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In equilibrio tra la terra e le stelle
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Precauzioni contro insidie limitanti e persone insidiose.
Quando ci concentriamo sulla soluzione di un problema, ci consacriamo ad esso con devozione maniacale, ci tuffiamo nell'attesa con tensione allucinogena e annulliamo del tutto il presente. Poi il problema si risolve, nel bene o nel male, e immediatamente ne nasce un altro, pronto a sostituirlo: un tachicardico susseguirsi di sfighe e ansie ci infiacchisce, attivando una depotenziante litania interiore. Intanto la nostra esperienza terrena vola via tra gli affanni che annebbiano la vista e la vana ricerca di una fuga, che spesso consiste nell abuso di unguenti per la mente: cibo in eccesso, alcol, droghe, per finire col delirio consumistico in cui ci caliamo sovente. - Mangio per non pensare, compro per non pensare, penso minchiate per non pensare. - Stringiamo a piene mani il paradosso. Quel che è peggio, molti di questi crucci che ci attanagliano sono dettati dalla nostra propensione a costruire ipotesi catastrofiche che non si avvereranno mai; altri hanno esiti indipendenti dalla nostra volontà, dunque a nulla serve lambiccarsi il cervello nel tentativo di risolverli. Solo una piccola parte di quella matassa di preoccupazioni può essere sbrogliata da noi. Questultima è connessa spesso alle persone di cui ci circondiamo e ai concetti limitanti che impregnano il nostro intelletto. Proprio contro queste insidie, però, ci mostriamo inerti, limitandoci a osservarle con braccia conserte e animo perdente: non abbiamo il coraggio di prendere in mano le redini della nostra vita e operare scelte difficili. In sostanza, ci roviniamo lesistenza nel tentativo di risolvere situazioni su cui non abbiamo presa, mentre per quelle su cui potremmo intervenire ci crogioliamo nellinerzia.
A chi mi chiede se la vita sia un dono, rispondo che no, certo che non lo è. Ci mancherebbe che provi a percularvi proprio qui, mentre fingo di filosofare. Ci mancherebbe che me ne vada in giro a vantare quanto siamo stati fortunati a essere quellunico spermatozoo sopravvissuto alla gara per accreditarsi questo gran trofeo! Siamo nati per un istinto riproduttivo insito nei nostri genitori, verso i quali dovremmo ben guardarci dal sentirci in debito soltanto per averci messo al mondo se, come in alcuni casi purtroppo avviene, non è seguito il giusto impegno damore; ma di questo senso di colpa imposto ne parleremo più avanti. Si nasce nel pianto, si prosegue sgomitando per la sopravvivenza, e, tra una bestemmia e laltra, si cerca disperatamente di restare a galla, in una pozza di fango che, al confronto, le sabbie mobili sono acqua di rugiada. Lungo il percorso si perdono affetti importanti, mentre ci si contorce su se stessi, come alberi rinsecchiti dalletà e dalla calura. Anche chi ha goduto di grandi fortune non è esente dalle turbolenze del cuore, dalla solitudine danimo, dall invidia altrui e dalla salute che negli anni diventa cagionevole. Lesistenza si conclude per lo più nella sofferenza e nella morte. Inutile che vi grattiate: tocca a tutti. C'è, dunque, una ragione per cui è auspicabile nascere? No, non c'è. A parte il gelato al cioccolato. Perché prendersi in giro? Non lo abbiamo fatto già per troppi secoli, rincorrendo una speranza ultraterrena che chissà in quale eden doveva condurci, mentre accettavamo di buon grado i soprusi dei potenti? E oggi siamo tutti qui, di culo su questo strato di sterco, coi potenti che ci sputano in testa. Siamo strumenti della specie, che tende alla mera riproduzione, come ogni vivente, come i virus, i microbi e i batteri, come le piante belle e le erbe infestanti. Una volta venuti al mondo, diventiamo anche strumenti di una società creata dai potenti per gli interessi dei potenti. Ottime prospettive, direi. Il corollario sembrerebbe ovvio: in questa vita non si può essere felici. Linfelicità insita nelluomo è stata smascherata dai grandi filosofi a cavallo tra Ottocento e Novecento: un concentrato di allegria allo stato puro senza timore di smentita. Io, invece, voglio spiazzarvi: non è così. Nonostante ci si risparmierebbe molta sofferenza se non si uscisse affatto dal ventre della mamma, si può sfruttare la “sfortuna” di essere nati per imparare unarte rara, preziosa, appagante: larte di scodinzolare alla vita.
