Writer Officina
Autore: Elisabetta Gallus
Titolo: Occhi invisibili
Genere Diario
Lettori 3938 140 61
Occhi invisibili
Preambolo
Questo libro è stato scritto e pubblicato con l'unico scopo di fare conoscere in che modo una vita possa essere cambiata a causa di un evento inaspettato e drammatico. Non vuole essere un manuale di soppravivvenza, tanto meno un elenco di istruzioni necessarie da seguire per una ottimale gestione delle situazioni complicate, potete facilmente capire a cosa io mi stia riferendo. Ma vuole semplicemente raccontare una storia. Premetto che al suo interno saranno evidenti delle sbavature, delle quali non specifico il grado di errore ma per le quali è mio profondo desiderio di indicarne la presenza, dicendovi semplicemente che la loro assenza avrebbe reso poco realistico o nullo il messaggio che questo scritto vuole trasmettere al suo lettore. Mi auguro di non offendere in nessun modo la nostra bellissima lingua e tanto meno la vostra intelligenza e conoscenza delle regole grammaticali italiane. Spero possiate capire la motivazione di questa mia scelta, che è del tutto personale.

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3 gennaio 2019
[...]ebbene sì succede anche a me, è frustrante non riuscire a connettere come faccio normalmente. La mia testa esattamente come il mio corpo ha sempre viaggiato velocissimo, nel pensare ed agire, ma oggi invece mi ritrovo nella condizione di non riuscire nemmeno a farmi capire verbalmente! Per tutta la notte ho sentito le scosse e non sono terminate, vanno a intermittenza e mi provocano uno stato di ansia che mi fa venire la nausea, la mia mano destra è come punta da spilli, ma la cosa peggiore è non riuscire a capire ciò che faccio nel momento in cui lo sto facendo! In questi momenti mi immagino mentre mi alzo dal letto, bella possente e sicura sulle mie gambe e inizio a spaccare tutto quello che ho intorno, perché? Ma solo e semplicemente perché sono arrabbiata, [...] di avere ricevuto in dono questa schifosissima malattia. Ed è vero che c'è di peggio, ma oggi voglio fare uscire la bestia che c'è in me, ed in tutti noi, e che anche io trattengo per moralità, lascio staccare dal mio corpo quell'anima che si è chiesta in silenzio tra le lacrime - Perché a me? - Ecco quella che ha bisogno di urlare fino a sentire il mondo tremare e esplodere per ricominciare a crearsi perfetto per la mia esistenza. Voglio essere irrazionale, egoista e sentire nelle vene scorrere il potere che mi può trasformare in un essere superiore, invincibile, potente! Mi immagino in mezzo alla stanza circondata dalla distruzione ma quasi fiera di essere stata capace di averla provocata con le mie mani e le mie gambe. Una sensazione bellissima! Illusa di essere abbastanza super potente da rimettere tutto al suo posto meglio di come era prima del passaggio del mio uragano. Sarebbe bello scegliere di non esistere più per potermi rigenerare “aggiustata”, sogno una terapia che non mi faccia stare semplicemente meglio ma che rimetta dove devono stare i miei pezzi... quelli che dentro di me si stanno fulminando. Il mio corpo ha bisogno di certe connessioni, la mia testa non potrà resistere per molto. Mi dicono che sono forte, forse lo sono sul serio, non lo so. Ma poi c'è la realtà, quella vera che mi trascina sul letto, che mi fa sprofondare prima di permettermi di aprire gli occhi e farmi rendere conto che le mura che mi circondano non si sono distrutte con i miei pensieri, e fuori il mondo continua a vivere. E io cosa posso fare? Alzare lo sguardo e vivere con lui. Dopo tutta questa fantascienza, ho provato ad andare al supermercato vicino a casa e per un momento ho avuto paura di non essere più in grado di tornare indietro perché ho dimenticato il percorso della strada del ritorno. Tutto a posto comunque, quel pizzico di potere che ho mi ha fatto tornare a casa senza problemi. Ho semplicemente smesso di pensare alla mia momentanea incapacità di orientarmi. Mentre giravo per gli scaffali ho messo alla prova il mio self control e sfoderato la mia arte innata di arrangiarmi in ogni circostanza ma soprattutto ringrazio i cartelli appesi all'inizio di ogni reparto per avermi impedito di dimenticare anche che in quel momento mi trovavo al supermercato! Ovviamente su questa ultima affermazione sono ironica, a quei livelli ancora non ci sono arrivata! La mia testardaggine non ha confini, però non vedevo l'ora di rientrare a casa al sicuro! Quello che ho provato è una sensazione orrenda e sono ben consapevole che lo smarrimento prima