Writer Officina
Autore: Emanuela Vacca
Titolo: I peccati di Sant'Eustorgio
Genere Thriller Storico
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I peccati di Sant'Eustorgio
Un passato suggestivo e ricco di mistero emerge dalle pietre Era là, in fondo alla sala, il corpo addossato alla statua, la testa rigida rovesciata sulla caviglia di San Pietro Martire, il saio immacolato divenuto un campo di sangue scuro. E la testa... la testa atrocemente squarciata da una ferita mortale. Lo stupore albergava negli occhi cerulei ormai vitrei, colmo di un sordo dolore, come di un amore improvvisamente tradito.
Padre Fronimo, in piedi sulla pedana di legno che ospitava gli scanni inquisitoriali, le mani infilate nelle maniche, fissava impassibile il corpo inerme del suo migliore amico e maestro. Solo una lieve contrazione della mascella faceva percepire l'estrema tensione.
«Padre, è uno di noi?»
Finalmente il domenicano distolse lo sguardo dalla visione e lo piantò come uno stiletto nell'animo turbato del Priore.
«No, padre, ma è tra di noi»
Erano venuti a chiamarlo poco dopo compieta, un insistente bussare alla porta l'aveva distolto da cupi pensieri. Se ne stava inginocchiato di fronte alla finestra della cella, il volto tra le mani, i capelli ricci un tempo nerissimi, cadevano ribelli nascondendo il volto affilato e severo. La mascella contratta per le frustate, era segno della sua determinazione a martoriare il corpo per punire l'anima e purificare la mente dai pensieri implacabili che non gli davano tregua.
Poi quel leggero bussare alla porta, troppo leggero. Lentamente e con circospezione un piccolo frate fece capolino. L'uomo di chiesa non si accorse della presenza e continuò a scagliare colpi sulla schiena sanguinante. Il giovane ammutolì fissando l'inquisitore.
«Che vuoi!» Disse il domenicano voltandosi, il volto congestionato.
«Padre, dovete venire subito» Balbettò.
«Non vedi che sono occupato!» Abbaiò, lo sguardo feroce. Il converso rimase sulla soglia strofinandosi le mani.
«È successo un fatto grave» Riuscì infine a dire. Fronimo ci mise un po' a mettere a fuoco il volto di chi parlava. La fronte, imperlata di sudore freddo, pareva dovesse svenire da un momento all'altro.
«Torna dopo – disse più conciliante – devo ricompormi»
L'altro non se ne andava così si decise ad alzarsi.
«Insomma di che si tratta?»
Barcollando pericolosamente, si alzò dall'inginocchiatoio e con passo malfermo, raggiunse il semplice giaciglio e vi si lasciò cadere sopra. La statura imponente gli faceva dominare l'ambiente, metteva soggezione a chiunque si trovasse al suo cospetto.
«Fratello, vi sentite bene?» Il giovane si avvicinò premuroso.
«Sto bene, dimmi chi ti manda» Disse brusco.
«Il Priore»
«Il Priore – costatò – dovevi dirlo subito, passami il saio»
Tentò di indossarlo ma il dolore gli strappò un gemito.
«Padre, lasciate fare a me» Con delicatezza il converso gli fece calzare l'abito nero dei padri domenicani.
«Il tuo nome?» Mise a fuoco i contorni del volto che serenamente lo guardava.
«Virgilio»
«Porgimi il catino con l'acqua» Vi immerse la testa scura ritrovando un po' di lucidità.
«Fammi strada»
Scesero le strette scale in pietra che dalle celle portavano al primo chiostro. Ad attenderli c'era un uomo dal saio immacolato d'età indefinibile, i capelli cascavano sulle spalle, nello sguardo una luce che sottometteva senza sforzo.
«Padre, mi avete mandato a chiamare» Esordì brusco.
«Non potevo evitare, venite»
Lo condusse, attraverso la sala capitolare fino in sacrestia, dovette percorrerla tutta prima di vederlo.
