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Su ali di farfalla
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Il volo dalla violenza alla libertà L'inganno Agnese si trovava così avviluppata in un rapporto deteriorante. Come una crisalide strozzata dal suo stesso filo di seta. In effetti, era stata proprio lei a lottare per questo amore, a volere qualcosa di grande, decidendo di andare a vivere con Leonardo. Ma quello che doveva essere il suo volo, stava diventando una pericolosa caduta. Il fidanzato diventava sempre più nervoso e aggressivo: improvvisamente, dopo avere alimentato il sentimento nella fanciulla, le chiedeva un maggiore distacco. Da artefice della fusione iniziale ora pretendeva tutto il contrario. Cominciarono in tal modo i primi screzi circa il lavoro: stava nascendo in lui l'idea di chiudere il negozio di artigianato che aveva dietro la casa dei genitori di Agnese per allontanarsi da tutto ciò che era l'ambiente della ragazza. Non gradiva le premurose visite dell'innamorata alla sua bottega, trovava tutto questo assurdamente sdolcinato e inutile. Da che ella divenisse il capro espiatorio della sua crisi lavorativa, ci volle davvero poco. Fu così che Leonardo scaricò su di lei ogni frustrazione personale: riempiva la casa di foto che lo ritraevano da piccolo, scrivendo a fianco di ciascuna la parola “io”. Tutto il narcisismo perverso di cui era affetto stava venendo fuori come l'onda di uno tsunami. La distruzione continua ai danni della ragazza andava di pari passo con i suoi autoelogi: come se, per ritrovare la propria identità dovesse a tutti i costi distruggere quella della compagna. - Sei la rovina della mia vita. Per colpa tua sono costretto a cambiare lavoro, lo capisci? - Queste, le parole che le gridava contro nel bel mezzo della notte. Mentre entrambi erano nel letto a dormire, Leonardo d'un tratto si svegliava e iniziava a prenderla a calci e a schiaffi. Quello che doveva essere la culla del loro amore, stava diventando un giaciglio di sofferenze estreme. La voce di un angelo le sussurrava: - Dai Agnese, torna a casa - , ma di contro l'estrema voglia di amare, tipica della fanciulla, metteva a tacere ogni cosa. Chi era Leonardo? Capire chi fosse Leonardo, era un'impresa che solo al migliore degli psichiatri sarebbe riuscita possibile. In effetti, neppure egli stesso sapeva chi fosse e proprio questa mancanza di identità personale era la fonte di tutti i suoi problemi. Ma come era giunto a gestire il negozio situato dietro casa di Agnese? Il passato del ragazzo era fatto di molteplici cambiamenti. Come recita una celebre canzone di Vasco Rossi, si trattava di “una vita spericolata”: l'esatto opposto di quella di Agnese, così regolare e prevedibile nei suoi ritmi. Fu proprio tale opposizione l'incastro della loro conoscenza e della fatale attrazione. La fanciulla si era buttata a capofitto in questa storia, perché voleva evadere dalla quotidianità e provare nuove emozioni; dall'altra parte il ragazzo, aveva di fronte una creatura totalmente diversa e speculare rispetto al suo vissuto. Mentre il desiderio di lei era limpido e cristallino nonché tipico di una ragazza di circa vent'anni, a guidare Leonardo c'era invece l'impulso sadico di sporcare una persona pulita. Naturalmente l'intento malvagio di questo era ben nascosto da onesti propositi, che mai avrebbero lasciato pensare al suo macabro obiettivo. Agnese si era lasciata incantare dai racconti di vita passata del ragazzo, dai quali traspariva certamente un carattere camaleontico e versatile, ma non macabro e tenebroso come in realtà era. Sembrava un po' l'Ulisse dei nostri giorni, alla presa con mille viaggi e peripezie: aveva lavorato come marinaio sulle navi, era andato a vivere in India e poi in Francia. Da qui, era infine tornato come il figlio prodigo della parabola del Vangelo (Lc.15,11-32) e i genitori gli avevano aperto questa piccola attività vicino casa per tenerlo finalmente a bada e sotto il loro controllo. L'attenzione minuziosa per questo figlio lasciava in effetti sottintendere qualcosa di sconosciuto e inquietante, perché pur avendo una sorella, le premure dei genitori erano tutte focalizzate su di lui. Le sue storie dalle mille e una notte avevano delle grandi pause: vi erano molte pagine bianche che erano