o poi doveva manifestarsi, dovrò abituarmi anche a questo. Ho sempre avuto intenzione di scrivere in un foglio delle indicazioni come ad esempio la via di casa, come fare una chiamata usando la rubrica o digitare un numero, il colore delle chiavi etc. e sembrerà da folli anzi da idiote però ne garantisco l'utilità. Ma la realtà è che sto ancora rimandando questa soluzione, forse non sono ancora pronta ad accettare anche questo limite. Noto con piacere però che la mia difficoltà a collegare pensiero e parola non si manifesta nel farlo tra pensiero e scrittura! Credo che agli occhi di chi mi guarda in momenti come questi sembro stupida o distante, irrazionale e folle, ma non definirei il mio bisogno di isolamento come una distanza ma come uno standby che il mio disagio di quel momento mi obbliga ad avere, sento solo il mio cervello che chiede semplicemente di essere capito, istruito al cambiamento e di evolversi diversamente da come era stato impostato. Non è facile non essere in grado di comunicare, all'inizio ci ho provato ma era ancora più frustrante cercare di spiegare quello che provo e farlo senza riuscire a dire le parole corrette o esprimere i concetti giusti e nel modo giusto, soprattutto, è praticamente un'impresa ora impossibile per me, imparerò con il tempo. Un giorno riuscirò, con la pratica si può tutto ma ora no! Sono giunta alla conclusione che in situazioni come questa la scelta migliore è restare sola, mi faccio le mie cose in tutta tranquillità, isolo il cervello a dedicarsi solo a me senza dovere pensare a fare qualcosa per qualcun altro o che non voglio. Per me il massimo del relax è quello di potere guardare fuori dalla finestra con aria apparentemente inebetita, ma in fondo solo persa in pensieri lontani che per il momento riesco a decifrare solo io. È proprio questo il punto, ho bisogno di attimi in cui non devo e non voglio comunicare! Mi sono sentita domandare che cosa voglio e la risposta è molto più semplice di quello che ci si aspetta: io non voglio nulla! Non chiedo nulla ma solo di vivere la mia vita in pace senza carichi eccessivi che appesantiscono il macigno che sto già imparando a portare e quelli che aumentano il mio peso da quando sono venuta al mondo. È così difficile da capire? Ci sono dei momenti in cui una persona deve decidere come è meglio vivere la propria vita per essere felice, io lo so già come deve essere la mia ed è strano per chi mi sta intorno accettare che non la posso più avere come negli standard di aspettativa comune. Perché bisogna necessariamente dare sempre una spiegazione a tutto? Non si possono fare semplicemente le cose che si desiderano quando e come le si desiderano? Certe persone considerano questi momenti di isolamento come una mia forma di tristezza o di avvicinamento a un crollo emotivo ma non è così! Il mio isolamento, principalmente verbale, è una necessità per il mio equilibrio di restare stabile, il mio bisogno di stare sola con i miei pensieri, la mia mente e il mio corpo. In questo preciso momento sono serena! Sto esprimendo quello che penso nel modo in cui lo penso e sto bene perché non devo aspettarmi delle risposte. Non mi servono! Direi che il mio disinteresse ad interagire con gli altri si manifesta anche e soprattutto perché non posso essere capita ma voglio solo essere ascoltata. Ebbene sì, sono umana e combatto ogni giorno le mie battaglie soprattutto contro i mostri che se non controllati e affrontati possono spaccare in mille pezzi il mio equilibrio. La mia arma per vincerli è ascoltarli e conoscerli ogni giorno e solo il silenzio mi permette di distinguerli. Il mostro che temo di più lo osservo ogni giorno allo specchio. Non sono mai stata un tipo semplice, apparentemente solo impulsiva ma nella realtà, si è vero che agisco di istinto ma sono anche capace ad essere riflessiva e ultimamente mi capita spesso di pensare al mio passato, al mio presente ma solo a tratti al mio futuro. Nel mio meditare di oggi, stimolata sicuramente da un film che ho visto ieri che parlava di bellezza collaterale delle cose, mi sono resa conto che il tempo è proprio quello che ha sempre ruotato intorno alla mia vita. Ho sempre avuto una considerazione del tempo un po' particolare, come se prima o poi il mio si sarebbe esaurito in qualche modo. Giudicata folle da chiunque ha incrociato la mia strada per il mio attaccamento venale alla vita, che deve essere vissuta a tutti i costi in ogni istante, e probabilmente continuano a pensarlo per il mio strano modo di affrontare le cose. Ma oggi non credo