Era lì, appoggiato alla statua, seminascosto dal tavolo e dalle alte sedie, il sangue, ormai rappreso, era sceso in percorsi rettilinei sul volto, allagando gli occhi vitrei.
L'inquisitore si fermò ai piedi del corpo, levò lo sguardo alla statua di San Pietro Martire che dal piedistallo incombeva severa, puntando il dito minaccioso su un ipotetico mondo eretico.
Padre Raniero giaceva freddo, il saio in disordine zuppo di sangue scuro, le braccia allargate, gli occhi spalancati sulla morte inattesa.
Stonava tra tanto rigore quel morto scomposto. Stonava e testimoniava che qualcosa si era incrinato nella vita del convento mutandone per sempre l'assetto. Nell'antica sacrestia tutto era tornato in silenzio e ordine, tranne quel fiore purpureo che rompeva l'equilibrio centenario.
La sacrestia era una delle tre grandi sale addossate alla Basilica, annesse a questa vi erano le cappelle solariane, utilizzate per le funzioni religiose. La prima sala adiacente al chiostro detto dei “Padri”, affacciava sul giardino con colonnato e pozzo centrale, dal quale si accedeva al refettorio, la portineria, l'infermeria e alla scala che conduceva al sotterraneo.
Sul lato ovest del chiostro al secondo piano, si aprivano una serie di piccole celle comunicanti tra loro. Nel braccio nord si trovavano la segreteria, la grande sala del Tribunale e l'appartamento dell'Inquisitore Generale.
Fronimo se ne stava davanti al corpo dell'amico, impietrito dal dolore e dalla sorpresa.
«Mi dispiace, padre, so che eravate molto amici» Sussurrò il Priore.
«Chi l'ha trovato?» Chiese freddo.
«Il converso che è venuto a chiamarvi»
Il domenicano fissò con raccapriccio le profonde ferite al capo.
«Perché tanta violenza?»
«Non lo so, ma mi ricorda la fine che fece il primo Inquisitore di Milano»
«San Pietro, la statua su cui poggia. Potrebbe esserci un nesso, anche se il santo venne ucciso in una foresta e usarono un'accetta»
«Secondo voi cosa hanno usato?»
«Hanno inferto più colpi, a prima vista sembra un'ascia, ma devo esaminare le ferite»
«Tremo al pensiero che un assassino si aggiri tra queste mura»
«Certamente non è lontano, ma stavolta penso che i catari c'entrino poco»
Si avvicinò al cadavere e ne tastò le carni.
«È morto da poche ore, il rigor mortis non è ancora sopraggiunto»
«Nessuno ha visto o udito nulla?»
«Le funzioni sono al mattino, per il resto della giornata la sacrestia rimane deserta – disse il Priore turbato – Come riusciremo a tenerlo nascosto alla comunità?»
«Non credo sia possibile» Rispose Fronimo cupamente.
«Padre, dovete far luce sul crimine, siete l'unico in grado di agire indisturbato»
Si mise a camminare nervosamente, il fruscio risuonava sinistro nello spazio vuoto, come la pialla sul coperchio di una bara.
«Il demonio è penetrato tra le mura del convento, temo che la sua opera ci travolgerà» Disse con enfasi.
«Padre, questo è un uomo in carne e ossa, il demonio c'entra poco»
«Come potete burlarvi di me! Un estraneo è penetrato indisturbato nel convento, ma come? Dalla portineria è impossibile»
«Nessuna burla, lo penso. Di modi per entrare qui dentro senza essere visti ce ne sono, l'assassino conosce gli ambienti, ne sono sicuro, non è Satana che agisce dalle tenebre»
«Io invece temo di sì. Da domani sostituirete il Vicario così potrete muovervi senza bisogno di permessi»
«Come lo giustificherete a Roma?»
«Non devo giustificare nulla, sono l'Inquisitore Generale» Puntualizzò e lasciò la sala, improvvisamente stanchissimo.
Emanuela Vacca
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Autori di Writer Officina

