Writer Officina
Autore: Eleonora Zaupa
Titolo: Giallo Come Il Cielo
Genere Fantascienza
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Giallo Come Il Cielo
Avevo recuperato quei dannati fogli che di lì a poco su costrizione avrei riempito di cose inutili. In quell'inferno avevo corso contro il tempo e in gioco c'era la mia vita.
Ma adesso il nascondiglio di fortuna non era più sicuro: mi avevano trovato, stavano venendo a prendermi. Nella mia testa, i loro passi m'inseguivano ancora e non mi davano tregua nemmeno per un momento, le immagini che mi tempestavano la mente erano ancora vivide: disgustosi, correvano tra le vie deserte e le macerie degli edifici. Quella cavalcatura raccapricciante era saltata su una parete di cemento, facendola crollare. Nemmeno l'orrenda bestia nera era stata in grado di stargli dietro.
Sarei sopravvissuta a un'altra fuga?

--

Uno di loro aveva sparato nella mia direzione. Il proiettile era volato tagliando l'aria. In quell'attimo
avevo pensato che mi avrebbe mancato, perché non potevo morire così. Non poteva finire in quel modo. Avevo rischiato la vita così tante volte, perché morire adesso?
Il proiettile era entrato nella mia carne. Gridai e finii in ginocchio, solo le mani m'impedirono di sbattere la faccia al suolo. Con la vista sfuocata e testa che girava, vidi il sangue che usciva copioso.
Ero stata colpita.

--

Mi guardai indietro, temendo di vedere uno di quei
mostri.
Erano degli imbecilli! Non ero sicura che si potesse spegnere un incendio di tali dimensioni. Una pioggia
probabilmente sarebbe servita solo a peggiorare la situazione, dal momento che doveva essere acida e
piena di chissà quali sostanze. Sparo dopo sparo, la strada diventava sempre più dissestata. Si creavano buche, crepe, l'asfalto veniva alzato e lanciato in aria. Questo, però, era servito a rallentarli.
Sembrano stupidi!, era stato il mio pensiero.
Le fiamme stavano ingombrando anche la strada che avevo davanti e avevo accelerato per superare quello che stava per diventare un muro di fuoco: un corridoio ardente e mi sentivo incenerire. Il metallo del flyscooter era diventato incandescente. Non potevo tornare indietro, ma solo proseguire, sperando che le pareti di quel corridoio rovente non si chiudessero su di me.
Ancora poco e sarei uscita da quel cunicolo infernale. Non potevo accelerare di più, ero già al massimo: abbassai la schiena cercando di essere più veloce.
Il muro si era unito.
Mi trovavo tra le fiamme.
Sentii il fuoco lambirmi le carni.
Ero atterrita, il cuore scoppiava, quel momento pareva eterno. Le lingue color dell'inferno, in qualche assurdo modo, assunsero una forma nel turbine di emozioni che mi travolgevano. C'erano esseri, umanoidi, individui alti e bassi che mi guardavano, danzavano violente come facevano le fiamme. Cambiavano forma, scomparivano e comparivano. Il crepitio, le esplosioni, e tutti i rumori delle vampate divennero lamenti; alcuni sembravano avvertirmi, altri accusarmi.
Doveva essere l'ultimo delirio della mia mente prima di morire. Le fiamme riscaldavano la mia pelle, mi dissi che era la fine.
Sentivo l'odore dei cadaveri che stavano
ardendo.

--

— L'aria stessa era infetta — le avevo spiegato.
— È un miracolo che tu sia ancora viva.
Nessuno credeva più alla chiesa, né ai miracoli. I culti come noi li intendiamo si erano estinti dagli anni ‘70 in poi, quando l'inquinamento procurava ogni giorno milioni di morti. Non si raggiungeva più la vecchiaia. Le preghiere non servivano, e i preti stessi si resero conto che, per vivere, era necessario agire, non c'era più tempo per riflettere, per pregare. L'ultima chiesa era rimasta in piedi fino al 2090.
Era sorta una nuova coscienza nelle persone: “Se un dio c'è, ci ha voltato le spalle, ci ha abbandonato. Così faremo noi con lui.” Nessuno poteva più credere a un dio che lasciava estinguere le proprie creature. Più recentemente, una trentina di anni fa, alcuni culti erano risorti. Molte persone si erano persuase che le preghiere erano state esaudite e che i propri dèi erano tornati o non se n'erano mai andati: avevano solo avuto bisogno di tempo. Nacquero nuovi fedi, nuove chiese e nuove fedeli. “Le divinità ci hanno misericordiosamente salvato da noi stessi”, sostenevano. Avevo assistito a una messa, una volta, spinta solo dalla curiosità di capire di cosa si trattasse. Avevo ascoltato il predicatore che parlava della “seconda possibilità che aveva ricevuto in dono il genere umano per vivere e trionfare nel bene”, e ringraziava Dio per aver eliminato il male e l'inquinamento. Io credevo in Dio, ma non lo collocavo nel cielo. Lo trovavo nelle persone e nella natura. Negli scienziati della Sansettobīchi che avevano sviluppato i NewLife. Dio era stato in Elara Riverlay, quando mi aveva salvato dal bosco. Era stato nella squadra che mi aveva appena salvato. Dio era nell'acqua che noi avevamo inquinato. Dio era negli alberi che noi avevamo tagliato. Non c'era nessun invisibile supremo da venerare, ma delle persone in carne e ossa e degli elementi che ci permettevano di vivere... erano loro che avremmo dovuto ringraziare.
Ero svenuta sul lettino.