di essere stata pazza a cercare di prendermi tutto e subito perché la mia concezione di tempo è diversa! Difficile da comprendere per chi non si trova nella mia situazione e nella mia testa, ma basterebbe anche solo provare per un secondo a vivere come faccio io ora per sentirmi più vicina. Credo che io di tempo per me ne ho tanto da ricavare, nella vita posso fare tutto e continuare a catturare ciò che mi serve in ogni momento della mia giornata come ad esempio accarezzare le foglie, rubare abbracci alle mie figlie mentre giocano e non vogliono essere disturbate, strofinare il viso sul pelo del mio gatto, sentire il freddo sotto i piedi mentre cammino scalza e anche la necessità di sentire il dolore dove la percezione sensoriale scarseggia, abbracciare il mio compagno tra una pubblicità e l'altra mentre lui dorme e io guardo un film. E lo ammetto, ogni tanto mi pizzico il braccio destro perché percepire anche solo un minimo di male mi fa sentire viva e non sono pazza né tanto meno masochista con tendenze all'autolesionismo. Quello che sto cercando di dire è che inizio ad avere il dubbio che nella realtà della mia vita sono le persone che mi stanno intorno che dovrebbero preoccuparsi del tempo, di quello che loro non potranno più avere con me, quello che un giorno capiranno di avere perso anche nella banale giornata in cui non mi hanno fatto una stupida carezza perché arriverà il momento in cui gli mancherà la sensazione bella che può dare vedere il mio sorriso in risposta proprio per quel leggero tocco di mano sulla mia pelle che, oggi, ancora riesco a sentire. Io godo della vita in ogni singolo istante, a modo mio cerco di assorbire tutto quello che mi circonda e mi rendo conto che desidero solo arrivare dove sto andando senza avere il magone di dovermi voltare e vedere nel mio passato cose che avrei potuto fare e non ho fatto! Mi piacerebbe prestare i miei occhi e le mie sensazioni a chi mi ama per permettergli di vedere a modo mio il mondo nel bene e nel male esattamente come riesco a vederlo e viverlo io. Scoprirebbero che il “ mio colore” tutto sommato non è poi così tanto male, capirebbero che il segreto della mia felicità nonostante tutto è il risultato anche dell'accettazione della mia condizione e la voglia di non perdere, perché io il mio tempo non lo voglio sprecare a credere che tutto sia brutto e cattivo ma anche nei momenti come quello di oggi, fatto di miei atteggiamenti distaccati, che più facilmente si giudicano come capricci di una donna egoista e viziata, in realtà sono solo un attimo di quel tempo che mi voglio prendere per assorbire la vita fino a farla restare in circolo nelle mie vene per sempre. La frase che più frequentemente dico è che il potere più grande di un essere umano è il suo cervello, la sua capacità di pensare e agire, ecco io nel mio tempo non voglio dare spazio a niente che mi possa togliere questo potere, voglio considerare il mio bisogno di solitudine come se fosse il mio carica batterie, per alimentare il MIO di essere. Credo di avere usato la parola tempo cento volte nella stessa frase in tanti concetti e non ho intenzione di cancellarla [...]
Elisabetta Gallus
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Elisabetta Gallus
Sono una persona comune che a differenza di altre ha solo una vita leggermente meno ordinaria. Sono nata e cresciuta a Genova ma nelle mie vene scorre sangue sardo, e proprio da buona sarda in me primeggia la testardaggine, caratteristica che mi ha salvato e continua a salvarmi nelle mie imprese. Infatti sono quel tipo di persona che guarda in faccia i problemi e li sfida con il sorriso anche quando colpiscono duro. Da qualche anno condivido la mia esistenza con una malattia, la sclerosi multipla, forse uno tra i più grandi ostacoli che la mia vita fatta di obbiettivi deve affrontare ogni giorno ma che mi ha anche spinta a cercare e trovare la felicità. La mia “rinascita” è stata possibile dopo uno schiaffo violento che mi ha posto difronte a due scelte, ovvero fermarmi e farmi schiacciare oppure andare avanti con prepotenza e travolgere tutto quello che avrebbe cercato di fermarmi. La seconda opzione mi è sembrata la più logica, sicuramente più complicata, ma decisamente la più sensata. Mi sono rimessa in gioco, non ho cercato le opportunità ma le sto creando giorno dopo giorno, sono partita così dalla pubblicazione di Occhi Invisibili, the time diary e studio Lettere Moderne all'Università. Non ho idea di cosa il futuro mi riservi, sono solo grata di averne uno e nel frattempo scrivo.

