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L'uomo dai due volti
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Londra, 1885. Ted Burton sonnecchiava sul divano del suo ufficio, quando la porta si aprì di colpo. L'uomo balzò in piedi impugnando il revolver, che teneva sempre a portata di mano. Poi lo rimise nella fondina, sotto l'ascella. A entrare era stata una donna stupenda. Lunghi capelli biondi, vestito nero di alta sartoria, cappellino seducente, figura longilinea e gioielli di classe facevano di lei la donna più affascinante che avesse mai visto. Il viso angelico di quella creatura lo ipnotizzò. – Ho bisogno dei suoi servizi – sussurrò lei. – Di tutti i servizi, anche quelli... particolari! Ted deglutì due volte. – Chi devo uccidere? – C'è poco da scherzare, si tratta davvero di un omicidio. È successo a casa mia e voglio che scopra chi l'ha commesso e perché. – Mi dia tutte le informazioni e mi muoverò subito. La donna si avvicinò e appoggiò un biglietto sulla scrivania. Ted fu inebriato dal suo profumo. – È tutto qui. Il resto glielo potrà dire l'ispettore che si occupa del caso. Lo chiami subito, ma non si fidi di lui. Ted esaminò il biglietto. C'era l'indirizzo, il telefono e il nome della donna: Susan Brook. – Signora Brook, può dirmi chi è la vittima? – Non l'ha capito? Una nebbia apparsa dal nulla cominciò ad avvolgere la donna in una spirale sempre più densa. Ormai si intravedeva solo il viso. – La vittima sono io! Dopo aver pronunciato quella frase, la nebbia svanì di colpo e della bionda non restò nessuna traccia. Ted scrollò la testa per essere sicuro di non aver sognato. Il biglietto era ancora nelle sue mani. Estrasse il telefono, che teneva nascosto in un cassetto della scrivania, e compose il numero. Non poteva tenere l'apparecchio in bella vista, poiché si era allacciato abusivamente alla linea dell'inquilino del piano di sopra. Una voce maschile domandò chi fosse, ma lui non rispose e chiese dell'ispettore. – Sono l'ispettore Langman, chi parla? – Sono Ted Burton, l'investigatore privato che ha l'incarico di indagare sull'omicidio. Sempre che in quella casa ci sia stato davvero un omicidio. – C'è stato, ma a lei chi ha affidato questo incarico? – Me l'ha affidato la signora Susan Brook, la proprietaria della casa. – Allora spero che si sia fatto pagare in anticipo. – Perché dice questo? – Perché la vittima è Susan Brook, la proprietaria della casa. Ted non si aspettava quella risposta e chiuse il telefono d'impulso. Tornò a sdraiarsi sul divano e cercò di riordinare i pensieri. Ho sognato, pensò, è evidente. No, non posso aver sognato. Il numero di telefono era esatto e il nome era proprio quello della proprietaria, l'ispettore l'ha confermato. Poi c'è il biglietto. Rigirò tra le mani quell'oggetto fisico, tangibile, senza spiegarsi come fosse arrivato lì. Chi l'aveva portato? Dov'era finita la stupenda seduttrice che aveva visto? Da dove era uscita quella nebbia? Troppe domande per il suo cervello. Prima di mezzogiorno non riusciva mai a rimetterlo in moto. Soprattutto dopo una notte passata a pedinare un marito fedifrago, sperando di scattargli delle foto compromettenti da consegnare alla sua cliente. Si è trattato di uno scherzo di cattivo gusto, pensò, è l'unica spiegazione. Gettò il biglietto nel cestino e si rimise a dormire. 1
Qualche ora prima L'ispettore Larry Langman stava sorseggiando un tè caldo nell'angolo della centrale di polizia destinato alle pause. Dopo aver trascorso la notte nell'archivio sotterraneo dei casi insoluti, si era lavato e cambiato nello spogliatoio degli agenti e adesso era pronto a iniziare la giornata. Capitava spesso che passasse la notte in quel luogo, sia perché il suo appartamento era lontano dalla centrale e riteneva uno spreco di tempo tornarci solo per dormire, sia perché il divano sfondato che si era procurato era più comodo del suo letto. Larry voleva assicurare alla giustizia più assassini possibile e non accettava che qualcuno restasse impunito per l'incapacità di un collega. Negli ultimi due giorni non erano stati segnalati omicidi nella sua zona, ma questo non gli aveva risollevato il morale più di tanto. Sapeva che a Londra se ne commettevano decine ogni giorno, ma ne venivano risolti meno della metà. Solo se avevi una