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Il sangue dei martiri
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Il maresciallo Domenico Calistri lo attendeva nella piccola sala d'attesa della stazione. Era un uomo aitante e di bell'aspetto con una folta barba brizzolata che poteva trarre in inganno riguardo la sua età. I lineamenti del volto privi di rughe acclaravano che aveva da poco superato i quarant'anni. - Buongiorno commissario Vecchi, benvenuto. Ha fatto buon viaggio? - gli chiese accogliendolo con cordialità. - Non ho dovuto litigare per un posto a sedere e non ho avuto compagni di viaggio chiassosi, quindi posso ritenermi soddisfatto - rispose ironico; infatti, era stato l'unico passeggero a scendere dal treno al capolinea. - Mi segua, la caserma è poco distante, non serve neanche l'auto per arrivarci, così ne approfitteremo per berci un buon caffè - fece strada il carabiniere. La porta scorrevole si aprì e una piacevole brezza fresca proveniente dal fiume presente nelle vicinanze li accolse. Dopo il caffè, accompagnato da uno squisito cornetto alla crema, il maresciallo precedette Vecchi, guidandolo attraverso il paese fino al suo ufficio. - Si accomodi e affrontiamo subito l'argomento che l'ha condotta fino qui - disse, chiudendo la porta. Un faldone già aperto sulla scrivania li stava aspettando. Valter si sentì subito a proprio agio. L'immediatezza nei modi e la disponibilità a collaborare mostrata da Calistri lo portarono subito al nocciolo della questione, permettendogli di accantonare i ricordi dolorosi che lo avevano accompagnato durante il viaggio. - Grazie maresciallo, come le ho anticipato per telefono, vorrei ottenere tutte le informazioni possibili in merito al cadavere rinvenuto lo scorso inverno in un parcheggio della zona - ricapitolò brevemente. - La vittima è stata identificata non senza fatica: si trattava di Franco Brizzi, 45 anni, originario di Gaggio Montano, un comune che dista da qui una ventina di chilometri, di professione fisioterapista presso il nostro ospedale. Sposato, padre di un bambino di undici anni, fedina penale immacolata. Figlio di una coppia di operai metalmeccanici: la madre, originaria della Toscana, è deceduta a causa di un tumore circa cinque anni fa, il padre è ancora in vita e si sta prodigando ad aiutare nuora e nipote nell'affrontare la terribile perdita e tutto ciò che ne consegue. - Mentre Calistri parlava, Valter ritrovò tutte quelle notizie sulla prima pagina del fascicolo e notò l'estrema puntigliosità del resoconto, sembrava quasi che se lo fosse imparato a memoria. - Il caso purtroppo risulta ancora aperto - continuò il carabiniere con amarezza. - Sul luogo del ritrovamento e sul cadavere non abbiamo trovato prove sufficienti per dare un volto al suo assassino. - - Non c'erano telecamere in quel parcheggio? - - No - , rispose il maresciallo. - Se vuole la posso accompagnare sul posto, così potrà farsi un'idea migliore dell'accaduto. Possiamo portarci dietro anche il fascicolo per continuare a consultarlo. Il tragitto è breve, meno di dieci minuti. - - Volentieri - accettò l'offerta, non poteva chiedere di meglio. Vecchi ebbe l'impressione che quel fatto di cronaca nera pesasse parecchio sulle spalle del maresciallo, al quale non pareva vero di poter passare la patata bollente a qualcun altro. Dalle foto, scattate durante i rilievi, emergeva l'estrema brutalità di quel delitto. Dopo aver attraversato uno stretto ponte, arrivarono nel parcheggio del Valverde, un complesso isolato dalla cittadina comprendente una sala giochi, un pub e una piscina. Valter ricordava di aver trascorso in gioventù qualche sabato sera in quel locale. A quei tempi era sempre stracolmo di ragazzi e ragazze che si davano appuntamento lì prima di dirigersi nelle discoteche sparse nel comprensorio montano. In un'ora scarsa era, infatti, possibile raggiungere località come Vidiciatico, Lizzano in Belvedere e Sestola, quest'ultima diventata celebre in tutto il mondo grazie alle gesta sportive di Alberto Tomba. - Questo in passato era il cuore pulsante della nostra zona - confermò Calistri mentre parcheggiava. - Adesso i tempi sono cambiati. La sala giochi ha subito un crollo verticale degli affari con l'avvento delle console domestiche come la Playstation. I giovani di