|
|
Cinque belle nonne
|

Due indagini dell'ispettore Langman.
Londra, 1885.
– Hai già guardato? – Sì, era vuoto, dannazione! – Riuscirci subito sarebbe stato un colpo di fortuna. Perché l'hai rubato? Bastava controllare il contenuto. – Aprendo lo scomparto lo sportellino si è danneggiato, perché il legno è vecchio. Se lasciavo là il quadro, avrebbero capito tutti che c'è un segreto nella cornice. – Hai ragione, nessuno deve saperlo. – A questo punto è meglio che rubi anche il prossimo. – Questa volta però aspetta che siano usciti tutti. – Ci andrò dopo mezzanotte. – Vorrei sapere una cosa. – Cosa? – Com'è successo? – Un incidente. – Un incidente come? – I particolari li leggerai domani sul giornale. – Hai ragione, scusa se ho chiesto. Una settimana dopo. Quel giorno in centrale faceva freddo. La notte precedente qualcuno aveva lasciato una finestra aperta e l'umidità dei primi giorni d'autunno si era infiltrata nella sala dove gli ispettori del Distretto 19 avevano le scrivanie. Adesso la maggior parte di loro indossava guanti di lana, con i quali però era difficile scrivere i rapporti. All'ispettore Larry Langman non piacevano i guanti. Preferiva tenere una tazza enorme di tè bollente sul ripiano della scrivania e ogni tanto passarci sopra le mani, sfregandole energicamente. Quando il tè diventava tiepido, lo beveva e poi si riempiva nuovamente la tazzona. Con questo stratagemma aveva compilato tutti i suoi rapporti e ora occupava il tempo leggendo l'inserto culturale della Voce di Londra, uno dei quotidiani che le redazioni recapitavano gratis in tre o quattro copie alle forze di polizia. L'articolo parlava dei festeggiamenti in corso per un famoso pittore del ‘700, il maestro Jeremy Reyes, a 120 anni dalla sua nascita, nel 1765. A Larry piacevano i quadri, soprattutto i ritratti, ma non sapeva dipingere. Dopo la tragedia familiare che l'aveva colpito, aveva dedicato tutto il suo tempo allo studio della legge e in poco tempo era diventato ispettore della omicidi. A metà mattina entrò Brian, il giovane responsabile del laboratorio analisi che stava dall'altro lato della strada. Brian si diresse verso la scrivania di Larry, che interruppe la lettura e lo salutò. – Ciao, posso offrirti una tazza di tè? – Grazie, ispettore, lo accetto volentieri. Qui si muore di freddo, avete una temperatura inferiore a quella che c'è in strada. – Lo so, colpa di un disguido notturno. Larry si alzò e andò nell'angolo della centrale destinato alle pause. Prese il bollitore, riempì di tè una tazza e tornò indietro, offrendola al giovane, che ne bevve subito un sorso. – Che cosa ti porta qui? – gli chiese Larry. Brian si grattò la testa. – Sono venuto a parlarle di una strana cosa, ma non le vorrei portarle via tempo prezioso. – Stavo leggendo il giornale, quindi abbiamo tempo per chiacchierare un po'. – Guardi che è una cosa lunga e potrebbe risultare una sciocchezza. Posso procedere comunque? – Certo, raccontami la tua storia. Brian si sedette e Larry fece lo stesso. – Un uomo è morto in un incendio, però è stato redatto un rapporto di morte accidentale da parte dei vigili del fuoco. – Non sei d'accordo con quel giudizio? – Secondo me potrebbe essersi trattato di omicidio. Però non ho prove, ho solo formulato un'ipotesi. Sentendo la parola omicidio Larry drizzò le orecchie; l'adrenalina entrò in circolo e gli occhi si spalancarono. – Ti ascolto: parti dall'inizio e non tralasciare nulla. – La settimana scorsa si è sviluppato un incendio a casa del vecchio barone Ashburn. Erano le dieci di sera e lui era solo in casa. Il barone vive con i due figli: Allan, il