Writer Officina
Autore: Michele Scalini
Titolo: Prossimi all'estinzione
Genere Romanzo
Lettori 3203 17 11
Prossimi all'estinzione
Avevo da poco finito di fare colazione e presto sarei dovuto uscire di casa per andare al lavoro.
Come ero solito fare ogni mattina, prima di uscire di casa, sistemai l'angolo cucina pulendo tutto quello che avevo usato.
In seguito, mi avvicinai alla vetrata, che offriva una splendida vista sul resto della città, intanto che bevevo a piccoli sorsi dalla mia tazza di caffè.
Osservavo quegli edifici, i quali venivano celati leggermente da uno strato di nebbia provocato dalla sabbia tirata in aria dal vento caldo che bruciava il nostro mondo.
Puntai lo sguardo in lontananza, oltre i confini della città, dove si estendeva il deserto causato dalla siccità che stava distruggendo il nostro mondo.
Decenni prima, infatti, l'umanità aveva dichiarato guerra a quel fenomeno che all'epoca veniva chiamato riscaldamento globale.
Intenzionati nel porre un rimedio all'aumento delle temperature, che purtroppo non era così evidente come dicevano a quei tempi, decisero di ridurre le emissioni di anidride carbonica.
Ma, purtroppo per loro, nonostante avessero tutte le buone intenzioni, commisero un grave errore.
Infatti, la drastica riduzione dell'anidride carbonica nell'atmosfera terrestre uccise la maggior parte delle foreste e indusse l'intero pianeta in una condizione di siccità perenne alla quale non si riusciva più a porre rimedio.
E pensare che in quegli anni ci fu uno scienziato, un certo Patrick Moore, che lamentava il fatto che l'anidride carbonica fosse in scarsa quantità in quell'epoca e che andava aumentata.
Non andava diminuita!
Purtroppo, quello scienziato non venne ascoltato e noi tutti ne stavamo pagando le conseguenze nel nostro presente.
Quello che la gente di quel tempo non riusciva a comprendere era che l'anidride carbonica era fondamentale per permettere alla vegetazione di resistere alla siccità.
Inoltre, quell'elemento era necessario per la fotosintesi clorofilliana, cosa che si studiava a scuola fin dalla tenera età.
Attraverso quel processo, infatti, le piante riuscivano a generare ossigeno, elemento fondamentale per la vita sul nostro pianeta.
Ma quegli insegnamenti non servirono a molto!
Quello scienziato aveva tentato di avvisarli riguardo all'importanza di quel prezioso elemento, chiamato da lui stesso il gas della vita, ma risero di lui e proseguirono col loro macabro piano non curandosi affatto dei suoi tanti appelli.
Nel frattempo che la siccità si impossessava del pianeta, le aree più meridionali vennero completamente abbandonate dagli esseri umani, i quali cercavano scampo andando a rifugiarsi in quelle più settentrionali.
Ma anche in quelle zone arrivò la siccità e la desertificazione, come se non volesse abbandonare quell'umanità che stava morendo a causa dei propri errori.
Ogni giorno morivano milioni di persone per il caldo, e per la riduzione dell'ossigeno, elemento fondamentale per l'esistenza sia umana che vegetale sul pianeta.
Anche il cibo, e di conseguenza l'acqua, iniziò a scarseggiare negli ultimi decenni.
L'amministrazione della città fu costretta ad attuare piani per razionare il cibo, in modo da permettere a tutti di averne a sufficienza per vivere e per non intaccare le scorte che erano sempre meno.
Quando iniziarono a ridurre le emissioni di anidride carbonica si contavano otto miliardi di persone sulla Terra.
Ma nel mio tempo, quello che stavo affrontando nel migliore dei modi, erano rimasti poco meno di mezzo miliardo di individui.
Rimanevamo in pochi sulla Terra e dovevamo lottare ogni giorno per poter sopravvivere.
Mentre osservavo l'orizzonte, la vasta distesa di sabbia che si estendeva oltre la città, notai la presenza di un filo di fumo nero che saliva alto in cielo.
Non mi fu difficile capire cosa stava causando quel fumo.
Da quelle parti, oltre i confini della città, dove nessuno guardava mai, bruciavano i cadaveri che venivano raccolti dalle strade o dalle abitazioni.
Ormai, i cadaveri non venivano più portati nei cimiteri, i quali non esistevano più da tempo.
Venivano lasciati alcune ore in compagnia dei familiari, se ne avevano, in modo da permettere loro di dargli l'ultimo addio.
In seguito, venivano infilati all'interno di un sacco nero e venivano portati alla discarica, dove venivano bruciati nel vano tentativo di ripristinare la presenza di anidride carbonica nell'atmosfera.
Ma tutti quegli sforzi non servivano a nulla!
Quel gesto non sarebbe servito a ripristinare quell'elemento nell'atmosfera e noi tutti lo sapevamo benissimo, come lo sapeva l'amministrazione stessa.
