Writer Officina
Autore: Daniele Missiroli
Titolo: Femmina innocua
Genere Avventura
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Femmina innocua
«Christina...» sibila Flora. «Non farlo!» I suoi occhi mi fulminano.
Ho già un piano, ma ha ragione. Inspiro a fondo e rilasso i muscoli. Ancora cinquanta minuti, c'è tempo. Mi indica Hope con un cenno del capo. Annuisco, per farle capire che non intendo correre rischi in presenza di sua figlia.
Sorrido alla ragazzina; lei ricambia.
Il bastardo si avvicina: ha l'arma in pugno. Quel deficiente ha tolto la sicura. Non si rende conto che potrebbe partire un colpo. Mi trema l'occhio destro, i muscoli tornano a tendersi.
Quando lo colpirò, spero solo di non ucciderlo.

«Scusa, Copper, puoi venire un momento qui?» Flora ha usato una voce melliflua e suadente.
Scuoto la testa senza alzare lo sguardo. Non si rende conto di quello che rischia cercando di far ragionare quell'animale. Copper si alza, si avvicina e si lascia cadere a terra, accanto a Flora. Tiene sempre la pistola in pugno. Certo, è un simbolo di potere. Potere su chi gli sta intorno. Che siano ostaggi, oppure complici, non importa. Ho notato che quando si rivolgeva a Butler puntava l'arma anche contro di lui.
«Prima ci hai chiamati assassini. Posso sapere perché?»
«Voi uccidete animali innocenti con la scusa che volete sperimentare creme di bellezza e altre stupidaggini.»
«In alcuni laboratori privati può darsi che succeda, ma questo è un laboratorio universitario. Le nostre ricerche servono per la cura delle malattie infettive, non uccidiamo nessuno. Anzi, abbiamo scoperto spesso farmaci che in seguito sono stati usati per curare le persone. Magari abbiamo salvato la vita a tuo nonno, e tu nemmeno lo sai.»
Copper scuote la testa. «Dite tutti così, ma prima di scoprire il farmaco giusto, quante cavie vengono uccise? Quanti gatti e quanti cani?»
Flora si rabbuia. «Non è come dici. I nostri esperimenti sono fatti con umanità, nessuno soffre. Non facciamo test sui veleni, e utilizziamo solo topolini bianchi. Chi ti ha messo in testa queste idee assurde?»
«Non mi incanti, bella. Quando si aprirà quella porta, io libererò tutte quelle povere bestie.»
«Alcune sono infette» intervengo. «Se le liberi, potrebbero contagiare altri animali. E scatenare una pandemia. Anch'io amo gli animali, ma gli esseri umani hanno la precedenza.»
L'uomo mi guarda storto. «È inutile che parli. Non credo a una sola parola!»
«La mia amica dice la verità. Forse ci stai confondendo con i laboratori privati. Ce ne sono tre in città, ma non so che esperimenti facciano. Non li voglio accusare, però ti assicuro che i nostri obiettivi sono diversi.»
«Faremo visita anche a loro, stai tranquilla. Dovete smettere tutti di fare esperimenti con chi non si può difendere.»
«Va bene. Quando ci sarà una legge che lo vieta» continua Flora «smetteremo. Ma fino ad allora–»
«Fino ad allora ci penseremo noi» sbraita, agitando le mani.
Mi sposto dalla linea di tiro. Si sta innervosendo troppo. Se una pistola senza sicura cade, può partire un colpo. Non ne sono certa, ma è troppo pericoloso averlo qui intorno. Devo troncare questa conversazione prima che degeneri.
«Il nostro direttore si chiama Oliver Lessard e viene a farci visita tutti i giorni» lo informo. «È meglio se ve ne andate prima che arrivi.»
«Continui a mentire, non mi piaci per niente, Christina. Credi che sia tutto un gioco? Che abbia paura di finire in prigione?»
Copper è fuori di sé. Si alza e si guarda intorno. Quando nota l'orologio rotondo sul muro, mi lancia uno sguardo diabolico. Allarga le gambe, punta la sua arma e fa fuoco. L'orologio va in mille pezzi e cade sul pavimento. Hope sobbalza e si copre le orecchie. Flora resta a bocca aperta, sconvolta.
«Hai visto cosa so fare? Dimmi un'altra stronzata e il prossimo bersaglio sarai tu. O magari la ragazzina. Basta parlare. Dite solo delle bugie.»
Copper torna a sedersi, e Flora mi lancia uno sguardo pieno di paura. Incrocio le braccia e le rivolgo il mio classico sorriso da “Te l'avevo detto.”
«Ha minacciato di sparare a Hope» le sussurro.
«Va bene, è pazzo» ammette Flora. Probabilmente si è fatto di qualcosa per darsi coraggio, e ora è fuori controllo.»
Se ho fatto bene i calcoli, tra cinque minuti la porta si sbloccherà. Copper guarderà la serratura, vedrà la luce verde... e abbasserà la guardia.
«Hope» sussurro «vorrei che tu andassi in bagno. Tra poco la porta si aprirà.»
La ragazzina annuisce.
Mi rivolgo a Flora. «Ho bisogno che lei sia fuori dalla stanza, sei d'accordo?»
Anche Flora annuisce. Hope alza una mano. Copper scuote la testa, come a dire: “Che diavolo vuoi adesso?”
«Posso andare in bagno, signore?»
Copper controlla la serratura: la luce è ancora rossa. «Vai, e rimani fuori dai piedi finché non ce ne saremo andati.»
Hope si dirige verso il bagno, passandogli accanto. Faccio l'occhiolino a Flora. Sa cosa significa.
«Lo sapevo» alza gli occhi al cielo. «Hai già deciso, vero?»
«Sì.»

