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L'immagine malvagia
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Nonostante mancasse poco alla chiusura, dentro la libreria c'erano ancora diverse persone; alcune esaminavano le copertine più intriganti, altre stavano sedute sulle poltroncine e sfogliavano dei libri. Luigi Diamante gioiva nel vedere il suo romanzo, “La Carezza Della Morte”, stazionare ancora fra i bestseller, con la dicitura “quarta ristampa” sulla fascetta in copertina. Un successo enorme, che continuava a più di un anno dalla prima pubblicazione. Tuttavia, in quella libreria, come nelle altre visitate in precedenza, una sola copia del suo secondo thriller, “Sotto Silenzio”, giaceva, come dimenticata, in mezzo ai titoli di poco interesse. Nonostante il parere contrario di Claudio Fiori, suo amico e proprietario della “Fiori Editore” – la sua casa editrice – Luigi aveva insistito per dare alle stampe quello sfortunato romanzo. Anche Cinzia, la brava e competente segretaria di Fiori, aveva tentato di dissuaderlo, ma non c'era stato nulla da fare. Lui credeva moltissimo in quella sua nuova storia, che pure era lontana anni luce dalla precedente. Mancavano infatti le atmosfere gotiche, la tensione tenuta ai massimi livelli e il doppio colpo di scena finale, che aveva terrorizzato, entusiasmato e spiazzato gli estimatori del genere thriller. “Sotto Silenzio” era piatto, banale. Un giallo infarcito di sentimentalismi e luoghi comuni, in cui la chiave del mistero era evidente sin dalle prime pagine. Pur di convincere Claudio a pubblicarlo, Luigi aveva fatto la voce grossa e sbattuto i pugni sul tavolo, conscio del fatto che, grazie al successo commerciale ottenuto dall'opera precedente, Claudio avrebbe potuto permetterselo. L'editore alla fine lo aveva accontentato. Erano ormai passati quattro mesi dalla pubblicazione e, purtroppo, Luigi doveva dargli ragione. Aveva peccato di presunzione e ne stava pagando le amare conseguenze: il libro era un vero fiasco e le tante recensioni negative, accompagnate dal pessimo passa-parola di chi lo aveva acquistato, ne avevano decretato la fine commerciale. Si trovava così a un punto cruciale della sua carriera di scrittore. Era consapevole che un altro passo falso non gli sarebbe stato perdonato. Ammesso che non fosse già troppo tardi. Viste le tantissime copie vendute de “La Carezza Della Morte”, uno standard al quale la piccola casa editrice non era abituata, Claudio e Cinzia continuavano comunque a credere in lui. Indipendentemente dal rapporto di amicizia, Luigi Diamante era per loro un cavallo vincente. Per questo motivo Claudio aveva preso accordi per una serie di interviste televisive che avrebbero visto protagonista lo scrittore, con l'intento di farne conoscere il volto al pubblico, promuovere il suo secondo, “sfortunato” romanzo e, soprattutto, annunciare la prossima pubblicazione del nuovo thriller, che avrebbe scardinato tutte le regole del giallo classico e terrorizzato più che mai. D'altra parte, quale modo migliore per risvegliare l'attenzione del pubblico se non creare curiosità e interesse intorno al romanzo in preparazione? Peccato, però, che di quel lavoro Luigi non avesse ancora buttato giù un rigo, dato che stava attraversando una crisi artistica, il famoso “blocco dello scrittore”. Stava seduto per ore davanti alla tastiera del computer senza combinare nulla. Vuoto assoluto. Ogni secondo, ogni minuto e ogni ora della giornata erano impiegati a cercare un'ispirazione, che non arrivava mai. Uscito dalla libreria, Luigi guardò l'orologio. Doveva affrettarsi. Era ospite del programma serale “A cena con...”, in onda su una piccola emittente i cui studi si trovavano a una ventina di minuti a piedi da lì, che si era guadagnato un pubblico di affezionati grazie anche alla conduzione di Fabrizia Grandi, giornalista tanto brava quanto stronza. Amava mettere in difficoltà i suoi ospiti, al punto che era capitato che qualcuno abbandonasse lo studio, facendo impennare l'audience. Il confronto con quella serpe, però, non preoccupava Luigi. Sapeva già