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Sognando la Califogna
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A quiet family “ISSOLE”. Le giornate di Amelia sembravano ripetersi in un modo così tanto banale e tedioso da sembrare tutte uguali, una fotocopia le une delle altre. Chelmsford era una di quelle città carine ma noiose, che non sapeva offrire nulla di più che estati gradevoli ma fin troppo brevi, per i gusti della signora Sallow. Amelia Sallow amava il sole e il tepore estivo; insegnante di letteratura inglese a tempo pieno aveva da poco superato i quarantacinque anni, ma il suo corpo formoso e il portamento slanciato sembravano dire tuttaltro, a guardare le occhiate fugaci ma voluttuose degli uomini che girovagano per le strade eccessivamente grigie della contea, tenuta perennemente in ombra dalle nubi. Amelia si muoveva dentro la città avvolta da un velo di tristezza, quando i suoi occhi caddero sulla vetrina di uno schermo lasciato lì, a morire tra le mura del semideserto negozio di elettronica Currys. Lo schermo che fino a pochi minuti prima stava trasmettendo il match finale disputatosi tra la squadra locale e il Barnet venne improvvisamente invaso da un tripudio di colori: donnine superabbronzate, una spiaggia assolata fronteggiante un mare dall'acqua cristallina e in bella mostra il primo piano di un ragazzo dai tratti marcatamente mediterranei intento a raccontarci che quella meraviglia esiste davvero e si chiama Sicilia. Amelia non fece in tempo che la pubblicità della birra d'importazione finisse, prima di sentire lo squillo polifonico del cellulare, era l'inconfondibile suono di whatsapp a richiamare la sua attenzione. Il messaggio vocale era di suo marito Noah, la avvertiva che anche oggi avrebbe fatto notte tra le mura dello squallido ufficio dove lavorava come contabile, da più di vent'anni. Noah Sallow, anch'esso alto e magro, sulla cinquantina, il classico impiegato anonimo nel vestiario tanto quanto nella personalità; poco ci azzeccava con quell'insegnante di liceo, bella e seducente. I due si erano incontrati in uno dei tanti pub della città, quando erano entrambi una ventina di primavere più giovani e ancora di belle speranze; e Amelia nonostante la spiccata insicurezza e goffaggine di Noah, si era presto lasciata ammaliare da quel ragazzo desideroso di visitare terre straniere e in grado di esprimersi con un linguaggio da vero lord inglese. Appena fidanzati, pianificarono un viaggio avventuroso in stile on the road che prevedeva come meta le coste della calda e radiosa Sicilia. Ma si sa, le cose non sempre vanno come sperato. Noah aveva combinato il guaio, e sette mesi dopo, Amelia aveva scoperto di essere in dolce attesa. Califogna La bambina l'avrebbero chiamata Lily, e con la sua nascita, le incombenze si sarebbero portate via anche i soldi e i sogni avventurosi della neocoppia. Adesso entrambi si trovavano avanti con gli anni, più maturi, solo che mentre la signora Sallow, moglie e madre premurosa si portava dietro quello charme da ragazzina smaliziata e sicura di sé, del vecchio Noah era rimasto solo un uomo semplice, dai capelli scuri leggermente spruzzati di bianco, che adoperava un vestiario che ricordava vagamente quello del celebre personaggio interpretato da Rowan Atkinson e che sarebbe risultato demodé anche trent'anni prima. Solo la passione per quella strana e poco conosciuta terra lontana era rimasta inverosimilmente immutata in entrambi. Un sogno nel cassetto più simile a un prurito mai soddisfatto, a un osso rimasto incastrato in gola. Entrambi provavano infatti una sensazione simile alla fame d'aria, di liberta rubata; libertà della quale si erano sentiti improvvisamente privati e che avevano visto entrambi svanire nel giro di quei soli pochi mesi che avevano preceduto la nascita della piccola Lily, il tenero e dolce amore di mamma e papà. Lily aveva preso il meglio dal corredo genetico dei due. Alta come il padre e anch'essa bionda e fisicamente ben fatta come la madre, aveva quel look dark/goth da tardo adolescente. Con la frangetta colore verde acido che introduceva ai voluminosi