primogenito e Anthony il minore. In quel momento erano fuori di casa entrambi. Non c'erano nemmeno i domestici, perché la dimora è piccola e non vivono con lui. La famiglia non è più benestante come una volta. – È andata a fuoco tutta la casa? – No, per fortuna un vicino ha visto fumo uscire dalla finestra della camera del barone e ha allertato i vigili del fuoco. Sono arrivati in poco tempo; hanno spento le fiamme e constatato il decesso del barone. Il corpo era carbonizzato sul letto e c'erano tracce di sigari. – Sembra una morte accidentale. – Questa è stata la conclusione dei pompieri. I figli sono gli unici parenti in vita, quindi sono gli eredi legittimi. A prima vista sembra un caso senza storia, ma il giorno dopo i ragazzi hanno sporto denuncia di furto. – La cosa comincia a diventare interessante. – Secondo loro qualcuno non meglio identificato ha sottratto tutti i quadri del maestro Reyes che appartenevano al padre da tempo. – Leggevo di quel pittore proprio un attimo fa. Quest'anno c'è la ricorrenza dei 120 anni dalla sua nascita. – Il barone aveva assicurato i suoi sette quadri per una cifra notevole e i figli sostenevano che qualcuno doveva aver approfittato del trambusto causato dall'incendio per penetrare nella casa e farli sparire. Nessuno aveva associato il furto alla morte del barone e l'assicurazione stava per pagare, ma prima che avvenisse avevano ricevuto la visita di un antiquario che aveva dichiarato di essere in possesso dei quadri. Però erano stati parzialmente bruciati e le cornici distrutte, come se volessero trasformarle in legna da ardere. – L'antiquario come si era procurato quel materiale? – Aveva affermato di averli acquistati da un senzatetto, che a sua volta li aveva trovati in una discarica già in quelle condizioni. – Strana storia. Chi può bruciare dei quadri di valore? – Dato che i quadri erano ridotti male, l'assicurazione aveva bisogno di una perizia super partes. Ed è a questo punto che entro in gioco io. – Ti hanno portato i quadri per essere certi che fossero proprio le tele di Reyes. – Esatto. Le ho esaminate e ho stabilito con certezza che sono le sue. Anche le cornici sono dell'epoca. – Come hai fatto a essere sicuro che fossero autentiche? Non credo sia sufficiente trovare la firma del pittore. – No, infatti. Una firma si può contraffare e l'autore stesso potrebbe aver firmato in modo diverso su quadri differenti. Ho controllato il pigmento blu del cielo. Reyes si creava i colori da solo, com'era abitudine fare a quei tempi, e divenne famoso per aver creato il colore blu che poi ha preso il suo nome: il Blu Reyes. Nessuno riusciva a dipingere un cielo di un colore così vivido e intenso come il suo. I cieli di quelle tele avevano la stessa composizione dei cieli di altri quadri, certificati da vecchie perizie. – Quindi? – Quindi ho ricostruito i quadri per quanto possibile e mi sono reso conto che ce n'erano solo sei. – Il settimo potrebbe essere rimasto nella discarica. – No, l'antiquario si era fatto accompagnare sul posto dal senzatetto e non aveva trovato nulla. Manca la tela e anche la cornice del settimo quadro. – Il quadro mancante potrebbe avere un valore eccezionale rispetto agli altri? – No, anzi, è il quadro che vale di meno. Sono riuscito a scoprire cosa manca grazie all'elenco che aveva l'assicurazione quando fu stipulata la polizza. Manca il ritratto della baronessa Alexandra, nonna del barone Ashburn. Mi sono anche informato sulla data: Reyes l'ha dipinto nel 1800, quando si era già ritirato nel monastero di Prinkforth, dove morì l'anno dopo. – Hai fatto un'indagine completa. – Una