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Manuale di sopravvivenza
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Come liberarsi dalla trappola del narcisista, quando l'arma sono i figli.
Finita la relazione, soprattutto se è stata la donna a lasciarlo, il narcisista perverso o lo psicopatico userà i figli per soggiogare l'ex compagna. Se la preda è riuscita a superare il ricatto più comune, che proferisce testuali parole “se mi lasci, ti porto via i bambini”, si troverà successivamente a combattere un drago a sette teste. L'affidamento dei minori è il campo dove l'individuo maligno può meglio esprimere la sua carica distruttiva. In effetti, quale danno più grande per una donna, se non quello di violentarla nella maternità? Un soggetto simile concepisce la potestà genitoriale solamente come uno strumento di controllo e usurpazione nei confronti della vittima. Parlerà esclusivamente di diritti e mai di doveri. La “reificazione”, attraverso cui usa le persone in qualità di oggetti e allo scopo di raggiungere i suoi macabri obiettivi, riguarda persino la prole. Come comportarsi di fronte a questi assurdi atteggiamenti? Negare un padre ai propri figli, oltre che lesivo per la crescita e lo sviluppo affettivo degli stessi, va contro i principi del nostro Codice civile. Il modo di procedere dell'uomo maltrattante, prepotente e aggressivo, induce spesso la vittima a difendersi oltre misura, fino a farle commettere alcuni errori. Immaginiamo una madre separata o divorziata, che si occupa dei minori sotto ogni punto di vista: in che maniera potrebbe reagire, quando l'ex compagno o marito rivendicherà esclusivamente i suoi diritti genitoriali, senza la minima volontà di assumersi una briciola delle innumerevoli responsabilità? L'arrogante e tirannica strategia dell'abusante porta la preda a un atteggiamento di chiusura, che diventa ancora più evidente qualora abbia messo fine al rapporto con il partner per motivi di violenza. Si tratta di una paura spesso reale e giustificata dalle condotte vessatorie dell'aguzzino, che tuttavia, alla luce della recente normativa sulla bigenitorialità, può costituire un punto a sfavore della donna. In fondo, è normale temere per la propria incolumità e quella dei propri bambini davanti a un soggetto violento. E un Paese civile dovrebbe chiedersi come una donna possa dividere i compiti genitoriali con colui che l'ha sottoposta per anni a maltrattamenti psicologici e fisici. Invece, durante l'istruttoria relativa all'affidamento dei figli, non viene mai identificato all'interno della coppia l'individuo patologico e spesso, anzi, si tende a gettare fango su entrambi i membri e quindi ad allontanare i bambini dalla famiglia di origine. Onde evitare danni maggiori, occorre prima di tutto rassegnarsi al fatto che al momento in Italia vige il principio della “bigenitorialità a tutti i costi”: a nulla valgono i tentativi di dimostrare la pericolosità di colui che, per le assistenti sociali e gli psicologi della CTU, può essere “un cattivo compagno, ma un buon padre”. Appurato tutto ciò, diventa quindi necessario ridurre le possibilità per il carnefice di sfruttare ulteriormente a suo favore un'inconcepibile teoria, che già lo avvantaggia enormemente. Alla luce di tali realtà, la donna deve imparare a controllare l'istinto di difesa e a non reagire emotivamente ai continui attacchi dell'abusante. In fondo, egli non aspetta altro che trovare il pretesto per accusarla di essere una cattiva madre. Davanti alle deliranti richieste dell'ex partner, non bisogna quindi indietreggiare e assecondare ogni sua irragionevole pretesa, ma con calma e lucidità mostrare un atteggiamento di apertura e flessibilità, senza però cedere il passo alla sua prepotenza. Ad esempio, mentre egli ci parla solamente dei diritti di padre, potremmo replicare con una serie di doveri ai quali è continuamente venuto meno, in modo indefinito e vago come fa lui. Ci sono alcuni elementi-chiave da seguire: • non giustificarsi mai davanti alle sue calunniose accuse; • non criticarlo mai in maniera esplicita, ma insinuare qualcosa senza asserirlo; • non reagire assolutamente alle provocazioni; • usare il sarcasmo e l'ironia; • servirsi di frasi brevi e prive di sfumature emotive. Vanno bene i verbi impersonali (si dice, si pensa etc.), così come le frasi sterili “ne prendo atto”, “pensa ciò che vuoi”; • usare la meta-comunicazione, ossia comunicare sulle parole. Chiedete spiegazioni sui termini che egli esprime: ciò servirà a metterlo con le spalle al muro, facendo venire fuori l'illogicità del suo lessico e