglie, era solita sedersi accanto a me sul nostro letto e accarezzarmi dolcemente il viso. Continuava a far scorrere le sue dita con delicatezza, mentre sentivo il suo sguardo affettuoso rivolto verso di me, iniziando così ad abbandonare il mondo dei sogni. Inizialmente, mi lasciavo coccolare in quel modo per diversi minuti, tenendo gli occhi chiusi nonostante fossi sveglio, per godere il più possibile di quel dono mattutino. Quando finalmente aprivo gli occhi, la vedevo sorridermi, con i suoi splendidi occhi azzurri attraverso i quali mi donava tutto il suo amore. Nel vederla, le rispondevo accennando a un sorriso, mentre pensavo che tutti gli uomini del mondo avrebbero desiderato avere un risveglio simile al mio. Dentro di me, mi sentivo fortunato per questo. Ad occhi aperti, rimanevo immobile ad osservare, sorridendo, quella donna con il capo chinato verso la spalla destra e gli occhi lucenti rivolti verso di me, mentre la sua mano scivolava delicatamente sulla pelle del mio viso. «Buongiorno, tesoro» le dissi una di quelle mattine in cui mi riservava quel piacevole trattamento che qualsiasi uomo avrebbe desiderato ricevere dalla propria donna. Purtroppo, la magia di quel momento, che avrei voluto non finisse mai, si spezzava non appena lei udiva la mia voce e si accorgeva che ero sveglio. Rimase con lo sguardo rivolto verso di me mentre ritirava la mano che mi stava accarezzando, abbandonando lentamente quel sorriso con cui mi aveva accolto per assumere un'espressione seria, quasi disgustata. Sollevò lentamente il braccio e quella mano, che fino a pochi istanti prima mi stava accarezzando, si chiuse in un pugno che sferrò contro la mia mascella. «Sei un dannato bastardo! Testa di cazzo!» urlò, prima di cominciare a colpirmi con i pugni sul viso e sul petto. Sollevai di scatto le braccia per cercare di proteggermi il più possibile da quei colpi, mentre la donna urlava contro di me con tutta la rabbia che aveva dentro. Quel comportamento era iniziato un paio di settimane prima e lei non sembrava fare nulla per evitarlo, nonostante avessi tentato più volte di spiegarle come stavano le cose. Ma lei non volle sentire ragioni, poiché nella sua mente prevaleva l'idea che si era formata e qualsiasi spiegazione le avessi fornito non sarebbe servita a nulla. Dal mio punto di vista, sembrava soffrire di psicosi, ma non avevo prove mediche per dimostrarlo; potevo solo fare riferimento al suo modo di comportarsi nei miei confronti e alle reazioni che mostrava quando le parlavo. Comunque, vista la situazione, abbandonai quei pensieri e continuai a ripararmi dai pugni che piovevano su di me senza sosta, tenendo le braccia piegate davanti al viso mentre ruotavo il corpo a destra e poi a sinistra. Proseguii a proteggermi fino a quando, stanco di subire quel trattamento che di certo non meritavo, anche se una minima parte di colpa l'avevo, afferrai i suoi polsi e la osservai negli occhi. «Devi smetterla... ho detto che riuscirò a risolvere la situazione!» le dissi a denti stretti, fissandola negli occhi. «No! Sei un dannato bastardo! Devi marcire in galera! In galera!» urlò lei, scrollando il capo mentre si agitava per cercare di liberarsi dalla mia presa. «Smettila! Ti ho detto che sistemerò tutto! Ma ora calmati!» le urlai, cercando di tranquillizzarla, nonostante sapessi che le mie parole non le sarebbero servite a nulla. Naturalmente, la donna continuò a dimenarsi, agitando le braccia nel tentativo di liberarsi dalla mia presa, mentre continuava a urlarmi contro e, cosa che trovai piuttosto raccapricciante, a sputarmi in faccia. Stanco del trattamento che mi riservava ogni mattina, avvicinai i suoi polsi per afferrarli con un'unica mano, liberando l'altra. Senza pensarci troppo, le sferrai uno schiaffo che la fece voltare di lato con violenza, trascinando con sé i suoi lunghi capelli scuri, che le coprirono il volto. La donna rimase immobile, con lo sguardo rivolto verso il nostro materasso, mentre le lasciavo andare i polsi, vedendo che sembrava essersi calmata. Appoggiò una mano sulla guancia colpita, senza dire nulla e mantenendo lo sguardo fisso sul letto. Nonostante mi sentissi dispiaciuto per averla colpita, mi alzai con calma dal letto e mi spostai verso la poltrona dove tenevo appoggiati i miei vestiti, per indossarli senza curarmi troppo di lei. Infilai i pantaloni con calma, poi la maglia, e mentre stavo allacciando la cintura, mi accorsi che la donna aveva recuperato un barlume di lucidità. Infatti, notai che si era alzata in piedi e stava posando su di me uno sguardo infuriato. Dopo aver spostato lentamente i capelli che le coprivano il volto, aiutandosi