volta acquisite tutte queste informazioni, mi sono messo a riflettere. Se il ladro è uno sconosciuto ruba i quadri per venderli, ma di certo non li brucia. Se il ladro è un parente della vittima ruba i quadri per incassare l'assicurazione, ma poi deve disfarsene. Se tenta di venderli e si risale a lui, rischia la prigione. – Il tuo ragionamento è logico. Nella seconda ipotesi il ladro è uno dei due figli, oppure entrambi se sono complici. – Se i ladri sono loro, come fanno a portare via i quadri per incassare l'assicurazione senza uccidere il padre? Dato che era un accanito fumatore, avrebbero avuto anche un sistema sicuro per sviare eventuali indagini. Larry fece un lungo respiro. La logica di Brian era ineccepibile. Peccato che mancassero le prove. Non solo mancavano, ma non esisteva nessun modo per trovarle. In una discarica nessuno presta attenzione a chi getta via qualcosa. La discarica serve proprio a quello. Per trasportare i sette quadri il ladro aveva usato di sicuro un mezzo guidato da lui. Non una carrozza pubblica, dove il cocchiere vede cosa sta trasportando e lo può riferire. – Brian, hai fatto bene a raccontarmi tutto questo, ma cosa pensi si possa fare? Se i figli sono degli assassini, hanno ucciso il padre per un tornaconto economico, prove non ce ne sono e loro non hanno motivo di uccidere ancora. Brian si rattristò. Larry allargò le braccia. – Prove uguale a zero, reiterazione del crimine uguale a zero, possibilità di incriminarli in futuro uguale a zero. – Me ne rendo conto, ispettore, però volevo condividere con qualcuno le mie idee. Ho provato a parlarne con il dottor Doyle, però mi ha fermato subito e ha detto di venire da lei. – Harvey ha fatto bene. Se i figli in futuro si ritrovassero coinvolti in qualche crimine, io saprò far pesare anche le tue supposizioni, stanne certo. – Immaginavo che non si potesse fare granché. Grazie comunque del suo tempo, ispettore. Brian si alzò, strinse la mano a Larry e si incamminò verso l'uscita. Larry sospirò, sperando che i figli del barone Ashburn non si fossero macchiati di un crimine così orribile. |
|
|
Votazione per
|
|
WriterGoldOfficina
|
|
Biblioteca

|
Acquista

|
Preferenze
|
Recensione
|
Contatto
|
|
|
|
|
|
|
|
Conc. Letterario
|
|
|
|
Magazine
|
|
|
|
Blog Autori
|
|
|
|
Biblioteca New
|
|
|
|
Biblioteca Gen.
|
|
|
|
Biblioteca Top
|
|
|
|
Autori
|
|
|
|
Recensioni
|
|
|
|
Inser. Estratti
|
|
|
|
@ contatti
|
|
|
Policy Privacy
|
|
Autori di Writer Officina
|
|
|
Sono romagnolo, cresciuto a prosciutto e piadina (quella alta un dito), e poi salsiccia e patate fritte. Il mio fegato ringrazia. Ho frequentato il liceo scientifico, perché andavo bene in matematica, e in generale in tutte le materie scientifiche. È stato allora che ho iniziato a sviluppare la passione per il calcolo mentale, che è poi sfociato, diversi anni dopo, nel libro "Stenaritmia", un elenco completo di tutti i metodi per eseguire calcoli a mente, anche quelli ritenuti impossibili. In seguito mi sono trasferito a Bologna per laurearmi in fisica ed è stato nei suoi sotterranei che ho conosciuto il computer. Prima ancora che uscissero in commercio i primi personal, io sapevo già addomesticarli. Infatti, ho creato una delle prime software house in Italia. Dal 2003 faccio il consulente Privacy nell'azienda che ho fondato, insieme ad altri amici, e come hobby sono passato alla scrittura. Il mio genere preferito è la fantascienza, perché, anche se i dispositivi che descrivo sono futuristici, secondo me devono sempre avere una base di attendibilità. In pratica, prima li invento, poi li posso usare in un romanzo.
