Writer Officina
Autore: Michele Scalini
Titolo: Ritorno alle terre devastate
Genere Fantascienza Post Apocalittica
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Ritorno alle terre devastate
Ritrovarmi su quella spiaggia insieme a Jack mi fece tornare in mente un uomo anziano che si presentò un giorno al villaggio in cui vivevo quando ero solo una bambina.
Dopo che gli adulti lo accolsero nella nostra comunità, radunò noi bambini ed iniziò a raccontarci storie di altri sopravvissuti che aveva incontrato lungo il suo cammino.
Ricordai che raccontava quelle storie, guardando ciascuno di noi negli occhi, mentre le animava agitando le mani in aria.
Mi divertiva vederlo agitare le sue mani, come mi divertivano le sue storie, anche se di divertente avevano ben poco.
- Ricordate bambini - disse una sera dopo aver concluso quei racconti della buonanotte - La speranza, in un uomo, è l'ultima cosa a morire. -
Udendo quelle parole, ed essendo solo una bambina, non compresi bene cosa avesse voluto intendere.
Lì per lì, pensai fossero solo le parole di un anziano che aveva bisogno di parlare con qualcuno e trasmettere qualcosa che avrei compreso solo in seguito.
Col tempo, infatti, ebbi l'occasione di riflettere su quelle parole, che mi tornarono stranamente in mente proprio mentre mi trovavo su quella spiaggia, e compresi che quell'anziano aveva ragione.
Compresi che un uomo poteva vivere nutrendo, ed alimentando, la speranza di un mondo migliore.
Ma quando quell'uomo sarebbe morto, quella speranza sarebbe riuscita a sopravvivergli e non sarebbe mai svanita.
Magari, conclusi, quella speranza sarebbe stata trasmessa a qualcun altro, in modo da tenerla in vita.
Jack, anche se non era ancora morto, aveva nutrito quella speranza di un mondo migliore che lo spinse ad affrontare la violenza, e la follia, che dominava le terre devastate.
Si era fatto strada tra signori della sabbia, mangiatori di uomini e predoni, con coraggio, e con determinazione, fino a raggiungere la costa dove credeva che la civiltà fosse risorta come un tempo.
Ma, purtroppo per lui, trovò solo altri uomini malvagi che sopravvivevano con la violenza in quel mondo sempre più diverso da quello che era stato seppellito sotto la sabbia.
Con le pistole in mano, rivolte verso quegli uomini che stavano correndo sulla spiaggia nella nostra direzione, stava cercando di fermarli dopo avermi scaraventato a terra con una manata.
Mi ritrovai seduta sulla sabbia, paralizzata e con lo sguardo rivolto verso quell'uomo, per tutto il tempo che tentò di fermare quella gente che correva contro di noi.
Lo ammirai mentre armeggiava le sue pistole, mirando e sparando contro chiunque capitasse nel suo mirino, fino a quando mi accorsi di un altro gruppo di uomini provenienti dalle sue spalle.
- Jack! Ne stanno arrivando altri! Laggiù! - urlai a quell'uomo che mi aveva salvato dalla tirannia di Wilson, il signore della sabbia di WilsonTown.
Jack, senza demordere e senza lasciarsi scoraggiare, allargò le braccia e ruotò sui suoi piedi per mettersi di traverso.
Puntò una pistola contro il primo gruppo apparso sulla nostra strada e l'altra sul secondo.
Quell'uomo era meraviglioso.
Puntava e sparava in ogni direzione con estremo coraggio.
Si voltava sulla sua destra, mirava e sparava.
Poi si voltava sulla sua sinistra dove compieva la stessa cosa.
Andava avanti con coraggio, con quella danza ritmata dal suono di colpi di pistola, mentre la sabbia si sollevava intorno a lui coprendo leggermente le sue gambe e parte del suo corpo.
- Marion! Svegliati e ricarica le pistole! - mi urlò contro Jack facendomi ritornare nel mondo reale.
Scrollai il capo per abbandonare i miei pensieri e trovai sulla sabbia, tra i miei piedi, le due pistole che aveva usato fino a pochi istanti prima con la sacca dove custodiva le munizioni nelle vicinanze.
Sollevai lo guardo per rivolgerlo verso quell'uomo che continuava a lottare come un leone usando il fucile a pompa, il quale disponeva di soli otto colpi, sparando prima da un lato e poi dall'altro.
Con uno scatto della schiena, mi piegai in avanti e afferrai le due pistole con la sacca.
Tolti i caricatori vuoti, andai a prendere quelli pieni e li inserii nel loro alloggiamento facendo più in fretta che potevo.
- Jack! Le pistole! - urlai a quell'uomo.
Lui si voltò di scatto verso di me e mi lanciò il fucile ormai scarico, mentre io lanciai le due pistole verso le sue mani che teneva aperte e rivolte verso di me.