Emanuela Vacca
Sono una scrittrice e faccio la fotografa, passioni che porto avanti da molto tempo. La scrittura, soprattutto il genere storico thriller che prediligo anche come lettura. Nella vita ho fatto l'insegnante per molti anni oggi mi dedico a tenere conferenze sul tema medioevo, inquisizione e stregoneria, che sono gli argomenti dei miei romanzi. Ho fatto la giornalista su diverse riviste letterarie. Ho vinto due premi letterari M. Yourcenar e A. Starace coi racconti “La tana” e “Noi due”. Su Amazon pubblico la raccolta di racconti “Scritti tra la penna e la Luna”. Come fotografa ho fatto la curatrice d'immagine per copertine di libri, guide turistiche e cataloghi di arte ecologica.
Nel 2018 su Amazon pubblico “Storia di una strega, Vanina la Zoppa” e l'anno dopo “Martha l'Adultera”. Amo il teatro e sono stata Direttore Artistico della compagnia Il Sentiero delle Streghe. A maggio ho pubblicato il mio terzo romanzo “I Peccati Di Sant'Eustorgio”.

Writer Officina: Qual è stato il momento in cui ti sei accorta di aver sviluppato la passione per la letteratura?

Emanuela Vacca: Fin da giovane ho sempre letto e scritto molto. Nasco come articolista di storia e ho sempre scritto per piacere personale, su riviste e giornali tematici. Durante il corso di studi universitari di storia Medievale, è nata la passione che mi ha portato ad ambientare in questo spazio-tempo i miei romanzi. Nei miei scritti c'è molto di me, un universo individualista che manda messaggi non sempre in modo consapevole. Da ricercatrice storica non giudico, mi limito a cercare la verità e capirne i meccanismi, come da piccoli avvenimenti del passato che mi conducono a ricavare un thriller. Ho un rapporto molto esclusivo con i miei libri ed anche possessivo, ovviamente spero che piacciano, ma non scrivo per avere consenso o comunicare. Scrivo pe me stessa.

Writer Officina: Perché hai scelto il thriller piuttosto che un altro genere?

Emanuela Vacca: Perché è il genere che amo di più, perché è mistero, indagine, colpo di scena, azione. Amo risolvere gli enigmi del passato e quindi proporli. Sono in sostanza un detective storico.

Writer Officina: Raccontaci quale è stata la scintilla che ha dato vita all'idea?

Emanuela Vacca: Il romanzo Martha l'Adultera è ambientato sulle rive del fiume Adda, in un paesino che ha un bellissimo castello e una zona di abitazioni risalenti al Medioevo. La scintilla si è accesa quando, leggendo i verbali del processo, mi resi conto che qualcosa non quadrava. Da quel momento è iniziata la fase investigativa e di ricerca e tanto studio. La storia riportata è tutta descritta nelle testimonianze degli abitanti della città. La protagonista, Martha de Feno, è una giovane donna che va sposa, ma subito abbandonata dal marito che si trasferisce a Roma per diventare pittore. Martha delusa e determinata, consulta delle streghe del paese per riavere il marito. Il processo verrà intentato contro donne in odor di stregoneria. La suggestione dei luoghi è importante e cerco di trasmetterla anche al lettore immergendomi nell'atmosfera del tempo in cui si muovevano le persone. A volte mi pare di percepire odori e suoni o i passi nei vicoli la notte. Cerco insomma di calarmi nella realtà del ‘500, sentirne le energie e ascoltare l sensazioni e le emozioni che le persone lasciavano al loro passaggio. È un vero viaggio nel tempo.

Writer Officina: Ritieni che pubblicare su Amazon KDP possa essere una buona opportunità per uno scrittore emergente?

Emanuela Vacca: Nonostante preferisca sempre pubblicare con un Editore, mi rendo conto che trovarne uno che faccia al caso nostro è difficile. Considero la pubblicazione su Amazon una buona base di partenza. Del resto io stessa me ne sono avvalsa.

Writer Officina: A quale dei tuoi libri sei più affezionata? Puoi raccontarci di cosa tratta?