Writer Officina: Qual è stato il momento in cui ti sei accorto di aver sviluppato la passione per la letteratura?
Daniele Missiroli: Nel 2014 avevo collezionato un sacco di raccontini e trame per ipotetici romanzi (scrivo dalla seconda elementare e conservo sempre tutto). Stavano in una scatola (non un cassetto, era proprio una scatola da scarpe). Ho ancora dei fogli ingialliti, datati 1999. In quell'anno, per la prima volta, ho fatto leggere in giro l'unico racconto - presentabile - e ho visto che è piaciuto. Allora ho cercato in rete se poteva essere pubblicato e ho scoperto - Il mio libro - che permetteva di farlo in autonomia. Ho iniziato ad auto pubblicarmi con loro, ma dopo alcuni problemi di qualità, sono passato a YouCanPrint. La situazione è migliorata molto, ma non ero ancora soddisfatto. Da tre anni pubblico solo su Amazon. Se dovessi dare un punteggio percentuale alle mie tre esperienze (sono dati soggettivi), darei 60% a IML, 80% a YCP e 98% a KDP.
Writer Officina: C'è un libro che, dopo averlo letto, ti ha lasciato addosso la voglia di seguire questa strada?
Daniele Missiroli: Il ciclo della fondazione di Isaac Asimov. Quando l'ho scoperto, ho fatto mattina più di una volta poiché, nonostante la stanchezza, non riuscivo a smettere di leggere. In seguito mi sono procurato tutto ciò che ha pubblicato Asimov, a partire dal ciclo dei robot, e ho adottato la sua visione. Non è detto che i robot (o gli alieni) siano nostri nemici. Nelle avventure ci dev'essere sempre una componente misteriosa e tutto deve essere credibile, al limite della scienza disponibile già oggi. In un mio romanzo, il protagonista si salva con una tuta alare, senza paracadute, atterrando su un laghetto e questo è stato fatto davvero. Quando alcuni lettori mi hanno scritto, dicendo che non era possibile, ho mandato loro il link dell'impresa.
Writer Officina: Dopo aver scritto il tuo primo libro, lo hai proposto a un Editore? E con quali risultati?
Daniele Missiroli: Prima di passare da IML a YCP ho fatto una ricerca di case editrici no EAP e ne ho trovate diverse, ma vedendo il loro catalogo mi reputavo inadeguato, e con opportuna umiltà, rinunciavo a inviare manoscritti. Alla fine ho seguito la via dell'auto pubblicazione e credo di aver fatto bene. Accetto l'aiuto di tutti e sono disposto a mettere tutto in discussione, ma mi sono abituato a essere indipendente nelle decisioni, fin dalla scomparsa di mio padre, avvenuta quando avevo tredici anni. Ho scritto un racconto su questa tragedia personale che nel 2017 è stato pubblicato dalla Bel-Ami Edizioni.
Writer Officina: Pubblicare su Amazon KDP è stata una scelta vincente?
Daniele Missiroli: Sì, il loro programma è molto valido. Ci sono ancora alcuni punti migliorabili, ma si riescono a fare cose quasi perfette. Però si deve avere molta pazienza, saper usare Word di Microsoft e anche qualche programma grafico, se si vogliono inserire immagini. Essendo un programmatore, so quanto sia difficile scrivere buoni programmi.
Writer Officina: A quale dei tuoi libri sei più affezionato? Puoi raccontarci di cosa tratta?