capelli nero lucido e le onnipresenti cuffie a mò di collier ad avvolgerle il minuto collo, atte a isolarla dal mondo quando ne sentiva più il bisogno. Lily Sallow si trovava in quella fase in cui tutti, chi più chi meno, abbiamo giocato a fare i ribelli. Con le uniche due costanti che sono il linguaggio variopinto, sboccato, da adolescente sprezzante e l'odore di erba pipa fumante sempre buono a impregnarci i vestiti. Ora è il buio sull'Essex, e all' interno della casa isolata della famiglia Sallow, sullo schermo, le immagini di un vecchio film girano, mentre all' improvviso una voce spezza la noia di quella routine serale quotidiana: Amelia:«Noah, amore, oggi rientrando da liceo sono passata dal Chelmer Village retail park, davanti Currys, e indovina cosa ti vedo sui megaschermi dello Store?» Noah:«Cosa?» Amelia:« la pubblicità di quella birra italiana, quella che bevevamo tutti i week-end al pub, c'erano delle sventole in bikini con una tintarella super e un ragazzone largo come un armadio che diceva qualcosa riguardo al fatto che la Sicilia è il paradiso» Noah:« eggià tesoro, lo è davvero! Che peccato essercela persa quando ancora potevamo» Lily:«zitti, non si sente un pene!» Noah:« Lily, che modi sono? Come parli?!» Amelia:« ma perché ora non possiamo? Non abbiamo mica un qualche tipo di invalidità! Lily è una ragazza ormai e qualcosina da parte, grazie alle entrate doppie dello stipendio di entrambi, l'abbiamo pur accantonata in questi anni» Noah:«Si amore, ma andrebbe pianificato per benino il tutto, lo sai ci sono: la scuola di Lily, le tue classi a liceo, l'ufficio...» Amelia:« Appunto, pianifichiamo! Lily, amore... controlla in rete se sono presenti delle offerte accattivanti... direzione Sicily, la perla del Mediterraneo come la chiamava tuo padre quando eravamo fidanzatini » Amelia rivolse uno sguardo d'intesa verso Noah prima di ridacchiare Lily:«uff...ma due maroni giganteschi, stavo guardando Eddie Murphy cercarsi la moglie nei blocchi...ma vabbeh, come non detto» Noah:«del resto lo stanno dando solo per la centomilionesima volta! Fai la ricerca richiesta da tua madre, Lily!» Lily:« qui... Trovato sul sito "UNDER THE SUN": “per tutto il mese di giugno, in elegante contesto residenziale, a due passi dal centro storico, lussuoso appartamento caratterizzato dalle deliziose finiture folk. Non servono mezzi, tutto a portata di mano. 1200 Euro e la simpatia sicula è in omaggio”» Califogna Noah:«diamine, son soltanto 1000 sterline tonde tonde...un affare imperdibile!» Lily:« ma siete sicuri? Ok, vabbé con mille ‘teste' ci facciamo un viaggio omnifamiliare ma guardate qua, le notizie che girano su quel posto non sembrano proprio rassicuranti: "turista aggredito in pieno centro", "spari e un morto durante la festa della santa patrona", "gita scolastica finisce in tragedia, due madri ferite da quindici coltellate", "corsa di cavalli clandestina dall'esito drammatico. Ritrovati due purosangue abbattuti a fucilate". Non sembra proprio Fantasilandia la vostra isla bonita... Nessuno parla di paradiso in terra, a leggere le news...a parte il tuo figaccione palestrato della tele» Amelia:«mi meraviglio di te Lily, una ragazza moderna e intelligente che crede alle fake news del web. Sbrigati a prenotare, prima di perdere l'appartamento e blocca anche i voli di andata e ritorno. Siamo in largo anticipo e con poco più di ‘duemila teste' come le chiami tu, dovremmo riuscire agevolmente ad aggiudicarci volo più pernottamento» Noah:« si Lily, le cose brutte si sentono anche qui, nel Essex, lo sai benissimo, basta non credere ai notiziari. La solfa è sempre la solita, in qualsiasi parte del mondo. Terrorismo mediatico, questo è il modo corretto di chiamarlo. Per noi la Sicily é un sogno che si avvera. Prenotare è d'uopo!» Lily«se lo dite voi...click...fatto. Tra due mesi vedrete finalmente la vostra Africania...Contenti? Ora lasciatemi guardare il film in pace»
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Autori di Writer Officina