casa e un lavoro potevi sperare che qualcuno denunciasse la tua scomparsa. O il tuo decesso. I corpi senza vita dei nullatenenti ritrovati per le strade la mattina non si contavano. E non contavano... non contavano nulla! Mentre stava osservando il fondo della tazzina, entrò il sergente Nicholas Willoby, che faceva parte della sua squadra insieme a quattro agenti scelti. Nicholas aveva un senso della giustizia innato ed era andato subito d'accordo con Larry. Di origini irlandesi, dotato dei caratteristici capelli ricci e di folti baffi, aveva accettato di buon grado di essere il braccio armato, mentre l'ispettore era la mente. Un braccio armato solo di uno sfollagente, certo, ma povera la testa di chi lo incontrava. Quando si avvicinò, l'ispettore gli mise in mano la tazzina fumante che aveva preparato per lui. – Grazie, ispettore. Che novità ci sono oggi? – Buongiorno, Nick. Questa notte ho risolto due vecchi casi insoluti. Sul tuo tavolo troverai la mia relazione con tutti i dettagli per ognuno. Alcune dichiarazioni erano false, ma leggendole con attenzione ho visto dove cadevano in contraddizione. Poi ho capito dove sono state nascoste le prove che incriminano i colpevoli. Manda subito gli agenti ad arrestarli. Il sergente agitò i pugni, felice. Era sempre contento quando il suo ispettore risolveva un caso. Che vi avesse contribuito anche lui oppure no, non aveva importanza. La cosa importante era togliere dalla società un criminale. – Grande! – ghignò compiaciuto. – Credevano di farla franca, ma non avevano tenuto conto della sua tenacia e intelligenza. – Gli assassini commettono sempre un errore. Il difficile è scoprirlo. Willoby finì in fretta il tè e si allontanò per impartire gli ordini opportuni. Larry andò a sedersi alla scrivania. Si ricordò che quando si era cambiato non si era pettinato. Usò le dita a rastrello per sistemarsi i capelli, poi iniziò a sfogliare il quotidiano cittadino. In centrale ne arrivavano tre o quattro copie gratis ogni giorno. Lo squillo del telefono gli fece sollevare un sopracciglio. Il sergente stava passando vicino all'apparecchio e alzò la cornetta. Il suo volto si rabbuiò e Larry capì che era successo qualcosa. Lo vide prendere carta e matita e annotarsi delle informazioni. Questo fu la conferma che si trattava proprio di un omicidio. Larry si alzò e indossò il cappotto, indispensabile in quelle umide giornate autunnali. Al contrario di Nicholas, non portava mai la divisa e l'unico elemento che lo qualificava come poliziotto era il cappello con al centro lo stemma del Distretto 19. Quando il sergente chiuse la comunicazione, compose il numero diretto dell'obitorio. In questi casi era importante allertare il coroner in modo che potesse visitare il cadavere prima possibile. Nicholas riferì l'indirizzo al dottor Doyle, il coroner, poi si girò verso i quattro agenti che costituivano la loro squadra e fece un cenno con la testa. Non serviva altro. Tutti e sei uscirono di corsa nel piazzale antistante la centrale, dove diverse carrozze della polizia erano sempre pronte. Salirono su quella più vicina e partirono. 2
La carrozza giunse a destinazione in poco tempo. Durante il tragitto Nicholas aveva informato l'ispettore che all'apparecchio c'era Katy River, la domestica di una certa signora Susan Brook. Katy non abita con la sua padrona e questa mattina, quando è arrivata, l'ha trovata in cucina, stesa sul pavimento in una pozza di sangue. Aveva subito richiuso la porta ed era andata in sala a telefonare. Dopo essersi annotato l'indirizzo sul suo taccuino, Willoby le aveva detto di sigillare la casa e non far entrare nessuno. Loro si sarebbero fatti riconoscere bussando quattro volte. La casa aveva due piani e la facciata era bianca. Era circondata da una siepe di media altezza e all'interno c'era un piccolo giardino. Il cancello era spalancato; probabilmente veniva lasciato sempre in quella posizione. Le finestre erano grandi, disposte come la metà di un esagono per far entrare più luce, e il tetto spiovente era rossiccio. Il portone, anch'esso bianco, aveva delle sottili finestrelle verticali per vedere chi si presentava. Il sergente sollevò il battente di bronzo e lo fece ricadere quattro volte. Si udì uno scalpiccio frenetico e poi il portone si aprì. – Buongiorno, signora – esordì Larry – è lei che ha telefonato alla polizia? La donna che aveva aperto indossava una divisa bianca da cameriera sopra a un vestito scuro e dimostrava un certa età. Al suo fianco c'era anche un uomo. L'ingresso in cui si trovavano era lungo e stretto. C'erano due mobili addossati alle pareti con sopra dei quadretti. Di fronte c'era una scala per salire al primo piano e ai lati c'erano due porte: quella di destra era chiusa e quella a sinistra era aperta. – Sì, ho chiamato io. Mi chiamo Katy River, sono la domestica. Il signore al mio fianco è Hank Holland, il domestico. – Sono l'ispettore Langman e questo è il sergente Willoby – Larry glielo indicò. Tutti si strinsero le mani. Larry esaminò subito il pavimento. C'erano due serie di impronte: una piccola che si dirigeva a destra e una più grande che andava a sinistra. Larry estrasse di tasca un'asticella graduata di legno. – Vi chiedo di stare fermi un minuto. Larry si mise in ginocchio e misurò le scarpe di Katy e di Hank. Memorizzò i due valori e controllò le dimensioni delle impronte. Erano le loro. – La stanza dove ha trovato il corpo della signora si trova oltre quella porta sulla destra, vero? – si rivolse alla domestica. – Sì, quando sono arrivata sono andata subito in cucina e l'ho vista. Dieci minuti dopo avervi telefonato è arrivato Hank. L'ho informato della tragedia e siamo andati in sala insieme, la stanza sulla sinistra. Le impronte erano quelle dei domestici ed erano coerenti con gli spostamenti dichiarati. Per il resto, il pavimento era immacolato. Chi aveva commesso il delitto non aveva lasciato tracce. Larry si rivolse a Katy. – Quante uscite ci sono? – Oltre a questa c'è l'uscita sul retro, di fianco alla scala. – Nick, manda due uomini a presidiare l'uscita di servizio. Gli altri resteranno qui. Chiunque si presenti, per qualsiasi motivo, dev'essere trattenuto. – Crede che l'assassino tornerà sulla scena del delitto? – chiese Katy. – Lo fanno in molti. Anche per sapere che cosa ha scoperto la polizia. Willoby andò a eseguire gli ordini. Larry si rivolse a entrambi i domestici. – Ora mi serve aiuto da parte vostra. – Siamo a sua disposizione – disse Katy. – Mentre eseguiamo un primo controllo sul corpo della signora, dovete verificare se in casa manca qualcosa. – Crede che abbiano rubato? – chiese Hank. – Non lo so, però devo sapere se è stato portato via anche solo uno spillo o un pezzo di carta. Potete farlo? – Ci pensiamo noi – rispose Katy. Vieni con me, Hank, cominceremo dalle camere. I due salirono le scale e sparirono. Nel frattempo Nicholas era tornato. Larry andò verso la porta della cucina, tallonato dal sergente. Si era ritrovato in quella situazione molte altre volte, era il suo lavoro, e anche quella volta si preparò al consueto spettacolo raccapricciante. Stanze devastate, schizzi di sangue sulle pareti, corpi martoriati. Questa era la sua routine, purtroppo. Un efferato omicidio, una morte violenta, non è una scena per deboli di cuore. Fece un lungo respiro e poi spalancò la porta. Quello che si ritrovò davanti agli occhi lo meravigliò parecchio. |
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Sono romagnolo, cresciuto a prosciutto e piadina (quella alta un dito), e poi salsiccia e patate fritte. Il mio fegato ringrazia. Ho frequentato il liceo scientifico, perché andavo bene in matematica, e in generale in tutte le materie scientifiche. È stato allora che ho iniziato a sviluppare la passione per il calcolo mentale, che è poi sfociato, diversi anni dopo, nel libro "Stenaritmia", un elenco completo di tutti i metodi per eseguire calcoli a mente, anche quelli ritenuti impossibili. In seguito mi sono trasferito a Bologna per laurearmi in fisica ed è stato nei suoi sotterranei che ho conosciuto il computer. Prima ancora che uscissero in commercio i primi personal, io sapevo già addomesticarli. Infatti, ho creato una delle prime software house in Italia. Dal 2003 faccio il consulente Privacy nell'azienda che ho fondato, insieme ad altri amici, e come hobby sono passato alla scrittura. Il mio genere preferito è la fantascienza, perché, anche se i dispositivi che descrivo sono futuristici, secondo me devono sempre avere una base di attendibilità. In pratica, prima li invento, poi li posso usare in un romanzo.