con la mano, sollevò una gamba per appoggiarla sul letto e salirvi sopra senza mai voltarsi. Immaginai subito quali fossero le sue intenzioni, dato che aveva tentato qualcosa di simile pochi giorni prima. Così, continuai a vestirmi lentamente, in attesa che compisse la mossa che stava pensando di fare, preparandomi a reagire per non subirla. Pochi istanti dopo, iniziò a saltellare sul letto, come se volesse prendere una buona spinta, fino a quando si lanciò contro di me, per cercare di assalirmi con le braccia allargate e uno sguardo macabro rivolto verso di me. Quando mi accorsi di ciò che stava accadendo, mentre si trovava in volo e si avvicinava sempre di più, indietreggiai leggermente di qualche passo. Osservai quella povera donna mentre il suo corpo e le sue braccia allargate passavano davanti ai miei occhi, per poi cadere addosso alla poltrona dove avevo appoggiato i miei abiti durante la notte. Rimasi con lo sguardo fisso su di lei mentre impattava contro lo schienale della poltrona, facendola ribaltare verso il pavimento, dove andò a rotolare, rimanendo distesa e sconfitta. «Amore, dovrei uscire giusto un paio d'ore... tu riordina la stanza nel frattempo» le dissi mentre indossavo gli scarponi, indicando con la mano la camera da letto e facendo ruotare il dito. «Non ti disturbare per il caffè, lo prenderò alla tavola calda» aggiunsi in seguito. La donna non reagì in alcun modo alle mie parole. Rimase sdraiata sul pavimento, ricoperta solo dall'ennesima sconfitta che le avevo inflitto, e io, non curante di lei, me ne andai da quella casa, deciso a non farvi mai più ritorno. Naturalmente amavo quella donna; altrimenti non l'avrei sposata, come adoravo quei risvegli che solo lei poteva donarmi. Ma aveva quel piccolo problema con la gestione della rabbia, e come avrei potuto dire, difficilmente avrei voluto conviverci per il resto della mia vita. Comunque, quella mattina, quando le cose peggiorarono drasticamente, per non dire che andarono proprio di merda, mi trovavo nella camera puzzolente di un motel malridotto che avevo trovato alcuni giorni prima nella peggiore periferia della mia città. A svegliarmi non furono le delicate carezze di una donna, ma la sensazione che ci fosse qualcuno nella mia stanza che mi stava osservando con insistenza. Così, aperti gli occhi, mi sollevai dal materasso e mi misi a sedere sul bordo del letto, appoggiando i gomiti sulle ginocchia mentre rivolgevo lo sguardo verso il pavimento, coperto da un tappeto leggermente impolverato. «Immagino che lei sia della polizia militare» dissi, rivolgendo la mia attenzione a un uomo con indosso un soprabito beige, un paio di scarpe marroni di pelle e un abito grigio, dall'aspetto piuttosto scadente, che trovai seduto sulla poltrona posta in fondo al letto. «Esattamente, capitano Drake... sono qui per arrestarla con l'accusa di diserzione» fece quell'uomo. «Addirittura un'accusa di diserzione! Ma che cazzo!» borbottai, afferrando gli scarponi posti di fianco al letto mentre scrollavo il capo. Non ero proprio un disertore, o almeno non mi consideravo tale. Tuttavia, per il comando della fanteria lo ero, e per qualche motivo che ancora ignoravo, la loro parola prevaleva sulla mia, tanto da mandare qualcuno a cercarmi per arrestarmi. Comunque, non avevo disertato dalla fanteria dello spazio; me ne ero andato un paio d'anni prima per sbrigare delle faccende personali senza dire niente a nessuno. Purtroppo quel periodo avevo altro da fare, anche se per qualche problema non riuscii a fare tutto ciò che avrei dovuto fare perché ebbi da fare, anche se trovai dell'altro da fare.
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Autori di Writer Officina
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Sono nato nel 1974 a Jesi, nella provincia di Ancona, dove vivo tutt'ora. Ho conseguito gli studi presso una scuola di formazione professionale ed ho lavorato per molti anni nel settore dell'automazione industriale come tecnico programmatore, svolgendo l'attività sia all'estero che su territorio nazionale. Un anno fa ho lasciato il lavoro per dedicarmi interamente alla scrittura e per investire su me stesso. Amo la lettura, anche se ultimamente ho poco tempo da dedicarle. Sono cresciuto coi classici come “Papillon”, “L'isola del tesoro”, il mitico personaggio “Conan” tanto per citarne alcuni. In seguito mi sono dedicato a letture più specifiche riguardanti la mitologia, la storia antica e la geopolitica. Sono appassionato di film e serie televisive di fantascienza e provo un'innata curiosità rivolta verso scenari post-apocalittici, i quali hanno ispirati alcuni miei romanzi.