Rimasi con lo sguardo rivolto verso quelle armi in volo, le quali si incontrarono a mezz'aria e si salutarono mentre il fucile andava a cadere sulla sabbia, tra le mie gambe, e Jack afferrava le due pistole con le mani.
Allargò nuovamente le braccia e tornò a sparare contro quegli uomini che non riuscivano ad avvicinarsi a noi.
Dalla sacca ai miei piedi presi le munizioni del fucile ed iniziai a caricarle al suo interno.
Caricai il colpo in canna e mi rotolai sulla sabbia per portarmi alle spalle di Jack che continuava a tenere a bada quegli uomini che correvano contro di noi.
Sollevatami in piedi, mi posizionai alle sue spalle ed iniziai a sparare contro gli uomini che provenivano dalla nostra destra, mentre Jack si preoccupava di quelli che arrivarono appena ci trovammo su quella spiaggia.
- Marion! - urlò Jack da dietro le mie spalle - Sono a corto di munizioni! -
- Anche io! - gli risposi mentre puntavo il fucile contro un uomo che si era avvicinato troppo a noi - Mi rimangono un paio di colpi in canna! -
- Ce la faremo, Marion! Non arrenderti! - urlò dopo aver lanciato a terra una delle pistole ormai scariche.
- Lo so! - risposi dopo aver sparato l'ultimo colpo.
Abbassai il fucile e cercai freneticamente delle munizioni nella tasca della giacca, ma senza trovarne.
Spaventata, rimasi con lo sguardo rivolto verso il fucile che avevo in mano, quando udii delle urla che si stavano avvicinando a me.
Sollevai lo sguardo per vedere cosa stesse accadendo e vidi un uomo che stava correndo contro di me con in mano un grosso coltello che aveva sollevato sopra la testa per prepararlo a colpirmi.
Disperata, e spaventata dalla vista di quella minaccia, rovistai nuovamente nelle tasche in cerca di munizioni per il fucile, mentre quell'uomo era sempre più prossimo nel colpirmi con la sua lama.
Quando si trovò a pochi metri da me, rimasi paralizzata con lo sguardo rivolto verso di lui, quando dalla sua testa vidi schizzare del sangue.
Incredula di fronte a quanto stava accadendo, spalancai gli occhi e osservai quell'uomo mentre cadeva a terra sollevando schizzi d'acqua mista a sabbia.
Abbandonai la vista di quell'uomo, che veniva bagnato dalle onde del mare che portavano via una scia di sangue, e mi voltai sulla mia destra.
Sulla spiaggia, trovai degli uomini apparsi dal nulla, con alle spalle dei veicoli, che stavano puntando i loro fucili contro quelli che ci stavano assalendo su quella spiaggia.
- Jack! - urlai senza distogliere lo sguardo da quegli uomini che avanzavano verso di noi.
- Jack! - urlai nuovamente.
*****
- Cosa vuoi, Marion! - risposi alla donna che stava urlando continuamente il mio nome, mentre sparavo gli ultimi colpi della mia pistola contro i nostri assalitori.
- Stanno arrivando altri uomini! - rispose la donna.
Udite quelle parole, smisi di sparare e mi voltai sulla mia sinistra dove trovai degli uomini armati che stavano avanzando contro di noi puntando i loro fucili contro quelli che ci stavano assalendo fino a poco prima.
Divisi in due gruppi, formati da cinque uomini ciascuno, avanzavano sulla sabbia sparando contro quei selvaggi assetati del nostro sangue, dei quali ne rimanevano ancora pochi in piedi.
Al centro di quei gruppi, vidi la presenza di un uomo che si stava dirigendo verso di noi tenendo lo sguardo fisso su di me.
- E adesso? Cosa facciamo? - chiese Marion.
- Adesso? Ci arrendiamo - risposi mentre riponevo la pistola nella fondina.
Sollevai le mani fin sopra la testa, cosa che fece anche la donna al mio fianco, ed osservai quell'uomo mentre si avvicinava sempre più mostrando un sorriso in volto e tenendo un sigaro nella mano.
Fermatosi a pochi metri da noi, appoggiò il suo sguardo su di me, continuando a fumare quel sigaro che aveva nella mano, fino a quando lo spostò per rivolgerlo verso Marion.
- Voi due - fece quel tizio dopo esser tornato con lo sguardo verso di me, mentre muoveva la mano per indicare sia me che Marion - Siete riusciti a dar del filo da torcere a quei predoni... notevole. -
Non dissi nulla alle sue parole e rimasi con lo sguardo fisso su quell'uomo che avevo di fronte, cercando di prepararmi al peggio.
- Quelle... le potete anche abbassare - aggiunse indicando le nostre mani.
Mi voltai verso Marion, che a sua volta si era voltata verso di me, e le feci segno di abbassare le mani.
- Chi siete? - domandò la donna dopo esser tornata con lo sguardo su quello strano uomo.
Michele Scalini
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Autori di Writer Officina

