Writer Officina
Autore: Daniele Missiroli
Titolo: Pitbull
Genere Giallo
Lettori 2468 93 74
Pitbull
Londra, 1884.

– Cosa fai qui? – l'uomo andò incontro alla persona appena entrata. – Avevo detto che non volevo più vederti.
– Sono venuto a farti un favore. Manda qualcuno a scuola a prendere Glen.
– C'è già andata Selma.
– Tua moglie è stata intercettata e ora è ospite da me.
– Questo non dovevi farlo – l'uomo lo prese per il bavero e lo spinse contro il muro.
– Stai molto attento a quello che fai: la sua vita dipende da come ti comporti.
L'uomo lo lasciò andare. – Che cosa vuoi?
– L'altra volta ti avevo detto che la nostra società è sempre valida, ma tu non mi hai ascoltato.
– La nostra società è morta e sepolta.
– Per sei anni ti ho lasciato in pace e in tutto questo tempo ti sei sposato, hai fatto un figlio e sei diventato ricco.
– Adesso sono una persona rispettabile. Alle famiglie benestanti piacciono le cose vecchie e il mio negozio va bene.
– A loro piacciono i soldi che presti a usura, non quelle cianfrusaglie – l'uomo puntò un dito contro vari oggetti presenti nel negozio.
– Questi sono affari miei.
– Te ne sei andato e mi hai fatto concorrenza – ringhiò – quindi sono affari anche miei.
– Selma non c'entra niente.
– Come no! È un modo come un altro per essere più convincente. Ora pagherai, se la vuoi rivedere.
L'uomo strinse i pugni. – Quanto vuoi per ridarmela?
– Mi accontenterò della metà di tutto ciò che hai accumulato in questi anni.
– La metà... sei pazzo!
– So esattamente quanto vale il tuo patrimonio, non cercare di ingannarmi.
– Maledetto! – l'uomo si accasciò su una sedia.
– Hai due giorni di tempo. 

