Writer Officina
Autore: Michele Scalini
Titolo: John J. Kaczynski
Genere Fantascienza Avventura
Lettori 4203 44 67
John J. Kaczynski
Venni trovato quando avevo pochi giorni di vita in un cassonetto della spazzatura, con il cordone ombelicale che ancora spenzolava dal mio stomaco. Chiunque avesse avuto l'idea di lasciarmi lì, si era anche preoccupato di attorcigliarlo attorno al mio piccolo collo. Mia madre biologica, donna previdente, aveva subito pensato di liberarsi di me appena mi diede alla luce. Non l'ho mai conosciuta, ma considerando ciò che ero diventato, non potevo di certo biasimarla.
Per mia sfortuna, non fui uno dei tanti bambini che venivano trovati da monaci o famiglie in grado di allevare un figlio come si deve. Nel mio caso, furono dei criminali spaziali a trovarmi in quel cassonetto mentre andavano ad ammazzare qualcuno per soldi. Vennero attirati dai miei lamenti e dai miei gemiti. In fondo a quei tempi non sapevo ancora fare altro. Uno di quegli uomini aprì quel cassonetto e mi trovò nascosto tra la spazzatura. Vedendomi, piccolo ed indifeso, gli venne la brillante idea di tirarmi fuori e salvarmi per darmi una possibilità di vivere in quel pazzo mondo.
Preso da un istinto fraterno che non sapeva neanche di avere, allungò le mani verso il mio piccolo corpo e mi tirò fuori da quel cassonetto della spazzatura, per poi portarmi a contatto con dell'altra spazzatura. Certo, era meno puzzolente di quella di prima, ma rimaneva lo stesso della spazzatura. Venni portato al loro ritrovo e, dopo avermi dato il tempo di imparare a camminare, mi insegnarono ad uccidere in tutti i modi possibili. Mi insegnarono a combattere a mani nude, con le armi da fuoco e con la armi bianche. Mi diedero anche delle lezioni di volo. Si preoccuparono della mia istruzione senza tralasciare troppi dettagli, visto che si presero anche la briga di insegnarmi a leggere e a scrivere.
A tredici anni commisi il mio primo crimine. Il capo di quei criminali, un certo Silverman, mi affidò un incarico che poteva essere alla mia portata. Dovevo trovare un tizio che spacciava droga sintetica nel nostro territorio e al nostro giro di affari stava recando dei minimi danni, ma a lui non piaceva la concorrenza. Così, inviarono me. L'ordine era di entrare in contatto con quel tale, fingere di volere acquistare della droga da lui e dargli il messaggio del mio capo che lo avrebbe convinto ad andarsene.
Fiero del mio primo incarico andai a cercare quello spacciatore. Lo trovai in un vicolo dove stava vendendo quella roba ai dei ragazzi. Mi misi in coda per aspettare il mio turno, come facevano tutti gli altri. Per tutto il tempo tenni lo sguardo fisso sul mio bersaglio, mentre avanzavo, passo dopo passo, verso di lui. Quel tizio era un poco di buono sulla trentina, anche se dimostrava più anni di quelli che aveva. Lo avevo già visto in giro per la strada, come lo avevo visto atteggiarsi da gangster in alcuni locali notturni controllati da Silverman stesso.
Quando fu il mio turno, mi presentai a lui chiedendo la sua droga. Lui, ignorando chi fossi e il vero motivo della mia visita, prese una bustina di pasticche dalla tasca della giacca e ne tirò fuori una per darmela. Rimasi immobile a fissare quella pasticca, mentre lui agitava la mano per intimarmi a prenderla e a farsi pagare.
- Ho un messaggio per te - gli dissi dopo aver sollevato lo sguardo su di lui - Smetti di vendere la tua merda da queste parti e vattene finché puoi ancora farlo con le tue gambe. -
Quel tale non accolse il mio messaggio con gioia, anzi. Mise la pasticca che aveva intenzione di vendermi nel sacchetto che teneva nell'altra mano, per poi prendere la pistola che teneva alla cintura. Vedendo quell'arma, afferrai il suo braccio per evitare che me la puntasse addosso, poi presi il coltello che nascondevo dietro la schiena e glielo infilai dritto nello stomaco. Quel tizio con quel sangue che gli usciva dallo stomaco, tentò di colpirmi col calcio della pistola in testa, dopo che si era riuscito a liberare della mia presa. Mi scansai all'indietro per evitare di subire quel colpo di lato. Quel tale si sbilanciò in avanti e ne approfittai per colpirlo alla gola con il coltello.
