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Disforia - La vita a Bevagna
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Arrivo a Bevagna.
Alex si trovava in aereo, tra poco sarebbe arrivato a Bevagna, un paesino dell'Umbria sperduto nel nulla più assoluto. Il ragazzo si sentiva molto depresso per aver dovuto abbandonare i suoi amici del liceo e del conservatorio che frequentava da appena un anno. Accanto a lui c'era seduta la sua sorellastra Aurora. Sono passati tre anni all'incirca da quando suo padre si era sposato con sua madre. Aurora era tutto l'opposto di Alex, sempre allegra e sorridente tanto da fargli venire il voltastomaco. Nonostante i loro continui litigi passati si era accorto, ormai da tempo, di provare dei sentimenti contrastanti nei suoi riguardi. Aurora come al solito iniziò a farsi gli affari suoi. "Cosa stai ascoltando?" gli chiese. "Una cosa che ho composto io... " rispose in modo vago. "Ci pensi tra poco arriveremo a Bevagna" esclamò contenta. "Che gioia" sbuffò, scocciato di doversi trasferire in quel posto. Arrivati alla stazione decisero di prendere il pullman per arrivare a Bevagna. Arrivati a destinazione iniziarono ad incamminarsi verso casa di Ginevra.
"Ma cosa ci faccio in questo postaccio?".
"Guardate che meraviglia" esclamò Ginevra facendo notare loro la bellezza del posto. "È davvero bello come l'hai descritto Ginevra" esclamò il padre di Alex. "Hai visto? Sapevo che ti sarebbe piaciuta" rispose lei sorridendo al marito. "Sono contenta di essere tornata qui, questo posto è così pieno di ricordi... È da tantissimo tempo che non veniamo. Avevo si e no dieci anni l'ultima volta che siamo venute qui" esclamò Aurora sorridendo alla madre. "Potete rallentare un po'? " chiese Alex sbuffando e trascinando controvoglia la valigia con le ruote oltre ad avere la chitarra in spalla. Ginevra si girò dalla sua parte e sorridendo esclamò: "Dai non fare così Samantha, vedrai che ti piacerà Bevagna. Ci sono un sacco di ragazzi della vostra età qui, farete tantissime amicizie ". "Non vedo l'ora..." rispose con tono poco convinto. "Devi sempre lamentarti di tutto" lo rimproverò Aurora, guardandolo male.
"Se solo sapessero come mi sento davvero... ".
Due anni dopo la morte di sua madre suo padre aveva conosciuto Ginevra, non la presentò subito al figlio ma solo dopo qualche anno dicendogli che presto si sarebbe sposato con lei e pretendeva anche che fosse d'accordo con la sua decisione. Alex era stato sempre contrario alla loro unione ma adesso di loro gli importava poco, il suo unico pensiero fisso era il rifiuto del suo corpo.
"Il paese è bellissimo come lo ricordavo" esclamò Aurora distraendolo dai suoi soliti pensieri.
"Non ci posso credere che da ora in poi vivrò qui a Bevagna, voglio tornare subito a Londra! ".
"Papà sono stanca, manca ancora molto? " gli chiese. "Questo dovresti chiederlo a Ginevra" rispose suo padre sorridendole. "Tranquilla Samantha, siamo quasi arrivati " rispose Ginevra a sua volta. Arrivarono ad una piazzetta dove c'erano diversi ragazzi. "Qui giocavo da piccola insieme ai miei amici" gli confessò Aurora. "Che vuoi che mi importi " rispose Alex scocciato nel trovarsi in quel luogo.
"Ma che mi frega se tu giocavi qui da piccola? Ti rendi conto che da adesso in poi vivremo in questo postaccio per sempre?!".
D'un tratto vide un ragazzo fissarlo, senza capirne il motivo. "Ma che ha da guardare quello?" si chiese. "Ti ha guardata" esclamò Aurora. "Ma chi? " le chiese, facendo finta di non averlo notato. "Quel ragazzo carino biondo che era seduto in quel muretto" rispose girando il capo per guardarlo da lontano. "E allora? E poi sarà carino per te, non per me " rispose Alex guardandolo in modo serio. "Se lo dici tu" si arrese Aurora guardandolo scocciata dal suo comportamento. Camminando notò tante casette costruite in pietra, tipiche di un paesino di pochi abitanti ma dove si conoscono tutti. Da lontano vide inoltre una signora di mezza età scendere le scale, Ginevra le si avvicinò per abbracciarla. Alex si ricordò di lei, l'aveva vista al matrimonio. "Ciao mamma" esclamò Ginevra. "Tesoro, quanto tempo" rispose lei. Suo padre si avvicinò alla donna e le disse: "Ciao Arianna è passato tanto tempo dall'ultima volta che ci siamo visti ".