state saltate nella narrazione, il tutto per dare alla ragazza l'immagine migliore di sé o quanto meno quella che più potesse in lei destare interesse. Il destino, come un abile croupier, aveva tirato la pallina sulla roulette e a ognuno dei partecipanti non rimaneva che fare il proprio gioco. La differenza era che, mentre le mosse di Agnese erano oneste e volte all'amore, quelle di Leonardo erano sleali e tese al massacro. Egli si mostrava molto bravo nel cambiare le carte in tavola: questa, la sua più grande specialità. E Agnese imparò presto e per forza di cose che, davanti a un prestigiatore simile, l'unica via per la vittoria è cambiare tavolo. L'aggancio Di cosa si era innamorata Agnese? Quali furono i tratti di Leonardo che più la colpirono? Si dice che amare qualcuno è amarlo nel suo insieme. Tutto vero. Ma questa volta dobbiamo chiederci quale sia stato l'anello che ha agganciato due persone così diverse e opposte come i nostri protagonisti. Perché diminuisca il numero delle vittime di violenza e affinché chi è reduce da un amore malato, possa evitare di incorrere nel futuro in altre storie pericolose, abbiamo il dovere di analizzare questo punto. Come nel V Canto de L'inferno di Dante Alighieri per spiegare la fiamma che accese la passione tra Paolo e Francesca, troviamo il verso - Galeotto fu ‘l libro e chi lo scrisse - , in riferimento al romanzo cavalleresco narrante la storia d'amore tra Lancillotto e Ginevra in cui Galeotto era il siniscalco della regina e quindi il testimone e il tramite dell'amore dei due, così noi ci chiediamo: chi fu il “Galeotto” in questione tra Agnese e Leonardo? L'immagine finta che Leonardo era riuscito a dare di sé alla ragazza in base a ciò che ella più desiderava avere accanto. Egli aveva ben studiato la preda ed era entrato dentro ai suoi desideri per poi travestirsi da colui che meglio poteva soddisfare quei bisogni. Galeotto furono la Fede e i valori. Avendo ben scorto in lei il volto di Dio, finse di essere un uomo credente, tanto da leggerle spesso alcuni passi della Sacra Bibbia. Dopo avere appurato l'animo nobile della fanciulla e i suoi valori, s'improvvisò come il ragazzo che non arrivava per portarla all'appuntamento galante, ma alla Santa Messa. Tranne il cinema della prima uscita, la chiesa fu infatti il luogo prediletto dei loro incontri. Ora capiamo bene l'impressione eterea che ebbe Agnese di lui, per la quale le sembrava più un angelo che un essere umano. Fin dalla sua adolescenza, a causa di una fisicità prorompente, era impossibile non notarla nella sua sensualità e nel suo precoce essere donna: agli occhi di lui invece era pressoché invisibile in quella impetuosa corporeità. E questo era ciò che la ragazza dal tenero sguardo voleva di più e aveva erroneamente già tentato di raggiungere fino ad ammalarsi di anoressia. Leonardo le stava finalmente offrendo la possibilità per essere leggera e soffice come un'anima. Per la prima volta in vita sua, qualcuno non si era soffermato sul suo corpo. Qui ci fu l'aggancio. Il punto di non ritorno. La fase in cui, donata la sensazione sempre ricercata dalla fanciulla, questa era inerme nelle sue mani. L'immobilità dell'anima Mentre Leonardo era riuscito nel suo intento di cambiare lavoro e si era messo a fare l'agente di commercio presso un'attività di proprietà di un suo amico, molto lontana dalla loro abitazione, Agnese trascorreva sempre più tempo da sola nella casa. Durante le ore di studio, iniziava a percepire una sensazione di malessere e si confidò con la sua famiglia. Ebbe così inizio la drammatica altalena della destabilizzazione emotiva: il primo effetto della violenza, in particola modo di quella psicologica. Sentiva in cuor suo di voler prendere una decisione senza tuttavia riuscire a farlo. - Ecco qui la valigia, io me ne vado! - Gridò Gianni adirato verso sua figlia. Era stato chiamato lì dalla fanciulla, perché l'aiutasse nel raccogliere i suoi oggetti personali e la portasse via da quella casa. Ma proprio mentre era sul punto di varcare la soglia della porta d'ingresso, aveva improvvisamente cambiato idea. Sembrava plagiata, come se davvero non riuscisse più a pensare con la sua testa. I genitori erano esausti e preoccupati nel vederla così: il senso d'impotenza che provavano li stava schiacciando.