Londra, 1885 (un anno dopo)
Il giorno era iniziato con un cielo plumbeo che preannunciava la consueta pioggia pomeridiana. Il vento sollevava nuvole di polvere, che si infilava nelle carrozze e nei vestiti di chi camminava per le strade grigie. La città era immersa in un'atmosfera soffocante. L'aria era intrisa di umidità. Un freddo pungente si insinuava sotto i cappotti pesanti.
I rintocchi ovattati del Big Ben raggiungevano i passati attraverso la coltre di nebbia e fuliggine. Il cigolio delle ruote delle carrozze e il vociare dei venditori ambulanti si mescolavano indistinti. L'autunno sembrava allungare la sua mano invisibile su una Londra inquietante, preparando la città al rigore del prossimo inverno. Il Tamigi scorreva lento e opaco sotto i ponti di ferro.
L'ispettore Larry Langman stava supervisionando lo sgombero periodico del sotterraneo dove a volte passava la notte cercando di risolvere i casi dimenticati. Lo faceva spesso, sia perché il suo appartamento era distante dalla centrale, sia perché non sopportava che nella sua città circolassero assassini, che restavano impuniti solo per l'incapacità di qualche suo collega. Purtroppo, lo spazio era limitato, gli scaffali erano pieni ed era arrivato il momento di fare pulizia.
Gli uomini addetti a quel lavoro avevano portato delle casse di legno e le stavano riempiendo con i fascicoli contenenti i rapporti degli investigatori e le prove raccolte. Centinaia di pagine scritte spesso con una calligrafia incomprensibile che sarebbero state bruciate tra pochi giorni. Il tonfo nelle casse di ogni incartamento era come un pugno nello stomaco per Larry. Significava una vittima che non aveva avuto giustizia e un assassino che la faceva franca. L'ispettore avrebbe potuto evitare quel supplizio, ma voleva essere sicuro di salvare dal fuoco i casi più recenti. Qualcuno lo avrebbe risolto, tempo permettendo, ne era sicuro.
– I più vecchi sono da quella parte – l'ispettore indicò la zona destra del locale. – Non toccate gli altri, mi raccomando.
Larry spostò il tavolo che gli aveva messo a disposizione il Comandante Price al fine di lasciare più spazio agli uomini per le operazioni di sgombero, ma urtò uno scaffale che iniziò a ondeggiare pericolosamente. L'ispettore lo fermò prima che si rovesciasse, però un fascicolo scivolò a terra, spargendo i documenti sul pavimento.
– Lasci, ispettore, ci pensiamo noi.
– No, continuate pure il vostro lavoro.
Larry iniziò a mettere i fogli uno sopra l'altro per ricostruire la pratica. Gli uomini scossero la testa.
Perché risistemarlo per bene, pensarono, dato che è da buttare?
L'ispettore notò che i rapporti erano stati redatti con una bella calligrafia. Si trattava dell'omicidio di una giovane donna avvenuto un anno prima. Selma Simmons, trent'anni, sposata con Clyde Crowler e madre di Glen, che all'epoca aveva sei anni. La donna era stata trovata senza vita una mattina in Roland Street, una via malfamata poco distante dalla loro abitazione.
Larry controllò il nome dell'ispettore che si era occupato del caso: Roy Montgomery. Lo aveva conosciuto e si meravigliò che avesse archiviato quel caso. Da ciò che ricordava, Roy aveva risolto positivamente moltissimi casi. Adesso era stato trasferito in un altro distretto, ma il sergente Hiram Rollin, che lavorava con lui, era ancora in forza presso di loro e avrebbe potuto fornirgli informazioni, se fosse stato necessario. Larry si sedette sul divano che a volte utilizzava come letto e si mise a leggere i documenti.
“Il giorno prima del ritrovamento del corpo, il marito lavorava nel suo negozio di antiquariato e la moglie era in casa, al piano superiore. Il signor Crowler si è intrattenuto con i clienti fino a sera inoltrata. I suoi movimenti sono stati confermati dal maggiordomo. Il signor Crowler ha dichiarato che la moglie è uscita nel pomeriggio per far visita ad alcune amiche e non è più rientrata. Secondo lui, la signora è stata rapinata e uccisa mentre rincasava. Infatti, dal rapporto redatto dal dottor Harvey Doyle, risulta che sul corpo non siano stati rinvenuti preziosi. La causa della morte è stata un colpo di pistola in mezzo agli occhi”.
Larry sbiancò di colpo.
Un colpo di pistola in mezzo agli occhi? Nessuno uccide una persona in questo modo, men che meno una donna. I corpi senza vita di uomini e donne di malaffare ritrovati la mattina per le strade di Londra sono decine, ma quasi tutte quelle persone vengono uccise con il coltello o con un corpo contundente. Qualcuna risulta strangolata, in rarissimi casi avvelenata, ma nessuno è mai stato ritrovato ucciso con un colpo di arma da fuoco in testa. Prima di tutto le pistole costano, e costano anche i proiettili.
Larry continuò a esaminare le dichiarazioni del marito. Secondo lui le avevano sottratto due anelli d'oro, una collana di perle e un braccialetto d'avorio.
Poche sterline, pensò Larry. Sarebbe bastato uno schiaffo per stordirla, perché usare un'arma?
C'era anche la deposizione del maggiordomo.
“Il signor Ward Vesham ha dichiarato che quel giorno era stato incaricato dal marito di accompagnare il figlio a scuola e poi di andarlo a riprendere. Al suo ritorno la signora era già uscita. Non sapeva dove dovesse recarsi”.
Larry cercò le deposizioni di quelle fantomatiche amiche, ma non le trovò.
Strano, Roy è molto scrupoloso. In fondo alle dichiarazioni del marito c'era scritto che non le conosceva e non sapeva dove abitassero. E se fosse stata uccisa in casa di una di quelle donne? Magari dal marito o dal convivente di una di loro, che poi ha spostato il corpo? Qui dice che gli agenti hanno chiesto ai negozianti e agli abitanti di quella strada, ma non è emerso nulla. Certo, nessuno vuole essere coinvolto in un omicidio.
– Noi abbiamo finito, ispettore – uno degli uomini di fatica si rivolse a Larry. – Gli scaffali che ci ha indicato adesso sono vuoti. Se ci consegna quell'ultimo fascicolo, portiamo via tutte le casse.
– Grazie, andate pure. Questo lo tengo, non ho finito di leggerlo.
Gli uomini iniziarono a portare su per le scale le casse piene di documenti. Larry chiuse gli occhi e si concentrò.
Una donna va a trovare qualcuno. Torna a casa di sera passando per una via malfamata. La aggrediscono, la uccidono e la derubano. Nel referto di Harvey non c'è l'ora della morte. Roy non l'ha richiesta, il marito nemmeno. Voglio sentire che cosa si ricorda il sergente Rollin.