Quell'uomo cadde a terra in una pozzanghera di sangue. Morì pochi istanti dopo sotto il mio sguardo innocente e quello degli altri ragazzi che si trovavano lì per la droga. Del tutto indifferente a quel cadavere, presi la busta che custodiva le sue pasticche dalla tasca della giacca e poi presi i soldi dall'altra. Presi il bottino di guerra, me ne andai per far ritorno dai miei salvatori, che mi accolsero caldamente per aver liberato le loro strade da quello spacciatore.
A venti anni avevo già ucciso una trentina di uomini o forse più, non ne tenevo il conto. Divenni così famoso nell'ambiente della criminalità che ero rispettato e temuto ovunque andassi. Divenni un assassino di professione. Molti criminali mi ingaggiavano per eliminare altri criminali che tentavano di nuocere ai loro affari. Ed ero diventato molto bravo ad uccidere, uno dei migliori.
Ma quando si diventava famosi nell'ambiente criminale, si diveniva famosi anche per gli sbirri. Quando fui all'apice della mia carriera, iniziarono a darmi la caccia ovunque andassi. Dovevo continuamente guardarmi le spalle e diffidare di chiunque incontrassi. Vista la situazione, fui costretto a sospendere la mia attività e cambiare città per nascondermi. In quel posto incontrai i merker. Nonostante avessi già sentito parlare di loro, non li avevo mai incontrati.
I merker erano cacciatori di taglie ed erano ovunque, in ogni città e su ogni pianeta abitato. Erano ex poliziotti o ex militari in congedo, che lasciarono le loro divise per mettersi a lavorare nel settore privato. Ben pagati dalla federazione galattica, davano la caccia ai criminali, a quelli come me. Non avevano regole, non rispondevano a nessuno delle proprie azioni. Cacciavano, uccidevano o catturavano e incassavano. Non sapevano fare altre.
Riuscirono a beccarmi quando avevo circa venti cinque anni. Loro erano in sei ed erano sulle mie tracce da almeno tre mesi. Mi trovarono in un vecchio motel nella periferia di una delle tante città in cui cercavo di nascondermi. Mi accerchiarono e mi arrestarono, nonostante avessi tentato di scappare. Fui portato in un carcere di massima sicurezza, così veniva identificato quel posto, ma non rimasi a lungo. Riuscii ad evadere dopo un paio di mesi di soggiorno.
Trascorsi gli anni successivi entrando e uscendo dai loro carceri di massima sicurezza. Ogni volta che riuscivo ad andarmene, una squadra di merker tornava a prendermi, fino a quando scoprii che quei bastardi inserivano un localizzatore in tutti i carcerati. Lo avevo dal primo carcere in cui ero stato. Fu un dottore alcolizzato e con le mani tremolanti, che incontrai nei bassifondi di una delle tante città in cui cercavo di nascondermi, a togliermelo. Quel dannato aggeggio era stato inserito nella mia bocca e trasmetteva la mia posizione ovunque.
Riuscii a starmene tranquillo per diversi mesi. Non avere più addosso quel localizzatore, evitò di farmi incontrare i merker e la mia vita da fuggitivo divenne meno complicata. Da quel momento per loro divenne più difficile trovarmi. Per complicare ulteriormente la loro attività, mi imbarcai come clandestino a bordo di una nave cargo e mi ritrovai in un città commerciale sul pianeta Kepler-Prime-B, lontano dai merker e dagli amici che conoscevo un tempo.
Abbandonato il porto spaziale, mi ritrovai a camminare nei bassifondi di quella dannata città, tra la spazzatura ammucchiata agli angoli della strada e tra relitti umani distrutti dalla povertà e dalle droghe sintetiche. Per mia fortuna, la pioggia insistente nascondeva la puzza che faceva da padrone per quelle strade. Vagavo senza soldi e senza documenti, alla ricerca di qualcuno che potesse aiutarmi a lasciare quel pianeta.
Stavo andando per la mia strada, quando mi accorsi che un tizio mi stava seguendo da diverso tempo. Certo, non potevo sapere se stesse seguendo me oppure stavamo facendo la stessa strada, ma dovevo esserne certo. Così, mi fermai un paio di volte per osservare le sue mosse e anche lui fece lo stesso. In entrambe le occasioni si fermò e mi lanciò delle occhiate con aria indifferente. Era senza dubbio un merker e in qualche modo era riuscito a trovarmi.
Andai avanti facendo finta di niente, quando notai che a pochi metri da me c'era un vicolo sulla destra. Affrettai il passo e, una volta raggiunto, mi fiondai al suo interno. Andai a nascondermi dietro una pila di cassette della frutta che erano state lasciate lì, impugnai il pugnale che avevo con me e attesi di scoprire se quel tizio era un merker o solo una persona che se ne andava per la sua strada.
Michele Scalini
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Autori di Writer Officina

