Writer Officina
Autore: Michele Scalini
Titolo: Liberty
Genere Fantascienza
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Liberty
Ho vissuto la mia infanzia con la mia famiglia, su Europa, una delle lune che ruotavano attorno a Giove, il pianeta più grande del sistema solare. Essendo lontani dai pianeti terrestri, dove si trovava la sede del governo e il cuore della civiltà, la vita non era affatto semplice.
Decenni prima, gli scienziati terresti e le compagnie aerospaziali decisero di avviare il processo di Terraformazione sui satelliti principali dei giganti gassosi del sistema solare.
Una volta terraformati, portarono dei coloni con capi d'allevamento, qualche attrezzo agricolo e materiali per costruire le prime case, abbandonandoli poi al loro destino.
Su quei mondi i coloni erano costretti a vivere alla giornata, arrangiandosi come meglio potevano o, se erano fortunati, ad avere un lavoro sottopagato e privo di condizioni di sicurezza.
Alcuni, quelli più spavaldi, avviarono attività indirizzate a traffici illeciti, rapine e trasporto di fuggitivi, che permetteva loro di vivere, ma passavo gran parte della loro vita a nascondersi dagli uomini del governo e della flotta stellare, che pattugliavano quei mondi.
Mio padre era uno di quelli che avevano un pessimo lavoro, un pessimo stipendio e una pessima salute, ma almeno viveva nella legalità, non doveva nascondersi da niente e da nessuno, e non aveva alcun problema con la legge. Lavorava nella miniera di metano, risorsa di cui quella luna è ricca, ed era costretto a turni assurdi e massacranti. A volte non lo vedevo per giorni, per settimane.
Quando tornava a casa, era distrutto dal lavoro e dalla vita che quella colonia gli aveva riservato. Ma in fondo, gli leggevo negli occhi che non aveva molte alternative e, nonostante tutto, accettava quella condizione.
Molti dei suoi colleghi quando uscivano dalla miniera, andavano in quei locali poco raccomandabili a ubriacarsi e a farsi coinvolgere in stupide risse, ma non lui. Lui era migliore di quelle persone, lui era mio padre.
Uscito dalla miniera, correva a casa e si lasciava alle spalle tutto quello schifo, di cui non si azzardava a parlare neanche con mia madre. Veniva da noi, la sua famiglia, e passava tutto il tempo che aveva a disposizione in casa, con la mamma e con me. Non era un uomo di tante parole, anzi, riduceva molto le sue conversazioni senza dilungarsi troppo e andando dritto al sodo.
- Ricorda, figliolo - era solito dirmi - il lavoro che fai... che farai... non è quello che sei, è solo l'unico mezzo che hai per continuare a vivere in questo folle mondo. -
Nelle sere d'estate era solito portarmi in cima alla collina che sorgeva dietro la nostra casa. Giunti in cima avevamo un posticino tutto nostro, sull'erba, lontano dagli alberi, dove passavamo intere nottate in silenzio, con il naso all'insù, a osservare le stelle. Era in quelle sere, sul tetto del mondo, che sognavo di viaggiare attraverso quelle stelle dove s'immergeva il mio sguardo, fantasticando con la mente su quanti mondi inesplorati avrei potuto visitare e, magari, scoprire.
Restavamo su quella collina finché le prime luci del giorno comparivano per cancellare quei sogni, ricondurci alla realtà, e per interrompere quei momenti magici che trascorrevo con mio padre. Erano quelle prime luci a darci il segnale che era arrivato il momento di tornare alle nostre vite, alla nostra casa.
Una di quelle sere, prima di sdraiarci a terra per iniziare a sognare, mio padre si avvicinò a me, s'inginocchiò, appoggiò le sue mani sulle mie spalle e guardandomi fisso negli occhi pronunciò quelle parole, che a distanza di tanti anni ancora porto con me, nel mio cuore, nella mia anima.
- Nessuno sa cosa il destino abbia in serbo per te, neanche io che sono tuo padre... ma credo che tu sappia cosa ti aspetta su questa luna... quindi ti prego, anzi no ti supplico, fai di tutto... fai anche l'impossibile, ma trovati un'astronave, degli amici fedeli e vai. Vai tra le stelle e dimenticati questo posto. -
Udite quelle parole, risposi con un sorriso a quell'uomo che mi guardava negli occhi con fiducia e speranza. Sapevo dove voleva arrivare, capivo fin troppo bene il significato delle sue parole e del motivo per cui mi portava su quella collina.