Arianna era una signora riccia con i capelli bianchi che le arrivavano appena sulle spalle. Aveva un aspetto molto amichevole ed indossava un vestito a maniche corte con sfondo azzurro e con fiori bianchi. "Ciao Mike" disse abbracciandolo. "Nonna!" gridò Aurora abbracciandola anche lei. "La mia piccola Aurora, ti stai facendo sempre più grande" le sorrise. Subito dopo guardò Alex. "Ciao Samantha ". "Salve signora Arianna..." rispose guardandola in modo serio. "Puoi chiamarmi solo Arianna" gli sorrise per poi farli entrare in casa.
Alex in quel momento stava pensando a come avrebbe fatto senza i suoi vecchi amici, i locali londinesi e le lezioni al conservatorio, gli sembrava di vivere in un incubo. Arrivati all'ingresso notò un grande salone, al muro c'era un camino e di fronte un divano di colore rosso.
"Bene, adesso vi faccio vedere la vostra stanza" sorrise loro Arianna. "Cosa!? A Londra avevamo una stanza ciascuno, perché adesso dovremmo dividerla?! " chiese Alex arrabbiato. "Mi spiace, non avevo altre camere a disposizione, spero che vada bene ugualmente ". "Non preoccuparti mamma, Samantha si abituerà " le disse Ginevra. "Non trattarmi come se fossi davvero tua figlia! " rispose Alex infuriato. "Samantha! Che modi sono!" lo rimproverò suo padre. "Smettila! Se ti sta bene è così sennò te ne puoi tornare a Londra!" gridò Aurora dandogli uno spintone. "Come ti permetti! " gridò lui a sua volta. Ginevra però si intromise nella loro discussione.
"Scusami Samantha se non te ne ho parlato prima ma davvero pensavo che non ci fossero problemi e soprattutto che ormai mi avresti accettato nella tua famiglia " disse guardandolo in modo triste. Alex sentì di aver esagerato e che le doveva delle scuse. "Scusami tu Ginevra...solo che sono nervosa per il fatto che mi ritrovo in questo posto mentre la mia vita era a Londra " le rispose. "Scuse accettate" sorrise Ginevra. "Su adesso venite con me, così potete sistemare le vostre cose" disse loro Arianna.
I due entrarono in camera, Aurora si guardò intorno sorridendo, si ricordava dei tanti bei momenti passati lì da bambina.
"Quanti bei ricordi". "Non cominciare... Già il viaggio è andato malissimo" sbuffò lui. "La smetti di lamentarti? " lo guardò male Aurora. "Dopo tutto quello che ha fatto mio padre ho il diritto di lamentarmi" ribatté Alex. "Tuo padre non ha fatto nulla di male, ha semplicemente deciso di gestire la pasticceria insieme alla mamma qui, che poi tra l'altro è un'eredità di mio nonno " gli fece giustamente notare Aurora sistemando i suoi vestiti nell'armadio.
Era una stanza modesta, i mobili erano in legno, sia i letti che l'armadio. A terra accanto a ciascun letto c'erano due tappeti rotondi di colore marrone.
"Potevano anche scegliere un'altra meta e non Bevagna". "Per poi avere il locale in affitto vero? Possibile che non capisci?!" si arrabbiò con lui Aurora. Alex sapeva che aveva ragione e quindi sconfitto si sedette sul letto. "Si va bene hai ragione tu ok? Non volevo litigare con te, solo che questa situazione mi manda in bestia ". "Vedrai che ti abituerai" rispose Aurora continuando a sistemare le sue cose.
Alex andò in bagno per fare una doccia, dopo aver finito si guardò allo specchio e ciò che vide non gli piacque.
"Quando uscirò da questo corpo orribile?". L'indomani i due ragazzi si diressero a scuola anche se non lo sembrava affatto, somigliava più all'ingresso di un vecchio castello. "Questa è la scuola " esclamò Aurora mostrandogliela. "Manca solo il ponte levatoio e diventa un castello " rispose Alex con fare sarcastico. "Samantha a volte è davvero insopportabile" pensò tra sé e sé Aurora. "Aurora!" gridò Silvia, la sua amica d'infanzia. "Silvia!". "Ciao!" gridò nuovamente l'amica abbracciandola.
