Writer Officina
Autore: Martina Tognon
Titolo: Nocciole e Pistacchi
Genere Romance MM
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Nocciole e Pistacchi
Fine esilio.

Vittorio aveva sempre avuto una passione per gli uomini scandinavi, alti e belli come il Sole.
Il pezzo di figliolo salito a bordo in quel momento era il perfetto prototipo del vichingo: capelli biondo oro, occhi di un chiarissimo colore verde e pelle quasi alabastro. Lo splendido esemplare di uomo, che doveva sfiorare i due metri di altezza, aveva risvegliato pensieri decisamente poco casti in lui.
Si passò appena l'indice sulle labbra, quasi a pregustare il bacio che non sarebbe arrivato.
La fortuna sarebbe stata troppo sfacciata se, oltre ad averlo quasi come vicino di posto, fosse stato pure gay.

Salvatore aveva notato subito il tipo di sguardo rivoltogli dal ragazzo seduto al posto 4C. Palese fino dal primo istante e senza alcuna apparente preoccupazione di essere colto in flagrante.
Lo stesso non valeva per lui.
Il quasi vicino di posto era davvero sexy da paura: carnagione olivastra, capelli nerissimi e occhi nocciola.
Si voltò in fretta per non essere beccato con l'espressione di un pesce pronto ad abboccare. Non era il momento giusto per simili pensieri, anche se...
Con la coda dell'occhio lo vide passarsi un dito sulla bocca e immaginò le proprie labbra seguire lo stesso lento percorso. Si riscosse con un grugnito.
Era rimasto lontano dall'Italia quattro anni per dimenticare, ricascarci prima ancora di aver rivisto il cielo di casa sarebbe stato quanto meno idiota.
Scosse appena la testa e mascherò il gesto con il movimento per sollevare il bagaglio a mano. Meglio non rischiare di attirare ancor di più l'attenzione su di sé.
Sentiva gli occhi del fusto perforargli la schiena. Impossibile potesse farlo, ovvio, ma era certo di essere sotto esame.

Dannazione.

L'esclamazione gli si accese nel cervello e iniziò a rimbalzare in una serie infinita di eco. Serrò gli occhi per riprendere il controllo, li riaprì e si infilò al proprio posto. 4D.
Solo l'inutile, misero e stretto corridoio li avrebbe separati per la durata del volo. Salvatore ringraziò qualunque divinità gli venisse in mente. Il semplice fatto di non essere costretto in quella situazione su una rotta intercontinentale era un dono incredibile. Il rientro da Monaco sarebbe durato una manciata di istanti in confronto a una transvolata oceanica.
Tra una cosa e l'altra avrebbe dovuto sopportare la tensione di quella presenza per non più di un paio di ore, poi sarebbe stato al sicuro e libero dalla tentazione.
Respirò a fondo e si immerse, almeno ci provò, nella lettura. Il display si illuminò, ma per parecchio tempo la pagina visualizzata rimase la stessa.

Vittorio aveva seguito ogni mossa del vichingo, indeciso se e come approcciarlo. Continuò a osservarlo di sottecchi, abbastanza a lungo da rendersi conto di essere stato notato.
I lettori di ebook tendono a non cambiare pagina da soli. Sia i dispositivi con schermo touch, che quelli con pulsanti meccanici, necessitano dell'azione di un essere umano. Il ragazzo dall'altra parte del corridoio non aveva ancora letto una sola riga.
Colto in flagrante abbassò gli occhi sulle proprie mani intente a tormentare il cellulare, senza interruzione, da quando si era seduto. In realtà non sapeva davvero cosa fare della valanga di emozioni che lo agitavano. Sospirò appena e tornò con la mente alla sofferenza di quattro anni prima.
Pensava di aver trovato l'uomo prefetto invece...

* * *

“Cosa vorresti dire, Tiziano?”

Il cuore sembrava essersi fermato in attesa di un chiarimento che non voleva davvero sentire.

“Hai capito, non c'è bisogno di fare il finto tonto. Siamo stati bene insieme, ma è arrivato il momento di chiudere. Abbiamo ottenuto il meglio possibile dai due anni insieme.”
“Ti amo.”

Il giovane biondo scosse la testa.

“Se è così mi dispiace di non essere stato chiaro. Per me non è mai stato amore. A letto ha sempre funzionato tutto a meraviglia, ma l'amore è un'altra cosa. Speravo di poter restare qui fino alla partenza per la Nuova Zelanda, ma a quanto ho capito non è proprio il caso.”