Michele Scalini
Sono nato nel 1974 a Jesi, nella provincia di Ancona, dove vivo tutt'ora. Ho conseguito gli studi presso una scuola di formazione professionale ed ho lavorato per molti anni nel settore dell'automazione industriale come tecnico programmatore, svolgendo l'attività sia all'estero che su territorio nazionale. Un anno fa ho lasciato il lavoro per dedicarmi interamente alla scrittura e per investire su me stesso.
Amo la lettura, anche se ultimamente ho poco tempo da dedicarle. Sono cresciuto coi classici come “Papillon”, “L'isola del tesoro”, il mitico personaggio “Conan” tanto per citarne alcuni. In seguito mi sono dedicato a letture più specifiche riguardanti la mitologia, la storia antica e la geopolitica. Sono appassionato di film e serie televisive di fantascienza e provo un'innata curiosità rivolta verso scenari post-apocalittici, i quali hanno ispirati alcuni miei romanzi.

Writer Officina: La tua passione per la scrittura come e quando nasce?

Michele Scalini: La mia passione per la scrittura è nata per caso, onestamente neanche sapevo che sarei stato in grado di scrivere un libro di fantasia. Accadde circa otto anni fa, mentre stavo affrontando un periodo difficile a causa della perdita del lavoro. Una mattina mi sveglio e vado al computer con l'idea di cercare qualcosa che mi avrebbe permesso di distrarmi da quel periodo difficile e che mi avesse aiutato a trovare nuovi stimoli, a reinventarmi per farla breve. Dopo una ricerca, mi sono imbattuto in un blog dove trovai una lista di attività da valutare. Consultai con attenzione quella lista cercando di capire quale attività fosse stata più adatta a me, fino a quando trovo scritto “scrivi un libro”. Leggo quel testo diverse volte, fino a quando esulto dicendo “ok, scriviamo un libro”. Da quel giorno non mi sono più fermato. Al momento ho scritto circa venticinque libri e la produzione maggiore l'ho avuta negli ultimi tre anni.

Writer Officina: Dopo aver scritto il tuo primo libro, lo hai proposto a un Editore? E con quali risultati?

Michele Scalini: Inizialmente tentai con il self publishing, poi pensai di inviare il manoscritto ad alcune case editrici. La prima che rispose mi chiese quasi due mila euro per la pubblicazione, offerta che rifiutai naturalmente. In seguito rispose una piccola casa editrice dicendo che era interessata al libro. Così, le affidai il libro e lo trovai pubblicato su diversi store online. Fu una vera soddisfazione per me, poiché mi fece pensare che il mio lavoro aveva del potenziale.

Writer Officina: Ritieni che pubblicare su Amazon KDP possa essere una buona opportunità per uno scrittore emergente?

Michele Scalini: Onestamente gli ultimi libri li ho pubblicati con kdp e così farò con i prossimi. Intanto kdp permette di pubblicare un libro in pochi e semplici passaggi, le royalty sono più alte rispetto a quelle pagate dalle case editrici e poi hai la possibilità di organizzare delle promozioni gratuite per l'e-book per alcuni giorni, questa cosa aiuta per avere maggiore visibilità. Ritengo che distribuire il libro con kdp sia un'ottima opportunità per uno scrittore emergente, visto che può gestire il tutto in completa autonomia e indipendenza.

Writer Officina: A quale dei tuoi libri sei più affezionato? Puoi raccontarci di cosa tratta?

Michele Scalini: Direi che sia “L'uomo che visse nello spazio”. Parla di un uomo che, durante una normale giornata di lavoro, si ritrova catapultato a bordo di un'astronave persa nella galassia abitata da alcune creature aliene. Inizialmente il personaggio è intimorito da quelle creature e dalla situazione che sta vivendo. Non riesce a trovare una spiegazione a quanto gli è accaduto e vuole tornare a casa al più presto. Ma dopo che viene accolto come un amico, vince le sue paure e si ritrova a viaggiare insieme a quegli alieni attraverso la galassia in cerca di un modo per tornare sulla Terra tra difficoltà varie e mondi sconosciuti che si presentano ai suoi occhi.

Writer Officina: Quale tecnica usi per scrivere? Prepari uno schema iniziale, prendi appunti, oppure scrivi d'istinto?

Michele Scalini: Premetto che tutti i miei libri sono scritti in prima persona; quindi, è il personaggio che racconta quanto avviene e il lettore può vivere quell'avventura con i propri occhi. Comunque, parto da una piccola idea iniziale e il resto viene d'istinto, appoggio le mani alla tastiera e il testo viene da sé. Ad essere onesti, in alcune occasioni mi sorpreso da quanto scritto mentre rileggevo il testo per correggerlo.

Writer Officina: In questo periodo stai scrivendo un nuovo libro? È dello stesso genere di quello che hai già pubblicato, oppure un'idea completamente diversa?

Michele Scalini: Rispondo dicendo che ho sempre un libro in “cantiere”, difficilmente mi prendo periodi di riposo. Ormai mi definisco una specie di catena di montaggio del libro. Comunque, sì, sto scrivendo un nuovo libro dal titolo “Le urla del silenzio”. Generalmente scrivo avventure di fantascienza, ma con questo libro voglio tentare il genere thriller horror per mettermi alla prova e per provare qualcosa di diverso. Il personaggio è una donna e, ironia della sorte, è anche una scrittrice. Durante un viaggio di lavoro, in cui presenta al pubblico il suo ultimo libro, si imbatte in fenomeni inquietanti che la turbano. Così inizia ed è ancora in fase di scrittura.
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