che avrebbe calcato la mano riguardo al fiasco del secondo romanzo. Non lo avrebbe certo trovato impreparato. Più che altro gli scocciava ripetere la pantomima del nuovo giallo in preparazione, ma era stata un'idea di Claudio e lui non poteva tirarsi indietro. Glie lo doveva. Giunto agli studi televisivi, trovò ad accoglierlo una giovane segretaria di produzione, molto gentile, che lo accompagnò in sala trucco. Alcuni minuti dopo, mentre Luigi si sottoponeva a una leggera passata di fondotinta per attenuare il lucido della pelle, udì la voce di Fabrizia Grandi. La donna stava inveendo contro qualche malcapitato e lo sguardo d'intesa che lo scrittore scambiò con la bionda truccatrice fu assai eloquente. Dopo una breve attesa, l'assistente di scena avvisò Luigi che mancavano cinque minuti alla diretta. Lo scrittore fece un respiro profondo: era pronto per entrare nella gabbia dei leoni. Anzi, di una sola, feroce leonessa. Fece il suo ingresso nel piccolo studio e trovò la conduttrice già seduta alla sua postazione e intenta a ripassare il copione con le domande. Fabrizia sollevò la testa dai fogli e invitò lo scrittore a prendere posto di fronte a lei, accompagnando il gesto con un sorriso di circostanza. L'intervista stava volgendo al termine quando Fabrizia Grandi fece la domanda che lo scrittore si aspettava fin dalle prime battute. La giornalista era una vecchia volpe senza scrupoli, in grado di tirare fuori sia il meglio sia il peggio dai suoi ospiti. - Sembra che il suo ultimo romanzo sia passato sotto silenzio, come recita il titolo stesso. Non ha entusiasmato il pubblico e nemmeno la critica. O sbaglio? - Lo scrittore si aggiustò sulla poltrona e respirò profondamente. Dopo aver parlato del suo privato, del grande successo ottenuto con “La Carezza Della Morte” e del libro in lavorazione, il momento era giunto. Si prese alcuni istanti prima di rispondere. La giornalista lo incalzò. - La sua riluttanza a parlarne è comprensibile. Un insuccesso non piace a nessuno. - Luigi sorrise. - Non è riluttanza, è che non so cosa dire. Su “Sotto Silenzio” sono già state dette e scritte talmente tante cose negative che è rimasto ben poco. Per quanto mi riguarda, ho creduto molto in quella storia e continuo a crederci. L'ho scritta con il cuore. Al pubblico e ai critici non è piaciuta? Ne prendo atto. Che altro aggiungere? Ah sì, una cosa ci sarebbe. Ci sono critici e critici. Una recensione negativa da un giornalista competente in materia non soltanto l'accetto, ma la rispetto anche. Il discorso cambia quando a fare critiche sono blogger da quattro soldi, dei quali è piena la rete. Non solo sono incompetenti ma, spesso e volentieri, aprono dei blog scalcinati solamente per fare il pieno di libri da leggere a sbafo, ricambiando con quattro righe scritte male. Capita anche che nemmeno abbiano letto il libro del quale parlano. Ora, non sto parlando espressamente del mio, ma è una realtà che volevo denunciare. - Fabrizia Grandi non era intenzionata a mollare la presa. Luigi Diamante si era mostrato un osso duro e questo l'aveva indispettita parecchio. - Il suo romanzo non ha ottenuto una sola recensione positiva. Una che una. E non sto parlando di blogger improvvisati, ma di giornalisti di un certo spessore. Alcune di queste bocciature sono state pubblicate su quotidiani di un certo prestigio. O sbaglio? - Non era una sua fan, Luigi Diamante lo aveva capito dal primo momento. Se voleva una battaglia per alzare l'audience, l'avrebbe avuta. La giornalista proseguì: - Addirittura qualcuno l'ha definita una meteora. Un grande botto iniziale e poi il nulla. Sarà così? - Luigi si passò una mano tra i folti capelli brizzolati e la guardò dritta negli occhi. - Purtroppo non sono un veggente, davvero non posso rispondere a questa domanda. - Alla battuta gli spettatori presenti nel piccolo studio televisivo risero. Fabrizia Grandi s'indispettì ancora di più. - Hanno definito “La Carezza Della Morte” uno dei migliori romanzi thriller degli ultimi cinque anni. In molti si domandano come sia possibile una così totale differenza di stile fra quello