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Autori di Writer Officina
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Sono nata e cresciuta a Roma, da qualche anno vivo ad Anzio. Nel 2016 ho preso il tesserino come giornalista pubblicista e sono diventata amministratrice di un sito che tratta il tema della violenza sulle donne. Posso definirmi una persona solare, determinata e sincera. Detesto le bugie e l'ipocrisia. Fin da piccola avevo uno spiccato senso di giustizia e mi indignavo davanti alle prepotenze sui più deboli. Adoro il mare e in particolar modo mi piace fare lunghe passeggiate sulla spiaggia, durante l'inverno. Non mi piacciono gli ambienti caotici e per questo non riuscirei a vivere in una metropoli. Una delle mie grandi passioni sono gli animali domestici: cani e gatti. Questi ultimi ho iniziato ad apprezzarli solo di recente, quando due anni fa ho salvato dalla strada una piccola gatta nera. Ora i felini sono i miei preferiti: mi sento attirata e affascinata dal loro modo di amare, così fiero, diretto e allo stesso indipendente. Nel tempo libero, quando posso, faccio del volontariato con i gatti randagi della zona in cui abito. Spero, anche in vecchiaia, di potermi dedicare a sfamare e offrire una vita migliore ai gatti di strada. Preferisco stare accanto agli animali che agli esseri umani: il loro silenzio dice più delle nostre parole.
Writer Officina : Qual è stato il momento in cui ti sei accorta di aver sviluppato la passione per la letteratura?
Ambra Sansolini: Mi sono resa conto di questa mia propensione alla scuola elementare, quando la maestra ci faceva imparare a memoria le poesie. Ma è forse nel momento in cui ho iniziato a scrivere il primo tema che ho capito quanto mi piacesse riempire il foglio bianco. Naturalmente, questa passione si è poi affinata con il mio percorso di studi: la lingua latina mi ha aiutato ad assimilare la grammatica italiana. Fin dai tempi del liceo scientifico, approfondivo individualmente lo studio di scrittori e poeti. Volevo sapere sempre di più rispetto a quello che c'era sul testo scolastico.
Writer Officina: C'è un libro che, dopo averlo letto, ti ha lasciato addosso la voglia di seguire questa strada?
Ambra Sansolini: Sì, “Penelope alla guerra” di Oriana Fallaci. Avevo solamente nove anni e durante l'estate, in spiaggia, un'amica di mia madre leggeva questo libro. Fui subito incuriosita dal titolo e volli avvicinarmi a quelle pagine. Dopo la lettura dello stesso, rimasi incantata dal modo di scrivere dell'autrice e iniziai a dire che volevo diventare come lei. Mi piaceva, nello specifico, il coraggio della verità di Oriana Fallaci. Anche il contenuto del libro sembrava plasmarsi perfettamente con la figura della scrittrice: una donna che ribalta stereotipi di genere e lotta contro pregiudizi pur di ritrovare la propria indipendenza e identità personale. Sappiamo bene quanto anche il complicato mestiere dello scrittore sia stato nei secoli una prerogativa maschile, poco conciliabile con la donna-madre, guardiana del focolare domestico e retaggio di una cultura fortemente patriarcale.
Writer Officina: Dopo aver scritto il tuo primo libro, lo hai proposto a un Editore? E con quali risultati?
Ambra Sansolini : Sì. Ho proposto il mio primo romanzo a una grande casa editrice, che possiede anche vari canali di comunicazione radio e TV. Ma hanno chiaramente detto, almeno in quel momento, che la loro editoria era più interessata ad argomenti “leggeri”, già affrontati in trasmissioni radiofoniche e/o televisive. Da quel momento, mi sono giurata che non sarei più andata da alcun editore, ma avrei optato per l'autopubblicazione.