Larry salì le scale che portavano nella stanza dove tutti gli ispettori e i sergenti avevano le scrivanie. Quella di Hiram era vicino a quella del suo amico irlandese Nicholas Willoby, in quel momento fuori per servizio. Larry si diresse nell'angolo della centrale di polizia destinato alle pause. Si versò due tazze di tè fumante e andò verso la scrivania del sergente Rollin.
– Buongiorno, Hiram. Le ho portato una tazza di tè; mi serve il suo aiuto.
– Ai suoi ordini, ispettore.
Il sergente prese la tazza dalle mani di Larry e ne bevve un sorso. Larry si sedette di fronte a lui.
– Guardi che cosa ho trovato nel sotterraneo – mise sulla scrivania l'incartamento. – Si tratta del caso Selma Simmons, se lo ricorda?
– Parla di Selma la prostituta?
Larry trasalì. – No, non credo. Era sposata, aveva un figlio. Nel fascicolo non c'è traccia di una cosa simile.
– Montgomery non volle scriverlo per riguardo verso il marito, ma io ricordo bene quel caso. Scoprimmo la sua professione quando andammo a interrogare le persone che vivevano nel vicolo dove fu ritrovato il corpo. Prima ci furono solo allusioni, poi una delle ragazze disse di averla conosciuta quando esercitava. Disse che aveva trovato una miniera d'oro quando un ricco signore si era invaghito di lei e l'aveva sposata.
– Quindi le amiche che andava a trovare abitavano in quella strada.
– Se non esattamente in quella, di certo lì intorno. In quel quartiere ci saranno centinaia di donne che esercitano.
– Siete riusciti a scoprire in che casa era entrata?
– La ragazza mi disse che Selma quel giorno non era andata là. Lei non l'aveva vista.
– Allora come ha fatto il corpo a essere rinvenuto in quella strada?
– Secondo lei era stata uccisa lì vicino, poi era stata spostata. Forse l'assassino voleva nasconderla, ma è stato visto e l'ha abbandonata.
– Che idea aveva Roy del fatto che fosse stata uccisa con un colpo di pistola in testa?
– L'ispettore aveva formulato due ipotesi: l'assassino l'ha minacciata puntandogliela in fronte e gli è partito un colpo, oppure stava sparando altrove e l'ha centrata per pura sfortuna. In seguito qualcuno l'ha derubata.
– La seconda ipotesi mi sembra poco probabile – scosse la testa.
– Sono d'accordo, però era possibile e l'ispettore chiuse il caso.
– Del marito che cosa avete pensato?
– Una persona dura, uno di quegli imprenditori che sa condurre bene gli affari. Però ci sembrò una brava persona, in fondo. Nascondeva il suo dolore, ma si vedeva che soffriva molto per la perdita. Fu molto collaborativo e rispose a tutte le nostre domande. Montgomery per prima cosa gli chiese dei suoi rapporti con la moglie e lui disse che la lasciava libera di fare ciò che voleva. L'unica sua incombenza, su cui era intransigente, era occuparsi del figlio, che non doveva lasciare mai, nemmeno per un minuto.
– Be', però a scuola l'accompagnava il maggiordomo. C'è scritto nei rapporti.
– Solo quel giorno. Il marito ci disse che la moglie quella mattina non stava bene.
– Non stava bene, poi è uscita per andare a trovare le amiche.
– Si vede che poi si è sentita meglio, non saprei.
– Come mai sul referto del coroner non c'è l'ora della morte?
Il sergente allargò le braccia. Non era una domanda alla sua portata.
– Grazie, sergente, farò un salto da Harvey.
Larry si alzò e si diresse verso un armadio. Gli era venuto un dubbio e voleva controllare una cosa nell'annuario delle statistiche sui delitti commessi a Londra negli ultimi anni.
Quello che vi lesse corroborò la sua ipotesi.
Daniele Missiroli
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Daniele Missiroli
Sono romagnolo, cresciuto a prosciutto e piadina (quella alta un dito), e poi salsiccia e patate fritte. Il mio fegato ringrazia. Ho frequentato il liceo scientifico, perché andavo bene in matematica, e in generale in tutte le materie scientifiche. È stato allora che ho iniziato a sviluppare la passione per il calcolo mentale, che è poi sfociato, diversi anni dopo, nel libro "Stenaritmia", un elenco completo di tutti i metodi per eseguire calcoli a mente, anche quelli ritenuti impossibili. In seguito mi sono trasferito a Bologna per laurearmi in fisica ed è stato nei suoi sotterranei che ho conosciuto il computer. Prima ancora che uscissero in commercio i primi personal, io sapevo già addomesticarli. Infatti, ho creato una delle prime software house in Italia. Dal 2003 faccio il consulente Privacy nell'azienda che ho fondato, insieme ad altri amici, e come hobby sono passato alla scrittura. Il mio genere preferito è la fantascienza, perché, anche se i dispositivi che descrivo sono futuristici, secondo me devono sempre avere una base di attendibilità. In pratica, prima li invento, poi li posso usare in un romanzo.