e il suo secondo romanzo. Qualche maligno ha avanzato l'ipotesi che non sia stato realmente scritto da lei. - Luigi sorrise ancora. - Quale? Il primo o il secondo? - Di nuovo risate fra i presenti. Fabrizia Grandi s'inacidì ulteriormente. - Il primo, ovviamente. Quello bello e di successo. - Luigi tornò serio e, chinandosi in avanti, puntò l'indice verso la giornalista, come per ammonirla. - Se un libro ha successo, non significa che sia bello. Chi lo stabilisce? Evidentemente “La Carezza Della Morte” aveva al suo interno gli ingredienti giusti per guadagnarsi i favori del pubblico, come l'atmosfera gotica e un po' retrò, il doppio colpo di scena finale, oppure protagonisti che hanno colpito l'immaginario dei lettori. Eppure sono sicuro che il sangue, che in alcuni capitoli scorre a fiumi, a qualcuno non sarà piaciuto. Magari lo avrà letto e poi regalato, o gettato nei cassonetti della carta. Mi auguro di più la prima ipotesi. - Altre risate fra il pubblico. Luigi stava vincendo in simpatia. Lo sapeva e ci stava prendendo gusto. Continuò: - Invece “Sotto Silenzio” sembra non abbia spaventato nessuno. Beh... si tratta di un romanzo completamente diverso. Un giallo senza sangue, dove più che la tensione prevale l'indagine psicologica dei tre protagonisti, che vivono una complessa storia d'amore passionale. Sono due storie diversissime. Magari a coloro che non hanno apprezzato il precedente questo è piaciuto. Chi può dirlo? Però non lo definirei un fiasco, viste le quasi ventimila copie vendute a quattro mesi dalla sua uscita. - Un ghigno si allargò sul viso della Grandi. - Mi risulta che “La Carezza Della Morte” abbia raggiunto le centomila. - - Anche di più, se è per questo. Però, senza fare inutili paragoni, dei quali mi interessa ben poco, ventimila copie non è un numero che faccia pensare a un fiasco totale, com'è stato più volte scritto. Se si fosse trattato di un'opera prima, si sarebbe gridato al miracolo. Io scrivo per il piacere di scrivere. |
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Mi chiamo Roberto Ricci. Ho 56 anni e vivo a Ancona, ridente capoluogo delle Marche dove svolgo la professione di parrucchiere. Ho un negozio aperto nel 1992 e quindi mi sto piano piano avvicinando al trentennale di attività. Sono una persona riservata e timida e il carattere rispecchia esattamente il mio segno zodiacale del Capricorno. C'è da dire però che una volta rotto il guscio della timidezza, sono una persona socievole e solare. Credo molto nell'amicizia e tra i valori fondamentali tengo molto alla lealtà. Lo ritengo uno dei più importanti. Mi piace viaggiare e la mia fonte di ricarica è sicuramente il mare. Amo molto la letteratura, il cinema e la musica. Prediligo da sempre il genere thriller e horror e ho una grande passione per autori come Edgar Allan Poe, H.P. Lovecraft e fra i moderni Stephen King e il meno conosciuto Maxime Chattam. Nel cinema invece, ho una grande passione per maestri come Mario Bava, Dario Argento e Lucio Fulci, che hanno esportato nel mondo un genere cinematografico scopiazzato un po' da tutti. Ovviamente anche Alfred Hitchcock è uno dei miei miti assoluti. Nei miei scritti prendo molto spunto da questi autori, pur cercando di restare fedele al mio stile, dove mi piace contaminare più generi. A chi mi legge infatti, colpisce spesso questa mescolanza fra thriller/giallo e horror uniti a una scrittura molto cinematografica. Forse per questo diversi registi, mi hanno contattato per portare sullo schermo alcune mie storie o per farmi scrivere delle sceneggiature inedite. Da quando ho iniziato nel 2012, sono ben 10 i lavori per lo schermo tra corti, medi e lungometraggi. Alcuni titoli come “Il Cappotto”, “The Audition” e “Bosco”, sono visibili su YouTube. Come autore sono veramente soddisfatto. Dal 2012 a oggi ho avuto parecchi riscontri positivi, vinto ben tre premi letterari e ricevuto varie menzioni speciali. Diciamo che ho iniziato tardi (a 48 anni) ma ho bruciato le tappe.
Writer Officina: Qual è stato il momento in cui ti sei accorto di aver sviluppato la passione per la letteratura?