Ogni parola era un colpo inferto all'anima di Vittorio. Aveva dato tutto a quel rapporto e ora scopriva di aver fallito.
L'uomo della sua vita si era innamorato di un maori conosciuto a Milano per lavoro, e c'era di peggio. Aveva mantenuto rapporti con questo fantomatico essere meraviglioso per sei mesi.
Mezzo anno di amore a distanza, centottanta giorni nei quali aveva continuato a svegliarsi ogni mattina nello stesso letto, accanto a una persona diversa da quella che stava per raggiungere dall'altra parte del mondo.

‘Mai stato amore...'

Il colpo peggiore era racchiuso in quelle poche parole. Due anni di non amore di Tiziano.

Lo stesso non valeva per Vittorio. Per lui il tempo insieme era stato tutto. Tornare in una casa accogliente e cenare insieme prima di vedere la televisione. Litigare per il possesso del telecomando e finire per dimenticarsene e fare l'amore.

Amore.

Risvegli uno nelle braccia dell'altro. Colazioni a letto. Fughe al lavoro. Tutto per costruire un nido perfetto per il futuro. Speranze e sogni di cui avevano discusso...
Alla fine aveva capito.
Tutte quelle chiacchiere non erano per qualcosa che avevano davvero condiviso. Ogni parola, frase, idea e desiderio espresso, erano di Tiziano. Avevano camminato su binari paralleli e le similitudini di alcune visioni non erano reali convergenze.
Non lo erano mai state.

“Tiziano...”

Si interruppe. Come poteva spiegargli che desiderava costruire un ponte tra le loro esistenze? Voleva gli fosse data almeno una possibilità.
Il dolore feroce gli spezzava il fiato.
Credere alla realtà non sempre è facile, molte volte è impossibile.
Gli occhi azzurro ghiaccio lo guardarono interrogativi.

Sono mai stati così freddi prima di oggi?

Il pensiero lo colse impreparato. Tiziano non era mai stato affettuoso e tattile come lui, ma nemmeno così insensibile come sembrava essere diventato all'improvviso.

“Tiziano, puoi darmi... darci... una possibilità?”

Vittorio vide lo stupore dipingersi sul viso che amava alla follia, non comprese fino a quando non gli fu sbattuta la verità in faccia. Per l'ennesima volta senza un minimo di empatia, ma con semplice, mera crudeltà.
Il colpo fu di quelli da knock out.

Una mano si alzò a spostare il ciuffo biondo dalla fronte, chiaro modo per prendere tempo prima di rispondere. Un istante dopo il giovane si grattò appena la punta del naso, segno di imbarazzo per una situazione complicata, di certo imprevista e ora troppo difficile da gestire.

“Vittorio, non c'è nessuna possibilità, né c'è mai stata. Per me sei stato uno splendido compagno di letto con il quale, per puro caso e fortuna, andavo d'accordo anche fuori dalla camera. Mi chiedi una cosa che non ho mai preso in considerazione, ancora di meno ora. Ho trovato l'uomo con cui condividere il resto della mia vita, e non sei tu.”

Non era stato detto altro.
Tiziano era uscito di casa con il più grande dei trolley e un'ultima frase.

“Fammi sapere un giorno in cui non sei in casa. Posso aspettare a prendere il resto della mia roba, non ho alcun desiderio di renderti le cose più difficili.”

Più di così?

Prima ancora che la porta si chiudesse, a separarli in modo definitivo, Vittorio crollò in ginocchio al centro dell'ingresso. Incapace di reggersi in piedi, di pensare, di credere...
...di piangere.

Avrebbe voluto lasciarsi andare. Sentiva le lacrime bruciare, sbatté le palpebre più volte, ma niente da fare. Gli occhi restavano fissi sul legno chiaro davanti a sé e il cervello era una lavagna bianca senza alcun segno.
Alzò le mani per osservarle in silenzio.
La minuscola vera color argento era in realtà un oggettino privo di valore, lo aveva comprato lui stesso. Era stato un modo per mettere un muro tra sé ed eventuali corteggiatori.
Idiota.
Era stato un totale, completo, assoluto idiota.
Forse un giorno avrebbe accettato quella realtà basilare.
Le mani scivolarono verso il pavimento, planarono senza rumore poco distanti dalle ginocchia. Non sapeva se fosse stato il freddo a contatto con la pelle o la vista di quell'anello del tutto privo di significato, ma all'improvviso pianse.
Una singola lacrima, poi una seconda.
Alla fine si trovò singhiozzante a terra, raggomitolato come il cucciolo abbandonato che era.