allo stesso tempo vi permetterà di allontanare la tentazione di reagire. Ad esempio, se dice “stai zitta”, potreste rispondere “cosa intendi con la frase stai zitta?” In sintesi, si tratta di formulare una domanda e come dice un saggio proverbio “chi domanda, comanda”. Nello specifico, riportiamo la lettera di un narcisista perverso maligno, scritta dopo che l'ex compagna gli aveva fatto presente i segni della violenza fisica, riportati dalla figlia a seguito del pernotto presso la casa paterna. La donna, che chiameremo V., lascia trapelare dal suo scritto tutta l'angoscia e il fermo desiderio di difendere la bambina. Cara V., ho letto poco fa la tua folle mail. Da questa si evince chiaramente il tuo già manifesto intento di non rispettare quanto stabilito dal decreto del Tribunale dei Minori di Milano, dopo i dettagliati approfondimenti su di me, tutti con giudizio più che buono, come era immaginabile e fuori dubbio. Quanto affermi è oltre modo fuori luogo e anche surreale, perché C. con me sta sempre bene, serena e felice. Finora sono stato molto tollerante, quando mi dicevi che non potevo tenerla molti giorni con me, poiché era troppo piccola. Ma da questo momento in poi, ti annuncio subito che sarò costretto a rivolgermi al su detto tribunale per chiedere l'affidamento esclusivo della bambina, in quanto non può rimanere con una madre che è una fuori legge e che definisce violento un padre con il quale C. sta divinamente. Mi riservo di usare tutte le altre azioni legali, in seguito alle tue condotte illecite e immotivate. Ti comunico anche che ho già deciso in quali giorni del periodo natalizio tenere con me il minore. Attendo una tua risposta. In fede. F. Innanzitutto, va sottolineato l'errore iniziale di V., che non avrebbe dovuto assolutamente contattare il suo ex compagno, dopo i segni di percosse fisiche, riscontrati sulla figlia. Sarebbe stato più conveniente semplicemente portare la bimba in ospedale e intraprendere le dovute azioni legali a difesa della stessa. Il principio base deve essere sempre quello di evitare il più possibile la comunicazione con il soggetto patologico. Passiamo all'analisi dell'epistola. Nell'incipit egli getta subito il ricevente in una situazione subalterna: in maniera subdola, definisce l'ex compagna come una donna folle. Infatti, non dà della pazza a lei, ma alla mail che ha inviato, il che equivale ad attribuire il giudizio al soggetto agente. Successivamente, viene fuori il suo egocentrismo: sottolinea così il giudizio “più che buono” delle relazioni fatte dal tribunale. La perversione di colui che scrive si fa tangibile nel momento in cui finge di mostrarsi persino comprensivo e paziente nei confronti dell'ex partner, mentre le annuncia di volere portarsi via la figlia. La specialità di un uomo simile è distruggere senza farsi notare, sparare senza spargere sangue. Il suo procedere dispotico e violento viene continuamente celato da un fare che, a primo impatto, potrebbe sembrare addirittura civile e degno di virtù. In modo sottile e diabolicamente prevaricatore, vuole convincere il lettore delle sue ineccepibili qualità umane, abbandonate in un secondo momento a causa della malsana condotta femminile. Si tratta infatti di un essere sadico e crudele, che è in grado, ripetutamente, di manifestare i suoi pensieri disumani come ovvio effetto agli sbagli e alle colpe altrui. Tutto ciò gli servirà per giustificare, ai suoi occhi e a quelli degli altri, le azioni malvagie di cui si renderà autore. Allo stesso tempo, è una tattica per scatenare nella vittima il senso di colpa. “Se sono così cattivo, è perché tu mi hai portato a esserlo”. La preda, nelle mente malata del narcisista, merita di essere distrutta: se l'è andata a cercare. Avrebbe potuto obbedirgli, sottostando al suo potere e controllo. Alla base vi è la rabbia narcisistica: “il mondo mi ha ferito e quindi sono autorizzato a fare del male”. Si passa poi all'esplicito riferimento alla Legge, una sovrastruttura che per l'aguzzino è come il Falso Sé: un organo che dovrebbe giudicarlo e invece finisce per diventare solo il modo preferito per affermare la propria superiorità. Quasi tutti gli abusanti hanno una doppia vita, di cui una è l'esatto opposto di quella perfetta, recitata in pubblico. Nonostante si trovino coinvolti in azioni criminose, sono i primi a servirsi della Legge: è l'ennesimo meccanismo di proiezione. Devono far passare gli altri come persone scellerate e pericolose. Nel caso specifico, ciò avviene tramite la manipolazione mentale: prima di tutto F. deve convincere V. di essere una fuorilegge.
