Writer Officina
Autore: Michele Scalini
Titolo: Nati nell'incubo
Genere Thriller Post-Apocalittico
Lettori 3039 20 19
Nati nell'incubo
Mi trovavo in quel rifugio ormai da circa una decina d'anni, o almeno era quello il tempo che pensavo fosse passato dal mio arrivo.
Vivere senza mai vedere la luce del Sole non permetteva di tenere conto del trascorrere del tempo correttamente, nonostante gli altri sopravvissuti tenessero un calendario per sviare il problema.
Comunque, cercavo di non dare troppo peso allo scorrere del tempo, come avevo sempre fatto in vita mia.
Mi limitavo ad andare avanti, a vivere la mia vita, adattandomi a quella comunità che viveva sotto terra.
Una delle prime regole che imparai era che esistevano solo due modi per poter ripagare un debito.
Il primo modo era quello più semplice in assoluto.
Si trattava di restituire al creditore i soldi ricevuti in prestito, aggiungendo naturalmente quelli per coprire gli interessi.
Il secondo modo, invece, era quello leggermente più rischioso, quello che seguivo per la maggiore.
Consisteva nel farsi pestare a sangue per non aver restituito il denaro ricevuto nei tempi prestabiliti.
Fu a causa di quel secondo modo che tre uomini mi condussero in uno dei livelli inferiori, quelli abbandonati dagli altri sopravvissuti, per fare i conti insieme a me.
Due di loro mi tenevano per le braccia, mentre il terzo, quello più robusto e a capo degli altri, si divertiva a colpirmi ai fianchi, e al viso, con dei possenti cazzotti.
Dopo aver subìto una decina di quei cazzotti, avevo l'addome talmente indolenzito che non riuscivo più nemmeno ad irrigidire i muscoli per poter porre un minimo di resistenza.
Ogni volta che ricevevo uno di quei cazzotti, mi piegavo in avanti, mentre cercavo di riprendere fiato, e sputavo sangue sul pavimento.
Nel frattempo che subivo quel trattamento, i due uomini che mi tenevano per le braccia, ridevano nelle mie orecchie e incitavano il terzo a proseguire con quel trattamento d'onore.
Quando il tizio davanti a me decise di concedersi una breve pausa, mi ritrovai con il capo chinato in avanti, con della saliva unita al sangue che usciva dalle labbra e con i piedi che non riuscivano a reggere il peso del mio corpo.
Tenevo gli occhi socchiusi, la vista era annebbiata e a malapena riuscivo a vedere la sagoma di quel tizio che mi guardava soddisfatto di come mi aveva ridotto.
Di fronte alla situazione pietosa in cui mi trovavo, quell'uomo si massaggiava i pugni dandomi l'impressione che volesse continuare a picchiarmi.
Finito con quel massaggio, si avvicinò a me e appoggiò una mano sulla mia fronte per sollevare il capo e guardarmi dritto negli occhi.
- Direi che per oggi possa bastare... riesci a reggerti sulle tue gambe? - fece lui accennando ad un sorriso di compiacimento per il trattamento che mi aveva riservato.
Annuii col capo per fargli capire che avevo ancora le forze per tenermi in piedi sulle mie gambe, senza nascondergli la gratitudine per il termine di quel trattamento.
- Lasciatelo andare! - fece ai suoi uomini agitando le mani per far segno loro di allontanarsi da me.
I due lasciarono andare le mie braccia ed io barcollai leggermente sulla sinistra fino a fermarmi con il corpo leggermente piegato in avanti.
- Aspetta un attimo! - fece quell'uomo che mi stava davanti - Ho dimenticato gli interessi! -
Pronunciate quelle parole, indietreggiò di alcuni passi, il tanto necessario da permettergli di prendere la rincorsa e scagliarsi contro di me per colpirmi con una testata in pieno volto.
Subìto quel colpo, portai le mani al volto, mentre indietreggiavo barcollando fino a quando inciampai sui miei piedi andando a cadere poi sul pavimento umido e freddo, ove battei il capo con forza.
Rimasi sdraiato, senza muovere un muscolo e con la vista annebbiata a causa del colpo ricevuto alla testa, ad osservare quegli uomini che stavano ridendo di me.
Quegli uomini sembravano piuttosto divertiti dalle mie condizioni e rimasi con lo sguardo rivolto verso di loro fino a quando uno mosse i suoi passi per avvicinarsi.
Trovatosi di fianco a me, si piegò sulle sue gambe mantenendo lo sguardo, e il sorriso, rivolto verso di me.
- Sentimi bene Ethan - disse quell'uomo guardandomi dall'alto verso il basso - Sono stanco di picchiarti... non farti più vedere e trovati un lavoro... d'accordo? -
Il suo messaggio era piuttosto chiaro.
