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Isole Felici
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Io odio Pachito, il cane di Pietro Marius e di Ramona, ci tengo a sottolineare che io non odio gli animali, nemmeno li adoro, mi sono indifferenti. Un cane è un cane, può essere fedele, giocherellone, docile o dal temperamento aggressivo ma mai, e dico mai, avrei pensato di incontrare nella mia lunga vita un cane così stronzo! Pachito è proprio un pezzo di merda. Da tempo frequenta casa mia e posso dire, con cognizione di causa, che quell'essere peloso è un mezzo demonio. A suo modo la bestiola ha un'intelligenza sopraffina, lo si vede ad esempio dal modo in cui si relaziona con Ramona e mio figlio, quel bastardo sa bene come comportarsi in ogni occasione, conosce il momento preciso in cui deve fare gli occhioni dolci, quello in cui mettersi zampe all'aria in attesa di coccole. Si tratta quasi sempre di un bluff, un modo palesemente falso di farsi perdonare le cose, io spesso lo sgamo e mi viene da sorridere. Con me non attacca, fin dal primo giorno in cui ha messo zampa in questa casa ci siamo sempre detestati. Può sembrare assurdo ma io e quel cane abbiamo molto in comune, in senso caratteriale intendo, anche lui detesta gli altri, tranne piccole eccezioni. Ha eletto a suo padrone assoluto Pietro Marius, subito dopo Ramona, e poi basta. Nel suo cerchio della fiducia io non ci sono! Non lo biasimo, negli ultimi mesi il nostro rapporto si è ulteriormente incrinato. Tutta colpa sua comunque, ha cominciato lui questa guerra e ora siamo ai ferri corti. Avere un cane è una gran rottura di coglioni, tuttavia avrei accettato l'idea se solo si fosse trattato di portarlo fuori due o tre volte al giorno per i bisogni o riempirgli la ciotola delle crocchette. In genere anziani e animali vanno d'accordo, una carezzina ogni tanto, un lancio di pallina con bubbolo, una passeggiata al guinzaglio, con Pachito tutto questo è impossibile. Per prima cosa in casa comanda lui, ci lascia pochissimo spazio. Si è appropriato a mano a mano di tutti gli ambienti. I primi giorni era un microscopico cucciolo indifeso che abbiamo posto con tanto amore in una piccola scatola di scarpe, in fondo al corridoio, poi ha cominciato a crescere e gli abbiamo comprato una cuccia nuova di zecca, uno di quei contenitori per cani a forma di casetta. Successivamente, e contrariamente alla mia volontà, hanno deciso di riservargli uno spazio più grande, l'intera sala da pranzo con annessa zona cucina. In pratica se durante la notte ho necessità di bere devo inevitabilmente passare davanti alla bestia. Il piccolo stronzo mi fissa con i suoi occhioni come a dire: Allora? Cazzo vuoi? Lo abbiamo portato a casa quando aveva poco più di una settimana, un toporagno di quindici centimetri che io già trovavo inutile ai tempi. Dopo qualche mese Pachito ha assunto le dimensioni attuali, è comunque un cane tascabile ma caga e mangia come un umano. Non c'è proporzione tra il suo peso e la quantità di crocchette che ingerisce. Divora bustoni di schifosissimi e nauseabondi pezzettini di manzo o di maiale, come se non ci fosse un domani. Del resto i suoi cari padroni sono due obesi e il loro cane non poteva essere da meno. Nonostante tutto la bestiola non ingrassa, è tutto muscoli e nervi. Del resto passa tutta la giornata a correre come una scheggia impazzita. Corre e salta sul letto, poi corre e zompetta sulla poltrona, poi salta sul tavolo mentre mangiamo, ruba un pezzo di pane e scappa via. Ramona e Pietro Marius lo incoraggiano addirittura, in alcuni momenti la mia casa sembra l'arena di un circo dove il cane acrobata salta nel cerchio infuocato, ci manca solo quello! Il quadrupede ha un'energia infinita, comincia ad abbaiare dalle prime luci dell'alba e finisce in tarda notte. Tra le cose che odio di lui c'è proprio la sua voce sgradevole, negli ultimi tempi il coglione ha preso anche l'abitudine di ululare alla luna, neanche fosse uno di quegli enormi cani da pastore. Da qualche tempo poi è diventato un masticatore seriale, come i neonati a cui stanno spuntando i primi dentini, Pachito ha preso il vizio di mordere e masticare di tutto. Ha cominciato da piccole cose, un piccolo peluche di Pietro Marius, una vecchia maglia di Ramona. Poi è passato ad altro, ha rosicchiato la parte bassa di tutti i mobili di casa, si vedono ancora i segni dei suoi dentini che hanno scalfito la lamina di legno, in alcuni