Silvia era una ragazza bassina, magra, con i capelli e gli occhi marroni. I suoi capelli erano lisci e le arrivavano alle spalle, era una ragazza molto graziosa. In questo momento indossava un leggings nero, una maglietta rosso scuro lunga (le arrivava sopra il ginocchio) e un cerchietto in testa dello stesso colore. E per finire indossava anche degli stivaletti neri. Aurora indossava, invece, come sempre maglietta rosa, jeans blu lungo e le Superga bianche mentre Alex era vestito tutto di nero, indossava pantaloni e maglietta neri e anche gli stivali. Aveva dei bracciali ai polsi, anch'essi neri.
Quest'ultimo le guardò disgustato da tanto entusiasmo. Gli mancavano troppo Arthur, Amber e Muriel per sorridere a questa nuova vita che gli era stata imposta.
"Silvia mi sei mancata tantissimo!" le sorrise Aurora. "Anche tu. Allora com'era Londra?" le chiese curiosa. "Londra è molto bella..." si fermò notando che Alex la stava guardando male. "Meglio non proseguire col discorso su Londra" pensò. "Allora mi dici solo questo? " esclamò Silvia. "Londra non ha bisogno di essere contemplata, soprattutto qui a Bevagna" le rispose in tono serio Alex. "Ah... ma sei Samantha vero?" gli chiese lei. "Sì" rispose lui. "Aurora mi ha parlato tanto di te". "Immagino male" sorrise Alex in modo falso. D'un tratto arrivarono i cugini Romano, altri due vecchi amici d'infanzia di Aurora e di Silvia. "Ciao Aurora! Che bello rivederti!" esclamò Danilo che si era già innamorato a prima vista di lei. "Ciao Danilo quanto tempo" sorrise Aurora.
Danilo era il classico ragazzo di campagna, aveva i capelli ricci e castani e la pelle un pò scura. Indossava un jeans blu e una maglietta grigia. "Ci vediamo in classe" disse seguito da Gabriele, il cugino, che la salutò con la mano. Quest'ultimo aveva un aspetto molto carino a dispetto di Danilo che si presentava con dei lineamenti più marcati. Gabriele aveva la pelle chiara e i capelli castani. In quel momento indossava una camicia a quadri nera e rosso scuro, jeans neri e scarpe dello stesso colore. Aveva un orologio al polso in acciaio. Erano comunque entrambi dei ragazzi magri e parecchio alti.
Aurora li osservò mentre entravano a scuola. "Comunque appena ho saputo che saresti tornata qui a Bevagna ho fatto i salti di gioia" le confessò Silvia. "Anche io sono molto contenta" le sorrise Aurora. "Ho saputo che hai scelto la mia stessa classe" sorrise Silvia contenta. "Si, ho chiesto di voler stare in classe con te " rispose Aurora. "Mi fa piacere" le sorrise l'amica. "Come sono i ragazzi della nostra classe? " le chiese Aurora. "Sono tutti molto simpatici...Ehi tu su con la vita" disse riferendosi ad Alex. "Non c'è niente da sorridere, la mia vita è uno schifo" la guardò in modo serio lui. "Vedrai che ti abituerai a stare qui a Bevagna" rispose Silvia.
D'un tratto le tre notarono una macchina di lusso venire verso la scuola, dalla quale uscirono due ragazzi vestiti molto eleganti in particolare la ragazza. Entrambi erano biondi, con gli occhi azzurri e indossavano degli occhiali da sole neri parecchio stilosi. La ragazza indossava un jeans blu e una maglietta nera mentre il ragazzo un pantalone e giacca entrambi di colore grigio e una maglietta bianca. |
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Sono Serena e sono siciliana, ma attualmente vivo in Lombardia. Sono un'estetista e scrivo per hobby perché mi è sempre piaciuto molto. Mi piace immaginare posti e luoghi mai visti e la mia testa è sempre in funzione per scrivere nuove storie. Da piccola avevo moltissime idee, forse più di ora, ma le mie lacune grammaticali mi impedivano di scrivere un testo quanto meno decente. Perciò ho iniziato a prendere appunti su word e mi sono creata una cartella con tante idee che negli anni ho accumulato ma solo alcune di queste poi sono diventate storie a tutti gli effetti. Sono da sempre una persona insicura e mai avrei pensato di raggiungere questo traguardo. Con gli anni ho cercato di migliorare la mia scrittura e con il tempo anche gli errori grammaticali. Facendo questo ho acquisito più sicurezza in me stessa e ho deciso, dopo vari tentennamenti, di pubblicare quella che ritengo per me la storia più significativa.