Quell'uomo non intendeva più concedermi dei prestiti come tutti gli altri che mi avevano riservato lo stesso trattamento.
Se mi fossi fatto vedere nel suo covo, mi avrebbe ucciso e avrebbe dato il mio corpo in pasto alle creature che vivevano fuori dal rifugio.
Con le poche forze che mi rimanevano, sollevai il pollice della mano destra trattenendo il respiro, in modo da fargli capire che avevo compreso il suo messaggio.
- Bene, Ethan, molto bene... allora questo è un addio - rispose lui sollevandosi sulle sue gambe.
Osservai quell'ombra che si allontanava da me per ricongiungersi coi suoi compari e andarsene insieme da quella sala in cui mi avevano abbandonato.
Rimasi con lo sguardo rivolto verso quei tre, fino a quando scomparvero oltre l'apertura che permetteva l'accesso a quell'area abbandonata.
Fu in quel momento che chiusi gli occhi e mi lasciai schiacciare dalla debolezza procurata da quei cazzotti che continuavo ancora a sentire.
Rimasi sdraiato su quel pavimento per diverso tempo senza nemmeno rendermi conto di quanto ne fosse passato.
Aperti gli occhi, rimasi con lo sguardo rivolto verso quell'area vuota che mi circondava, la quale veniva illuminata dall'apertura attraverso la quale erano scomparsi i miei pestatori.
- Mio caro Ethan... è arrivato... il momento di cambiare... vita - borbottai prima di sollevare leggermente un braccio per appoggiare la mano su quel pavimento freddo, intenzionato ad alzarmi in piedi per andarmene da lì in modo da far ritorno al mio loculo.
Spinsi su quella mano, mentre cercavo di sollevare il resto del corpo, quando sentii quei dolori tornare ad indebolirmi.
- Dannazione - borbottai a causa di quei dolori, nonostante cercassi di trattenere il fiato per porgli resistenza fino a quando mi trovai di nuovo sui miei piedi.
Rimasi immobile alcuni istanti, con il busto leggermente piegato in avanti e una mano appoggiata sul ventre, quando decisi di sollevare un piede per potermi incamminare verso l'uscita di quel posto.
Fu in quel momento che sentii cedere la gamba sulla quale avevo appoggiato tutto il peso del corpo e barcollai fino ad andare a battere con la spalla contro la parete poco distante.
Appoggiatomi con forza a quella parete, rimasi immobile alcuni istanti, mentre cercavo di respirare a fatica, poiché sentivo come qualcosa che mi stringeva intorno al petto che mi bloccava i polmoni.
Lentamente, mossi i miei passi incerti rimanendo appoggiato a quella parete con il braccio per non rischiare di cadere e mi avvicinai all'apertura che attraversai dirigendomi poi verso gli ascensori.
Proseguii a camminare con un braccio appoggiato alla parete e l'altro con la mano appoggiata ad un fianco dal quale proveniva un intenso dolore.
A fatica riuscii a raggiungere gli ascensori che mi portarono al livello in cui era situato il mio loculo.
Aperte le porte in metallo degli ascensori, mi ritrovai davanti agli occhi il corridoio che conduceva ai loculi di quel livello, con diverse persone che stavano camminando là dentro e alcune che si trovavano sedute sul pavimento.
Rivolsi lo sguardo verso il soffitto dove si trovavano delle lampade ricoperte di ragnatele, le quali illuminavano a malapena quanto si trovava sotto di loro.
Guardai quelle persone, ciò che rimaneva della vecchia umanità che un tempo dominava la superficie del pianeta, mentre nel presente era costretta a rifugiarsi nel sottosuolo per poter sopravvivere.
Con passo barcollante, mi incamminai dirigendomi verso il mio loculo, il quale non era troppo lontano dagli ascensori.
Camminavo trascinando i piedi sul pavimento di quel corridoio, accompagnato da quei dolori che non intendevano abbandonarmi e dagli sguardi di quelle poche persone che si trovavano intorno a me.
Andai avanti senza curarmi di quella gente, cercando di resistere il meglio che potevo a quei dolori fino a quando intravidi la porta del mio loculo a pochi metri di distanza.
- Cosa accidenti ti è successo, Ethan? - fece un anziano che si trovava seduto sul pavimento sul lato opposto alla porta del mio loculo.
- Sembra che ti sia passato sopra un treno - intervenne il suo amico indicandomi con la mano.
- Ethan! Lo vuoi un goccetto? - intervenne un altro anziano porgendomi la bottiglia che aveva in mano.
Michele Scalini
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Autori di Writer Officina