Writer Officina: Qual è stato il momento in cui ti sei accorta di aver sviluppato la passione per la letteratura?

Elisabetta Gallus: In realtà la letteratura mi ha sempre incuriosita, devo ringraziare una mia Prof. delle medie che ha saputo trasmettermi la passione per la lettura, contribuendo in buona parte ad accrescere e alimentare la mia voglia di conoscere. Mi ha mostrato la meraviglia di guardare il mondo e le persone attraverso i libri. Ho acquisito nel tempo un approccio “strano" con ciò che leggo, non mi soffermo al testo ma scavo a fondo alla ricerca di tutto quello che non è visibile con l'inchiostro, sono attirata dalla personalità dell'autore. La mia passione è diventata anche questa. Quindi non solo amo scrivere ma soprattutto leggere e sperimentare.

Writer OfficinaWriter Officina: C'è un libro che, dopo averlo letto, ti ha lasciato addosso la voglia di seguire questa strada?

Elisabetta Gallus: Se devo essere sincera non c'è un libro che mi ha stimolata a scrivere anche per pubblicare, sicuramente ho delle preferenze tra gli autori, ma ho sempre reputato il mestiere dello scrittore come qualcosa di irraggiungibile e lontano per me, non ho proprio mai preso in considerazione la possibilità di intraprendere una carriera di questo genere. Ho scritto semplicemente perché avevo e ho qualcosa da dire e raccontare.

Writer Officina: Dopo aver scritto il tuo primo libro, lo hai proposto a un Editore? E con quali risultati?

Elisabetta Gallus: Si, ed è stato un vero disastro! Ho preso una bella cantonata, ho sfiorato la fregatura. Ma ci sta, è giusto che sia successo anche questo, tutta esperienza. Ricordo di essermi arrabbiata parecchio, principalmente con me stessa per la mia ingenuità quindi ho agito di orgoglio e dopo avere rescisso il contratto, ho optato per il self publishing. Ho ricevuto, nel frattempo, anche altre proposte editoriali che ho rifiutato, ho scelto di gestire i miei errori e successi da sola almeno per questa prima esperienza, ho provato l'ebrezza della leggerezza e libertà di potere decidere totalmente quale linea seguire senza costrizioni o obblighi. Per il prossimo libro valuterò ancora il self publishing ma non nego che cercherò anche qualche casa editrice seria disposta a scommettere su di me.

Writer Officina: Ritieni che pubblicare su Amazon KDP possa essere una buona opportunità per uno scrittore emergente?

Elisabetta Gallus: Credo che Amazon KDP possa essere una buona vetrina per noi emergenti, è uno strumento che dobbiamo imparare a sfruttare. Ci consente di raggiungere sicuramente più lettori, che poi possono diventare perché no, anche dei fan che iniziano a leggere e collezionare ogni nostro lavoro. Amazon KDP facilita la divulgazione ma occorre anche un buon lavoro di marketing e promozione per arrivare a raggiungere i primi risultati attraverso tutti i canali possibili a nostra disposizione.

Writer Officina: Quale tecnica usi per scrivere? Prepari uno schema iniziale, prendi appunti, oppure scrivi d'istinto?