punti è riuscito a staccarne e ingerirne alcuni pezzetti. Fino al giorno dell'incontro fatale, il giorno in cui si è imbattuto nella mia vecchia ciabatta. Da quel momento sono cominciati davvero i guai. Inizialmente abbiamo sottovalutato il fenomeno, che cosa sarà mai una ciabatta distrutta? Ne ricompriamo un altro paio. Al terzo o quarto paio di ciabatte abbiamo dovuto correre ai ripari, nascondendole tutte nel mobile alto in cucina. Da quel giorno, ogni mattina, ho il compito di svegliarmi prestissimo e di distribuire silenziosamente le pantofole, facendo moltissima attenzione a non svegliare la belva. Sono mesi che non indosso ciabatte, se di notte devo scendere dal letto per pisciare infilo le scarpe. Ricordo quella volta che abbiamo dovuto portare d'urgenza Pachito dal veterinario, aveva ingerito quasi un etto di imbottitura proprio della mia vecchia pantofola, la stessa aveva creato un tappo nel suo intestino e lo stronzetto aveva smesso di cagare. "Altri pochi minuti e il vostro Pachito sarebbe morto, lo abbiamo salvato giusto in tempo!" disse il medico dopo averlo operato, io maledissi quel giorno, ci ero andato veramente vicino, questione di minuti e avrei archiviato la pratica, quel bastardo peloso sarebbe morto con un blocco intestinale e io avrei riconquistato la tranquillità. Il danno e la beffa! Quell'intervento mi costò trecento bigliettoni, dopo un breve periodo di convalescenza Pachito tornò più in forma e più vivace di prima. Ricordando le parole del veterinario, da qualche mese ho preso l'insana abitudine di strattonare il cane impedendogli di espletare i suoi bisogni. In pratica quando scendiamo in strada, quando alla bestia scappa la cacca, osservo l'attimo preciso in cui fa quel movimento con le zampette posteriori, quell'attimo in cui la piccola belva socchiude gli occhietti per lo sforzo. Con un tempismo perfetto tiro fortissimo il guinzaglio, Pachito emette un latrato ma non demorde. Continuiamo per tre o quattro volte, fino a quando si incazza davvero, torna indietro, punta lo sguardo verso di me è incomincia a fissarmi minaccioso abbaiando. Peccato non capire il linguaggio dei cani, mi piacerebbe tradurre in parole le sue rimostranze. Secondo me suonerebbe tipo: Ma mi fai cagare in santa pace? Vecchiaccio di merda! Nel giro di un mese la povera bestiola è diventata stitica, me ne sono accorto osservando l'espressione dei suoi occhi che diventano sottili feritoie, soffre tantissimo, spasima lo stronzetto, si contorce tutto e ulula: quello è il momento in cui godo tantissimo. Tuttavia, Il vero motivo per cui quel cane mi odia è sicuramente un altro, mi avrebbe anche perdonato per l'affare della cacca se solo non avessi cominciato a comportarmi da vero bastardo. Nelle nostre passeggiate incontriamo spesso altri cagnolini, i due si annusano il culo, si leccano a vicenda. Spesso si tratta di cagnette, esemplari di sesso femminile talvolta in calore: in quel momento Pachito perde ogni freno, comincia ad essere piuttosto inquieto muovendo la codina come un tergicristallo. Certe volte accade un fenomeno curioso, il cane di Ramona e Pietro Marius misura meno di cinquanta centimetri ma ha un pene abnorme. Proporzionalmente è come se un uomo di media statura avesse un uccello di un metro e dieci. Pachito ha un coso più lungo della zampa, è davvero impressionante. Quando vedo che lo stronzone è pronto a copulare, quando sfodera la spada e si mette in posizione piazzando le zampette anteriori lungo la schiena della cagnetta, proprio in quel momento entro in scena io. Conosco il momento il cui l'animale è pronto a dare il primo colpo di reni, l'attimo dell'amplesso, quella è l'occasione giusta per dare un grosso tiro di guinzaglio. Pachito non me lo ha mai perdonato, da quando ha sentito il richiamo della carne non è mai riuscito a portare a termine la faccenda, con nessuna cagnetta. Di solito esco con un normale quadrupede ma torno a casa con un cane a cinque zampe, l'erezione gli resta su per diversi minuti. Forse per questo motivo, da qualche tempo, il coglione ha iniziato ad apprezzare l'amore solitario. Tra le cose che ha provato a mangiucchiare c'è anche un nostro vecchio plaid, e negli ultimi mesi la copertina è diventata la sua amante. Quando gli viene la frenesia la trascina veloce in bagno, dopo una manciata di minuti ci raggiunge con l'aria soddisfatta, ancora ansima, ha ancora gli occhi rossi e sembra quasi voler chiedere una sigaretta.