oggi se ne stanno chiusi in casa a giocare online, non c'è più la voglia di socializzare che c'era venti anni fa. - - Dove è stato rinvenuto il cadavere? - tagliò corto il commissario, guardandosi intorno. Il parcheggio era quasi deserto: pochi erano gli avventori della piscina, il pub e la sala giochi erano chiusi a quell'ora. - Qua in fondo - rispose, accompagnandolo nella zona posteriore del piazzale. - I polsi erano stati infilzati con degli uncini da macellaio agganciati a sua volta a quel palo di metallo. Secondo l'autopsia Brizzi era stato sedato con un narcotico molto potente, immobilizzato come appena descritto e poi dato alle fiamme con benzina mescolata a un accelerante di cui non ricordo il nome, ma può trovarlo nel fascicolo. Dagli esami è emerso con certezza che il poveraccio mentre bruciava era ancora vivo; sono state rilevate tracce di fumo nei suoi polmoni. - Vecchi provò a immaginare gli indicibili tormenti di quel povero cristo quando si era risvegliato dal sonno indotto. Ritrovarsi avvolto dalle fiamme che divampavano sui suoi vestiti e cominciavano ad aggredire la carne. Doveva essersi dibattuto a lungo prima di rendersi conto che non sarebbe mai riuscito a liberarsi dalla morsa di quei ganci di ferro. Sul dossier era scritto che le gambe erano state immobilizzate con fascette da elettricista. Probabilmente l'assassino era rimasto nei pressi per godersi lo spettacolo, tenendosi fuori dalla vista della vittima urlante e piangente, finché il fumo non gli aveva fatto perdere di nuovo conoscenza definitivamente. Il cadavere era stato rinvenuto nella tarda mattinata successiva da una coppia di netturbini intenti a fare il giro della raccolta differenziata. - Nessuno ha visto o sentito niente... - constatò Vecchi terminata la lettura. - Era un giorno infrasettimanale, in un periodo di bassa stagione. Pub e sala giochi avevano chiuso presto. L'ora del decesso è stata collocata tra le due e le tre del mattino; anche per questo motivo è sembrata subito un'azione premeditata. - - Non è da tutti andare in giro con una tanica di benzina e il necessario per accendere un fuoco nel mese di febbraio - sottolineò il commissario. - Cosa aveva fatto la vittima nelle ore precedenti la sua morte? - - Era stato a giocare a calcetto con alcuni amici fino alle venti. Aveva detto alla moglie che sarebbe rimasto a mangiare un boccone fuori, cosa che faceva spesso dopo la partita. Ai suoi compagni di gioco raccontò, invece, che aveva un appuntamento con un amico di vecchia data. Nessuno di loro gli credette, immaginarono che avesse in realtà una scappatella extraconiugale ben architettata. Non sono però emersi riscontri in merito a un possibile incontro con un'amante. - Nonostante fossero trascorsi quasi cinque mesi dal tragico evento, sull'asfalto e sugli arbusti posti vicino al palo d'acciaio dove la vittima era stata legata, erano ancora evidenti i segni dell'incendio. Le fiamme non si erano propagate oltre grazie alla bassa temperatura di quella notte e alla scarsità di vegetazione nelle immediate vicinanze. - Ho visto abbastanza - disse Valter al maresciallo tornando verso l'auto. - È possibile parlare con la vedova? - - L'ho contattata ieri sera, ma in questo periodo si trova al mare con il figlio e il suocero. Mi sa che presto si trasferiranno altrove. Per loro è molto difficile continuare a vivere in questa città. - - Posso comprenderli. Da quanto riportato nel fascicolo, gli alibi dei compagni di calcetto, dei colleghi e dei familiari sono stati tutti verificati - constatò, riprendendo la lettura. - Sì, tutte persone al di sopra di ogni sospetto. Secondo noi l'assassino è qualcuno al di fuori della sua consueta cerchia di conoscenze ed è per questo che è così difficile trovarlo - ribadì Calistri, girando la chiave nel cruscotto. Rientrarono in caserma e si chiusero di nuovo in ufficio. Vecchi aveva quasi finito di consultare l'intero dossier quando si rivolse di nuovo al carabiniere. - Mi scusi, non trovo nessun riferimento all'analisi del cellulare della vittima. - - Non l'abbiamo trovato. Con ogni probabilità è stato preso dall'assassino, per togliere dalla circolazione qualche dato che avrebbe potuto metterci sulle sue tracce. - Un altro smartphone scomparso, come quello di Brambati. Il killer sapeva il fatto