|
Writer Officina
|
|
|
|
|
Blog
|
|
Biblioteca New
|
|
Biblioteca All
|
|
Biblioteca Top
|
|
Autori
|
|
Recensioni
|
|
Inser. Romanzi
|
|
@ contatti
|
|
Policy Privacy
|
|
Autori di Writer Officina
|
|
|
Mi chiamo Aniello Atripaldi, ho 46 anni e sono nato a Torre Annunziata (NA). Sono appassionato di automobili sin dalla tenera età di sei anni, il che mi ha portato a diplomarmi come Perito Meccanico e a laurearmi in Ingegneria Meccanica. Per rimanere in tema, sono stato assunto in FIAT, dove ho lavorato per 18 anni. Dal 2023 lavoro in Italdesign Giugiaro con mansioni simili a quelle precedenti. Di cosa mi occupo? È riassumibile nella seguente frase: rendo industrializzabili gli sketch dei designer. Nel privato, sono felicemente sposato con Francesca e, insieme, stiamo crescendo un bambino arrivato con un'adozione nazionale alla tenera età di due mesi. Oltre ad essere appassionato di auto, sono un lettore onnivoro di narrativa e di leadership personale. Vivo a Torino da cinque anni e ne adoro la storia e la cultura. Me ne sono innamorato durante le mie trasferte di lavoro, dove ho anche iniziato ad appassionarmi alla scrittura. È proprio a Torino che ho scritto i primi capitoli del mio libro. Ritornando un po' più indietro, la mia adolescenza è stata tranquilla fino alla prematura scomparsa di mio padre, quando avevo 21 anni. Il contraccolpo è stato duro, ma mi sono rifugiato nello studio e nei videogiochi, prima, e con quella che sarebbe diventata mia moglie, poi. In quel periodo ho ripreso tanti videogiochi in prima persona come DOOM e Half-Life, di cui ho apprezzato l'immediatezza, la grafica e la possibilità di “staccarsi” dai problemi della vita quotidiana. Ovviamente la loro distrazione mi aiutava a ricaricarmi e non è mai stata fonte di negligenza perché dovevo laurearmi presto per pesare il meno possibile su mia madre, che è sempre stata una casalinga. Nonostante, quindi, le difficoltà economiche e personali, sono riuscito a diventare dottore in ingegneria a 26 anni dopo una tesi aziendale di circa 10 mesi che mi ha permesso l'assunzione in FIAT.
Writer Officina: Qual è stato il momento in cui ti sei accorto di aver sviluppato la passione per la letteratura?
Aniello Atripaldi: In realtà mi sono accorto di aver una storia da raccontare. Quando ne parlavo in famiglia e con gli amici mi dicevano che poteva funzionare e che sarebbe stata una buona idea. Poi mi sono accorto che scrivere mi rilassava e che la storia aveva veramente un suo perché. Il tempo libero che ci ha donato il COVID è stato, però, determinante perché passavo gran parte delle giornate a scrivere i capitoli del libro e a costruirne il background.
Writer Officina: C'è un libro che, dopo averlo letto, ti ha lasciato addosso la voglia di seguire questa strada?
Aniello Atripaldi: Ve ne sono molti e per svariati motivi. Se ne dovessi identificare solo alcuni direi: (1) Il socio di Grisham come capacità di tenerti sveglio a leggerlo per conoscerne il finale. (2) Neuromante di Gibson per il mondo virtuale e distopico descritto che ha nettamente influenzato il mio scritto. (3) Il nome della rosa di Eco per il solido background in cui si muovono i protagonisti della storia. Quello rappresenta una marcia in più del romanzo.
Writer Officina: Dopo aver scritto il tuo primo libro, lo hai proposto a un Editore? E con quali risultati?
Aniello Atripaldi: No e non ci ho nemmeno provato. Il libro ha avuto una lunga genesi, impiegando oltre dieci anni per essere completato ma con un prima stesura che mi ha lasciato molto amareggiato: la storia era buona ma il modo di scrivere e la struttura erano da rivedere. Ho seguito dei corsi di scrittura rivoltandolo come un calzino e la seconda stesura era più leggibile. Adesso non sapevo cosa fare e sinceramente l'unica cosa che ho fatto è stato partecipare due volte al concorso “Io Scrittore” dove ho potuto ricevere, oltre al solito spam, alcuni suggerimenti utili che mi hanno portato a rivedere alcuni aspetti tutt'altro che secondari come il POV, che hanno portato alla terza stesura. Il libro era pronto ma ancora non sapevo cosa farne. Un giorno, e non so come, mi compare nella timeline di Facebook la pubblicità di Bookabook, una casa editrice basata sul crowdfunding, a cui ho deciso di mandare il testo. Per farla breve ho accettato di collaborare con loro perché ero, e lo sono ancora oggi, convinto che un libro, per funzionare, debba avere un pubblico e un taglio professionale. Il primo l'ho scoperto grazie ai miei contatti diretti e ai social, con i quali mi sono avvicinato al mondo dei creator. Il taglio professionale, editing e grafica, era necessario dopo aver revisionato il romanzo più volte senza esserne pienamente convinto. La campagna di raccolta fondi si è fermata a 70 copie il che ha permesso un editing leggero mentre per la copertina mi sono affidato ad una Designer trovata sui gruppi di Facebook. Il risultato è stato quello che si trova in self su Amazon.