Ecco il clic dello sblocco. Copper si volta verso la porta e ghigna.
«Tu» mi indica con un dito «vieni ad aprire e non sbagliare. Sarà meglio per te se la porta non si blocca di nuovo.»
Allargo le braccia e mi sollevo lentamente. Ho i muscoli indolenziti, intreccio le dita e mi stiracchio. Mi incammino verso di lui, che nel frattempo si è alzato in piedi. Tengo lo sguardo a terra. Sono a trenta centimetri, è la distanza giusta. Incrocio le braccia sulla pancia, mi fermo e gli sorrido. Lui si rilassa.
Apre la bocca per la sorpresa quando faccio scattare il mio gomito destro contro il suo stomaco. Copper resta senza fiato e si piega in due. Ho usato tutta la mia forza, dovrei avergli rotto almeno una costola. Allontano con la sinistra il braccio che impugna la pistola fino a schiacciargli il polso contro lo stipite della porta del bagno. L'arma gli cade per il contraccolpo. Lascio partire un potente calcio nei testicoli. L'ho sollevato da terra di due centimetri: il dolore che gli sta esplodendo nel cervello dev'essere atroce.
Però non basta. Colpire un avversario non significa che smetterà di lottare. L'adrenalina lo terrà in piedi per diversi secondi. Gli afferro il braccio disarmato e glielo torco dietro la schiena. Spingo con forza, mentre lui tiene l'altra mano tra le gambe. Quando sento il rumore di un osso che si rompe, lo lascio andare, mi chino e lo afferro per le caviglie, tirando verso di me con un movimento deciso.
Era già piegato, e con questa mossa perde completamente l'equilibrio. Cade in avanti e non riesce ad attutire la caduta con le mani, per cui sbatte il naso sul pavimento. Un colpo simile al setto nasale provoca un dolore lancinante. Gli salto addosso con tutto il mio peso per impedire che riprenda fiato. Sessanta chili sui polmoni: ora sono vuoti e sta soffocando, ma ancora non sviene. Mi butto sulla pistola e la raccolgo, puntandogliela contro da una certa distanza. Copper si rigira sulla schiena, con le mani strette tra le gambe, e geme. Dal suo naso esce sangue.
In quel momento la porta d'ingresso si spalanca ed entra Butler. Ruoto il busto di scatto e faccio fuoco, colpendo il muro a un soffio dal suo orecchio destro. Il ragazzo si mette in ginocchio con le mani sulla testa. Trema, terrorizzato.
Con la coda dell'occhio scorgo Copper che tenta di rialzarsi. Un calcio in faccia gli fa capire che deve stare giù. Finalmente è steso a terra, immobile. Ho fatto tutto in trenta secondi. Non va bene. Avrei dovuto essere più rapida.
Flora si alza da terra e corre al telefono. Immagino chiami la polizia. Faccio cenno a Butler di stendersi e di mettere le mani sulla testa. Ubbidisce. Controllo anche Copper, ma è sempre immobile. Esamino la pistola: il meccanismo della sicura è semplice e la inserisco.
«Vai a liberare gli uomini» dico a Flora.
Lei guarda verso il bagno, pensando a Hope, poi si rende conto che non c'è più pericolo e ubbidisce. Poco dopo rientra con i nostri colleghi. Vedono Copper svenuto, la pistola nelle mie mani, e restano sbalorditi.
«Che cosa è successo?» mi chiede Arthur.
Faccio spallucce senza rispondere. Samuel nota l'orologio distrutto. Non dice nulla: prende un cestino e comincia a raccogliere i frammenti. Byron mi sorride, alza i pollici e torna tranquillo al suo microscopio.
«Christina ha appena dimostrato come tratta gli stronzi» dice Flora, lanciando uno sguardo ad Arthur e agli altri. «Quindi... occhio!»
La guardo storto. «Scusa se ho malmenato il tuo ragazzo.»