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Sono nato nel 1981 e dopo gli studi tecnici mi sono occupato di informatica e grafica digitale, ho tenuto corsi di formazione professionale sempre in ambito informatico. Attualmente lavoro in una azienda commerciale specializzata in elettronica di largo consumo. Questa esperienza, che dura ormai da oltre quindici anni, mi ha dato la possibilità di stare a contatto con il pubblico e di conoscere tante persone. Sono di origini napoletane ma la carriera professionale mi ha portato a sportarmi in un'altra regione. Sposato, una figlia di nove anni. Non posso ancora definirmi uno scrittore, ho pubblicato un solo romanzo, ma le soddisfazioni sono già state tante. Sono alla continua ricerca di stimoli per le mie prossime opere, per me ogni evento, ogni esperienza, rappresenta una potenziale idea per un mio racconto.
Writer Officina: Qual è stato il momento in cui ti sei accorto di aver sviluppato la passione per la letteratura?
Andrea Corcione: Posso dire da sempre! In quarta elementare fecero la più classica delle domande: Cosa vuoi fare da grande? Io senza nessun dubbio risposi: Lo scrittore! Ho sempre scritto piccole cose, anche da adolescente, tuttavia negli ultimi anni ho affinato la tecnica. Sono riuscito a dare corpo alle mie emozioni. Sono riuscito a mettere nero su bianco idee, sensazioni, aneddoti legati alla mia esperienza di vita o inventati di sana pianta. Vedere materializzati in un oggetto, in un libro, tutte le tue idee, tutti i tuoi sforzi creativi, ha un valore immenso per me.
Writer Officina: C'è un libro che, dopo averlo letto, ti ha lasciato addosso la voglia di seguire questa strada?
Andrea Corcione: I racconti del giornalista e scrittore italiano Giovannino Guareschi, al centro della quale si stagliano le figure dell'orgoglioso prete di campagna e dall'arcigno sindaco comunista Peppone, ambientate nella Bassa emiliana, Don Camillo. Trovo sublime quel modo di raccontare quei posti e quei personaggi. Quel modo di scrivere deve aver influenzato parecchio il mio stile, ho poi aggiunto di mio una vena di Napoletanità, nel senso elevato del termine. I miei personaggi sono estremamente umani, talvolta paradossali, ma sempre veri.
Writer Officina: Dopo aver scritto il tuo primo libro, lo hai proposto a un Editore? E con quali risultati?
Andrea Corcione: Con pessimi risultati! Alcune piccole case editrici mi hanno fatto un mare di complimenti, hanno finto interesse per l'opera, tuttavia alla fine mi hanno proposto l'acquisto di un certo numero di copie e un cospicuo contributo a sostegno delle spese per l'editing e la promozione.
Writer Officina: Ritieni che pubblicare su Amazon KDP possa essere una buona opportunità per uno scrittore emergente?