suo e tentava in ogni modo di fare terra bruciata intorno a sé. Al commissario non piacque affatto quell'analogia. - Avete setacciato i profili social del signor Brizzi? - chiese, rifiutandosi di credere che l'assassino non avesse nessun collegamento con i suoi obiettivi. Calistri prese un altro raccoglitore dalla scrivania e lo porse al suo ospite. - Più di mille amicizie su Facebook e circa cinquecento followers su Instagram. Se non è un ago in un pagliaio, poco ci manca - commentò con rassegnazione. Dopo quell'affermazione Vecchi capì che il loro incontro, utile ma non decisivo ai fini delle indagini, stava per volgere al termine. - Posso avere una copia di tutta questa documentazione nei prossimi giorni? Vorrei fare alcuni confronti con altri casi su cui stiamo lavorando. - - Certamente commissario, mi adopererò personalmente per farglieli avere il prima possibile. Prima che se ne vada, posso farle io una domanda? - - Ci mancherebbe, mi dica. - - Lei crede veramente alla storia del killer del calendario? - Quel quesito spiazzò il commissario. L'eco del presunto scoop di Biondi aveva valicato i confini regionali. Si prese qualche secondo prima di rispondere, stava valutando i pro e i contro della diffusione di certi dettagli dell'indagine. Poteva trattarsi di un male necessario, ma diventare in futuro un fattore positivo; se si fossero verificati altrove altri casi da associare a quell'ipotetica catena di delitti, le informazioni sarebbero circolate più velocemente e con maggiore dovizia di particolari. - Odio quella definizione, ma la pista non è da scartare. Per adesso ho tre casi, volendo contare anche Brizzi, di persone uccise in date e con modalità collegate alla sorte di altrettanti santi celebrati dalla chiesa cattolica. Comunque, è quanto meno prematuro parlare di un serial killer; per il momento mancano i punti di collegamento tra le vittime. Solo quando li troveremo potremo dar credito a quella storia. - Soddisfatto da quella risposta, il maresciallo insistette per accompagnare l'ospite alla stazione. - Se avrà ancora bisogno di ulteriori approfondimenti su questo caso, conti pure sulla mia collaborazione - gli disse prima di salutarlo. - Lo farò senz'altro, arrivederci maresciallo - si accomiatò Vecchi. Mentre scendeva nel sottopassaggio, una voce dall'altoparlante annunciava la partenza del suo treno. |
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Autori di Writer Officina
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Sono nato a Pistoia nel 1973. Ho vissuto la mia infanzia nel piccolo paese di Orsigna, dove ho avuto la fortuna di conoscere il celebre giornalista e scrittore Tiziano Terzani in quanto amico di mio padre. Mi sono laureato in Economia Aziendale all'Università di Firenze, dal 2001 svolgo la professione di impiegato bancario. Dopo aver calcato le scene dei locali della mia zona come cantante di pianobar, ho deciso di smettere con questa “attività collaterale” dato che non mi trasmetteva più la passione dei tempi andati. Sono praticamente da sempre un appassionato lettore di fumetti e romanzi, al punto che la mia dimora rischia di trasformarsi in una vera e propria “casa di carta”. Da sempre mi dedico ad attività di volontariato di vario genere, compreso il servizio d'emergenza sulle ambulanze. Grazie a questo genere di esperienze ho arricchito il mio bagaglio culturale e, soprattutto, emozionale. Interagire con gli altri, al di fuori della cerchia familiare e delle amicizie consolidate, a mio parere aiuta a comprendere meglio la realtà che ci circonda e ad affrontarla nel migliore dei modi.
Writer Officina: Qual è stato il momento in cui ti sei accorto di aver sviluppato la passione per la letteratura?
Marco Venturi: Il desiderio di provare a creare una storia sollecitando la mia fantasia è cresciuto in maniera lenta ma inesorabile nel corso degli anni. Dopo aver cestinato decine di idee abbozzate, incapaci di svilupparsi in maniera coordinata, negli ultimi anni sono riuscito a creare ben due universi paralleli (così io definisco ogni romanzo) composti da personaggi, situazioni ed emozioni meritevoli di essere raccontati a tutti coloro che, come me amano leggere.
Writer Officina: C'è un libro che, dopo averlo letto, ti ha lasciato addosso la voglia di seguire questa strada?