Writer Officina: Ritieni che pubblicare su Amazon KDP possa essere una buona opportunità per uno scrittore emergente?
Ambra Sansolini: Certamente. Amazon offre un mercato di prodotti on line illimitato. Non ho esperienza diretta in questo campo, però anche io ho scelto una piattaforma di autopubblicazione, che comprende poi anche la distribuzione su Amazon. Credo che ormai ci sia stata una vera e propria rivoluzione nel campo dell'editoria. Al giorno d'oggi chiunque può pubblicare un libro ed è ovvio quanto sia più difficile emergere in un oceano, anziché in un fiumiciattolo. Eppure, sono convinta che i libri di valore restano tali, anche se auto pubblicati. Non si può arrivare a una grande casa editrice in qualità di scrittori esordienti. Anche il più grande viaggio inizia con un passo. Bisogna impegnarsi e sapere aspettare.
Writer Officina : A quale dei tuoi libri sei più affezionata? Puoi raccontarci di cosa tratta?
Ambra Sansolini: Non è facile dire a quale sono più affezionata. Dal momento della creazione, ogni libro prende vita, come accade a qualsiasi creatura vivente. Diciamo che il primo romanzo, “Su ali di farfalla”, segna il mio esordio letterario e la protagonista rappresenta il prototipo di donna che si ribella alla violenza. Per questo motivo, è il libro al quale resterò più legata. Tratta il delicato tema della violenza sulle donne, senza entrare nella descrizione specifica degli abusi, ma affrontando lo stesso nell'ottica dell'amore. C'è, infatti, in quelle pagine, un profondo messaggio di speranza: si può uscire dall'oscuro tunnel e anzi, ci si può scorgere migliorate. Persino un'esperienza così dolorosa riesce a diventare un'opportunità di rinascita, perché in fondo “nessuno può impedire a una farfalla di volare”.
Writer Officina : Quale tecnica usi per scrivere? Prepari uno schema iniziale, prendi appunti oppure scrivi d'istinto?
Ambra Sansolini : Scrivo di getto. Non riuscirei mai a seguire uno schema. C'è come un flusso di pensieri in me che, a un certo punto, prende forma scritta. Naturalmente, seguo i miei momenti d'ispirazione come un impulso al quale non posso sottrarmi. E da quell'istante, tutto avviene con la massima naturalezza e spontaneità. Se dovessi mai arginare questo flusso in schemi prefissati e statici, forse mi bloccherei.
Writer Officina : In questo periodo stai scrivendo un nuovo libro? È dello stesso genere di quello che hai già pubblicato, oppure un'idea completamente diversa?
Ambra Sansolini : Sì, a dire il vero avevo già avviato un libro, la cui stesura poi ho deciso di interrompere per dedicarmi a “Manuale di sopravvivenza”. Si tratta di un romanzo più leggero del primo, che vuole offrire ai lettori un'occasione per sognare ed evadere da una realtà, spesso angusta e buia. Anche quest'opera parte dal tema della violenza sulle donne, ma poi si eleva verso concetti di vita, applicabili anche in altri ambiti.
Writer Officina : La scrittura ha una forte valenza terapeutica. Confermi?
Ambra Sansolini: Confermo decisamente. Mentre scrivi, curi te stesso e gli altri. Anche io sono stata una vittima di violenza e la scrittura mi ha salvato la vita. È riuscita a farmi sentire libera anche quando ero in gabbia. Mi ha reso giustizia tra le ingiustizie dei nostri tribunali. Nel momento stesso in cui ho ripreso in mano la mia vita, ho giurato che avrei speso il resto dei miei giorni ad aiutare le vittime, attraverso la mia scrittura.
Writer Officina: Che consigli daresti, basati sulla tua esperienza, a chi come te voglia intraprendere la via della scrittura?
Ambra Sansolini: Bisogna crederci fino in fondo. Non è un percorso facile. Moltissime persone si affacciano a questo mondo. Occorrono tanta dedizione e pazienza.
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