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Autore: Bruno Belletti
Titolo: Se non avessi i sogni
Genere Poesia
Lettori 3024 14 8 recensione
Se non avessi i sogni
Oltre la notte


Oltre la notte
Lampi di vento fugaci,
sonni perduti
e morsi di sogni sbagliati,
in questa notte randagia
che geme e sorride
sfiorando le labbra
dei corpi anelanti.

Gocce di luna sbiadita,
l'arido pianto
di mete spezzate:
e intanto procede
la giostra del tempo vagante.



Flussi


Pietra scagliata
contro il fumo
di mille parabole vane,
ardore sognante
fantasmi di Eden,
riscopro nell'oggi
correnti interrotte,
ruscelli discreti
e ritmi di gocce
che danzano ignare:
bisbigliano sale
e dolci ballate
di tempi vetusti.


Rinascenza


Pulsare di arterie,
scrosciare di Eros
sentirti come sole
che prosciuga mestizie.

Trattieni profumi
di terra riarsa
e segui l'impronta
di fiere selvagge.

Scolpisci profili
di nitidi visi
che adombrano, inquieti,
spirali di eterno,
diagrammi di cielo.

Umbratili cifre
di chiare ed oscure
assonanze
di vita sopita,
di vita rinata
alla vita presente.


Quasi-modo
Quel raggio di sole
trafigge silenzi,
illumina spazi
di terre deserte
e chiama a raccolta,
mediocri ed eroi,
comunque assiepati
sul cuor della terra.


Derisione


Petali di rugiada
tiepida e discreta
sfiorano
labbra insonni,
sussurrano
malizie
e irridono
alla casta impurità
dei profeti di virtù.



Telaio


Contemplo
i colori pastello
del tuo ricamare.
Trame e orditi
di tela
infinita,
rigenerata
e dissolta.
Penelope
rassegnata
ai marosi
dell'Egeo.


Impressioni


Rosa
fugace,
bocciolo ridente,
vagare
tra coltri
di solido
nulla,
lasciarsi
lambire
da fiamme
di eterno.


Lontananza


Tenebre
di velluto ocra
avvolgono
il tempo
di questa notte,
ferma e solenne.
Fremiti ribelli
insidiano
propositi
di grigio candore,
pensandoti qui
mentre sei
inesorabilmente
al di là del tempo


Solcare


Come zattera
sciantosa
e civetta,
navighi
vezzosa
e altera
nelle acque
dolci
e salate
del mio
oceano
di poesia
in tempesta.



Apparizioni


Distante,
appari
e scompari,
leggera,
suadente,
tra varchi di fumo,
tra solchi
di terra
arata
di fresco.
È dolce saperti,
nascosta e furtiva,
in luoghi riposti,
di terre remote
e chiederti
sempre
di essermi qui,
a sciogliere
i nodi
di un tempo
mai stato.

Richiesta

Aiutami
a cavare
parole
che
come
impietoso
piccone
spezzino
la roccia
dei miei silenzi
e scaglino
dardi
di fuoco,
a sciogliere
le dure
muraglie
di ghiaccio
del mio
essere
solo.

Metamorfosi

Ri-voltarsi.
e il giogo
dei tempi perduti
ora è battito
d'ali,
a fendere
il cielo.

Carnalità

Rinascere
a nuove ipotesi
di amore
e ai sussulti
sanguigni
di un vento
che sferza virgulti
di ascesi
mentre discendo
negli inferi
del mio paradiso.


Discontinuità

Periodi scorretti:
mi salta la sintassi
del vivere ordinario.
Calligrafia ornata
e sensi svuotati,
con vaghe assonanze
di corti sorrisi.
Occhi di bimba curiosa
divorano un mondo
di sogni nascosti.
Sei donna diversa
da quello che sei.
Affronti la vita
con passo deciso
e ami danzare
con uomini intensi.
Sei triste
ed allegra,
non sei piuma al vento
ma brezza ti sfiora
e affondi il sorriso
in scrigni
di perle lucenti e vincenti.
Sai cogliere eloqui
in sordi silenzi,
sai dare la voce
a muti viandanti.

Natale povero

Rigagnoli di neve
piangono sul viso
e fuochi di paglia
distendono
tiepide capriole.