Continuai ad osservare fuori da quella vetrata, sorseggiando il caffè e cercando di evitare di pensare alle condizioni in cui ci eravamo ridotti a causa degli errori del passato.
- Agente Sullivan - fece la voce metallica del sistema informatico che gestiva la mia abitazione, e la mia vita, per richiamare la mia attenzione.
- Ti informo che all'esterno la temperatura è superiore ai trentotto gradi e sta arrivando una tempesta di sabbia... arrivo previsto in tre minuti - fece poi.
Mi voltai di lato per vedere cosa stava accadendo e notai un immenso muro di sabbia che si stava avvicinando alla città.
- Chiudi le tapparelle, Jane, e avvisa la centrale che andrò una volta passata la tempesta! - risposi a quel computer.
Le tempeste di sabbia si erano intensificate negli ultimi anni.
A causa di manipolazioni climatiche che vennero fatte in passato, per poter porre un rimedio a quel dannato riscaldamento climatico che vedevano solo loro, riuscirono a distruggere l'intero equilibrio climatico del pianeta.
Mi allontanai leggermente dalla vetrata, intanto che le tapparelle metalliche venivano chiuse, per andare poi a sedere sul divano, dove avrei atteso che quella tempesta fosse passata.
Continuai a bere dalla tazza del caffè, quando mi accorsi che il vento stava aumentando di intensità.
Rivolsi lo sguardo verso la vetrata, oscurata da quella tapparella di metallo nero che stava leggermente vibrando a causa di quel vento.
Le vibrazioni aumentarono man mano che la tempesta passava attraverso la città, come aumentava il sibilo del vento che infuriava all'esterno della mia abitazione.
D'un tratto, anche il mio divano iniziò a vibrare leggermente a causa di quel vento che stava scuotendo l'intero edificio in cui mi trovavo.
Essendo al cinquantesimo piano, di un edificio di ottanta, le vibrazioni causate da quella tempesta erano piuttosto accentuate e mi obbligarono ad appoggiare entrambe le mani sui cuscini del divano per cercare di stare fermo.
- Agente Sullivan! Ho avvisato la centrale... la tempesta sta raggiungendo la sua massima forza proprio ora! - fece la voce del computer.
- Lo avevo capito! Grazie per avermi confermato! - urlai rivolgendomi a Jane.
Le vibrazioni aumentarono drasticamente, come aumentò il rumore del vento, e della sabbia, che si scagliava contro le tapparelle di metallo che si stavano piegando per quanto fosse forte.
Cercavo di aggrapparmi ai cuscini del divano, che vibrava anch'esso sotto di me, quando la luce elettrica cessò di illuminare il mio soggiorno lasciandomi completamente al buio.
Rimasi seduto con gli occhi spalancati e rivolti verso il buio che si era impossessato del mio appartamento, il quale veniva interrotto solamente da alcuni lampi di luce che si infiltravano sotto le tapparelle, intanto che quella tempesta continuava ad attraversare la città, portando con sé sabbia e vento.
Il rumore proveniente dall'esterno stava inondando il mio appartamento e mi costrinse ad avvicinare le mani alle orecchie per coprirle.
Quelle tempeste erano divenute anche più violente.
Un tempo, quando ero un ragazzino, non sarebbero riuscite a scuotere un edificio costruito in cemento armato come quello in cui vivevo.
Mentre nel presente, riuscivano a farlo e riuscivano anche a compromettere i sistemi informatici, ed elettrici, dell'intero stabile, a causa di scariche elettriche che si manifestavano al loro interno.
Dopo diversi minuti, la tempesta iniziò a diminuire la sua intensità.
Le vibrazioni dello stabile iniziarono a diminuire come il rumore del vento che infuriava all'esterno.
Le lampade, dopo aver lampeggiato per diversi secondi, tornarono ad illuminare il soggiorno ed io abbassai le mani per tornare a rilassarmi sul mio divano.
- Jane! Sei operativa? - domandai al sistema informatico che gestiva il mio appartamento.
Quel computer non rispose alla mia domanda.
In fondo avrei dovuto aspettarmelo.
Quello sbalzo di tensione, provocato dalla tempesta, aveva sicuramente spento quell'intelligenza artificiale e, tornata l'energia elettrica, avrebbe dovuto riavviarsi prima di essere nuovamente operativa.
Intanto che aspettavo il riavvio di Jane, mi alzai dal divano per dirigermi verso la vetrata in modo da riaprire manualmente le tapparelle.
Azionai il comando posto sulla parete tra le due vetrate per aprire quelle tapparelle che iniziarono a salire permettendo alla luce solare di entrare nel mio appartamento.
Michele Scalini
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Autori di Writer Officina