Si avvicina al corpo di Copper, ma resta a debita distanza da lui. «È un miracolo che sia ancora vivo.»
«Se fosse rimasto a letto, non gli sarebbe successo niente.»
«Anche se ci rimanevi tu non gli succedeva nulla.»
«Ma avrebbe liberato tutte le cavie.»
«Gli esseri umani sono più importanti delle cavie.»
«Vogliamo parlare della questione secondaria della legge? Lasciamo che chiunque faccia quello che vuole? Che vada in giro armato a minacciare la gente?»
«Non sarebbe successo nulla se tu non avessi bloccato la porta.»
«C'è la legge, esiste la giustizia» grido. «Chi viola la legge finisce giustamente in prigione. La società civile funziona così.»
«Però c'è modo e modo di amministrare la giustizia» sussurra.
Flora ha abbassato la voce per controbilanciare il mio tono, insolitamente alto. Respiro e cerco di calmarmi.
«Per questo esistono i tribunali e i giudici. Noi arrestiamo i criminali e lasciamo a loro il compito di giudicarli.»
«I criminali... che parolona. Secondo te questi due poveri scemi sono dei pericolosi criminali?»
«Non lo sono? Chiedi al nostro orologio come si sente dopo che questo bravo ragazzo ha discusso con lui. E se avesse sparato a noi? E se avesse colpito Hope per sbaglio?»
Dopo questa frase, Flora ha un brivido. La ragazzina esce dal bagno e si dirige verso la madre, abbracciandola.
«È tutto finito, tesoro. La tua zietta ha sistemato quel bruto, come vedi. Spero solo che sia vivo e non ci faccia causa.»
«Sei fortissima, zia! Quando mi insegni?»
«Te lo puoi scordare!» la rimprovera Flora.
Hope le fa il muso. Io le rivolgo un occhiolino, e lei mi risponde con un sorriso.
«Gli hai sparato ed è morto?»
«No, piccola, ho fatto tutto con le mie mani. Il colpo l'ho sparato contro quell'altro a scopo intimidatorio.»
«Contro quello disarmato, per essere precisi» commenta Flora.
Sospiro. «Chi commette dei reati deve mettere in conto anche i rischi che ne derivano.»
«Io... dovrei andare» dice Arthur, alzandosi.
«No» scuoto la testa «Nessuno se ne va finché non arrivano gli agenti. Dovrete testimoniare come si sono svolti i fatti, soprattutto che ha sparato lui per primo al nostro orologio.»
Arthur sbuffa e si risiede, contrariato. Ha cambiato idea. Chissà se c'entra il fatto che, mentre parlavo, avevo la pistola puntata nella sua direzione.
Daniele Missiroli
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Daniele Missiroli
Sono romagnolo, cresciuto a prosciutto e piadina (quella alta un dito), e poi salsiccia e patate fritte. Il mio fegato ringrazia. Ho frequentato il liceo scientifico, perché andavo bene in matematica, e in generale in tutte le materie scientifiche. È stato allora che ho iniziato a sviluppare la passione per il calcolo mentale, che è poi sfociato, diversi anni dopo, nel libro "Stenaritmia", un elenco completo di tutti i metodi per eseguire calcoli a mente, anche quelli ritenuti impossibili. In seguito mi sono trasferito a Bologna per laurearmi in fisica ed è stato nei suoi sotterranei che ho conosciuto il computer. Prima ancora che uscissero in commercio i primi personal, io sapevo già addomesticarli. Infatti, ho creato una delle prime software house in Italia. Dal 2003 faccio il consulente Privacy nell'azienda che ho fondato, insieme ad altri amici, e come hobby sono passato alla scrittura. Il mio genere preferito è la fantascienza, perché, anche se i dispositivi che descrivo sono futuristici, secondo me devono sempre avere una base di attendibilità. In pratica, prima li invento, poi li posso usare in un romanzo.