Elisabetta Gallus: Per OCCHI INVISIBILI, the time diary ho scritto di getto, senza tecnica o schemi. Nasce come terapia e come tale ho lasciato che la mia mente vagasse libera, ho voluto eliminare ogni forma di costrizione. Mi sono permessa di agire in questo modo solo per eliminare i filtri, il libro è ideato come “supporto" per chi come me si è ritrovato di punto in bianco a vivere dentro una pelle differente e che non abbiamo scelto di indossare, spesso chi ci sta intorno non comprende fino in fondo il nostro stato d'animo e le difficoltà fisiche, mentali che trasformano qualcosa di naturale, come ad esempio il semplice sollevare una tazza o legarsi le scarpe e stare in piedi senza cadere, parlare o scrivere, in una sfida. Quindi ho ritenuto importante mostrarmi senza veli e ho potuto farlo solo eliminando le regole, lasciando gli errori dove si trovavano, utilizzando un linguaggio scritto il più possibile vicino a quello parlato. Non mi sono rivolta ad un pubblico di “letterati” o linguisti ma di persone che mentre leggono il mio libro sentono la mia voce e mi possono vedere e toccare se allungano la mano, e lo fanno perché sentono la necessità creare un legame con me. Era questo il mio obbiettiva e sono fiera di averlo raggiunto. Sono consapevole di avere scritto qualcosa di molto poco commerciale, di diverso e facilmente criticabile dalla massa proprio per la sua struttura, non è stato pensato per fare grandi numeri ma solo per quei pochi lettori in grado di capirlo e apprezzarlo. Il discorso cambia radicalmente per il libro in lavorazione, per il quale ho dovuto studiare i personaggi, la trama, ragionare su ogni singolo capitolo, documentarmi su tantissime cose. Ho viaggiato tra le vie di Chicago con il satellite di Maps, visitato i parchi di mio interesse delle zone del Michigan. Imparato tecniche di combattimento, chiesto aiuto a chiunque per imparare il più possibile su tutto ciò che mi serve per il libro, niente è lasciato al caso. Ho riempito una cartelletta di appunti e schemi, che spesso e volentieri in corso d'opera cambiano e dai quali arrivo spesso a risultati differenti da quelli stabiliti inizialmente. Io cresco e lui cresce con me.

Writer Officina: In questo periodo stai scrivendo un nuovo libro? È dello stesso genere di quello che hai già pubblicato, oppure un'idea completamente diversa?

Elisabetta Gallus: Sto scrivendo un nuovo libro, un genere molto diverso dal primo ma che ne è legato, è un po' come se OCCHI INVISIBILI, the time diary lo avesse partorito. Il personaggio principale nasce proprio dalle immagini di una donna che io ho creato e visto nella mia mente, intenta a svolgere delle azioni e a compiere delle imprese nelle parti più fantasiose, quelle più introspettive fatte appunto di azioni metaforiche, presenti in OCHHI INVISIBILI, the time diary. Cambia struttura e trama, si tratta di un urban fantasy dispotico. Rappresenta la mia seconda sfida. Voglio essere sincera, mi trovo nella fase di sperimentazione, non ho ancora acquisito una mia identità ben definita di scrittura. Ho la necessità di mantenere la mente aperta e di non precludermi niente. Sono certa che con il tempo e l'esperienza, al momento giusto seguirò e troverò in modo del tutto naturale la retta via. Per il momento aspiro solo a crescere.

Writer Officina: Hai fatto dei corsi?

Elisabetta Gallus: Non ho fatto dei corsi, ho scelto qualcosa di più impegnativo, cioè l'Università e studio Lettere Moderne. Ho ritenuto che per me fosse il percorso più giusto per potere raggiungere i miei obbiettivi, inoltre ho avuto la possibilità di scoprire materie che mi interessano molto e che probabilmente un giorno potrei sfruttare non nel ruolo di scrittrice ma di lettrice critica che possiede delle basi di conoscenza oggettive. Recensire è qualcosa che mi attira ma riconosco di avere bisogno di tanta conoscenza che vada al di là dell'essere una semplice mangiatrice di libri, per ora mi limito a esprimere dei pareri sicuramente obbiettivi ma non di certo ai livelli di uno professionista.
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