Marco Venturi: Non riesco ad identificare un unico libro in tal senso. Autori come Faletti, Carrisi, Orwell, King (solo per citarne alcuni) hanno contribuito ad appassionarmi alla letteratura, invitandomi indirettamente a costruire, prima nella mia mente poi su un foglio, i già citati universi paralleli. Non ho certo la presunzione di arrivare ai livelli degli scrittori menzionati; i riscontri avuti dai lettori delle mie opere, familiari e amici esclusi, mi hanno gratificato dal punto di vista personale al di là di ogni più rosea aspettativa.
Writer Officina: Dopo aver scritto il tuo primo libro, lo hai proposto a un Editore? E con quali risultati?
Marco Venturi: Mi sono addentrato nella buia foresta dell'editoria armato soltanto della mia inesperienza e del mio coraggio. Mi sono guardato intorno con circospezione e, dopo aver evitato qualche trappola tesa da sedicenti case editrici, ho affidato la mia prima creatura a una piccola realtà che ha creduto nel mio progetto. Alla fine dei conti posso ritenermi soddisfatto del risultato, sia in termini di qualità del prodotto che di riscontro del pubblico.
Writer Officina: Ritieni che pubblicare su Amazon KDP possa essere una buona opportunità per uno scrittore emergente?
Marco Venturi: Il selfpublishing è una realtà che sta prendendo sempre più piede in ambito letterario. Per presentare al pubblico una buona opera è indispensabile affidarsi a una cerchia di collaboratori (editor, grafici, eccetera) fidati che aiutino l'autore a perfezionare il prodotto grezzo. Al momento per i miei due romanzi ho scelto la strada delle case editrici, ma non escludo in futuro di cimentarmi in quest'altro tipo di esperienza, a patto di trovare le figure citate nel mare magnum delle proposte editoriali.
Writer Officina: A quale dei tuoi libri sei più affezionato? Puoi raccontarci di cosa tratta?
Marco Venturi: Domanda difficile, è come chiedere a un genitore a quale figlio vuole più bene. MORTE ALLA FINE DEI SOCIAL è stato il primogenito, un giallo ambientato in una società distopica in cui l'utilizzo dei social network viene pesantemente limitato. IL SANGUE DEI MARTIRI, il nuovo arrivato, è un thriller incentrato sulla controversa figura di un killer che realizza il suo disegno di vendetta accingendo a piene mani dall'agiografia cristiana.
Writer Officina: Quale tecnica usi per scrivere? Prepari uno schema iniziale, prendi appunti, oppure scrivi d'istinto?
Marco Venturi: Tutto ha origine dall'idea germinale. Partendo da essa inizio a costruire la cornice, fatta di personaggi e ambientazioni, all'interno della quale tale idea si sviluppa. Lo schema ha come punti fermi l'inizio e la fine della storia, poi, trattandosi di romanzi gialli, mi dedico alla costruzione dell'enigma e alla sua soluzione, stando bene attento alla verosimiglianza e alla logicità della trama.
Writer Officina: In questo periodo stai scrivendo un nuovo libro? È dello stesso genere di quello che hai già pubblicato, oppure un'idea completamente diversa?
Marco Venturi: Avendo da poco terminato il lavoro relativo a “IL SANGUE DEI MARTIRI” mi sto concentrando sulla sua promozione e la diffusione. Ho già qualche idea per un futuro romanzo ma non sono ancora pronto a metterla nero su bianco. Di sicuro sarà un seguito dell'ultimo romanzo, visto che alcune questioni secondarie lasciate in sospeso meritano di essere sviluppate in una seconda avventura del commissario Valter Vecchi e della sua squadra.
Writer Officina: Ritieni che la verosimiglianza sia importante oppure no visto che si tratta comunque di fiction?
Marco Venturi: Trattandosi di romanzi gialli, nelle mie opere ho scelto trame verosimili e, soprattutto, lineari. Il lettore non deve arrivare al termine della lettura e accorgersi che il finale non rispetta lo svolgimento della trama. Non devono esserci contraddizioni nei personaggi e nelle situazioni. Altri generi letterari consentono all'autore di inventare trame che si possono discostare dalla realtà come la conosciamo e dare vita a opere meravigliose destinate a far sognare il lettore. Con i gialli, a mio parere, non è concesso; l'autore non può correre il rischio di prendere in giro il lettore con escamotage o forzature capaci di far concludere la storia perdendo di vista la sua verosimiglianza.
Writer Officina: Cosa vorresti che le persone dicessero del tuo romanzo?
Marco Venturi: vorrei che si fossero divertiti e appassionati nella lettura così come è successo a me durante la scrittura.
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