Writer Officina: Qual è stato il momento in cui ti sei accorto di aver sviluppato la passione per la letteratura?

Daniele Missiroli: Nel 2014 avevo collezionato un sacco di raccontini e trame per ipotetici romanzi (scrivo dalla seconda elementare e conservo sempre tutto). Stavano in una scatola (non un cassetto, era proprio una scatola da scarpe). Ho ancora dei fogli ingialliti, datati 1999. In quell'anno, per la prima volta, ho fatto leggere in giro l'unico racconto - presentabile - e ho visto che è piaciuto. Allora ho cercato in rete se poteva essere pubblicato e ho scoperto - Il mio libro - che permetteva di farlo in autonomia. Ho iniziato ad auto pubblicarmi con loro, ma dopo alcuni problemi di qualità, sono passato a YouCanPrint. La situazione è migliorata molto, ma non ero ancora soddisfatto. Da tre anni pubblico solo su Amazon. Se dovessi dare un punteggio percentuale alle mie tre esperienze (sono dati soggettivi), darei 60% a IML, 80% a YCP e 98% a KDP.

Writer Officina: C'è un libro che, dopo averlo letto, ti ha lasciato addosso la voglia di seguire questa strada?

Daniele Missiroli: Il ciclo della fondazione di Isaac Asimov. Quando l'ho scoperto, ho fatto mattina più di una volta poiché, nonostante la stanchezza, non riuscivo a smettere di leggere. In seguito mi sono procurato tutto ciò che ha pubblicato Asimov, a partire dal ciclo dei robot, e ho adottato la sua visione. Non è detto che i robot (o gli alieni) siano nostri nemici. Nelle avventure ci dev'essere sempre una componente misteriosa e tutto deve essere credibile, al limite della scienza disponibile già oggi. In un mio romanzo, il protagonista si salva con una tuta alare, senza paracadute, atterrando su un laghetto e questo è stato fatto davvero. Quando alcuni lettori mi hanno scritto, dicendo che non era possibile, ho mandato loro il link dell'impresa.

Writer Officina: Dopo aver scritto il tuo primo libro, lo hai proposto a un Editore? E con quali risultati?

Daniele Missiroli: Prima di passare da IML a YCP ho fatto una ricerca di case editrici no EAP e ne ho trovate diverse, ma vedendo il loro catalogo mi reputavo inadeguato, e con opportuna umiltà, rinunciavo a inviare manoscritti. Alla fine ho seguito la via dell'auto pubblicazione e credo di aver fatto bene. Accetto l'aiuto di tutti e sono disposto a mettere tutto in discussione, ma mi sono abituato a essere indipendente nelle decisioni, fin dalla scomparsa di mio padre, avvenuta quando avevo tredici anni. Ho scritto un racconto su questa tragedia personale che nel 2017 è stato pubblicato dalla Bel-Ami Edizioni.

Writer Officina: Pubblicare su Amazon KDP è stata una scelta vincente?

Daniele Missiroli: Sì, il loro programma è molto valido. Ci sono ancora alcuni punti migliorabili, ma si riescono a fare cose quasi perfette. Però si deve avere molta pazienza, saper usare Word di Microsoft e anche qualche programma grafico, se si vogliono inserire immagini. Essendo un programmatore, so quanto sia difficile scrivere buoni programmi.

Writer Officina: A quale dei tuoi libri sei più affezionato? Puoi raccontarci di cosa tratta?