Writer Officina: Qual è stato il momento in cui ti sei accorto di aver sviluppato la passione per la letteratura?

Daniele Missiroli: Nel 2014 avevo collezionato un sacco di raccontini e trame per ipotetici romanzi (scrivo dalla seconda elementare e conservo sempre tutto). Stavano in una scatola (non un cassetto, era proprio una scatola da scarpe). Ho ancora dei fogli ingialliti, datati 1999. In quell'anno, per la prima volta, ho fatto leggere in giro l'unico racconto - presentabile - e ho visto che è piaciuto. Allora ho cercato in rete se poteva essere pubblicato e ho scoperto - Il mio libro - che permetteva di farlo in autonomia. Ho iniziato ad auto pubblicarmi con loro, ma dopo alcuni problemi di qualità, sono passato a YouCanPrint. La situazione è migliorata molto, ma non ero ancora soddisfatto. Da tre anni pubblico solo su Amazon. Se dovessi dare un punteggio percentuale alle mie tre esperienze (sono dati soggettivi), darei 60% a IML, 80% a YCP e 98% a KDP.

Writer Officina: C'è un libro che, dopo averlo letto, ti ha lasciato addosso la voglia di seguire questa strada?

Daniele Missiroli: Il ciclo della fondazione di Isaac Asimov. Quando l'ho scoperto, ho fatto mattina più di una volta poiché, nonostante la stanchezza, non riuscivo a smettere di leggere. In seguito mi sono procurato tutto ciò che ha pubblicato Asimov, a partire dal ciclo dei robot, e ho adottato la sua visione. Non è detto che i robot (o gli alieni) siano nostri nemici. Nelle avventure ci dev'essere sempre una componente misteriosa e tutto deve essere credibile, al limite della scienza disponibile già oggi. In un mio romanzo, il protagonista si salva con una tuta alare, senza paracadute, atterrando su un laghetto e questo è stato fatto davvero. Quando alcuni lettori mi hanno scritto, dicendo che non era possibile, ho mandato loro il link dell'impresa.

Writer Officina: Dopo aver scritto il tuo primo libro, lo hai proposto a un Editore? E con quali risultati?

Daniele Missiroli: Prima di passare da IML a YCP ho fatto una ricerca di case editrici no EAP e ne ho trovate diverse, ma vedendo il loro catalogo mi reputavo inadeguato, e con opportuna umiltà, rinunciavo a inviare manoscritti. Alla fine ho seguito la via dell'auto pubblicazione e credo di aver fatto bene. Accetto l'aiuto di tutti e sono disposto a mettere tutto in discussione, ma mi sono abituato a essere indipendente nelle decisioni, fin dalla scomparsa di mio padre, avvenuta quando avevo tredici anni. Ho scritto un racconto su questa tragedia personale che nel 2017 è stato pubblicato dalla Bel-Ami Edizioni.

Writer Officina: Pubblicare su Amazon KDP è stata una scelta vincente?

Daniele Missiroli: Sì, il loro programma è molto valido. Ci sono ancora alcuni punti migliorabili, ma si riescono a fare cose quasi perfette. Però si deve avere molta pazienza, saper usare Word di Microsoft e anche qualche programma grafico, se si vogliono inserire immagini. Essendo un programmatore, so quanto sia difficile scrivere buoni programmi.

Writer Officina: A quale dei tuoi libri sei più affezionato? Puoi raccontarci di cosa tratta?