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Autori di Writer Officina
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Sono nata e cresciuta a Roma, da qualche anno vivo ad Anzio. Nel 2016 ho preso il tesserino come giornalista pubblicista e sono diventata amministratrice di un sito che tratta il tema della violenza sulle donne. Posso definirmi una persona solare, determinata e sincera. Detesto le bugie e l'ipocrisia. Fin da piccola avevo uno spiccato senso di giustizia e mi indignavo davanti alle prepotenze sui più deboli. Adoro il mare e in particolar modo mi piace fare lunghe passeggiate sulla spiaggia, durante l'inverno. Non mi piacciono gli ambienti caotici e per questo non riuscirei a vivere in una metropoli. Una delle mie grandi passioni sono gli animali domestici: cani e gatti. Questi ultimi ho iniziato ad apprezzarli solo di recente, quando due anni fa ho salvato dalla strada una piccola gatta nera. Ora i felini sono i miei preferiti: mi sento attirata e affascinata dal loro modo di amare, così fiero, diretto e allo stesso indipendente. Nel tempo libero, quando posso, faccio del volontariato con i gatti randagi della zona in cui abito. Spero, anche in vecchiaia, di potermi dedicare a sfamare e offrire una vita migliore ai gatti di strada. Preferisco stare accanto agli animali che agli esseri umani: il loro silenzio dice più delle nostre parole.
Writer Officina : Qual è stato il momento in cui ti sei accorta di aver sviluppato la passione per la letteratura?
Ambra Sansolini: Mi sono resa conto di questa mia propensione alla scuola elementare, quando la maestra ci faceva imparare a memoria le poesie. Ma è forse nel momento in cui ho iniziato a scrivere il primo tema che ho capito quanto mi piacesse riempire il foglio bianco. Naturalmente, questa passione si è poi affinata con il mio percorso di studi: la lingua latina mi ha aiutato ad assimilare la grammatica italiana. Fin dai tempi del liceo scientifico, approfondivo individualmente lo studio di scrittori e poeti. Volevo sapere sempre di più rispetto a quello che c'era sul testo scolastico.
Writer Officina: C'è un libro che, dopo averlo letto, ti ha lasciato addosso la voglia di seguire questa strada?
Ambra Sansolini: Sì, “Penelope alla guerra” di Oriana Fallaci. Avevo solamente nove anni e durante l'estate, in spiaggia, un'amica di mia madre leggeva questo libro. Fui subito incuriosita dal titolo e volli avvicinarmi a quelle pagine. Dopo la lettura dello stesso, rimasi incantata dal modo di scrivere dell'autrice e iniziai a dire che volevo diventare come lei. Mi piaceva, nello specifico, il coraggio della verità di Oriana Fallaci. Anche il contenuto del libro sembrava plasmarsi perfettamente con la figura della scrittrice: una donna che ribalta stereotipi di genere e lotta contro pregiudizi pur di ritrovare la propria indipendenza e identità personale. Sappiamo bene quanto anche il complicato mestiere dello scrittore sia stato nei secoli una prerogativa maschile, poco conciliabile con la donna-madre, guardiana del focolare domestico e retaggio di una cultura fortemente patriarcale.
Writer Officina: Dopo aver scritto il tuo primo libro, lo hai proposto a un Editore? E con quali risultati?