Daniele Missiroli: A parte Stenaritmia, che amo per tutti i trucchi sul calcolo mentale che contiene, la mia saga su Aedis, di cui sono in pubblicazione il sesto e il settimo episodio, è la storia che preferisco. Ci sono decine di colpi di scena e tutto è coerente e credibile, come si usava fare nella fantascienza Asimoviana anni '40 e '50. Non ci sono parolacce (Asimov le odiava) e non ci sono situazioni concettualmente irreali. Anche i cosiddetti - cattivi - hanno la loro logica (nel settimo episodio questo viene evidenziato meglio). La storia inizia col viaggio di un'astronave - generazionale - che in 30 anni approda su Aedis e fonda una colonia. Subito compare il primo problema: qualcuno vuole tornare indietro, ma facendo esperimenti in tal senso, distrugge tutta la tecnologia, oltre a uccidere un quinto della popolazione. Il pianeta arretra di 1000 anni, e solo dopo parecchio tempo torna a essere come i nostri anni '80. Poi le avventure proseguono, Daniel Sung, il protagonista, si forma una famiglia e adotta un bambino, che in realtà è un piccolo androide. L'unico esistente, dato che non c'è più quella tecnologia. Dal sesto episodio in poi, la protagonista diventa Samira, la moglie di Daniel.

Writer Officina: Quale tecnica usi per scrivere? Prepari uno schema iniziale, prendi appunti, oppure scrivi d'istinto?

Daniele Missiroli: Ho un sistema che si è generato in modo naturale. Devo dire che negli ultimi dieci anni ho letto un sacco di libri sullo scrivere narrativa, per cui, forse, questo sistema si è generato in modo subliminale, non so. Io parto dal finale. Quando ho un'idea per un buon finale, scrivo il percorso per arrivarci, i personaggi che mi servono e i passaggi principali. Non più di una pagina. Poi inizio a sviluppare ogni scena. Ogni riga diventa un file separato. Quando ho scritto il 90%, li metto insieme, li raccordo meglio, inserisco le parti mancanti e, se occorre, tolgo quelle in eccesso. Poi scrivo l'incipit, decido il titolo, cerco la copertina e quando mi sembra a posto, inizio la fase di editing vero e proprio, che può durare anche il triplo. I tempi ideali, per me, sono due mesi per scriverlo e sei mesi per la fase di editing. Finita questa fase, lo posso far leggere. Se lo reputo opportuno, ricorro anche a una fase di editing da parte di un professionista.

Writer Officina: In questo periodo stai scrivendo un nuovo libro?
È dello stesso genere di quello che hai già pubblicato, oppure un'idea completamente diversa?


Daniele Missiroli: Ho scritto il sesto e il settimo episodio della mia saga: Aedis, dove la protagonista ora è Samira, la moglie del protagonista dei primi cinque. Ho scoperto che lei è un personaggio che ha delle caratteristiche più interessanti e avvincenti, rispetto a Daniel. E poi è autonoma. Prima di tutto l'ha sposato a sorpresa, al posto della sorella Alisha, poi è disposta a correre più rischi e ha un senso della giustizia più duttile del marito. La ritengo molto più credibile, visto anche quello che si legge e si vede in televisione.

Writer Officina: Oltre ai romanzi e ai racconti di fantascienza, hai scritto anche qualcosa ambientato sulla Terra?

Daniele Missiroli: Ho scritto Annabel, un'avventura ambientata a Las Vegas, dove un uomo e una donna vogliono arricchirsi truffando un Casinò, ma ognuno ha un piano che nasconde all'altro. Per ora, questo è l'unico a contenere qualche scena soft core. Anche qui, però, non manca la tecnologia, perché fare Jackpot e sottrarre venti milioni di dollari senza essere scoperti non è facile. Il finale è diverso da qualsiasi romanzo rosa o d'avventura, perché, a metà della storia, entra in scena una coppia, e la donna dichiara di essere sua sorella. Niente di più falso, ovviamente, ma per sapere come va a finire, si deve leggere Annabel. L'altro romanzo ambientato sul nostro pianeta che ho scritto si chiama Moonlift e racconta del primo ascensore lunare che sia mai stato costruito. Anche qui, a parte il cavo, tutto il resto sarebbe fattibile.

Writer Officina: Che altri hobby hai, oltre alla lettura e alla scrittura?

Daniele Missiroli: Perché, c'è qualcosa di più bello?
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