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Il nuovo mondo
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Mi ero lasciato alle spalle quel veicolo abbandonato ormai da diverso tempo e continuavo il mio viaggio lungo quella strada, immersa nella solitudine più completa. Proseguivo con calma e del tutto indisturbato, quando mi trovai ad affrontare una leggera salita che conduceva in cima ad una collina. Continuai a guidare riducendo i giri del motore in modo da risparmiare carburante, fino a quando raggiunsi la cima di quella collina, per poi fermarmi sul lato di quella strada che stavo percorrendo. Ad un paio di chilometri da me, vidi la sagoma di una piccola città che sorgeva proprio su quella strada che la attraversava. Mantenendo lo sguardo rivolto verso quella città, tolsi la mano destra dal volante per spostarla verso il sedile del passeggero dove tenevo il mio binocolo. Afferrai lo strumento ottico e lo portai davanti agli occhi per poter vedere meglio quella città che mi aspettava a pochi chilometri. Puntato il binocolo verso quella città, la prima cosa che vidi furono alcune di quelle navette taucetiane che stavano volando sopra di essa. Vidi che erano simili a quella che avevo incontrato poche ore prima, mentre a terra potevo vedere i tetti di alcuni edifici che spuntavano oltre la fortificazione che era stata costruita lungo il perimetro della città per difenderla da qualsiasi minaccia si fosse presentata. Non mi sorpresi alla vista di quelle fortificazioni, dato che oramai erano presenti in quasi tutte le città che avevo incontrato durante i miei viaggi. Come non mi sorpresi di quelle navette che volavano nel cielo soprastante a quella città. Ciò che vidi osservando quella città era solamente la nuova normalità con cui dovevamo convivere e che dovevamo accettare, qualsiasi cosa avessimo pensato a riguardo. Finito di controllare quanto si presentava di fronte a me, misi via il binocolo per poi ingranare la marcia e avviare il veicolo verso quella città dove mi sarei fermato per dare un'occhiata. Pensai che avrei potuto approfittare della sua ospitalità per mangiare qualcosa o per fare scorte di altro carburante. Avanzai lentamente verso quella città per evitare di attirare l'attenzione di quelle navette che non smettevano di volare sopra gli edifici, fino a giungere al punto di controllo dove i soldati taucetiani controllavano gli accessi. Conoscendo le nuove regole che dovevamo rispettare, arrestai il veicolo e attesi che qualcuno si avvicinasse per fare le solite domande del caso riguardo al motivo della visita e riguardo a chi fossi, tenendo le mani appoggiate sul volante e bene in vista. - Motivo della visita? - chiese un alieno dalla pelle chiara come la luna dopo essersi avvicinato al veicolo. - Sono solo di passaggio - risposi senza voltare lo sguardo verso di lui. - Mostra i documenti! - fece lui con tono autoritario. Nonostante non apprezzassi quel tono con cui si stava rivolgendo a me, non mi feci chiedere una seconda volta i documenti e infilai la mano all'interno della giacca, dove li custodivo. Una volta presi, li tirai fuori per passarli a quell'essere che aspettava in silenzio di poterli visionare mantenendo il suo sguardo rivolto verso di me. - Vedo che sei un soldato. Hai combattuto la guerra delle Arche? - chiese mentre leggeva i miei documenti. - Ero un soldato ed ho combattuto diverse guerre - risposi. - Tutto in ordine. Puoi andare - fece mentre mi consegnava i miei documenti - Se sei in cerca di un lavoro... vai dallo sceriffo... cerca gente che sappia usare una pistola. - - Grazie, ma come ho detto... sono solo di passaggio - risposi a quel soldato mentre infilavo i documenti nella tasca interna della giacca. Salutai quell'essere e ingranai la marcia per poi procedere lentamente verso la città che sorgeva oltre quelle fortificazioni, passando attraverso altri soldati che voltarono lo sguardo verso di me. Per un istante ripensai alle sue parole, quando mi parlò del lavoro e dello sceriffo, e mi chiesi perché me lo avesse chiesto, considerando che gli avevo detto chiaramente che ero solamente di passaggio. Lasciai perdere con quei pensieri e prestai attenzione alla strada che stavo percorrendo per cercare un posto dove poter lasciare il mio veicolo, in modo da potermi muovere a piedi per cercare un posto dove avrei potuto mangiare qualcosa di commestibile. Dopo pochi minuti trovai uno spiazzo dove lasciare il veicolo, proprio di fronte ad uno dei tanti negozi che si trovavano intorno alla strada che stavo percorrendo. Spento il motore, scesi dal veicolo per poi guardarmi intorno per farmi un'idea di dove mi trovassi. Intorno a me trovai diverse creature