Writer Officina: Qual è stato il momento in cui ti sei accorto di aver sviluppato la passione per la letteratura?
Serena Curcio : La letteratura mi è sempre piaciuta, fin dalle superiori.
Writer Officina: C'è un libro che, dopo averlo letto, ti ha lasciato addosso la voglia di seguire questa strada?
Serena Curcio : Un libro no, ma c'è stato un fumetto che mi è piaciuto tantissimo e che mi ha ispirato per scrivere la mia prima storia pubblicata su Amazon. Il fumetto è composto da due volumi e si chiama “G.I.D. Gender Identity disorder” di Yoko Shoji.
Writer Officina: Dopo aver scritto il tuo primo libro, lo hai proposto a un Editore? E con quali risultati?
Serena Curcio : No, ho preferito correggerlo da sola perché mi ritengo in grado di farlo.
Writer Officina: Ritieni che pubblicare su Amazon KDP possa essere una buona opportunità per uno scrittore emergente?
Serena Curcio : Lo spero, sono entrata da poco in questo mondo. Sono sicura però di una cosa, che bisogna farsi molta pubblicità in tutti i social per essere conosciuta da più persone possibili.
Writer Officina: A quale dei tuoi libri sei più affezionato? Puoi raccontarci di cosa tratta?
Serena Curcio : Sicuramente al mio primo romanzo pubblicato da poco che si chiama Disforia – La vita a Londra. E' una storia molto lunga che ho deciso di dividere in tre parti. Disforia è una storia incentrata sul cambiamento di sesso del protagonista da donna a uomo, è un FtM. Quest'ultimi sono persone geneticamente di sesso femminile identificate all'anagrafe come donne, che si identificano e si sentono uomini. La storia in generale parla di questo ragazzo che vive ormai da tempo con la sorellastra che odia ma che con il tempo inizierà a provare un sentimento d'amore. Durante l'anno scolastico farà nuove amicizie e si renderà conto che quel corpo da donna non fa parte del suo essere.
Writer Officina: Quale tecnica usi per scrivere? Prepari uno schema iniziale, prendi appunti, oppure scrivi d'istinto?
Serena Curcio : Solitamente inizio a scrivere una trama in generale, così da ricordarmi come si svolgerà tutta la storia per intero. Dopo mi occupo di cercare i nomi di tutti i personaggi e associargli un volto. E solo dopo tutto ciò iniziò a scrivere la storia.
Writer Officina: In questo periodo stai scrivendo un nuovo libro? È dello stesso genere di quello che hai già pubblicato, oppure un'idea completamente diversa?
Serena Curcio : Si c'è una storia che sto finendo di scrivere ma è un genere completamente diverso. E' una storia gay incentrata nel mondo omegaverse.
Writer Officina: Qual è il genere che ti piace di più scrivere?
Serena Curcio : Il mio genere preferito è quello romantico con personaggi gay, soprattutto vicende svolte nel mondo omegaverse.
Writer Officina: Come mai hai deciso di scrivere una storia sulla disforia di genere nonostante tu non sia una persona transessuale?
Serena Curcio : Seguo il mondo lgbt da tantissimi anni ed ero molto incuriosita dalla parola “transessualità” e ne volevo sapere di più per capire la tematica. Ho letto diversi articoli, libri, fumetti, film e anche telefilm. Oltre che seguire in modo diretto youtuber transessuali su youtube. Con il tempo mi sono così tanto immedesimata con il loro modo di sentirsi che ho deciso di scrivere questa storia che spero un giorno che leggeranno anche loro.
Writer Officina: Ti senti di essere migliorata molto negli ultimi anni a livello di scrittura?
Serena Curcio : Si sono migliorata tantissimo, tanto che alcune storie poi le ho corrette e scritte meglio.
Writer Officina: Hai in mente altre storie da scrivere?
Serena Curcio : Si ho tante idee e storie in sospeso che devo finire di scrivere.
Writer Officina: Dopo che pubblicherai la seconda e la terza parte del romanzo Disforia pubblicherai un'altra storia?
Serena Curcio : Si, è una storia romantica che sarà ambientata principalmente a Milano ma anche a Milazzo, la città dove sono nata.
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