Michele Scalini
Sono nato nel 1974 a Jesi, nella provincia di Ancona, dove vivo tutt'ora. Ho conseguito gli studi presso una scuola di formazione professionale ed ho lavorato per molti anni nel settore dell'automazione industriale come tecnico programmatore, svolgendo l'attività sia all'estero che su territorio nazionale. Un anno fa ho lasciato il lavoro per dedicarmi interamente alla scrittura e per investire su me stesso.
Amo la lettura, anche se ultimamente ho poco tempo da dedicarle. Sono cresciuto coi classici come “Papillon”, “L'isola del tesoro”, il mitico personaggio “Conan” tanto per citarne alcuni. In seguito mi sono dedicato a letture più specifiche riguardanti la mitologia, la storia antica e la geopolitica. Sono appassionato di film e serie televisive di fantascienza e provo un'innata curiosità rivolta verso scenari post-apocalittici, i quali hanno ispirati alcuni miei romanzi.

Writer Officina: La tua passione per la scrittura come e quando nasce?

Michele Scalini: La mia passione per la scrittura è nata per caso, onestamente neanche sapevo che sarei stato in grado di scrivere un libro di fantasia. Accadde circa otto anni fa, mentre stavo affrontando un periodo difficile a causa della perdita del lavoro. Una mattina mi sveglio e vado al computer con l'idea di cercare qualcosa che mi avrebbe permesso di distrarmi da quel periodo difficile e che mi avesse aiutato a trovare nuovi stimoli, a reinventarmi per farla breve. Dopo una ricerca, mi sono imbattuto in un blog dove trovai una lista di attività da valutare. Consultai con attenzione quella lista cercando di capire quale attività fosse stata più adatta a me, fino a quando trovo scritto “scrivi un libro”. Leggo quel testo diverse volte, fino a quando esulto dicendo “ok, scriviamo un libro”. Da quel giorno non mi sono più fermato. Al momento ho scritto circa venticinque libri e la produzione maggiore l'ho avuta negli ultimi tre anni.

Writer Officina: Dopo aver scritto il tuo primo libro, lo hai proposto a un Editore? E con quali risultati?

Michele Scalini: Inizialmente tentai con il self publishing, poi pensai di inviare il manoscritto ad alcune case editrici. La prima che rispose mi chiese quasi due mila euro per la pubblicazione, offerta che rifiutai naturalmente. In seguito rispose una piccola casa editrice dicendo che era interessata al libro. Così, le affidai il libro e lo trovai pubblicato su diversi store online. Fu una vera soddisfazione per me, poiché mi fece pensare che il mio lavoro aveva del potenziale.

Writer Officina: Ritieni che pubblicare su Amazon KDP possa essere una buona opportunità per uno scrittore emergente?

Michele Scalini: Onestamente gli ultimi libri li ho pubblicati con kdp e così farò con i prossimi. Intanto kdp permette di pubblicare un libro in pochi e semplici passaggi, le royalty sono più alte rispetto a quelle pagate dalle case editrici e poi hai la possibilità di organizzare delle promozioni gratuite per l'e-book per alcuni giorni, questa cosa aiuta per avere maggiore visibilità. Ritengo che distribuire il libro con kdp sia un'ottima opportunità per uno scrittore emergente, visto che può gestire il tutto in completa autonomia e indipendenza.

Writer Officina: A quale dei tuoi libri sei più affezionato? Puoi raccontarci di cosa tratta?

Michele Scalini: Direi che sia “L'uomo che visse nello spazio”. Parla di un uomo che, durante una normale giornata di lavoro, si ritrova catapultato a bordo di un'astronave persa nella galassia abitata da alcune creature aliene. Inizialmente il personaggio è intimorito da quelle creature e dalla situazione che sta vivendo. Non riesce a trovare una spiegazione a quanto gli è accaduto e vuole tornare a casa al più presto. Ma dopo che viene accolto come un amico, vince le sue paure e si ritrova a viaggiare insieme a quegli alieni attraverso la galassia in cerca di un modo per tornare sulla Terra tra difficoltà varie e mondi sconosciuti che si presentano ai suoi occhi.

Writer Officina: Quale tecnica usi per scrivere? Prepari uno schema iniziale, prendi appunti, oppure scrivi d'istinto?

Michele Scalini: Premetto che tutti i miei libri sono scritti in prima persona; quindi, è il personaggio che racconta quanto avviene e il lettore può vivere quell'avventura con i propri occhi. Comunque, parto da una piccola idea iniziale e il resto viene d'istinto, appoggio le mani alla tastiera e il testo viene da sé. Ad essere onesti, in alcune occasioni mi sorpreso da quanto scritto mentre rileggevo il testo per correggerlo.

Writer Officina: In questo periodo stai scrivendo un nuovo libro? È dello stesso genere di quello che hai già pubblicato, oppure un'idea completamente diversa?

Michele Scalini: Rispondo dicendo che ho sempre un libro in “cantiere”, difficilmente mi prendo periodi di riposo. Ormai mi definisco una specie di catena di montaggio del libro. Comunque, sì, sto scrivendo un nuovo libro dal titolo “Le urla del silenzio”. Generalmente scrivo avventure di fantascienza, ma con questo libro voglio tentare il genere thriller horror per mettermi alla prova e per provare qualcosa di diverso. Il personaggio è una donna e, ironia della sorte, è anche una scrittrice. Durante un viaggio di lavoro, in cui presenta al pubblico il suo ultimo libro, si imbatte in fenomeni inquietanti che la turbano. Così inizia ed è ancora in fase di scrittura.
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