Quell'uomo, distrutto dalla sua stessa vita, mi diceva solamente che non doveva essere quella la strada da intraprendere, che avrei dovuto lottare per emergere da quel mondo e uscire, nello spazio, per crearmi un mio destino.
- Ma ricorda, figlio mio, quando avrai un'astronave assicurati sempre che possa condurti ovunque tu voglia - concluse prima d'immergerci in quell'oceano stellato che era il cielo sopra di noi.
Passarono diversi anni da quella sera, ma presi sul serio le parole di mio padre, così sul serio che mi ritrovai a bordo di una nave spaziale. La Liberty. Una piccola nave da trasporto che avevo acquistato insieme alla mia socia in affari Sarah, da un rivenditore su Io.
Viaggiavamo per l'intero sistema solare, tenendoci a debita distanza dai pianeti centrali e dal governo, con il quale non avevamo un rapporto di amicizia. Pur di restare in volo, accettavamo qualsiasi tipo di lavoro, da quelli legali, come trasporto di passeggeri da una luna all'altra, a quelli che non erano necessariamente considerati legali, ma venivano pagati più che bene.
Con me e Sarah viaggiavano due nostri amici d'infanzia. Ellen, una svitata, che a vederla non le si dava un soldo di fiducia ma era un genio in meccanica e riusciva a riparare i motori di una nave anche con del filo interdentale. Poi c'era quel vecchio pazzo di Frank, una testa calda, ma la sua conoscenza delle armi tornava spesso utile.
Sarah era un ottimo pilota, aveva frequentato la scuola di volo che non aveva potuto completare poiché il suo istruttore non aveva accettato un banale pugno sul naso e un calcio nei cosiddetti gioielli di famiglia.
Infine c'ero io. Per anni avevo lavorato su diverse navi commerciali che trasportavano le merci da un mondo all'altro. Ogni volta venivo scaricato al primo porto spaziale perché, per farla breve, non ero predisposto a prendere ordini, e i vari comandanti che avevo incontrato non apprezzavano questa mia caratteristica.
Avevo seguito alla lettera le parole di mio padre, a parte un piccolo dettaglio, che per qualche motivo a me sconosciuto avevo tralasciato. Quel piccolo dettaglio ci portò a trovarci con i motori fermi e alla deriva nello spazio, nonostante ci prendessimo cura della Liberty e non le facevamo mancare niente.
- Ellen! Sei riuscita a riparare quel guasto? - gridai al meccanico, mentre mi avvicinavo alla sala macchine.
- Potrei riuscirci, capitano - rispose la donna con la testa all'interno della scatola idraulica del motore - peccato che non hai voluto comprare quei ricambi... ricordi? Ti avevo dato una lista alcune settimane fa. -
Ellen aveva ragione. Ricordavo bene quella lista di ricambi. In realtà l'avevo ancora nella tasca della giacca ma quando me la diede, su Titano, avevo ben altro a cui pensare. C'erano dei tizi che volevano crivellarmi di proiettili e nel mio tentativo di fuga, ben riuscito oltretutto, dimenticai del tutto i ricambi.
- Sei tu la responsabile della sala macchine! - le urlai contro - sei tu che devi occuparti dei ricambi. -
- Smettetela di litigare - intervenne Sarah - non cambierà la situazione in cui tu ci hai cacciati - disse puntandomi il dito contro.
- Quindi adesso sarebbe colpa mia? - le risposi, allargando le braccia e scambiando lo sguardo con le due donne - ti ricordo che siamo soci al cinquanta percento... quindi in parte è anche colpa tua. -
- Avete visto i miei biscotti al burro? - chiese Frank, comparendo quasi dal nulla.
Ci voltammo tutti verso di lui, sorpresi ma non troppo per la sua totale indifferenza di fronte a quella situazione. Mi avvicinai a lui, appoggiai la mano sulla sua spalla, abbassai lo sguardo verso il pavimento e trattenendo la rabbia per la sua uscita poco pertinente con la motivazione principale del nostro litigio, tentai di parlargli.
- Frank abbiamo i motori in avaria, non abbiamo pezzi di ricambio, siamo alla deriva nello spazio profondo da giorni e tu... tu... pensi a dei dannati biscotti al burro? -
- Penso a sopravvivere - rispose lui alzando gli occhi verso il soffitto - prima o poi qualcuno passerà di qui e ci darà una mano. -
- Frank, amico mio - intervenne Sarah - quale parte non hai capito delle parole - spazio profondo - ? Ti ricordo che abbiamo preso questa rotta per nasconderci dopo l'ultimo lavoro e che in questa parte dello spazio non passano navi. -
Michele Scalini
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Autori di Writer Officina