--

I miei occhi avrebbero dovuto abituarsi presto, ma cominciavo a pensare che mi sarei dovuta affidare agli altri sensi. Sapevo solo che non ero più nel deserto: l'aria era ferma e pungente, tanto da farmi bruciare gola e narici. Avevo iniziato a tossire e, più lo facevo, più quella schifosa aria bianca mi riempiva la gola. Avevo vomitato, e quando gli schizzi avevano rimbalzato sul mio viso compresi che, davanti a me, c'era qualcosa. Un secondo conato stava per arrivare ma, prima di sentire ancora il gusto acido del pollo che avevo mangiato, avevo indossato la maschera d'ossigeno, attivandola per
permetterle di rendere l'aria respirabile per i miei polmoni e isolarmi da quell'odore pungente. Grazie, Garret. Non ti ringrazierò mai abbastanza. Nessun rumore intorno, solo un senso di ovattato; mi ero accucciata sperando che quella roba che avevo davanti mi potesse coprire da qualsiasi cosa avesse ammazzato il drone. E se invece fosse stata proprio quella a distruggere la telecamera volante?
Se fosse stato davvero così, ragionai, probabilmente dovevo già essere morta. Speravo che la mia teoria fosse corretta. L'umidità e un caldo asfissiante mi appiccicavano i vestiti addosso, non mi ero mai sentita così spossata. Qualcosa mutò senza un vero motivo; la visuale, prima di tutto. Scorgevo i contorni di qualcosa di metallico e sporco, di un bianco diverso; a terra intravedevo un pavimento coperto di polvere e sopra la mia testa notai un soffitto scrostato in cui i fili elettrici emergevano dal cemento rovinato: davanti a me, infine, emerse un NeoLife con la vernice mangiucchiata dal
tempo e con graffi che sembravano un codice ermetico.
Okay: non era stato quell'oggetto ad aver atterrato il drone. Era sporco di fango; un lato sembrava sciolto, come se mancasse qualcosa, per qualche motivo mi ricordava il suo gemello nel deserto di Abbingard. Era possibile che fosse giunto fino a lì assieme a me?
Il suo display era illuminato: funzionava ancora malgrado le condizioni in cui era. Guardandomi attorno, questa era stata la prima domanda: Perché un NeoLife ozia nell'atrio della sede Neo Explorer? E la seconda: Che cazzo è successo?!

--

C'erano gabbie con animali di diverso tipo e di diverse provenienze geografiche. Alec mi aveva spiegato che servivano per
gli incroci genetici. Proseguimmo guardando dentro a ogni infisso di vetro, fino a trovarli.
Gli embrioni.
Al di là di una vetrata scorgemmo delle cisterne verticali con decine di bestie alimentate da tubi di gomma che uscivano dal soffitto, venivano giù come rampicanti. Le bestie erano incoscienti, si stavano ancora formando. Riconoscevo qualcosa di simile agli slang e ai groobeé. Erano spaventosi. I loro nervi a tratti si muovevano, ma sembravano dormire. Gli sarebbe
bastato poco per spaccare il vetro.
— Eccoli.
— Sono mostruosi, vero? Se solo avessero un'indole docile...
— I Creator m'inseguivano sopra queste bestie, che erano più alti di una persona.
Nelle vasche con l'acqua amniotica, rossa, non superavano l'altezza di un braccio. C'era una luce che li illuminava dal basso, all'interno, forse per riscaldare l'acqua come si fa con le tartarughine nel terrario.
Erano luci inquietanti.
Eleonora Zaupa
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Eleonora Zaupa
Mi chiamo Eleonora Zaupa e sono nata nel '94'. Fin dalla mia infanzia ho adorato i videogame e i fumetti, quest'ultimi poi abbandonati attorno ai quattordici anni. A dieci avevo iniziato a disegnare e qualche anno più tardi avevo seguito un corso di disegno a Vicenza con Dalì Arts. Passione mai abbandonata a dire il vero, ma con il tempo non mi ci sono più dedicata perché ho preferito impiegare tutte le mie forze sulla scrittura. A quattordici anni, nella mia vita, era entrato qualcosa di nuovo. Avevo iniziato a studiare l'esoterismo, quindi tutte le pratiche spirituali come la meditazione, i chakra, la cristalloterapia eccetera. All'età di ventitré anni avevo seguito un corso di Reiki a Padova e solo poi ho iniziato a pubblicare libri in questi temi. Diciamo che ho voluto unire la passione per la scrittura con il mio credo. Per il resto sono una persona come tante; ho due gatti, uno bianco con macchie maculate, e uno nero (Nyla e Morgana) e un lupo cecoslovacco (Enya). Fino a poco tempo fa possedevo anche due camaleonti e una capra.