Writer Officina: Qual è stato il momento in cui ti sei accorto di aver sviluppato la passione per la letteratura?
Daniele Missiroli: Nel 2014 avevo collezionato un sacco di raccontini e trame per ipotetici romanzi (scrivo dalla seconda elementare e conservo sempre tutto). Stavano in una scatola (non un cassetto, era proprio una scatola da scarpe). Ho ancora dei fogli ingialliti, datati 1999. In quell'anno, per la prima volta, ho fatto leggere in giro l'unico racconto - presentabile - e ho visto che è piaciuto. Allora ho cercato in rete se poteva essere pubblicato e ho scoperto - Il mio libro - che permetteva di farlo in autonomia. Ho iniziato ad auto pubblicarmi con loro, ma dopo alcuni problemi di qualità, sono passato a YouCanPrint. La situazione è migliorata molto, ma non ero ancora soddisfatto. Da tre anni pubblico solo su Amazon. Se dovessi dare un punteggio percentuale alle mie tre esperienze (sono dati soggettivi), darei 60% a IML, 80% a YCP e 98% a KDP.
Writer Officina: C'è un libro che, dopo averlo letto, ti ha lasciato addosso la voglia di seguire questa strada?
Daniele Missiroli: Il ciclo della fondazione di Isaac Asimov. Quando l'ho scoperto, ho fatto mattina più di una volta poiché, nonostante la stanchezza, non riuscivo a smettere di leggere. In seguito mi sono procurato tutto ciò che ha pubblicato Asimov, a partire dal ciclo dei robot, e ho adottato la sua visione. Non è detto che i robot (o gli alieni) siano nostri nemici. Nelle avventure ci dev'essere sempre una componente misteriosa e tutto deve essere credibile, al limite della scienza disponibile già oggi. In un mio romanzo, il protagonista si salva con una tuta alare, senza paracadute, atterrando su un laghetto e questo è stato fatto davvero. Quando alcuni lettori mi hanno scritto, dicendo che non era possibile, ho mandato loro il link dell'impresa.
Writer Officina: Dopo aver scritto il tuo primo libro, lo hai proposto a un Editore? E con quali risultati?
Daniele Missiroli: Prima di passare da IML a YCP ho fatto una ricerca di case editrici no EAP e ne ho trovate diverse, ma vedendo il loro catalogo mi reputavo inadeguato, e con opportuna umiltà, rinunciavo a inviare manoscritti. Alla fine ho seguito la via dell'auto pubblicazione e credo di aver fatto bene. Accetto l'aiuto di tutti e sono disposto a mettere tutto in discussione, ma mi sono abituato a essere indipendente nelle decisioni, fin dalla scomparsa di mio padre, avvenuta quando avevo tredici anni. Ho scritto un racconto su questa tragedia personale che nel 2017 è stato pubblicato dalla Bel-Ami Edizioni.
Writer Officina: Pubblicare su Amazon KDP è stata una scelta vincente?
Daniele Missiroli: Sì, il loro programma è molto valido. Ci sono ancora alcuni punti migliorabili, ma si riescono a fare cose quasi perfette. Però si deve avere molta pazienza, saper usare Word di Microsoft e anche qualche programma grafico, se si vogliono inserire immagini. Essendo un programmatore, so quanto sia difficile scrivere buoni programmi.
Writer Officina: A quale dei tuoi libri sei più affezionato? Puoi raccontarci di cosa tratta?