aliene e diversi umani che attraversavano quella strada polverosa che passava tra gli edifici che componevano quella piccola città. Mentre mi guardavo intorno, vidi in lontananza alcune persone con le mani ammanettate dietro la schiena che venivano scortate da diversi soldati taucetiani, divenuti ormai i protettori della pace e della convivenza, armati di fucile e con indosso le loro armature. Poco più avanti vidi alcune navette atterrate in un ampio piazzale che probabilmente stavano aspettando quella gente per portarla via. - Chi sono quelli? - chiesi ad un tizio che si trovava di fianco a me, anche lui impegnato a tenere il proprio sguardo su quella gente. - Quelli sono banditi... tutti umani... vivono fuori dalla città... tra le colline o chissà dove - intervenne senza distogliere lo sguardo da quella gente - Non rispettano le nuove leggi taucetiane e spesso vengono in città per rubare... ma questa volta sono stati beccati... quei farabutti! - - Le leggi taucetiane sono rigide in alcuni casi... normale che qualcuno tenda a non rispettarle - dissi sottovoce. Pronunciate quelle parole, mi voltai verso quel tizio che era rimasto in silenzio. Notai dal colore della pelle che non era proprio un umano come me e che mi stava fissando con aria turbata, probabilmente dalle mie parole. - Non temere... a me piace il nuovo mondo - dissi strizzandogli l'occhio per poi dargli una pacca sulla spalla. Lasciai perdere quel tizio, che non sembrava affatto soddisfatto dalla mia risposta, e mi incamminai lungo quella strada in cerca di una locanda dove poter mangiare qualcosa. Comunque, nonostante non avesse gradito il mio atteggiamento, con lui ero stato onesto. A me non dispiaceva affatto quel nuovo mondo che era nato dopo la guerra delle Arche, anche se avevo perso mia moglie e quella vita che mi ero costruito negli anni. Non mi dispiaceva nonostante avessi perso tanti soldati in quella stupida guerra, tutti bravi ragazzi che avrebbero meritato una vita migliore, ma che non erano riusciti a sopravvivere per godersela. Certo che se gli altairiani non avessero portato la loro guerra sul nostro pianeta e se gli altri si fossero presentati in pace, tutto sarebbe andato diversamente. Ma gli eventi furono quelli ed io li avevo accettati da molto tempo. Ero arrivato anche al punto di non avere niente contro quelle varie razze aliene che si erano trasferite sul nostro pianeta, soprattutto contro quelle che avevano riportato la pace tra di noi. Andai avanti a camminare lungo quella strada prestando attenzione a quelle persone che mi passavano intorno e tenendo lo sguardo verso gli edifici che si trovavano ai suoi lati, quando vidi l'ufficio dello sceriffo che era stato allestito in una specie di baracca con un'insegna luminosa posta sopra la porta. Rallentai il passo per poi fermarmi ad osservare quella baracca, quando la porta venne aperta dall'interno per mostrare un uomo con una stella di latta sul petto e un cappello bianco in testa. Quell'uomo, lo sceriffo, chiuse la porta dietro di sé per poi allontanarsi dalla baracca e voltare lo sguardo verso di me che ero rimasto ad osservarlo incuriosito dal suo modo di fare. - Salve. Non ti ho mai visto da queste parti. Sei nuovo in città? Da dove vieni? - chiese appena si presentò di fronte a me. - Vengo da diversi posti e sono solo di passaggio - risposi a quello sceriffo dopo aver abbassato lo sguardo su quella stella che risplendeva sul suo petto. - Gli addetti al cancello mi hanno avvisato dell'arrivo di un ex militare umano. Direi che sia tu quell'uomo... visto quella pistola che hai nella fondina - fece lui indicando l'arma che avevo nella fondina legata alla coscia destra.
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Autori di Writer Officina
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Sono nato nel 1974 a Jesi, nella provincia di Ancona, dove vivo tutt'ora. Ho conseguito gli studi presso una scuola di formazione professionale ed ho lavorato per molti anni nel settore dell'automazione industriale come tecnico programmatore, svolgendo l'attività sia all'estero che su territorio nazionale. Un anno fa ho lasciato il lavoro per dedicarmi interamente alla scrittura e per investire su me stesso. Amo la lettura, anche se ultimamente ho poco tempo da dedicarle. Sono cresciuto coi classici come “Papillon”, “L'isola del tesoro”, il mitico personaggio “Conan” tanto per citarne alcuni. In seguito mi sono dedicato a letture più specifiche riguardanti la mitologia, la storia antica e la geopolitica. Sono appassionato di film e serie televisive di fantascienza e provo un'innata curiosità rivolta verso scenari post-apocalittici, i quali hanno ispirati alcuni miei romanzi.