Preciso subito che questo testo è dedicato a coloro che sono impegnati nella ricerca interiore, col lanternino del dubbio acceso, così evito le parolacce di chi, già dalle prime righe, storcerà il muso perché ho contestato il contentino della felicità ultraterrena. A onor del vero, chiarisco il concetto: non voglio dire che ci si debba obbligatoriamente privare della speranza di unaltra vita. Ognuno sia libero di credere in quel che preferisce, dalleden di Adamo ed Eva, alla reincarnazione, al paradiso con la sfilza di vergini, ma non ne faccia il presupposto per laccettazione silente dell infelicità o dellingiustizia terrena. Per farmi perdonare dagli animi suscettibili che sono incappati nel libro e vorranno far valere la clausola soddisfatti o rimborsati, regalerò loro il mio prossimo saggio sulle prelibatezze pugliesi.
Mi è capitato, con alcuni conoscenti che si lagnavano per la propria infelicità, di aver evidenziato la devianza mentale che conduce luomo a sprecare il tempo per arricchirsi e poi a spendere quei soldi nel tentativo di allungare la propria permanenza su questa terra. Quale bestemmia turca avevo pronunciato? Siamo così impregnati di arrivismo, accaniti nella competizione, drogati di protagonismo che, quando ci vien posto un punto di vista alternativo, sgraniamo gli occhi come preti davanti a unorgia. Sono stata etichettata come una sognatrice fallita, ignara delle dinamiche di questepoca tecnologica, e liquidata con quel - Per te è diverso - . Eppure, se ci soffermassimo a riflettere, ci accorgeremmo di quanto è necessario un cambiamento di passo per non vivere come zombie, mentre i giorni ci passano addosso.
Sono alla soglia delle quarantadue primavere e non intendo nascondere gli anni trascorsi a invecchiare nella mia pelle, come chi cerca di recuperare con la chirurgia estetica il tempo non goduto. Certo, qualche anno fa rincorrevo le amiche sui prati, abbracciavo il mio fratellino e mi sedevo sulle gambe della nonna a sentir la ninnananna. Quella bambina non poteva immaginare che molti affetti sarebbero svaniti come fiocchi di neve, tante speranze si sarebbero spente sulluscio di giorni bui, alcune persone avrebbero girato le spalle seguendo quel tarlo umano che si veste di molti nomi: egoismo, individualismo, interesse personale, invidia. Quella bambina non sapeva nemmeno che tanti peli di cane si sarebbero incollati ai suoi vestiti, per ripararla dal freddo delle delusioni. Tanti sguardi nuovi avrebbero fatto capolino, come lucciole che tracciano sentieri insperati. Tanti sorrisi avrebbero riempito i giorni di entusiasmo. Tanti bei ricordi sarebbero affiorati per colmare le assenze insostituibili, causate da quel Panta rei che porta via le farfalle. Tante porte si sarebbero chiuse, ma, al di là di esse, sarebbero aperti immensi orizzonti.