Emanuela Vacca: Sono molto legata a tutti e tre i miei romanzi, sono percorsi di vita. Il primo “Storia di una strega, Vanina la Zoppa” narra dell'incontro casuale tra la protagonista e il Signore dalla città che, nonostante il suo potere, nulla potrà quando Vanina cadrà nelle maglie del Sant'Uffizio e della ferocissima caccia alle streghe. Vanina mi ha aperto la strada e fatto conoscere al pubblico. Il secondo romanzo, Martha l'Adultera ha consolidato la mia capacità di romanziera. In entrambi i romanzi parlo di processi per stregoneria decretati ai danni di alcune donne che vivevano in un paese sulla riva dell'Adda. Come spesso accadeva in questi casi, le donne erano semplici herbane o mammane, cioè dedite alla cura e allo studio delle malattie attraverso l'uso delle erbe, mentre le mammane erano le odierne levatrici. A causa della loro attività rischiavano sempre in prima persona. Infatti non era difficile che per un raccolto andato male o un bambino nato morto, ne facessero le spese e venissero denunciate dagli stessi vicini. I fatti accadono in piena riforma protestante, tra il 1519 e il 1520, un periodo difficile per la supremazia della Chiesa di Roma attaccata dalla sferza di Lutero. I verbali dei processi erano registrati e conservati presso la curia di Cremona. Dico “erano” perché qualcuno pensò bene di farli sparire. Ed io, dopo un'accurata ricerca e aiutata anche da un pizzico di intuito e fortuna, ho scoperto l'identità dell'autore del furto e ne parlo in Martha l'Adultera.
Col terzo romanzo storico affronto la vita conventuale e le dinamiche al suo interno con un vero thriller sui Padri domenicani, I Peccati di Sant'Eustorgio è pubblicato con una casa editrice di Roma.

Writer Officina: Quale tecnica usi per scrivere? Prepari uno schema iniziale, prendi appunti, oppure scrivi d'istinto?

Emanuela Vacca: All'inizio c'è lo studio del luogo, l'ambiente è fondamentale per la costruzione della trama perché in esso vedo le varie scene, come in un film. Poi comincia la ricerca storica che può durare diversi mesi, nel frattempo comincio a scrivere e faccio una scaletta molto flessibile dei punti fondamentali che voglio sviluppare. Scrivere per me è istinto, mi faccio condurre dai personaggi che mi indicano la strada. Grazie alle loro interazioni dal carattere sempre ben definito, entro in un universo parallelo dove spesso perdo la cognizione spazio-temporale.

Writer Officina: Quali sono le difficoltà che hai incontrato?

Emanuela Vacca: Le difficoltà sono state quasi tutte di carattere consultativo. Per accedere a molti documenti bisogna avere permessi, iscriversi a biblioteche, archivi, ottenere autorizzazioni e questo richiede molto tempo e molta pazienza.
La lettura di documenti antichi di difficile lettura e interpretazione. Le interviste a persone che spesso sono reticenti e vogliono garanzie su dove andranno le loro testimonianze. I permessi per accedere a palazzi, musei, monasteri, abbazie, castelli. È una strada molto lunga e complessa, non basta essere scrittori, si deve essere anche accaniti ricercatori ed avere passione e costanza.

Writer Officina: Cosa vorresti che le persone dicessero del tuo romanzo?

Emanuela Vacca: Prima di tutto che è stato avvincente, che la gente riconoscesse lo sforzo e lo studio che ci sono voluti per fare un buon lavoro, ma soprattutto che è scorrevole, ben scritto e in italiano corretto e non ridondante. Ci tengo tantissimo alla conoscenza della nostra bellissima lingua, che senza falsa modestia, penso di sapere bene, provenendo da anni di insegnamento.

Writer Officina Ti sei documentata p.e. sui luoghi, sulle professioni di cui parli, sulla storia locale?

Emanuela Vacca: Tantissimo, la ricerca storica è alla base dei miei romanzi, infatti mi definisco scrittrice di romanzi storici. Sono un'appassionata che ha studiato storia medievale. Parto sempre da un fatto e da un luogo realmente esistenti e ci costruisco intorno la storia. Prediligo episodi di storia locale, avvenuti in paesini di provincia. Le professioni dell'epoca erano abbastanza semplici, ma alcune richiedevano grande preparazione come le donne herbane che erano a conoscenza dei segreti della natura. Ho studiato a fondo anche le leggi ecclesiastiche del periodo che portarono all'istituzione del Sant'Uffizio.

Writer Officina: Che consigli daresti, basati sulla tua esperienza, a chi come te voglia intraprendere la via della scrittura?

Emanuela Vacca: Il mio consiglio è di non essere mai banali, di seguire la propria curiosità, di non seguire la moda o il pensiero unico che ci vuole allineati a tutti i costi. Consiglio l'originalità, le storie vere, il fantasy dilaga, un po' di sana realtà che spesso supera la fantasia, lo trovo molto più interessante e intrigante.
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