Daniele Missiroli: A parte Stenaritmia, che amo per tutti i trucchi sul calcolo mentale che contiene, la mia saga su Aedis, di cui sono in pubblicazione il sesto e il settimo episodio, è la storia che preferisco. Ci sono decine di colpi di scena e tutto è coerente e credibile, come si usava fare nella fantascienza Asimoviana anni '40 e '50. Non ci sono parolacce (Asimov le odiava) e non ci sono situazioni concettualmente irreali. Anche i cosiddetti - cattivi - hanno la loro logica (nel settimo episodio questo viene evidenziato meglio). La storia inizia col viaggio di un'astronave - generazionale - che in 30 anni approda su Aedis e fonda una colonia. Subito compare il primo problema: qualcuno vuole tornare indietro, ma facendo esperimenti in tal senso, distrugge tutta la tecnologia, oltre a uccidere un quinto della popolazione. Il pianeta arretra di 1000 anni, e solo dopo parecchio tempo torna a essere come i nostri anni '80. Poi le avventure proseguono, Daniel Sung, il protagonista, si forma una famiglia e adotta un bambino, che in realtà è un piccolo androide. L'unico esistente, dato che non c'è più quella tecnologia. Dal sesto episodio in poi, la protagonista diventa Samira, la moglie di Daniel.
Writer Officina: Quale tecnica usi per scrivere? Prepari uno schema iniziale, prendi appunti, oppure scrivi d'istinto?
Daniele Missiroli: Ho un sistema che si è generato in modo naturale. Devo dire che negli ultimi dieci anni ho letto un sacco di libri sullo scrivere narrativa, per cui, forse, questo sistema si è generato in modo subliminale, non so. Io parto dal finale. Quando ho un'idea per un buon finale, scrivo il percorso per arrivarci, i personaggi che mi servono e i passaggi principali. Non più di una pagina. Poi inizio a sviluppare ogni scena. Ogni riga diventa un file separato. Quando ho scritto il 90%, li metto insieme, li raccordo meglio, inserisco le parti mancanti e, se occorre, tolgo quelle in eccesso. Poi scrivo l'incipit, decido il titolo, cerco la copertina e quando mi sembra a posto, inizio la fase di editing vero e proprio, che può durare anche il triplo. I tempi ideali, per me, sono due mesi per scriverlo e sei mesi per la fase di editing. Finita questa fase, lo posso far leggere. Se lo reputo opportuno, ricorro anche a una fase di editing da parte di un professionista.
Writer Officina: In questo periodo stai scrivendo un nuovo libro? È dello stesso genere di quello che hai già pubblicato, oppure un'idea completamente diversa?
Daniele Missiroli: Ho scritto il sesto e il settimo episodio della mia saga: Aedis, dove la protagonista ora è Samira, la moglie del protagonista dei primi cinque. Ho scoperto che lei è un personaggio che ha delle caratteristiche più interessanti e avvincenti, rispetto a Daniel. E poi è autonoma. Prima di tutto l'ha sposato a sorpresa, al posto della sorella Alisha, poi è disposta a correre più rischi e ha un senso della giustizia più duttile del marito. La ritengo molto più credibile, visto anche quello che si legge e si vede in televisione.
Writer Officina: Oltre ai romanzi e ai racconti di fantascienza, hai scritto anche qualcosa ambientato sulla Terra?
Daniele Missiroli: Ho scritto Annabel, un'avventura ambientata a Las Vegas, dove un uomo e una donna vogliono arricchirsi truffando un Casinò, ma ognuno ha un piano che nasconde all'altro. Per ora, questo è l'unico a contenere qualche scena soft core. Anche qui, però, non manca la tecnologia, perché fare Jackpot e sottrarre venti milioni di dollari senza essere scoperti non è facile. Il finale è diverso da qualsiasi romanzo rosa o d'avventura, perché, a metà della storia, entra in scena una coppia, e la donna dichiara di essere sua sorella. Niente di più falso, ovviamente, ma per sapere come va a finire, si deve leggere Annabel. L'altro romanzo ambientato sul nostro pianeta che ho scritto si chiama Moonlift e racconta del primo ascensore lunare che sia mai stato costruito. Anche qui, a parte il cavo, tutto il resto sarebbe fattibile.
Writer Officina: Che altri hobby hai, oltre alla lettura e alla scrittura?
Daniele Missiroli: Perché, c'è qualcosa di più bello?
|
|
Tutti i miei Libri

|
Profilo Facebook

|
Contatto
|
|
|
|