Writer Officina: Qual è stato il momento in cui ti sei accorta di aver sviluppato la passione per la letteratura?

Eleonora Zaupa: La mia famiglia non è mai stata amante della lettura, è per questo che il primo libro che ho letto era stato all'età di dodici anni: “Il Piccolo Principe”. Con questo avevo scoperto quanto bello sia lasciarsi coinvolgere in mondi e storie fantastiche. Avevo proseguito con “Harry Potter” ed è a quel punto che in me nacque il primo, vero sogno nella mia vita e che superava di gran lunga quelli della mia infanzia: diventare pittrice o archeologa. Far emozionare gli altri con qualcosa di mio era ciò che mi sarebbe piaciuto. Avevo iniziato da subito con quest'arte, alternando la scuola con la lettura e la scrittura. Più riempivo i fogli di scritti e più capivo che ciò faceva parte di me. Da allora non ho mai smesso. Quando non lavoravo potevo trascorrere intere giornate a scrivere. Non mi vergogno a dire che i libri che avevo scritto a quattordici e a sedici anni li ho cestinati, preferendo riscriverli da capo con mente più matura e dopo vari corsi seguiti. Infondo, è con impegno e costanza che si migliora, no? Mettendosi in gioco e cercando di superare i propri limiti.
Insomma, posso dire che scrivere fa parte di me quasi da sempre. O comunque, da oltre metà della mai vita. Potrei vivere per farlo.

Writer Officina: C'è un libro che, per ciò che fai, è stato il più importante?

Eleonora Zaupa: Sì. Le tre trilogie del “Mondo Emerso”, quindi “Le Cronache”, “Le Guerre” e “Le Leggende” di Licia Troisi hanno avuto un ruolo fondamentale. Mi hanno fatto amare il genere fantasy proprio per la creatività che ci si può mettere all'interno. Per questo lei rimane una delle mie autrici che preferisco e Paolo Barbieri, colui che ha realizzato le copertine, uno degli artisti che seguo di più.

Writer Officina: Dopo aver scritto il tuo primo libro, lo hai proposto a un Editore? E con quali risultati?

Eleonora Zaupa: Avevo ricevuto parecchie proposte editoriali a dire il vero, ma invece avevo optato per il self-pubblishing. All'epoca avevo quattordici anni e non mi ci ero dedicata come invece avrei dovuto fare. Ho venduto poche copie e questo non mi dispiace se devo essere sincera: in seguito ho preferito riscriverlo da capo. Non è ancora stato pubblicato ma manca poco. Vista la quantità delle pagine l'ho diviso in due volumi e, attualmente, li sto facendo correggere in vista della pubblicazione

Writer Officina: Ritieni che pubblicare su Amazon KDP possa essere una buona opportunità per uno scrittore emergente?

Eleonora Zaupa: In quattordici anni che seguo questa passione mi sono resa conto di molte cose. Amazon è un buon strumento per pubblicare e adesso mi affido a lui per il digitale. I miei lettori preferiscono però ancora il cartaceo e la mia priorità è farlo arrivare alle librerie, cosa che Amazon non mi permette, quindi per quest'ultimo mi affido a un'altra piattaforma molto valida. Punto però molto su Kindle Unlimited per le prossime pubblicazioni.

Writer Officina: A quale dei tuoi libri sei più affezionata? Puoi raccontarci di cosa tratta?