Writer Officina: Ritieni che pubblicare su Amazon KDP possa essere una buona opportunità per uno scrittore emergente?
Aniello Atripaldi: Si, la vedo come una opportunità per capire, almeno parzialmente, il mondo dell'editoria. Pensavo che scrivere un libro fosse difficile ma, poi, mi sono reso conto che raggiungere il proprio pubblico potrebbe esserlo ancora di più.
Writer Officina: A quale dei tuoi libri sei più affezionato? Puoi raccontarci di cosa tratta?
Aniello Atripaldi: Avendone scritto solo uno la risposta è facile. Il background è un futuro prossimo in cui la società civile è dominata dalla tecnologia, in particolare da smart-band che monitorano costantemente la salute e controllano gli accessi a vari luoghi, garantendo sicurezza e prevenzione delle malattie. La Sintek, una company tech, rivoluziona il mondo dei videogiochi con una console capace di interagire direttamente con il corpo e la mente dei giocatori, senza bisogno di tute o controller. Durante una demo spettacolare, però, qualcosa va storto: Luca, un giovane player, rimane intrappolato nel gioco, incapace di disconnettersi. Cosa lo rende diverso dagli altri? Per scoprirlo, suo padre Lorenzo, un determinato poliziotto, intraprende un viaggio tra la realtà e il mondo virtuale, sfidando un software senziente diventato più potente del suo stesso creatore. Il rapporto tra padre e figlio è il centro della narrazione. Lorenzo, il padre, deve affrontare non solo le sfide del mondo virtuale, ma anche le sue paure e insicurezze come genitore. La sua determinazione a salvare Luca lo porterà a riflettere su quanto sia disposto a sacrificare per il bene del figlio. Dall'altra parte, Luca, intrappolato nel gioco, dovrà imparare a fidarsi del padre e a collaborare con gli altri giocatori per sopravvivere. In un susseguirsi di azione e introspezione, la lotta contro l'intelligenza artificiale si trasforma in una riflessione su ciò che ci rende davvero umani: le emozioni. Infine, i due protagonisti scopriranno che, nonostante le difficoltà e le differenze, il loro legame è la chiave per superare ogni ostacolo, sia nel mondo reale sia in quello virtuale.
Writer Officina: Quale tecnica usi per scrivere? Prepari uno schema iniziale, prendi appunti, oppure scrivi d'istinto?
Aniello Atripaldi: All'inizio scrivevo di getto ma poi mi sono bloccato più volte nella stesura del romanzo. Ho seguito dei corsi online di scrittura creativa venendo a conoscenza di vari metodiche, tra cui quello che preferisco: impostare uno schema iniziale di una decina di pagine. A questo metodo ho aggiunto quello di prendere appunti. Sul mio telefono ci sono note piene di immagini e testi di idee per i romanzi anche se, ad essere sincero, molte vengono scartate.
Writer Officina: In questo periodo stai scrivendo un nuovo libro? È dello stesso genere di quello che hai già pubblicato, oppure un'idea completamente diversa?
Aniello Atripaldi: Si sto scrivendo la seconda parte del romanzo. Non posso andare oltre per evitare spoiler. Posso solo dire che concluderà l'avventura del primo.
Writer Officina: Cosa c'è di te nel tuo romanzo?
Aniello Atripaldi: Tanto, forse tutto. In esso ho inserito molto della mia storia personale, raccontando il terrore che mia moglie potesse morire dopo l'acuirsi, nel 2020, della vulvodinia di cui soffre. Me la ricordo vegetare sul divano, imbottita di antidolorifici e antidepressivi, mentre io ero "a terra", spesso non solo psicologicamente, con mio figlio di otto anni che osservava tutto senza fiatare. Quel periodo è adesso alle spalle, ma l'ho esorcizzato riflettendo su come sarebbe stata la mia vita, e quella di mio figlio, senza di lei. Sono certo che avremmo reagito come i protagonisti della storia: ognuno chiudendosi nel proprio mondo per poi capire quanto siamo importanti l'uno per l'altro. Nel romanzo ciò si è trasformato in un videogioco che tiene Luca collegato senza possibilità di distacco. Un evento che farà capire a lui e a suo padre quanto si vogliono bene e che li aiuterà ad affrontare le sfide del mondo virtuale solo per riabbracciarsi nella realtà. Un altro tema personale che ho inserito è quello dell'adozione, in particolare delle cure mediche disattese e della gioia che si prova il giorno in cui si incontra il proprio figlio. In quella parte del libro ho riportato gli eventi reali romanzandoli e inserendoli in un contesto futuristico.
Writer Officina: Per i personaggi hai fatto riferimento – magari in parte – a persone reali oppure sono solo frutto della fantasia?
Aniello Atripaldi: si molti personaggi chiave sono ispirati a persone reale. In primis il protagonista Luca, una versione romanzata di mio figlio di cui però ha in comune la passione per i videogiochi ed il carattere spigoloso. Alcune mie colleghi sono stati inseriti nel testo perché si allineavano come tratti fisici, come altezza o capelli, a quello del personaggio di cui parlavo.
Writer Officina: Cosa vorresti che le persone dicessero del tuo romanzo?
Aniello Atripaldi: Pochi aggettivi: adrenalinico, distopico e consigliato.
|
Tutti i miei Libri

|
Profilo Facebook

|
Contatto
|
|
|
|