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Eroi - Il coraggio di esistere
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Giochi del destino.
Si muove piano, leggera, forse un po' troppo leggera. I suoi passi sono incerti mentre si dirige verso la macchina: un'auto completamente deformata, riversa tra l'asfalto e il bordo del marciapiede. È la sua automobile. Elisa si chiede come mai sia ridotta in quello stato. Perché lei non è seduta al posto di guida, e che ci fa in mezzo alla strada? Poco più avanti, da un pullman scendono alcune persone spaventate; una di loro, dolorante, si tiene la fronte con una mano, mentre il conducente, allarmato e in preda all'angoscia, corre verso l'auto con il cellulare incollato all'orecchio. Con molta probabilità sta chiamando i soccorsi. Si fermano altre auto, scendono altre persone che si precipitano verso la macchina completamente distrutta. Elisa non si muove più, è come se qualcosa la tenesse lontano da quell'auto; cerca di fermare qualcuno ma non le danno retta, sono tutti indaffarati. - C'è un bambino che piange, dentro! - sente qualcuno gridare. Elisa viene colta dal panico. Se quella è la sua macchina, vuol dire che il bambino che piange è il suo, ma lei non riesce ad avanzare. Grida, ma nessuno la sente. Ora si dispera. - Ditemi che succede, vi supplico! - Non solo nessuno la sente ma, peggio, sembra che nessuno la veda. L'arrivo delle ambulanze coincide con quello dei carabinieri, che si adoperano subito per allontanare i curiosi e dar modo agli operatori sanitari di svolgere al meglio il loro lavoro. Solo ora che molta gente è stata allontanata, Elisa ha una visuale migliore. Vede un soccorritore che, con molta cautela, dal sedile posteriore, prende in braccio il bambino che piange. Lei lo riconosce: è il suo Davide. Una delle ambulanze lo porta via. Si rende necessario l'intervento dei pompieri per tagliare alcune lamiere che imprigionano altre due persone sui sedili anteriori. - Dicono che gli altri due siano conciati proprio male. La donna sembra grave. - Elisa si volta di scatto verso l'uomo che ha pronunciato queste parole. Vede una ragazza che è aggrappata al suo braccio, molto dispiaciuta. - Speriamo che si risolva tutto per il meglio. Poverini! - commenta la ragazza. Elisa non ne può più. Si piazza proprio davanti a loro e, con le lacrime agli occhi, disperata, chiede cosa sia successo. Spiega loro che il bambino che hanno portato via è suo figlio, che quella è la sua macchina e che la donna al suo interno non è lei. - Guarda - riprende la ragazza, - stanno tirando fuori qualcuno dal lato passeggero... oddio! Sembra grave. Ma chi è? - - Sembra un ragazzo - replica l'uomo. - Adesso stanno tirando fuori anche lei. Deve essere la madre. - - No! - strilla Elisa, furiosa. - Sono io la madre, sono io la loro madre - ripete, - e non so chi sia quella pazza che si stava portando via i miei figli. - Si volta a guardare il corpo che i soccorritori adagiano sulla barella. È piuttosto lontano, ma non abbastanza da non notare che indossa i suoi stessi abiti, che ha la sua stessa acconciatura e lo stesso colore di capelli, biondo mogano. La sua stessa corporatura. Quel blocco che le impediva di procedere verso l'auto all'improvviso si dissolve. Raggiunge la donna che è sulla barella qualche secondo prima che sia caricata sull'ambulanza, il tempo sufficiente per vederla e riconoscerla.