Writer Officina: La tua passione per la scrittura come e quando nasce?
Michele Scalini: La mia passione per la scrittura è nata per caso, onestamente neanche sapevo che sarei stato in grado di scrivere un libro di fantasia. Accadde circa otto anni fa, mentre stavo affrontando un periodo difficile a causa della perdita del lavoro. Una mattina mi sveglio e vado al computer con l'idea di cercare qualcosa che mi avrebbe permesso di distrarmi da quel periodo difficile e che mi avesse aiutato a trovare nuovi stimoli, a reinventarmi per farla breve. Dopo una ricerca, mi sono imbattuto in un blog dove trovai una lista di attività da valutare. Consultai con attenzione quella lista cercando di capire quale attività fosse stata più adatta a me, fino a quando trovo scritto “scrivi un libro”. Leggo quel testo diverse volte, fino a quando esulto dicendo “ok, scriviamo un libro”. Da quel giorno non mi sono più fermato. Al momento ho scritto circa venticinque libri e la produzione maggiore l'ho avuta negli ultimi tre anni.
Writer Officina: Dopo aver scritto il tuo primo libro, lo hai proposto a un Editore? E con quali risultati?
Michele Scalini: Inizialmente tentai con il self publishing, poi pensai di inviare il manoscritto ad alcune case editrici. La prima che rispose mi chiese quasi due mila euro per la pubblicazione, offerta che rifiutai naturalmente. In seguito rispose una piccola casa editrice dicendo che era interessata al libro. Così, le affidai il libro e lo trovai pubblicato su diversi store online. Fu una vera soddisfazione per me, poiché mi fece pensare che il mio lavoro aveva del potenziale.
Writer Officina: Ritieni che pubblicare su Amazon KDP possa essere una buona opportunità per uno scrittore emergente?
Michele Scalini: Onestamente gli ultimi libri li ho pubblicati con kdp e così farò con i prossimi. Intanto kdp permette di pubblicare un libro in pochi e semplici passaggi, le royalty sono più alte rispetto a quelle pagate dalle case editrici e poi hai la possibilità di organizzare delle promozioni gratuite per l'e-book per alcuni giorni, questa cosa aiuta per avere maggiore visibilità. Ritengo che distribuire il libro con kdp sia un'ottima opportunità per uno scrittore emergente, visto che può gestire il tutto in completa autonomia e indipendenza.
Writer Officina: A quale dei tuoi libri sei più affezionato? Puoi raccontarci di cosa tratta?
Michele Scalini: Direi che sia “L'uomo che visse nello spazio”. Parla di un uomo che, durante una normale giornata di lavoro, si ritrova catapultato a bordo di un'astronave persa nella galassia abitata da alcune creature aliene. Inizialmente il personaggio è intimorito da quelle creature e dalla situazione che sta vivendo. Non riesce a trovare una spiegazione a quanto gli è accaduto e vuole tornare a casa al più presto. Ma dopo che viene accolto come un amico, vince le sue paure e si ritrova a viaggiare insieme a quegli alieni attraverso la galassia in cerca di un modo per tornare sulla Terra tra difficoltà varie e mondi sconosciuti che si presentano ai suoi occhi.
Writer Officina: Quale tecnica usi per scrivere? Prepari uno schema iniziale, prendi appunti, oppure scrivi d'istinto?
Michele Scalini: Premetto che tutti i miei libri sono scritti in prima persona; quindi, è il personaggio che racconta quanto avviene e il lettore può vivere quell'avventura con i propri occhi. Comunque, parto da una piccola idea iniziale e il resto viene d'istinto, appoggio le mani alla tastiera e il testo viene da sé. Ad essere onesti, in alcune occasioni mi sorpreso da quanto scritto mentre rileggevo il testo per correggerlo.
Writer Officina: In questo periodo stai scrivendo un nuovo libro? È dello stesso genere di quello che hai già pubblicato, oppure un'idea completamente diversa?
Michele Scalini: Rispondo dicendo che ho sempre un libro in “cantiere”, difficilmente mi prendo periodi di riposo. Ormai mi definisco una specie di catena di montaggio del libro. Comunque, sì, sto scrivendo un nuovo libro dal titolo “Le urla del silenzio”. Generalmente scrivo avventure di fantascienza, ma con questo libro voglio tentare il genere thriller horror per mettermi alla prova e per provare qualcosa di diverso. Il personaggio è una donna e, ironia della sorte, è anche una scrittrice. Durante un viaggio di lavoro, in cui presenta al pubblico il suo ultimo libro, si imbatte in fenomeni inquietanti che la turbano. Così inizia ed è ancora in fase di scrittura.
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