Writer Officina: La tua passione per la scrittura come e quando nasce?
Michele Scalini: La mia passione per la scrittura è nata per caso, onestamente neanche sapevo che sarei stato in grado di scrivere un libro di fantasia. Accadde circa otto anni fa, mentre stavo affrontando un periodo difficile a causa della perdita del lavoro. Una mattina mi sveglio e vado al computer con l'idea di cercare qualcosa che mi avrebbe permesso di distrarmi da quel periodo difficile e che mi avesse aiutato a trovare nuovi stimoli, a reinventarmi per farla breve. Dopo una ricerca, mi sono imbattuto in un blog dove trovai una lista di attività da valutare. Consultai con attenzione quella lista cercando di capire quale attività fosse stata più adatta a me, fino a quando trovo scritto “scrivi un libro”. Leggo quel testo diverse volte, fino a quando esulto dicendo “ok, scriviamo un libro”. Da quel giorno non mi sono più fermato. Al momento ho scritto circa venticinque libri e la produzione maggiore l'ho avuta negli ultimi tre anni.
Writer Officina: Dopo aver scritto il tuo primo libro, lo hai proposto a un Editore? E con quali risultati?
Michele Scalini: Inizialmente tentai con il self publishing, poi pensai di inviare il manoscritto ad alcune case editrici. La prima che rispose mi chiese quasi due mila euro per la pubblicazione, offerta che rifiutai naturalmente. In seguito rispose una piccola casa editrice dicendo che era interessata al libro. Così, le affidai il libro e lo trovai pubblicato su diversi store online. Fu una vera soddisfazione per me, poiché mi fece pensare che il mio lavoro aveva del potenziale.
Writer Officina: Ritieni che pubblicare su Amazon KDP possa essere una buona opportunità per uno scrittore emergente?
Michele Scalini: Onestamente gli ultimi libri li ho pubblicati con kdp e così farò con i prossimi. Intanto kdp permette di pubblicare un libro in pochi e semplici passaggi, le royalty sono più alte rispetto a quelle pagate dalle case editrici e poi hai la possibilità di organizzare delle promozioni gratuite per l'e-book per alcuni giorni, questa cosa aiuta per avere maggiore visibilità. Ritengo che distribuire il libro con kdp sia un'ottima opportunità per uno scrittore emergente, visto che può gestire il tutto in completa autonomia e indipendenza.
Writer Officina: A quale dei tuoi libri sei più affezionato? Puoi raccontarci di cosa tratta?
Michele Scalini: Direi che sia “L'uomo che visse nello spazio”. Parla di un uomo che, durante una normale giornata di lavoro, si ritrova catapultato a bordo di un'astronave persa nella galassia abitata da alcune creature aliene. Inizialmente il personaggio è intimorito da quelle creature e dalla situazione che sta vivendo. Non riesce a trovare una spiegazione a quanto gli è accaduto e vuole tornare a casa al più presto. Ma dopo che viene accolto come un amico, vince le sue paure e si ritrova a viaggiare insieme a quegli alieni attraverso la galassia in cerca di un modo per tornare sulla Terra tra difficoltà varie e mondi sconosciuti che si presentano ai suoi occhi.
Writer Officina: Quale tecnica usi per scrivere? Prepari uno schema iniziale, prendi appunti, oppure scrivi d'istinto?
Michele Scalini: Premetto che tutti i miei libri sono scritti in prima persona; quindi, è il personaggio che racconta quanto avviene e il lettore può vivere quell'avventura con i propri occhi. Comunque, parto da una piccola idea iniziale e il resto viene d'istinto, appoggio le mani alla tastiera e il testo viene da sé. Ad essere onesti, in alcune occasioni mi sorpreso da quanto scritto mentre rileggevo il testo per correggerlo.
Writer Officina: In questo periodo stai scrivendo un nuovo libro? È dello stesso genere di quello che hai già pubblicato, oppure un'idea completamente diversa?
Michele Scalini: Rispondo dicendo che ho sempre un libro in “cantiere”, difficilmente mi prendo periodi di riposo. Ormai mi definisco una specie di catena di montaggio del libro. Comunque, sì, sto scrivendo un nuovo libro dal titolo “Le urla del silenzio”. Generalmente scrivo avventure di fantascienza, ma con questo libro voglio tentare il genere thriller horror per mettermi alla prova e per provare qualcosa di diverso. Il personaggio è una donna e, ironia della sorte, è anche una scrittrice. Durante un viaggio di lavoro, in cui presenta al pubblico il suo ultimo libro, si imbatte in fenomeni inquietanti che la turbano. Così inizia ed è ancora in fase di scrittura.
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