*Circa mezz'ora prima*
I suoi occhi verdi brillano come un prato in una mattina soleggiata di primavera mentre riferisce a sua madre di aver preso un ottimo voto in matematica. Alessandro è uno scolaro svogliato, dall'intelligenza acuta, che potrebbe rendere di più e, per fare cosa gradita a sua madre, ha deciso di impegnarsi al massimo durante quest'ultima verifica. La promozione in terza media dipenderà dall'esito degli ultimi test, e il fatto di essere un campione solo in educazione fisica non è abbastanza. È imbattibile nella corsa e ha conquistato la medaglia d'oro alle prove regionali dei Giochi della Gioventù, l'ultima tappa che lo condurrà alle gare nazionali. Le disputerà nella sua stessa città, Roma, alla fine dell'anno scolastico. Ma come hanno affermato i docenti all'ultimo incontro scuola-famiglia, non è abbastanza per meritarsi l'ammissione al prossimo anno. Nonostante Elisa gli abbia sorriso, dimostrando di essere orgogliosa di lui, Alessandro si accorge di un grigio velo di malinconia che offusca la sua contentezza. I suoi occhi arrossati glielo confermano, allorché lui si rattrista. Le ruote che divorano l'asfalto sono un altro segnale che qualcosa non va, considerando che sua madre è sempre molto prudente al volante. Anche la brusca frenata nei pressi della scuola materna lo impensierisce. - Ma'... che cos'hai? - - Niente. Prendo tuo fratello e arrivo. Vi ho preparato tante buone cosine oggi, e la crostata che ti piace tanto. Torno subito. - Elisa bacia suo figlio sulla fronte ma nel momento in cui apre la portiera, lui la ferma. - Hai litigato di nuovo con papà? - Lei non risponde. Il suo sguardo è afflitto e la frustrazione fin troppo evidente. Scoppia a piangere chiudendo la portiera e chiedendo scusa a suo figlio. - Perché litigate sempre? - - Amore, è tutto a posto, non ti devi preoccupare. È solo che... a volte... ci sono cose che non si possono spiegare e che non è facile gestire. Papà e io ci amiamo tanto e questo ci aiuterà a risolvere tutti i problemi, okay? - Alessandro consola sua madre asciugando le sue lacrime. - Vuoi che scendo io a prendere Davide? Non hai una bella faccia. - Lei gli sorride e accetta volentieri la sua offerta. L'ultima cosa che vorrebbe è instillare nelle educatrici qualche dubbio sulla sua integrità familiare. Il piccolo Davide compirà quattro anni il giorno dopo, e già da un po' fervono i preparativi per la festa. Restano solo gli ultimi accorgimenti e pochi oggetti da comprare, come i palloncini con la scritta Buon Compleanno e le candeline azzurre. Provvederanno durante il ritorno, fermandosi al piccolo supermercato vicino casa. - Sei ancora triste? - chiede Alessandro durante il ritorno a casa, notando un leggero tremore sulle labbra di sua madre, come se cercasse di resistere al pianto. - È tutto okay, amore - ma il tentativo di opporsi allo sconforto fallisce. Le lacrime inondano i suoi occhi finché non si riversano sulle guance. La vista si offusca e la mancanza di traffico e il sole che abbaglia le sue iridi bagnate la portano a non accorgersi del rosso del semaforo. - Mamma! - Neanche l'urlo di Alessandro è sufficiente a impedire lo scontro con il pullman che viene da sinistra e che li travolge in pieno.