Ambra Sansolini : Sì. Ho proposto il mio primo romanzo a una grande casa editrice, che possiede anche vari canali di comunicazione radio e TV. Ma hanno chiaramente detto, almeno in quel momento, che la loro editoria era più interessata ad argomenti “leggeri”, già affrontati in trasmissioni radiofoniche e/o televisive. Da quel momento, mi sono giurata che non sarei più andata da alcun editore, ma avrei optato per l'autopubblicazione.
Writer Officina: Ritieni che pubblicare su Amazon KDP possa essere una buona opportunità per uno scrittore emergente?
Ambra Sansolini: Certamente. Amazon offre un mercato di prodotti on line illimitato. Non ho esperienza diretta in questo campo, però anche io ho scelto una piattaforma di autopubblicazione, che comprende poi anche la distribuzione su Amazon. Credo che ormai ci sia stata una vera e propria rivoluzione nel campo dell'editoria. Al giorno d'oggi chiunque può pubblicare un libro ed è ovvio quanto sia più difficile emergere in un oceano, anziché in un fiumiciattolo. Eppure, sono convinta che i libri di valore restano tali, anche se auto pubblicati. Non si può arrivare a una grande casa editrice in qualità di scrittori esordienti. Anche il più grande viaggio inizia con un passo. Bisogna impegnarsi e sapere aspettare.
Writer Officina : A quale dei tuoi libri sei più affezionata? Puoi raccontarci di cosa tratta?
Ambra Sansolini: Non è facile dire a quale sono più affezionata. Dal momento della creazione, ogni libro prende vita, come accade a qualsiasi creatura vivente. Diciamo che il primo romanzo, “Su ali di farfalla”, segna il mio esordio letterario e la protagonista rappresenta il prototipo di donna che si ribella alla violenza. Per questo motivo, è il libro al quale resterò più legata. Tratta il delicato tema della violenza sulle donne, senza entrare nella descrizione specifica degli abusi, ma affrontando lo stesso nell'ottica dell'amore. C'è, infatti, in quelle pagine, un profondo messaggio di speranza: si può uscire dall'oscuro tunnel e anzi, ci si può scorgere migliorate. Persino un'esperienza così dolorosa riesce a diventare un'opportunità di rinascita, perché in fondo “nessuno può impedire a una farfalla di volare”.
Writer Officina : Quale tecnica usi per scrivere? Prepari uno schema iniziale, prendi appunti oppure scrivi d'istinto?
Ambra Sansolini : Scrivo di getto. Non riuscirei mai a seguire uno schema. C'è come un flusso di pensieri in me che, a un certo punto, prende forma scritta. Naturalmente, seguo i miei momenti d'ispirazione come un impulso al quale non posso sottrarmi. E da quell'istante, tutto avviene con la massima naturalezza e spontaneità. Se dovessi mai arginare questo flusso in schemi prefissati e statici, forse mi bloccherei.
Writer Officina : In questo periodo stai scrivendo un nuovo libro? È dello stesso genere di quello che hai già pubblicato, oppure un'idea completamente diversa?
Ambra Sansolini : Sì, a dire il vero avevo già avviato un libro, la cui stesura poi ho deciso di interrompere per dedicarmi a “Manuale di sopravvivenza”. Si tratta di un romanzo più leggero del primo, che vuole offrire ai lettori un'occasione per sognare ed evadere da una realtà, spesso angusta e buia. Anche quest'opera parte dal tema della violenza sulle donne, ma poi si eleva verso concetti di vita, applicabili anche in altri ambiti.
Writer Officina : La scrittura ha una forte valenza terapeutica. Confermi?
Ambra Sansolini: Confermo decisamente. Mentre scrivi, curi te stesso e gli altri. Anche io sono stata una vittima di violenza e la scrittura mi ha salvato la vita. È riuscita a farmi sentire libera anche quando ero in gabbia. Mi ha reso giustizia tra le ingiustizie dei nostri tribunali. Nel momento stesso in cui ho ripreso in mano la mia vita, ho giurato che avrei speso il resto dei miei giorni ad aiutare le vittime, attraverso la mia scrittura.
Writer Officina: Che consigli daresti, basati sulla tua esperienza, a chi come te voglia intraprendere la via della scrittura?
Ambra Sansolini: Bisogna crederci fino in fondo. Non è un percorso facile. Moltissime persone si affacciano a questo mondo. Occorrono tanta dedizione e pazienza.
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