Andrea Corcione: Ritengo la pubblicazione attraverso KDP una buona opportunità per emergere, essere gli editori di se stessi ha tanti aspetti positivi. Malgrado tutto è una strada a volte difficile, soprattutto se si parte da zero, dover curare tutti gli aspetti, dalla promozione all'editing fino alla correzione ortografica, è un lavoro duro. Ritengo preziosa la possibilità di interagire direttamente con i lettori attraverso le pagine dei social.
Writer Officina: A quale dei tuoi libri sei più affezionato? Puoi raccontarci di cosa tratta?
Andrea Corcione: La Teoria Degli Equilibri è un libro originale! Nel vero senso del termine. Ho cercato di scrivere qualcosa di unico, anche poco classificabile. Si tratta di un romanzo umoristico che assume toni drammatici e paradossali in alcuni punti. Amo il grottesco, amo l'ironia sottile ma anche usare un registro esplicito e talvolta ruvido. Preferisco raccontare i fatti senza filtri, senza perbenismi, ricorrendo talvolta anche alla trivialità ma senza cadere mai nel volgare. Pietro è sempre stata una persona cinica e opportunista, scontrosa e irriverente. Pietro Santini è un uomo solo che non crede nell'amicizia, tantomeno nell'amore. Non ha amici, non ha parenti. Per una vita intera ha sognato di diventare vecchio per non avere responsabilità, per vivere felicemente solo, senza nessun obbligo. Per lui i vecchi sono come i bambini da cui nessuno si aspetta nulla. Tuttavia qualcosa sta cambiando, da qualche anno non ha più voglia di lottare, di combattere per affermare la sua idea. La solitudine che ha costruito intorno a sé comincia ad essere un peso, un'oppressione. Dovrebbe essere finalmente arrivato al tanto ambito traguardo, ora è finalmente vecchio, ma qualcosa non torna. La sua misera esistenza verrà stravolta da un incontro, un fugace incontro carnale con una corpulenta badante Rumena, che sarà il fulcro, il punto di rottura, di un consolidato equilibrio che sembrava ormai infrangibile. A distanza di otto anni da quell'incontro , in una sola settimana, sarà costretto a cambiare ogni abitudine, sconvolgere la sua vita per amore. Imparerà con fatica ad amare, imparerà ad ascoltare gli altri e aprirsi al mondo.
Writer Officina: Quale tecnica usi per scrivere? Prepari uno schema iniziale, prendi appunti, oppure scrivi d'istinto?
Andrea Corcione: Nessuna tecnica, quando creo non sono più me stesso, mi isolo totalmente , le parole scorrono quasi magicamente e raggiungendo la tastiera del mio computer. I miei appunti sono tutti mentali, sono pezzi di vita vissuta, racconti di famiglia, vecchi frammenti di ricordi che cerco di afferrare al volo e adattare al testo che sto scrivendo. Sono un istintivo e sono io il primo a giudicare l'opera, talvolta essendo fin troppo severo con me stesso. Se un brano mi fa ridere a crepapelle, o piangere e commuovere, probabilmente avrà lo stesso effetto anche sui futuri lettori. Al contrario posso riscrivere anche decine di volte un intero rigo fino a trovare i termini giusti, fino a quando le parole si incastrano perfettamente come pezzi di un gigantesco puzzle.
Writer Officina: In questo periodo stai scrivendo un nuovo libro? È dello stesso genere di quello che hai già pubblicato, oppure un'idea completamente diversa?
Andrea Corcione: Sono al lavoro sul nuovo capitolo della Teoria degli Equilibri, per ora è soltanto un mucchio di idee da sviluppare, sono sicuro che presto diventerà il degno proseguimento di un'opera che ha incontrato da subito il parere favorevole del pubblico. Spero di migliorare costantemente e proseguire su questa strada.
Writer Officina: A chi consiglieresti la lettura del tuo libro La Teoria Degli Equilibri?
Andrea Corcione: Lo consiglio a tutte le persone che sono alla ricerca di un testo insolitamente originale. La teoria degli equilibri è un libro divertente ma non banale, si ride tanto, ci si appassiona facilmente alla storia. Si tratta di una storia apparentemente leggera ma a tratti anche profonda. Insomma non vi resta che leggerlo!
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