***
Leonardo, nella sala d'attesa vuota, pensa che gli ospedali sono luoghi malinconici e funesti, una condizione amplificata dall'attesa che qualcuno lo informi sulle condizioni della sua famiglia. Una giovane donna entra nella sala prendendo posto di fronte a lui. Probabilmente anche lei è in attesa di notizie su familiari o amici; non può fare a meno di guardare con insistenza l'uomo che ha davanti, non perché sia di bella presenza, ma perché vedere un uomo della sua stazza, almeno un metro e novanta di perfezione, dall'aria matura e sicuro di sé, piangere e tremare come un bambino è alquanto inusuale. - C'è qualcuno della sua famiglia, dentro? - domanda lei con molto garbo. Lui la guarda con tristezza. Il verde brillante dei suoi occhi si è fuso con il rosso a furia di strofinare le palpebre. - Sì - risponde lui con un filo di voce, - mia moglie e i miei due figli. Hanno avuto un incidente d'auto. - - Mi dispiace tanto. Spero che stiano bene. - - Non lo so... non so niente. Sono qui da ore e sto impazzendo. - Vorrebbe chiederle se anche lei aspetta notizie di qualcuno, ma non gli importa. Tutto ciò che vuole sentire in questo momento è una notizia confortante sulla sua famiglia. La porta del blocco operatorio si apre per l'ennesima volta a seguito del continuo via vai di medici e infermieri. Questa volta Leonardo non scatta in piedi come le altre volte ma resta al suo posto con la testa tra le mani convinto che anche questa volta nessuno si rivolgerà a lui. Invece... - Signor De Luca? - - Sì! - Nel momento in cui Leonardo balza in piedi, il medico deve sollevare non di poco lo sguardo per incontrare il suo. - È qui da solo signor De Luca? - - Mio padre e i miei suoceri hanno preso il primo volo, mi stanno raggiungendo. Dottore, come sta la mia famiglia? - Il medico fa un respiro profondo. Parla lentamente come per ritardare il più possibile quello che diverrà un momento di disperazione. - Non ho buone notizie, purtroppo. Abbiamo fatto tutto ciò che potevamo, ma sua moglie non ce l'ha fatta. Ha subito un forte trauma cranico con conseguente emorragia cerebrale. Quando è giunta in sala operatoria era già in arresto cardiaco. Abbiamo tentato il tutto per tutto. Mi dispiace. - Le gambe gli reggono appena e si lascerebbe cadere sulla sedia con le mani nei capelli, ma deve sapere dei suoi figli. - Il piccolo sta bene - prosegue il medico, - ha una caviglia rotta e qualche escoriazione. Suo figlio maggiore... lui... - - Alessandro? Che è successo al mio Alessandro? Che cos'ha mio figlio? - - È ancora sotto i ferri. Di lui si sta occupando il nostro miglior specialista, il dottor Mancini. Alessandro è vivo e si salverà, ma... - - Cosa? - - Ha una grave lesione al midollo spinale. Come le ho detto è ancora in sala operatoria e il dottor Mancini è uno che non si arrende facilmente. Ma i danni al midollo sono irreversibili e io, signor De Luca, non voglio alimentare inutilmente le sue speranze. - - Quali saranno le conseguenze? - chiede con gli occhi lucidi, provando a stento a trattenere le lacrime. - Solo il medico che sta effettuando l'intervento potrà dare l'esito ufficiale, ma le consiglio di prepararsi alla notizia che suo figlio non tornerà più a camminare. -
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Mi chiamo Nunzia e sono salentina. Vivo a Copertino, in provincia di Lecce e lavoro in un'azienda agricola di un paese vicino. Sono sposata, ho tre figli, un nipotino di tre anni, un cane, un gatto e quattro tartarughe. Amo la natura e tutto ciò che ne fa parte, lo dimostra l'enorme quantità di scatti che conservo sullo smartphone raffiguranti tramonti, fiori, boccioli, panorami, ragnatele intricate coi loro ragni pazzeschi e tanto altro. Ho conseguito una qualifica di assistente per l'infanzia prima di sposarmi e trasferirmi a Roma dove sono nati e cresciuti i miei figli. Sono una persona curiosa, sempre in cerca di conoscenza. Mi piace imparare, scoprire e non dipendere da nessuno. Sono spesso su internet a fare continue ricerche sugli argomenti più svariati, soprattutto quando sono in fase di scrittura.
Writer Officina : Qual è stato il momento in cui ti sei accorta di aver sviluppato la passione per la letteratura?