Michele Scalini
Sono nato nel 1974 a Jesi, nella provincia di Ancona, dove vivo tutt'ora. Ho conseguito gli studi presso una scuola di formazione professionale ed ho lavorato per molti anni nel settore dell'automazione industriale come tecnico programmatore, svolgendo l'attività sia all'estero che su territorio nazionale. Un anno fa ho lasciato il lavoro per dedicarmi interamente alla scrittura e per investire su me stesso.
Amo la lettura, anche se ultimamente ho poco tempo da dedicarle. Sono cresciuto coi classici come “Papillon”, “L'isola del tesoro”, il mitico personaggio “Conan” tanto per citarne alcuni. In seguito mi sono dedicato a letture più specifiche riguardanti la mitologia, la storia antica e la geopolitica. Sono appassionato di film e serie televisive di fantascienza e provo un'innata curiosità rivolta verso scenari post-apocalittici, i quali hanno ispirati alcuni miei romanzi.

Writer Officina: La tua passione per la scrittura come e quando nasce?

Michele Scalini: La mia passione per la scrittura è nata per caso, onestamente neanche sapevo che sarei stato in grado di scrivere un libro di fantasia. Accadde circa otto anni fa, mentre stavo affrontando un periodo difficile a causa della perdita del lavoro. Una mattina mi sveglio e vado al computer con l'idea di cercare qualcosa che mi avrebbe permesso di distrarmi da quel periodo difficile e che mi avesse aiutato a trovare nuovi stimoli, a reinventarmi per farla breve. Dopo una ricerca, mi sono imbattuto in un blog dove trovai una lista di attività da valutare. Consultai con attenzione quella lista cercando di capire quale attività fosse stata più adatta a me, fino a quando trovo scritto “scrivi un libro”. Leggo quel testo diverse volte, fino a quando esulto dicendo “ok, scriviamo un libro”. Da quel giorno non mi sono più fermato. Al momento ho scritto circa venticinque libri e la produzione maggiore l'ho avuta negli ultimi tre anni.

Writer Officina: Dopo aver scritto il tuo primo libro, lo hai proposto a un Editore? E con quali risultati?

Michele Scalini: Inizialmente tentai con il self publishing, poi pensai di inviare il manoscritto ad alcune case editrici. La prima che rispose mi chiese quasi due mila euro per la pubblicazione, offerta che rifiutai naturalmente. In seguito rispose una piccola casa editrice dicendo che era interessata al libro. Così, le affidai il libro e lo trovai pubblicato su diversi store online. Fu una vera soddisfazione per me, poiché mi fece pensare che il mio lavoro aveva del potenziale.

Writer Officina: Ritieni che pubblicare su Amazon KDP possa essere una buona opportunità per uno scrittore emergente?

Michele Scalini: Onestamente gli ultimi libri li ho pubblicati con kdp e così farò con i prossimi. Intanto kdp permette di pubblicare un libro in pochi e semplici passaggi, le royalty sono più alte rispetto a quelle pagate dalle case editrici e poi hai la possibilità di organizzare delle promozioni gratuite per l'e-book per alcuni giorni, questa cosa aiuta per avere maggiore visibilità. Ritengo che distribuire il libro con kdp sia un'ottima opportunità per uno scrittore emergente, visto che può gestire il tutto in completa autonomia e indipendenza.

Writer Officina: A quale dei tuoi libri sei più affezionato? Puoi raccontarci di cosa tratta?

Michele Scalini: Direi che sia “L'uomo che visse nello spazio”. Parla di un uomo che, durante una normale giornata di lavoro, si ritrova catapultato a bordo di un'astronave persa nella galassia abitata da alcune creature aliene. Inizialmente il personaggio è intimorito da quelle creature e dalla situazione che sta vivendo. Non riesce a trovare una spiegazione a quanto gli è accaduto e vuole tornare a casa al più presto. Ma dopo che viene accolto come un amico, vince le sue paure e si ritrova a viaggiare insieme a quegli alieni attraverso la galassia in cerca di un modo per tornare sulla Terra tra difficoltà varie e mondi sconosciuti che si presentano ai suoi occhi.

Writer Officina: Quale tecnica usi per scrivere? Prepari uno schema iniziale, prendi appunti, oppure scrivi d'istinto?

Michele Scalini: Premetto che tutti i miei libri sono scritti in prima persona; quindi, è il personaggio che racconta quanto avviene e il lettore può vivere quell'avventura con i propri occhi. Comunque, parto da una piccola idea iniziale e il resto viene d'istinto, appoggio le mani alla tastiera e il testo viene da sé. Ad essere onesti, in alcune occasioni mi sorpreso da quanto scritto mentre rileggevo il testo per correggerlo.

Writer Officina: In questo periodo stai scrivendo un nuovo libro? È dello stesso genere di quello che hai già pubblicato, oppure un'idea completamente diversa?

Michele Scalini: Rispondo dicendo che ho sempre un libro in “cantiere”, difficilmente mi prendo periodi di riposo. Ormai mi definisco una specie di catena di montaggio del libro. Comunque, sì, sto scrivendo un nuovo libro dal titolo “Le urla del silenzio”. Generalmente scrivo avventure di fantascienza, ma con questo libro voglio tentare il genere thriller horror per mettermi alla prova e per provare qualcosa di diverso. Il personaggio è una donna e, ironia della sorte, è anche una scrittrice. Durante un viaggio di lavoro, in cui presenta al pubblico il suo ultimo libro, si imbatte in fenomeni inquietanti che la turbano. Così inizia ed è ancora in fase di scrittura.
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