La vita scorre con una velocità che talvolta vorremmo arginare. Eppure, in quello scorrere, c'è la scoperta dell'essere tutti interconnessi, sotto un grande cielo. Quando viviamo un'attesa, un problema, uno stato di ansia, dobbiamo imparare a staccare i pensieri, a concentrarci su quell'istante, per non farci sfuggire lesistenza tra le dita. Non è possibile? Proviamo a osservare con cura meticolosa la bellezza che ci circonda: ci appariranno nella loro stravaganza le mille tonalità dei fiori, il profumo delle piante, il vento leggero che ci sta accarezzando, il sapore di un dolce. Un mondo di abbondanza trabocca da ogni dove. L'ansia si sgretolerà, l'attesa svanirà, ci ritroveremo immersi nella pienezza cosmica e quell'istante diventerà uno dei ricordi più vivi della nostra esistenza. La via per la felicità, in questo precario equilibrio tra la terra e le stelle, passa dalla nostra capacità di liberarci dei condizionamenti limitanti, delle persone insidiose e degli schemi sociali che limitano il nostro potenziale e ci impediscono di godere del presente. È difficile, ma non impossibile.
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Recensione di

Amelia Belloni Sonzogni
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In equilibrio tra la terra e le stelle -
Carmen Trigiante
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Passione e lucidità: In equilibrio tra la terra e le stelle il saggio di Carmen Trigiante, è un concentrato di questi due elementi, solo in apparenza antitetici, dosati con ardore e sapienza. Lo scopo è indurre a riflettere su limiti, costrizioni e condizionamenti che vincolano l'esistenza di molti e impediscono di raggiungere la felicità, o almeno la serenità, che forse sono la stessa cosa: chi e cosa, quanto e come agiscono? Qual è il sistema migliore per individuarli e sottrarci così ai paradossi vissuti ciecamente?
La vita è un dono; la mamma ha sempre ragione e... lei te l'aveva detto; il tempo cura tutte le ferite; perdonare, sempre e comunque; non bisogna umanizzare un cane: verità assolute? Certezze ataviche? Dogmi? O banalità da coda alle Poste?
Lo studio, la conoscenza, la piena realizzazione di sé possono insegnare la rara arte di - scodinzolare alla vita - ; questa fluisce, corre ad una velocità con cui è difficile tenere il passo anche senza le zavorre con le quali moltissimi si muovono: - egoismo, individualismo, interesse personale, invidia - . Per alcuni sarà più agevole, per altri più irta di ostacoli, ma la via per la felicità – secondo Carmen Trigiante – esiste.
L'autrice offre ai lettori la propria esperienza come una mappa: dall'adolescenza inibita nelle sue manifestazioni più genuine, agli studi universitari in un ramo non proprio consono, fino alle prime esperienze di lavoro in un mondo - specchio dell'Italia più becera - . Dal fondo di un barile, da un baratro, è iniziata la ripresa, come un disgelo e un successivo rifiorire, aiutato dalla Filosofia, dalla Storia, dalla psicologia, da paradigmi e archetipi di valore universale, troppo spesso ignorati nel senso etimologico del termine, cioè non conosciuti. Ne è nato un progetto itinerante di arte poliedrica e piena realizzazione del sé, di confronto, scambio e scoperta di realtà imprevedibili e persone degne.
Alla luce dei nuovi incontri, le - relazioni tossiche - di cui ci si circonda molto spesso vanno eliminate drasticamente. I manipolatori seriali, gli ingrati, gli invidiosi – con l'impressionante pletora di caratteristiche peculiari – devono essere allontanati, anzi, buttati nella spazzatura: a ciascuno un cassonetto colorato ad hoc.
Così, resi più saldi e forti, si può e si deve affrontare quanto nella società è distorto: giustizia inerte di fronte al dilagare della violenza, - garantismo ipocrita - , diffusa prepotenza scambiata per legittimo libero agire, - menefreghismo sociale - , ignoranza diffusa funzionale alla manipolazione. E si chiude il cerchio.
Il saggio termina con la parte che ho preferito, quella dedicata al - postantropocentrismo - in cui il ricordo di Milù e del suo ruolo mostrano con una semplicità disarmante e poetica che l'uomo non è, non può essere il centro dell'universo perché ci sono animali in grado, meglio di lui, di farsi portatori di valori assoluti. |
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"In equilibrio tra la terra e le stelle"
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