Là, in fondo,
dove il gelo t'inchioda,
gli ultimi
digrignano i denti,
in sordido presepe
senza pani, né pesci.

Nude sembianze
di corpi disfatti,
avvolti soltanto
in coltri di carta.

Per chi è Natale? 
25 aprile


Fuochi incrociati,
carne esplosa da mine di odio.

Nel giardino delle rose perenni,
irrorate da sangue mai sciolto,
ogni giorno germoglia
semenza
di libere ali.


Incipit


Anno nuovo...
Presagi di neve
e intenti di vita,
rubati ai miei sogni.
La neve cadrà
con dolci movenze
e fragranze d'eterno.
Bruno Belletti
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Amelia Belloni Sonzogni
Se non avessi i sogni - Bruno Belletti
Scrivo questa recensione a "Se non avessi i sogni", risonanze poetiche di Bruno Belletti, intingendo il pennino nell'inchiostro dell'amicizia: quella bella, che resta nonostante lunghi reciproci silenzi.
Bruno Belletti e io non sapevamo di frequentare lo stesso liceo: lui nel corso G, io nel corso C del Carducci a Milano; ci divideva un piano e il caso ha voluto che non ci si incrociasse, neppure per quelle scale che io ho percorso infinite volte per... ma questa è un'altra storia. L'ordine alfabetico ci ha fatti incontrare nelle aule dei concorsi a cattedra prima, nei corridoi del provveditorato di Milano poi, dove abbiamo scelto la sede definitiva come vincitori di concorso, la stessa per entrambi.
Banchi, cattedre, scuola, cultura sono dunque il nostro comune denominatore.
Lui è bravissimo. Sono sempre stata consapevole della sua validità di docente, delle sue capacità di studioso di filosofia ma la sua squisitezza di poeta è una più recente rivelazione.
E lo ritrovo tutto, Bruno, per me - il - Belletti, nella prefazione alla sua silloge poetica: quando dice dei temi del suo scrivere, quando mostra l'umiltà dei migliori, quando afferma di trovare - pace soltanto nella contesa - che credo di poter tradurre anche con l'intervento costruttivo a imprimere una più etica direzione a quanto vede distorto, perché al - così fan tutti - non ci si deve rassegnare. La correttezza è la sua cifra di persona, percorsa dalla sagacia e da un'ironia colta con la quale ama giocare.
Bene fa quindi Paola Maldotti nella bellissima Introduzione (interessante lezione che mi ha riportato ad imparare con gioia sui banchi) a indagare le intenzioni poetiche e – loro tramite – il poeta: docente, dirigente scolastico (il più giovane vincitore di concorso in Italia), onesto, vero e veritiero, come la sua poesia.

Avevo letto qualcosa, sparso qui e là. Mi aveva colpito la densità dei messaggi racchiusa in concetti semplici, che inducono però riflessioni profonde, come quelle che si sente il poeta ha operato su di sé e l'introduzione spiega.

E a piccoli sorsi vanno lette, per comprenderle e gustarle in pienezza nelle pieghe della - vicenda insensata - dei giorni: un uomo che assiste al risveglio della propria donna, pensieri che si abbandonano al riposo domenicale o vanno ai genitori rimasti nei ricordi più belli, il senso glaciale e duro della solitudine, il tormento di una passione inquieta, il bisogno di un silenzio puro, la speranza nel domani, il ri-prendersi: recuperare fiducia, energia, desiderio di gioia... e tanto altro, compreso e non ultimo il potere corroborante dello scrivere.

Credo che scrivere e pubblicare poesie come queste richieda un coraggio di mostrarsi non indifferente. Apparirà evidente al lettore la figura, con aspetti per me insospettati, di un uomo complesso, abituato a riflettere, a scandagliare, capace di - un vivere caparbio - , di bene e di amore, del - mite calore dei gesti normali - . Apparirà evidente al lettore un poeta contemporaneo di spessore, intimista, con lo sguardo disteso sul divenire delle tante brutture dei nostri giorni, del nostro - vivere gramo - . Di certo, infine, apparirà evidente al lettore che il concetto di utilità spicciola, tanto in auge, costringe (in senso etimologico) e toglie al nostro vivere la possibilità di non essere gramo.
"Se non avessi i sogni"
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