Michele Scalini
Sono nato nel 1974 a Jesi, nella provincia di Ancona, dove vivo tutt'ora. Ho conseguito gli studi presso una scuola di formazione professionale ed ho lavorato per molti anni nel settore dell'automazione industriale come tecnico programmatore, svolgendo l'attività sia all'estero che su territorio nazionale. Un anno fa ho lasciato il lavoro per dedicarmi interamente alla scrittura e per investire su me stesso.
Amo la lettura, anche se ultimamente ho poco tempo da dedicarle. Sono cresciuto coi classici come “Papillon”, “L'isola del tesoro”, il mitico personaggio “Conan” tanto per citarne alcuni. In seguito mi sono dedicato a letture più specifiche riguardanti la mitologia, la storia antica e la geopolitica. Sono appassionato di film e serie televisive di fantascienza e provo un'innata curiosità rivolta verso scenari post-apocalittici, i quali hanno ispirati alcuni miei romanzi.

Writer Officina: La tua passione per la scrittura come e quando nasce?

Michele Scalini: La mia passione per la scrittura è nata per caso, onestamente neanche sapevo che sarei stato in grado di scrivere un libro di fantasia. Accadde circa otto anni fa, mentre stavo affrontando un periodo difficile a causa della perdita del lavoro. Una mattina mi sveglio e vado al computer con l'idea di cercare qualcosa che mi avrebbe permesso di distrarmi da quel periodo difficile e che mi avesse aiutato a trovare nuovi stimoli, a reinventarmi per farla breve. Dopo una ricerca, mi sono imbattuto in un blog dove trovai una lista di attività da valutare. Consultai con attenzione quella lista cercando di capire quale attività fosse stata più adatta a me, fino a quando trovo scritto “scrivi un libro”. Leggo quel testo diverse volte, fino a quando esulto dicendo “ok, scriviamo un libro”. Da quel giorno non mi sono più fermato. Al momento ho scritto circa venticinque libri e la produzione maggiore l'ho avuta negli ultimi tre anni.

Writer Officina: Dopo aver scritto il tuo primo libro, lo hai proposto a un Editore? E con quali risultati?

Michele Scalini: Inizialmente tentai con il self publishing, poi pensai di inviare il manoscritto ad alcune case editrici. La prima che rispose mi chiese quasi due mila euro per la pubblicazione, offerta che rifiutai naturalmente. In seguito rispose una piccola casa editrice dicendo che era interessata al libro. Così, le affidai il libro e lo trovai pubblicato su diversi store online. Fu una vera soddisfazione per me, poiché mi fece pensare che il mio lavoro aveva del potenziale.

Writer Officina: Ritieni che pubblicare su Amazon KDP possa essere una buona opportunità per uno scrittore emergente?

Michele Scalini: Onestamente gli ultimi libri li ho pubblicati con kdp e così farò con i prossimi. Intanto kdp permette di pubblicare un libro in pochi e semplici passaggi, le royalty sono più alte rispetto a quelle pagate dalle case editrici e poi hai la possibilità di organizzare delle promozioni gratuite per l'e-book per alcuni giorni, questa cosa aiuta per avere maggiore visibilità. Ritengo che distribuire il libro con kdp sia un'ottima opportunità per uno scrittore emergente, visto che può gestire il tutto in completa autonomia e indipendenza.

Writer Officina: A quale dei tuoi libri sei più affezionato? Puoi raccontarci di cosa tratta?

Michele Scalini: Direi che sia “L'uomo che visse nello spazio”. Parla di un uomo che, durante una normale giornata di lavoro, si ritrova catapultato a bordo di un'astronave persa nella galassia abitata da alcune creature aliene. Inizialmente il personaggio è intimorito da quelle creature e dalla situazione che sta vivendo. Non riesce a trovare una spiegazione a quanto gli è accaduto e vuole tornare a casa al più presto. Ma dopo che viene accolto come un amico, vince le sue paure e si ritrova a viaggiare insieme a quegli alieni attraverso la galassia in cerca di un modo per tornare sulla Terra tra difficoltà varie e mondi sconosciuti che si presentano ai suoi occhi.

Writer Officina: Quale tecnica usi per scrivere? Prepari uno schema iniziale, prendi appunti, oppure scrivi d'istinto?

Michele Scalini: Premetto che tutti i miei libri sono scritti in prima persona; quindi, è il personaggio che racconta quanto avviene e il lettore può vivere quell'avventura con i propri occhi. Comunque, parto da una piccola idea iniziale e il resto viene d'istinto, appoggio le mani alla tastiera e il testo viene da sé. Ad essere onesti, in alcune occasioni mi sorpreso da quanto scritto mentre rileggevo il testo per correggerlo.

Writer Officina: In questo periodo stai scrivendo un nuovo libro? È dello stesso genere di quello che hai già pubblicato, oppure un'idea completamente diversa?

Michele Scalini: Rispondo dicendo che ho sempre un libro in “cantiere”, difficilmente mi prendo periodi di riposo. Ormai mi definisco una specie di catena di montaggio del libro. Comunque, sì, sto scrivendo un nuovo libro dal titolo “Le urla del silenzio”. Generalmente scrivo avventure di fantascienza, ma con questo libro voglio tentare il genere thriller horror per mettermi alla prova e per provare qualcosa di diverso. Il personaggio è una donna e, ironia della sorte, è anche una scrittrice. Durante un viaggio di lavoro, in cui presenta al pubblico il suo ultimo libro, si imbatte in fenomeni inquietanti che la turbano. Così inizia ed è ancora in fase di scrittura.
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