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Mi chiamo Fabrizio e sono nato a Catania il 23 luglio del 1984. Fin da bambino, mi sono dilettato a scrivere un po' di tutto. Spaziavo dalle poesie, a brevi storielle fino a scrivere testi rap. Per parecchi anni, mi sono occupato soltanto di quello. Scrivevo e incidevo brani rap. Il mio pseudonimo nasce in quel periodo, dal nome con il quale mi identificavano all' interno del genere. Scrivere è sempre stata la mia passione. Vuoi pure che ho fatto studi tecnici e non mi sono mai cimentato nell'ambito letterario. La cosa mi è pesata parecchio e ancora oggi, ogni tanto mi pento della scelta presa. In compenso, leggo e ho sempre letto un sacco. Quella per me, resta la miglior palestra. Dai classici, a opere di scrittori contemporanei. Non mi sono mai fatto mancare nulla, quando si è trattato di libri. Sono al mio primo romanzo, quindi mi porto sulle spalle tutta l'inesperienza del caso. Spero soltanto di non fare strafalcioni troppo grandi o quantomeno di colmarli con la passione. Per me, scrivere è un fatto naturale, come mangiare e dormire perciò non mi perdo troppo in elucubrazioni. Sono legato a una scuola narrativa che è quella delle mie parti, principalmente quindi quella verista. Quello è il modo di scrivere che mi è stato insegnato fin dalla tenera età: scrivere come atto di denuncia. Anche nel mio racconto più strampalato troverai sempre un fine di denuncia. Che sia malasanità, sfruttamento del lavoro nero o abusi in genere. Sono sempre gli sconfitti, il terreno su cui poggia la struttura della mia storia e quella è la psicologia dei personaggi che invento.
Writer Officina: Qual è stato il momento in cui ti sei accorto di aver sviluppato la passione per la letteratura?
Fabrizio Kintaro: Ero molto piccolo. Credo che sia partito tutto, con i ragazzi della via pal e ventimila leghe sotto i mari. Avrò avuto 6/7 anni.
Writer Officina: C'è un libro che, dopo averlo letto, ti ha lasciato addosso la voglia di seguire questa strada?
Fabrizio Kintaro: Trainspotting di Irvine Welsh. Più in generale, gran parte della sua bibliografia.
Writer Officina: Dopo aver scritto il tuo primo libro, lo hai proposto a un Editore? E con quali risultati?
Fabrizio Kintaro: In realtà, il mio lavoro è uscito da pochissimo. L'ho proposto a svariati editori, sia grossi che non. Al momento saranno stati 2/3 quelli che mi hanno fornito un feedback.
Writer Officina: Ritieni che pubblicare su Amazon KDP possa essere una buona opportunità per uno scrittore emergente?
Fabrizio Kintaro: Credo che la rete in generale sia un po', come dicono gli americani: the gift and the curse. Un dono e contemporaneamente una maledizione. KDP è il vero punto di svolta perché consente a chiunque di pubblicare senza la necessità di un vero budget di base. Ovviamente tutto ciò però tende ad abbassare anche il livello delle produzioni. Inoltre gli algoritmi ci manipolano, quindi è facile pilotare la scelta del lettore, indipendentemente dalla qualità del prodotto.
Writer Officina: Ritieni che la verosimiglianza sia importante oppure no visto che si tratta comunque di fiction?
Fabrizio Kintaro: Credo che la verosimiglianza sia tutto. Nella mia narrativa, lo è. Che si tratti di luoghi o personaggi, devi riuscire ad immaginarteli, anche a costo di essere deludenti e stereotipati. Per citare Oscar Wilde: “La vita imita l'arte più di quanto l'arte non imiti questa pazza vita”
Writer Officina: Quale tecnica usi per scrivere? Prepari uno schema iniziale, prendi appunti, oppure scrivi d'istinto?
Fabrizio Kintaro: Tendo a scrivere una trama base, e poi sviluppo i personaggi che faccio ruotare all' interno della storia. Il modo di parlare, quello di vestire. Le manie di ognuno di loro. Subito dopo, inizio a scrivere di getto.
Writer Officina: In questo periodo stai scrivendo un nuovo libro? È dello stesso genere di quello che hai già pubblicato, oppure un'idea completamente diversa?
Fabrizio Kintaro: Sto già scrivendo una nuova serie di racconti, che riprendono gli sviluppi nelle vite dei personaggi di “Sognando la Califogna”. Incontreremo vecchi amori e ne scopriremo di nuovi. Di più non posso dire. No spoiler.
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