Daniele Missiroli: A parte Stenaritmia, che amo per tutti i trucchi sul calcolo mentale che contiene, la mia saga su Aedis, di cui sono in pubblicazione il sesto e il settimo episodio, è la storia che preferisco. Ci sono decine di colpi di scena e tutto è coerente e credibile, come si usava fare nella fantascienza Asimoviana anni '40 e '50. Non ci sono parolacce (Asimov le odiava) e non ci sono situazioni concettualmente irreali. Anche i cosiddetti - cattivi - hanno la loro logica (nel settimo episodio questo viene evidenziato meglio). La storia inizia col viaggio di un'astronave - generazionale - che in 30 anni approda su Aedis e fonda una colonia. Subito compare il primo problema: qualcuno vuole tornare indietro, ma facendo esperimenti in tal senso, distrugge tutta la tecnologia, oltre a uccidere un quinto della popolazione. Il pianeta arretra di 1000 anni, e solo dopo parecchio tempo torna a essere come i nostri anni '80. Poi le avventure proseguono, Daniel Sung, il protagonista, si forma una famiglia e adotta un bambino, che in realtà è un piccolo androide. L'unico esistente, dato che non c'è più quella tecnologia. Dal sesto episodio in poi, la protagonista diventa Samira, la moglie di Daniel.

Writer Officina: Quale tecnica usi per scrivere? Prepari uno schema iniziale, prendi appunti, oppure scrivi d'istinto?

Daniele Missiroli: Ho un sistema che si è generato in modo naturale. Devo dire che negli ultimi dieci anni ho letto un sacco di libri sullo scrivere narrativa, per cui, forse, questo sistema si è generato in modo subliminale, non so. Io parto dal finale. Quando ho un'idea per un buon finale, scrivo il percorso per arrivarci, i personaggi che mi servono e i passaggi principali. Non più di una pagina. Poi inizio a sviluppare ogni scena. Ogni riga diventa un file separato. Quando ho scritto il 90%, li metto insieme, li raccordo meglio, inserisco le parti mancanti e, se occorre, tolgo quelle in eccesso. Poi scrivo l'incipit, decido il titolo, cerco la copertina e quando mi sembra a posto, inizio la fase di editing vero e proprio, che può durare anche il triplo. I tempi ideali, per me, sono due mesi per scriverlo e sei mesi per la fase di editing. Finita questa fase, lo posso far leggere. Se lo reputo opportuno, ricorro anche a una fase di editing da parte di un professionista.

Writer Officina: In questo periodo stai scrivendo un nuovo libro?
È dello stesso genere di quello che hai già pubblicato, oppure un'idea completamente diversa?


Daniele Missiroli: Ho scritto il sesto e il settimo episodio della mia saga: Aedis, dove la protagonista ora è Samira, la moglie del protagonista dei primi cinque. Ho scoperto che lei è un personaggio che ha delle caratteristiche più interessanti e avvincenti, rispetto a Daniel. E poi è autonoma. Prima di tutto l'ha sposato a sorpresa, al posto della sorella Alisha, poi è disposta a correre più rischi e ha un senso della giustizia più duttile del marito. La ritengo molto più credibile, visto anche quello che si legge e si vede in televisione.

Writer Officina: Oltre ai romanzi e ai racconti di fantascienza, hai scritto anche qualcosa ambientato sulla Terra?

Daniele Missiroli: Ho scritto Annabel, un'avventura ambientata a Las Vegas, dove un uomo e una donna vogliono arricchirsi truffando un Casinò, ma ognuno ha un piano che nasconde all'altro. Per ora, questo è l'unico a contenere qualche scena soft core. Anche qui, però, non manca la tecnologia, perché fare Jackpot e sottrarre venti milioni di dollari senza essere scoperti non è facile. Il finale è diverso da qualsiasi romanzo rosa o d'avventura, perché, a metà della storia, entra in scena una coppia, e la donna dichiara di essere sua sorella. Niente di più falso, ovviamente, ma per sapere come va a finire, si deve leggere Annabel. L'altro romanzo ambientato sul nostro pianeta che ho scritto si chiama Moonlift e racconta del primo ascensore lunare che sia mai stato costruito. Anche qui, a parte il cavo, tutto il resto sarebbe fattibile.

Writer Officina: Che altri hobby hai, oltre alla lettura e alla scrittura?

Daniele Missiroli: Perché, c'è qualcosa di più bello?
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