* * *

Il dolore assurdo e ingestibile lo aveva spinto alla drastica decisone di lasciare per un po' il suolo natio, con il desiderio illogico di stare lontano dai maschi latini. Il problema non era certo la nazionalità di Tiziano, sarebbe stato come prendersela con sé stesso per essere italiano, ma aveva bisogno di una rottura con il passato. L'esilio volontario dall'altra parte del mondo rispetto alla Nuova Zelanda gli era sembrata un'opzione logicissima e aveva funzionato meglio del previsto.
L'Alaska lo aveva curato e rimesso in piedi.
Nessun desiderio di tornare, fino alla bella notizia.

Erano trascorsi tre mesi dalla telefonata del fratello che gli aveva annunciato la prossima nascita del primo nipotino.
L'annuncio era stato la leva giusta per spingerlo a tornare.
Monaco Roma era l'ultima tratta del pellegrinaggio, lontano da tutti, che si era auto imposto.
Alla fine era pronto a ricominciare, e per andare sul sicuro...
...niente più italiani!

L'arrivo della hostess lo distrasse.

“Would you like something? ”

Vittorio scosse la testa con un sorriso. Valutò per un attimo se rispondere in tedesco, in fondo era a bordo di un aereo della Lufthansa, ma lasciò perdere in fretta. Le poche parole del proprio vocabolario non gli avrebbero permesso di continuare la conversazione oltre i convenevoli.

“No, thank you.”

La giovane donna lo guardava con una certa ammirazione e lui si affrettò a concentrarsi sul proprio tablet. Non era impegnato in nulla di importante, un semplice classico Sudoku per passare il tempo. Purtroppo per la signorina lui era single, ma non etero e preferiva di gran lunga non trovarsi costretto a rifiutare la richiesta in arrivo.

Una voce calda arrivò dall'altra parte del corridoio e lo attirò con violenza. Si voltò di scatto. Il vichingo, spettacolare rappresentante del genere umano, aveva un netto accento siculo.
La regione di provenienza non era un problema, anzi, adorava il caldo e il mare.
Il problema stava a monte.

Era italiano!
Martina Tognon
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Autori di Writer Officina

Martina Tognon
Sono nata, e cresciuta, in provincia di Gorizia. La mia famiglia è stata per lungo tempo mono genitoriale, con una netta prevalenza femminile. Questa realtà ha forgiato buona parte del mio modo di vedere i legami interpersonali. Alle mie spalle ho un percorso di studi tecnico scientifico, che non mi ha impedito di sviluppare un profondo interesse per tutto ciò che è manifestazione artistica. Ho imparato negli anni a bilanciare le due parti di me. Oltre a scrivere, e ovviamente leggere, ricamo, creo oggetti per la casa (che siano piccoli armadi o altro dipende anche dalle necessità domestiche) lasciando libera la mia creatività.
Non ho potuto proseguire gli studi fino alla laurea, per motivi meramente economici. Se avessi potuto scegliere avrei con molta probabilità puntato su qualcosa di molto distante da quello che avevo studiato fino alle superiori, il mio sogno di bambina è sempre stato l'archeologia.
Vivo con mio fratello per scelta, perché la famiglia conta.
Ho un compagno in un'altra regione, da ben 22 anni camminiamo insieme in questo amore pendolare pieno di significati e vita.
Non penso al futuro, ho imparato che gli imprevisti comunque arrivano, la vita è adattamento e crescita.

Writer Officina: Qual è stato il momento in cui ti sei accorta di aver sviluppato la passione per la letteratura?

Martina Tognon: Da quando mi hanno messo un libro in mano. Io ho iniziato a inventare storie prima che sapessi leggere. Cosa che ho iniziato a fare prima dei tre anni. Da lì non mi sono più fermata.

Writer Officina: C'è un libro che, dopo averlo letto, ti ha lasciato addosso la voglia di seguire questa strada?

Martina Tognon: Sono una lettrice onnivora, ho 53 anni e leggo da 50. Prendere un libro e farne il punto di partenza è davvero limitante per me.
In realtà scrivo da sempre, per me stessa, e pubblico solo perché un caro amico mi ha praticamente obbligato. Ho iniziato a scrivere per leggere cose che non trovavo scritte. Ho lasciato tutto nei cassetti per anni e ancora oggi penso di non essere una scrittrice perché pubblico. Lo sono perché non posso fare a meno di scrivere.