Nunzia Alemanno: Questa è una domanda legittima da rivolgere a una scrittrice, ma la mia sarà una risposta un po' fuori dagli schemi. Credo di essere una delle poche, se non l'unica autrice che non abbia mai avuto una grande passione per la letteratura. - Sacrilegio! - si sentirà gridare. E non è tutto: leggo pochissimo ma più che altro per mancanza di tempo, pochi autori a cui sono molto legata. - Ma com'è possibile? Nessuno diventa uno scrittore in questo modo - . Che sia un mito da sfatare? Non lo so, ma mi piacerebbe pensare che in questo momento sto dando una speranza a chi piacerebbe intraprendere questa strada quando pensava che non avrebbe mai potuto farlo. Tornando alla legittima domanda, la mia passione per la scrittura è nata oltre i quarant'anni, per gioco, nel vero senso della parola. Si trattava di un gioco su un forum, che consisteva nello scrivere un racconto tutti insieme: ognuno, di volta in volta, doveva accodarsi a quello che scriveva l'altro, tenendo fede al genere e alla trama. Una specie di staffetta letteraria. È stato divertente, ma la cosa più bella è che ha acceso in me una piccola scintilla che è divampata in quella che oggi è una grande passione.
Writer Officina : C'è un libro che, dopo averlo letto, ti ha lasciato addosso la voglia di seguire questa strada?
Nunzia Alemanno: Ci sono stati libri che ho sicuramente amato come - La casa nel buio - di Stephen King e Peter Straub, o - La biblioteca dei morti - di Glenn Cooper, ma dire che mi abbiano spinto a intraprendere la strada della scrittura, non è stato così. La voglia di incidere tutto da un'altra parte, fantasia, emozioni, storie, intrighi, è arrivata per puro caso, al di fuori delle regole culturali che mi sono divertita a infrangere.
Writer Officina : Dopo aver scritto il tuo primo libro, lo hai proposto a un Editore? E con quali risultati?
Nunzia Alemanno: Il mio primo libro è - L'Egemonia del Drago - , nato inizialmente come unico volume, diventato in seguito il primo della trilogia - Il Dominio dei Mondi - . L'entusiasmo della prima opera mi ha portato a spedire il manoscritto a diversi editori ricevendo risposte deludenti. Nonostante si trattasse di case editrici free, chiedevano sostanziosi contributi perché ero una scrittrice sconosciuta. Da una parte sono rimasta amareggiata per questo comportamento, ma poi ho scoperto l'auto pubblicazione e mi si è aperto un mondo.
Writer Officina : Pubblicare su Amazon KDP è stata una scelta vincente?
Nunzia Alemanno: Ultra vincente, direi. Amazon pubblica a livello planetario, è una piattaforma che detiene oltre il 40% del mercato solo negli Usa e conta milioni di iscritti, per non parlare degli abbonati ai tanti servizi che offre. La sua biblioteca è ricchissima di pubblicazioni e credo sia l'unica piattaforma che metta a disposizione molti vantaggi in cambio dell'esclusiva. Penso che Kdp offra grandi occasioni a chi decide di farsi strada da solo; dà la possibilità di distribuire il proprio libro gratuitamente per pochi giorni ogni tre mesi, e questo rappresenta una grande opportunità, per chi è sconosciuto, di farsi notare. È stata la strada che io stessa ho percorso agli inizi della mia carriera letteraria e, sinceramente, mi è stata di grande aiuto.
Writer Officina : A quale dei tuoi libri sei più affezionata? Puoi raccontarci di cosa tratta?