Michele Scalini
Sono nato nel 1974 a Jesi, nella provincia di Ancona, dove vivo tutt'ora. Ho conseguito gli studi presso una scuola di formazione professionale ed ho lavorato per molti anni nel settore dell'automazione industriale come tecnico programmatore, svolgendo l'attività sia all'estero che su territorio nazionale. Un anno fa ho lasciato il lavoro per dedicarmi interamente alla scrittura e per investire su me stesso.
Amo la lettura, anche se ultimamente ho poco tempo da dedicarle. Sono cresciuto coi classici come “Papillon”, “L'isola del tesoro”, il mitico personaggio “Conan” tanto per citarne alcuni. In seguito mi sono dedicato a letture più specifiche riguardanti la mitologia, la storia antica e la geopolitica. Sono appassionato di film e serie televisive di fantascienza e provo un'innata curiosità rivolta verso scenari post-apocalittici, i quali hanno ispirati alcuni miei romanzi.

Writer Officina: La tua passione per la scrittura come e quando nasce?

Michele Scalini: La mia passione per la scrittura è nata per caso, onestamente neanche sapevo che sarei stato in grado di scrivere un libro di fantasia. Accadde circa otto anni fa, mentre stavo affrontando un periodo difficile a causa della perdita del lavoro. Una mattina mi sveglio e vado al computer con l'idea di cercare qualcosa che mi avrebbe permesso di distrarmi da quel periodo difficile e che mi avesse aiutato a trovare nuovi stimoli, a reinventarmi per farla breve. Dopo una ricerca, mi sono imbattuto in un blog dove trovai una lista di attività da valutare. Consultai con attenzione quella lista cercando di capire quale attività fosse stata più adatta a me, fino a quando trovo scritto “scrivi un libro”. Leggo quel testo diverse volte, fino a quando esulto dicendo “ok, scriviamo un libro”. Da quel giorno non mi sono più fermato. Al momento ho scritto circa venticinque libri e la produzione maggiore l'ho avuta negli ultimi tre anni.

Writer Officina: Dopo aver scritto il tuo primo libro, lo hai proposto a un Editore? E con quali risultati?

Michele Scalini: Inizialmente tentai con il self publishing, poi pensai di inviare il manoscritto ad alcune case editrici. La prima che rispose mi chiese quasi due mila euro per la pubblicazione, offerta che rifiutai naturalmente. In seguito rispose una piccola casa editrice dicendo che era interessata al libro. Così, le affidai il libro e lo trovai pubblicato su diversi store online. Fu una vera soddisfazione per me, poiché mi fece pensare che il mio lavoro aveva del potenziale.

Writer Officina: Ritieni che pubblicare su Amazon KDP possa essere una buona opportunità per uno scrittore emergente?

Michele Scalini: Onestamente gli ultimi libri li ho pubblicati con kdp e così farò con i prossimi. Intanto kdp permette di pubblicare un libro in pochi e semplici passaggi, le royalty sono più alte rispetto a quelle pagate dalle case editrici e poi hai la possibilità di organizzare delle promozioni gratuite per l'e-book per alcuni giorni, questa cosa aiuta per avere maggiore visibilità. Ritengo che distribuire il libro con kdp sia un'ottima opportunità per uno scrittore emergente, visto che può gestire il tutto in completa autonomia e indipendenza.

Writer Officina: A quale dei tuoi libri sei più affezionato? Puoi raccontarci di cosa tratta?

Michele Scalini: Direi che sia “L'uomo che visse nello spazio”. Parla di un uomo che, durante una normale giornata di lavoro, si ritrova catapultato a bordo di un'astronave persa nella galassia abitata da alcune creature aliene. Inizialmente il personaggio è intimorito da quelle creature e dalla situazione che sta vivendo. Non riesce a trovare una spiegazione a quanto gli è accaduto e vuole tornare a casa al più presto. Ma dopo che viene accolto come un amico, vince le sue paure e si ritrova a viaggiare insieme a quegli alieni attraverso la galassia in cerca di un modo per tornare sulla Terra tra difficoltà varie e mondi sconosciuti che si presentano ai suoi occhi.

Writer Officina: Quale tecnica usi per scrivere? Prepari uno schema iniziale, prendi appunti, oppure scrivi d'istinto?

Michele Scalini: Premetto che tutti i miei libri sono scritti in prima persona; quindi, è il personaggio che racconta quanto avviene e il lettore può vivere quell'avventura con i propri occhi. Comunque, parto da una piccola idea iniziale e il resto viene d'istinto, appoggio le mani alla tastiera e il testo viene da sé. Ad essere onesti, in alcune occasioni mi sorpreso da quanto scritto mentre rileggevo il testo per correggerlo.

Writer Officina: In questo periodo stai scrivendo un nuovo libro? È dello stesso genere di quello che hai già pubblicato, oppure un'idea completamente diversa?

Michele Scalini: Rispondo dicendo che ho sempre un libro in “cantiere”, difficilmente mi prendo periodi di riposo. Ormai mi definisco una specie di catena di montaggio del libro. Comunque, sì, sto scrivendo un nuovo libro dal titolo “Le urla del silenzio”. Generalmente scrivo avventure di fantascienza, ma con questo libro voglio tentare il genere thriller horror per mettermi alla prova e per provare qualcosa di diverso. Il personaggio è una donna e, ironia della sorte, è anche una scrittrice. Durante un viaggio di lavoro, in cui presenta al pubblico il suo ultimo libro, si imbatte in fenomeni inquietanti che la turbano. Così inizia ed è ancora in fase di scrittura.
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