Daniele Missiroli: A parte Stenaritmia, che amo per tutti i trucchi sul calcolo mentale che contiene, la mia saga su Aedis, di cui sono in pubblicazione il sesto e il settimo episodio, è la storia che preferisco. Ci sono decine di colpi di scena e tutto è coerente e credibile, come si usava fare nella fantascienza Asimoviana anni '40 e '50. Non ci sono parolacce (Asimov le odiava) e non ci sono situazioni concettualmente irreali. Anche i cosiddetti - cattivi - hanno la loro logica (nel settimo episodio questo viene evidenziato meglio). La storia inizia col viaggio di un'astronave - generazionale - che in 30 anni approda su Aedis e fonda una colonia. Subito compare il primo problema: qualcuno vuole tornare indietro, ma facendo esperimenti in tal senso, distrugge tutta la tecnologia, oltre a uccidere un quinto della popolazione. Il pianeta arretra di 1000 anni, e solo dopo parecchio tempo torna a essere come i nostri anni '80. Poi le avventure proseguono, Daniel Sung, il protagonista, si forma una famiglia e adotta un bambino, che in realtà è un piccolo androide. L'unico esistente, dato che non c'è più quella tecnologia. Dal sesto episodio in poi, la protagonista diventa Samira, la moglie di Daniel.
Writer Officina: Quale tecnica usi per scrivere? Prepari uno schema iniziale, prendi appunti, oppure scrivi d'istinto?
Daniele Missiroli: Ho un sistema che si è generato in modo naturale. Devo dire che negli ultimi dieci anni ho letto un sacco di libri sullo scrivere narrativa, per cui, forse, questo sistema si è generato in modo subliminale, non so. Io parto dal finale. Quando ho un'idea per un buon finale, scrivo il percorso per arrivarci, i personaggi che mi servono e i passaggi principali. Non più di una pagina. Poi inizio a sviluppare ogni scena. Ogni riga diventa un file separato. Quando ho scritto il 90%, li metto insieme, li raccordo meglio, inserisco le parti mancanti e, se occorre, tolgo quelle in eccesso. Poi scrivo l'incipit, decido il titolo, cerco la copertina e quando mi sembra a posto, inizio la fase di editing vero e proprio, che può durare anche il triplo. I tempi ideali, per me, sono due mesi per scriverlo e sei mesi per la fase di editing. Finita questa fase, lo posso far leggere. Se lo reputo opportuno, ricorro anche a una fase di editing da parte di un professionista.
Writer Officina: In questo periodo stai scrivendo un nuovo libro? È dello stesso genere di quello che hai già pubblicato, oppure un'idea completamente diversa?
Daniele Missiroli: Ho scritto il sesto e il settimo episodio della mia saga: Aedis, dove la protagonista ora è Samira, la moglie del protagonista dei primi cinque. Ho scoperto che lei è un personaggio che ha delle caratteristiche più interessanti e avvincenti, rispetto a Daniel. E poi è autonoma. Prima di tutto l'ha sposato a sorpresa, al posto della sorella Alisha, poi è disposta a correre più rischi e ha un senso della giustizia più duttile del marito. La ritengo molto più credibile, visto anche quello che si legge e si vede in televisione.
Writer Officina: Oltre ai romanzi e ai racconti di fantascienza, hai scritto anche qualcosa ambientato sulla Terra?
Daniele Missiroli: Ho scritto Annabel, un'avventura ambientata a Las Vegas, dove un uomo e una donna vogliono arricchirsi truffando un Casinò, ma ognuno ha un piano che nasconde all'altro. Per ora, questo è l'unico a contenere qualche scena soft core. Anche qui, però, non manca la tecnologia, perché fare Jackpot e sottrarre venti milioni di dollari senza essere scoperti non è facile. Il finale è diverso da qualsiasi romanzo rosa o d'avventura, perché, a metà della storia, entra in scena una coppia, e la donna dichiara di essere sua sorella. Niente di più falso, ovviamente, ma per sapere come va a finire, si deve leggere Annabel. L'altro romanzo ambientato sul nostro pianeta che ho scritto si chiama Moonlift e racconta del primo ascensore lunare che sia mai stato costruito. Anche qui, a parte il cavo, tutto il resto sarebbe fattibile.
Writer Officina: Che altri hobby hai, oltre alla lettura e alla scrittura?
Daniele Missiroli: Perché, c'è qualcosa di più bello?
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