Eleonora Zaupa: Il fantasy a cui ho accennato prima è di certo quello a cui sono più legata. L'ho scritto, poi l'ho cestinato e l'ho rifatto. Non ho mai smesso di lavorarci; ho creato un mondo tanto vasto al punto da comprendere oltre quattromila anni di storia, ho creato nuove razze, delle religioni, una lingua, le costellazioni e in realtà moltissime altre cose che non riuscirei a elencare tutte. In previsione c'è anche un libro illustrato dedicato solo a questo mondo.
Fino a ora l'hanno letto in pochi e costoro mi hanno detto che vorrebbero leggere molto di più, oltre a quello già scritto. Mi hanno chiesto di scrivere libri riguardo ad altre vicende accennate al libro principale, cosa che mi piacerebbe fare. La storia che ho trattato vede come protagonista una ragazza che si risveglia tra fiamme e cadaveri. Non ha memoria del suo passato, e sembra che nemmeno chi incontra la conosca, però qualcosa la spinge a non fidarsi nemmeno di colui che l'ha salvata. Ci sono verità antiche di cui lei è strettamente legata, alcune delle quali le scopre mano a mano che riacquista i ricordi. C'è un uomo, misterioso forse quanto il suo passato, che sembra essere legato a lei. Questo sembra essere l'incarnazione del male assoluto. Ha messo in ginocchio tutti i dieci regni di cui è composta l'isola. Nemici, amici, segreti, verità e bugie non sono niente, paragonati a ciò che dovrà affrontare la protagonista.

Writer Officina: Quale tecnica usi per scrivere? Prepari uno schema iniziale, prendi appunti, oppure scrivi d'istinto?

Eleonora Zaupa: Nei miei primi due libri ho scritto molto d'istinto, poi ho iniziato con gli schemi. Mi trovo molto bene e la scrittura dei libri è molto più veloce. Il primo di cui mi sono servita dello schema è stato “Giallo Come Il Cielo”, il quale ha vinto il “Premio Kipple 2020” e in pubblicazione ai primi di ottobre 2020.
È diverso, però, per i libri esoterici e spirituali. L'ispirazione può venire in qualsiasi momento: mentre parlo con qualcuno, mentre medito, mentre faccio la spesa, e grazie a Google Documenti posso prendere appunti, o scrivere un intero capitolo lì sul posto.

Writer Officina: In questo periodo stai scrivendo un nuovo libro?

Eleonora Zaupa: Be', io ho sempre libri a cui mi sto dedicando. Entro fine ottobre sarà pubblicato il breve trattato “La legge Dello Spazio-Tempo”. Adesso sto revisionando “Figlio del Sangue” (titolo da definire), i due volumi del fantasy di cui ho già parlato sono in mano a un correttore professionista, la prima copertina l'ho già fatta realizzare. Ora, devo decidere quale dei due pubblicare per primo. Ho un ipotetico secondo libro de “L'antica Magia Norrena” da sistemare, ma sono già a buon punto. In seguito, dovrò finire un libro di fantascienza. Per tutti gli altri ho già una scaletta impostata oppure l'inizio è già scritto.
“Figlio del Sangue” è un libro raccontato in prima persona da un vampiro, e quindi ci saranno tutti i suoi pensieri, le sue perversioni e i suoi, chiamiamoli, “hobby”. Sono molto dubbiosa, se devo essere onesta, della reazione del pubblico. Potrebbero adorare il mio vampiro, come odiarlo, proprio per i commenti che fa riguardo a ciò che lo circonda e a ciò che vive. Per tutto ciò che compie e come reagisce alle situazioni. Essendo una creatura immortale si sente superiore a qualsiasi altro essere umano e ha un odio profondo verso i Cacciatori di vampiri.

Writer Officina: Hai fatto dei corsi?

Eleonora Zaupa: Sì, ne ho fatti. Fuori dall'ambito della scrittura ho seguito un corso di disegno a Vicenza con Dalì Arts. Nel 2017 ho conseguito il primo livello di Reiki a Padova. Attualmente sto seguendo un corso di disegno digitale. Per quanto riguarda la scrittura, invece, 2013 sono andata a Buccino, Salerno, per un corso di scrittura creativa di Book Sprint Edizioni diretto da Gianluca Calvino. Mi ha aiutato molto, era parecchio approfondito. C'erano laboratori di scrittura e affrontava svariate tematiche come gli stili di scrittura, i dialoghi e molto altro. In questo momento seguo il corso per correttori di bozze dell'agenzia Saper Scrivere.

Writer Officina: Ti sei documentata, p.e. sui luoghi, sulle professioni di cui parli, sulle industrie farmaceutiche per scrivere i tuoi libri?

Eleonora Zaupa: Credo sia un obbligo. Tal volta mi è capitato di contattare i locali dei luoghi in cui si ambientavano le mie storie per chieder loro informazioni riguardo al posto e alle persone locali. Se devo scrivere qualcosa, preferisco leggere prima un libro che ne parli.
Mi è capitato anche durante a scrittura de “Infernal – Gli Eredi del Male”. Ho soprattutto cercato gli usi e i costumi del vecchio west e del Messico.
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