Nunzia Alemanno: Beh, come si dice... il primo amore non si scorda mai. Non è tanto ciò che tratta, quanto ciò che rappresenta che lo rende importante per me. L'Egemonia del Drago è quello a cui sono legata di più. È stato il mio libro d'esordio, un esordio avvenuto in po' alla cieca, ignorando completamente le regole della scrittura. Pensavo che avere un po' di fantasia e conoscere la grammatica fosse sufficiente a scrivere un libro, ma era ovvio che mi sbagliavo. L'Egemonia del Drago è quello che ha ricevuto più critiche, quello che mi ha aiutato a crescere, che mi ha spinto a studiare, a imparare, a non arrendermi, tant'è vero che alla pubblicazione del secondo volume della trilogia, L'Angelo Nero, qualcuno scrisse in una recensione che addirittura non sembrava scritto dalla stessa mano. Stavo imparando e stavo crescendo. A oggi, posso dire che la scrittura fluisce spontanea e naturale, come se facesse parte della mia vita da sempre. È sbocciata un po' in ritardo, ma meglio tardi che mai. L'Egemonia del Drago tratta una branca del fantasy un po' particolare, definita Low fantasy. La storia di svolge in due ambientazioni diverse in cui fantasia e realtà si passano la staffetta di continuo, un fantasy epico che viaggia a braccetto con la realtà dei nostri giorni, dove protagonista è un bambino di sei anni, Karl. In un giorno come tanti, Karl viene rapito e nascosto in questo mondo immaginario, lontano dalla sua Danimarca, dalla sua famiglia e dai suoi amici. Qui vive diverse avventure e peripezie; il sangue che scorre nelle sue vene marca in modo indelebile il suo destino. Essendo nato come singolo volume, il libro è autoconclusivo. Poi ho sentito la mancanza dei personaggi, dei luoghi, delle avventure... ed ecco che la storia continua.
Writer Officina : Quale tecnica usi per scrivere? Prepari uno schema iniziale, prendi appunti, oppure scrivi d'istinto?
Nunzia Alemanno: Inizialmente è solo un'idea senza uno schema ben preciso. In uno dei miei libri avevo già in mente il finale è ho iniziato da lì. Durante la stesura di - Naufraghi di un Bizzarro Destino - avevo raccolto decine e decine di appunti alla rinfusa, scene e situazioni che mi venivano in mente in qualsiasi momento della giornata e che appuntavo sul notes dello smartphone per non dimenticarle. Per altri libri ho avuto un inizio, credevo di avere anche un percorso, ma la storia mi ha messo da parte e ha deciso per sé. Quando mi sono accostata alla scrittura, tutto avrei pensato tranne che i miei libri si sarebbero scritti da soli. È magia.
Writer Officina : In questo periodo stai scrivendo un nuovo libro? È dello stesso genere di quello che hai già pubblicato, oppure un'idea completamente diversa?
Nunzia Alemanno: Avevo intrapreso un progetto tempo fa: Venator Project. Una saga che vede protagonisti i Venatores, i guerrieri della Chiesa, i cacciatori di demoni e di tutto ciò che fa parte del soprannaturale. Per ora il progetto si compone di un prequel - Venator-L'Incubo dell'Inferno - che, per così dire, apre le danze. Lo segue a ruota il romanzo - Quella Bestia di mio Padre - dove Alex scoprirà qualcosa di sconcertante su suo padre. La mia intenzione è quella di proseguire la storia, in cui il giovane Alex seguirà le orme di - quella bestia - di suo padre, diventando lui stesso un cacciatore di demoni. Come citano le ultime parole del mio romanzo: Non serve fuggire. Non serve nascondersi. Il male va affrontato e il modo migliore per farlo, è conoscerlo.
Writer Officina : Nella tua bibliografia compaiono generi molto diversi tra loro. Sei passata dal fantasy al paranormal thriller, dal genere romance a una storia di narrativa per ragazzi. Secondo te, un autore dovrebbe tener fede a un unico genere?
Nunzia Alemanno: Per uno scrittore famoso o per chi lo fa per professione è consigliabile che marchi il suo nome con un singolo genere. Ho qualche difficoltà a pensare a Stephen King che pubblica all'improvviso un erotico o un romanzo di narrativa storica. Non è detto che non lo faccia con uno pseudonimo diverso, ma Stephen King appartiene all'horror e non si discute. Per me il discorso è diverso. Io non lo faccio per professione. Per me è un gioco, un hobby divertente ed evasivo e non sento l'obbligo di fossilizzarmi su un unico genere. Mi piace essere libera, variare, sperimentare nuove emozioni perché ogni genere origina emozioni diverse, per me che scrivo e per gli altri che leggono. È la mia natura quella di guardare sempre oltre, in direzioni diverse. Voglio che i miei lettori sappiano che Nunzia Alemanno non si limita a una singola fetta di lettori e farà del suo meglio per accontentarli tutti. |
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