Writer Officina: Dopo aver scritto il tuo primo libro, lo hai proposto a un Editore? E con quali risultati?

Martina Tognon: Ho scelto la strada del self da subito, poi ho provato le CE un paio di volte, con nessun riscontro. Ho capito che il mio modo di scrivere non è facilmente vendibile, non risponde alle attuali richieste del mercato e questo implicherebbe doverci lavorare troppo perché possa essere remunerativo.

Writer Officina: Ritieni che pubblicare su Amazon KDP possa essere una buona opportunità per uno scrittore emergente?

Martina Tognon: La definirei un'opportunità. Non buona né pessima. Dipende da quanto tempo una persona ha davvero da dedicare al proprio sogno. Resta un mondo complicato, mi si dice fosse più facile in precedenza. Non lo so, sono arrivata con la seconda ondata.
Deve essere chiaro che si diventa editori di sé stessi, quello che farebbe un editore, lo si deve fare da soli.
Dall'editing, alla cover e alla pubblicità.

Writer Officina: A quale dei tuoi libri sei più affezionata? Puoi raccontarci di cosa tratta?

Martina Tognon: A quello che forse ha venduto di meno in assoluto. 24 (+1) Appuntamenti a Shanghai. Si tratta di un romance MM che trovo il mio migliore libro ad oggi. Per l'idea, per i personaggi, per il ritmo della narrazione e l'evoluzione della storia.
Lo amo per parecchi motivi, soprattutto perché è nato da un colloquio costante con una carissima amica che risiede, lavora e vive a Shanghai. Ho usato vive come ultimo verbo perché è quello che mi ha aiutato a far trasparire dalle pagine... I due ragazzi avranno 24 appuntamenti nell'arco di dodici mesi e tutte le location sono reali. Uno spaccato di vita vera in una megalopoli cinese.
Ho il timore che non venda proprio perché c'è stata la pandemia, perché sono i cinesi... brut****** non finisco la frase.
Io non scrivo per mode, ho scritto questo libro perché ne avevo bisogno io, evidentemente i pregiudizi vincono anche in questo caso.

Writer Officina: Quale tecnica usi per scrivere? Prepari uno schema iniziale, prendi appunti, oppure scrivi d'istinto?

Martina Tognon: Traccio i personaggi iniziali. Stendo lo schema dei capitoli (titolo e breve sunto di cosa ci sarà scritto) e poi vado.
Purtroppo, come spesso dico alle amiche che mi sopportano, a volte io divento la ghost writer dei miei personaggi. Per essere chiara, il 14 giugno avrei dovuto terminare la prima stesura di un testo (che ora resterà a maturare nel mio cloud per un mesetto almeno), ma domenica 15 giugno mi sono svegliata con la ferma convinzione che servisse un altro capitolo.
Hanno vinto i personaggi.

Writer Officina: In questo periodo stai scrivendo un nuovo libro? È dello stesso genere di quello che hai già pubblicato, oppure un'idea completamente diversa?

Martina Tognon: Ho appena terminato una prima stesura, che sarà pubblicata con uno pseudonimo. Trovo davvero assurdo che ad oggi, 2025, una donna debba essere costretta a nascondersi se vuole scrivere certe tipologie di libri senza finire vittima di attenzioni spiacevoli.
Il grosso delle mie amiche/conoscenti che scrivono, se vogliono trattare tematiche particolari devono farlo con un nome d'arte. Così devo fare anche io.
La massiccia presenza di donne che scrivono MM ha sdoganato la presenza femminile in quel genere. Non sempre penso sia positivo perché a volte temo ci sia poca capacità di sviscerare la realtà di un personaggio maschile.
Però restano gli erotici, soprattutto se BDSM e, per paradosso, gli FF.
Sembra scontato che una donna possa scrivere MM, ma le tematiche lesbo dovrebbero esserle vietate.
Chiaramente non posso rivelare dettagli della trama o del genere, perché sarebbe come rivelare il nome d'arte.
Posso dire che ho in mente una trilogia, tre gemelli monozigoti, che svilupperà su FM, MM, FM. Ed un altro FM un po' particolare, analizzerò la realtà di un uomo oggetto... o se preferite di un uomo nel ruolo di mantenuto.
Niente sugar daddy, ma una sugar mommy.
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