Roberto Ricci: Non c'è stato un momento preciso. Sin da piccolo amavo leggere e infatti durante l'asilo ho praticamente imparato a farlo da solo. In prima elementare sapevo già leggere e scrivere.
Writer OfficinaWriter Officina: C'è un libro che, dopo averlo letto, ti ha lasciato addosso la voglia di seguire questa strada?
Roberto Ricci: Sicuramente un libro di racconti di Edgar Allan Poe letto da ragazzino e successivamente Carrie di Stephen King. Però quello che ha fatto nascere in me una passione smisurata per il genere è il film “Suspiria” di Dario Argento. Lo vidi al cinema a 13 anni non ancora compiuti e mi sconvolse al punto di far scattare qualcosa dentro di me. Quel qualcosa che ancora oggi mi porta a scrivere e a amare svisceratamente il genere.
Writer Officina: Dopo aver scritto il tuo primo libro, lo hai proposto a un Editore? E con quali risultati?
Roberto Ricci: Il mio primo libro ha una storia assai particolare. Nel 2012 per festeggiare i venti anni di attività, avevo deciso di auto pubblicarmi un libricino con quattro racconti da regalare alle clienti e agli amici. Mandai contemporaneamente uno di questi racconti “Il Cappotto” al Premio Racconti Nella Rete, un concorso legato al Festival letterario LuccAutori. A sorpresa vinsi quell'edizione e il racconto divenne anche un cortometraggio di grande successo in rete. La stampa mi soprannominò “il parrucchiere del brivido” e di quel libricino ne dovetti stampare il triplo delle copie previste. Anche il successivo lo pubblicai in self. Non mi sono mai proposto a un editore fino all'incontro con “Le Mezzelane casa editrice”.
Writer Officina: Ritieni che pubblicare su Amazon KDP possa essere una buona opportunità per uno scrittore emergente?
Roberto Ricci: Sicuramente sì. Un'ottima opportunità per farsi conoscere e magari anche notare da una casa editrice più o meno importante, ma non a pagamento. Da quelle bisogna stare alla larga. Ci tengo a dirlo.
Writer Officina: A quale dei tuoi libri sei più affezionato? Puoi raccontarci di cosa tratta?
Roberto Ricci: Sicuramente “Nero Corvino”, perché è il primo libro pubblicato con una casa editrice (Le Mezzelane) e anche perché è la mia prima raccolta ufficiale. Il libro infatti contiene tre dei migliori racconti da me scritti precedentemente, un racconto inedito e il mio primo romanzo rieditato dal titolo “L'acconciatura Sbagliata”, un giallo ambientato nel mondo dei parrucchieri, un mondo che ovviamente conosco molto bene. Mi sono divertito molto a scriverlo e devo dire che ha avuto anche dei buoni riscontri.
Writer Officina: Quale tecnica usi per scrivere? Prepari uno schema iniziale, prendi appunti, oppure scrivi d'istinto?
Roberto Ricci: Io ho un modo sicuramente inusuale di scrivere. Trattandosi principalmente di gialli, inizio con lo scrivere la fine. Quando creo una storia, devo già avere bene in mente chi è l'assassino, perché uccide e come viene scoperto. Quando ho tutti questi elementi, inizio a costruirci intorno la trama e i personaggi. Questo perché mi è capitato spesso di leggere un romanzo o anche vedere un film di questo genere, magari anche bello, ma che sul finale crolla miseramente lasciando al lettore o spettatore l'amaro in bocca. Un brutto finale può seriamente compromettere la riuscita di un lavoro. Deve sempre essere all'altezza delle aspettative e se inaspettato è ancora meglio.
Writer Officina: In questo periodo stai scrivendo un nuovo libro? È dello stesso genere di quello che hai già pubblicato, oppure un'idea completamente diversa?
Roberto Ricci: In questo momento sto scrivendo un romanzo prettamente horror che tratta di occulto, quindi un po' diverso dai precedenti. Tra qualche mese però, uscirà un nuovo giallo dal titolo “Quattro Topi Per Un Sadico Gatto” che ho scritto insieme a Claudio Latini. Mentre per lo schermo sto lavorando a ben tre sceneggiature che hanno già ognuna un regista. Speriamo riescano ad andare tutte in porto, visti i tempi difficili che stiamo vivendo.
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