Writer Officina
Autore: Antonella Sacco
Titolo: Fantasmi in bottiglia
Genere romanzo per ragazzi
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Fantasmi in bottiglia
Vanessa mise in tavola la bottiglia dell'acqua mentre la mamma scolava le penne e le distribuiva nelle scodelle.
“Che profumo” commentò inforchettando il primo boccone. “Questo sugo al pomodoro è delizioso.”
Vanessa Renai aveva dodici anni, i capelli castani, gli occhi verdi e un sacco di interessi e di amici. A volte provava il desiderio di un fratello o di una sorella, ma di solito era troppo impegnata per sentirne davvero la mancanza.
“Com'è andata la lezione di tennis?” domandò la mamma.
“Bene. Abbiamo lavorato quasi tutto il tempo sul servizio, mi sembrava che il braccio si dovesse staccare.”
Si interruppe per bere.
“Adesso però va meglio.”
Vanessa frequentava un corso di tennis, uno di inglese e uno di chitarra. Quest'ultimo era quello a cui teneva di più.
“Hai finito i compiti per domani?” chiese ancora la madre.
Lei annuì. “Per fortuna erano pochi. Solo matematica e storia.”
“Delle altre materie niente?”
“Due esercizi di grammatica, ma li ho fatti ieri a scuola nell'intervallo.”
La mamma si alzò per prendere la ciotola con l'insalata e in quel momento squillò il telefono.
“Rispondo io, dev'essere il babbo” disse Vanessa.
Il signor Renai era rappresentante e di quando in quando doveva trattenersi a dormire fuori città; in questi casi chiamava a casa all'ora di cena per salutare e sapere come andavano le cose. Da giovane era stato campione regionale di tennis ed era per fargli piacere che Vanessa aveva iniziato a prendere lezioni di quello sport, scoprendo che in fondo la cosa non le dispiaceva poi tanto.
Dopo che gli ebbe raccontato la sua giornata gli passò la mamma e, quando lei riattaccò, accese la TV. Ascoltò distrattamente il telegiornale, ma, appena iniziò la rubrica successiva, una frase richiamò la sua attenzione e allora incollò lo sguardo allo schermo. La trasmissione si intitolava Dunque ed era condotta da una famosa giornalista, Margot Parini, che, elegante e scintillante come suo solito, quella sera sedeva di fronte a uno strano personaggio, vestito completamente di nero, con capelli, barba e baffi grigi, occhi scuri dallo sguardo penetrante.
“Gentili ascoltatori e ascoltatrici buona sera. Nell'intervista esclusiva che vi propongo oggi tratteremo un argomento molto affascinante e controverso: i fantasmi. La loro esistenza è qualcosa in cui molti credono e molti no e che fino ad oggi non è stata provata scientificamente; la persona che è con me ritiene di poterlo fare entro pochi mesi. Signore e signori ho il piacere di presentarvi uno studioso di fama internazionale, il professor Alarico Nerozzi, che sta per annunciare a tutti noi, in diretta, la sua scoperta.”
Tacque un attimo per sottolineare con una pausa l'importanza del momento e della dichiarazione.
“Professore, ci spieghi a cosa hanno portato i suoi studi.”
L'uomo si schiarì la voce e iniziò a parlare.
“Da anni combatto contro la miopia di chi non crede all'esistenza di quelli che comunemente vengono definiti fantasmi; ho lavorato a lungo per scoprire la natura di queste presenze e soprattutto per individuare un modo per renderle inoffensive. Adesso sono in grado di presentare al mondo intero l'esito delle mie ricerche.” Così dicendo estrasse dal grosso zaino che aveva accanto ai piedi un oggetto completamente nero che ricordava in parte un vecchio fucile a trombone e in parte somigliava a un phon per asciugare i capelli, con una specie di bottiglia dal lato dell'impugnatura. “Per mezzo di questo oggetto potrò liberare i luoghi infestati, catturando quelle che ho denominato, con un temine scientifico, Entità Ectoplasmatiche, o, brevemente, EE. Citoassione era condotta da u
Margot Parini intervenne, per ricordare a tutti che era lei che conduceva l'intervista:
“Il professore sta mostrando per la prima volta il suo strumento. Ci illustri il funzionamento della sua invenzione, siamo tutti ansiosi di conoscerlo.”
“Premendo l'interruttore si aziona un aspiratore che risucchia le Entità Ectoplasmatiche e le immagazzina nel serbatoio” rispose lui.
“Cioè in questa specie di bottiglia?”
“Esatto.”
“Fantastico. E sembra facilissimo, ma non è così, vero professore? Come spesso accade, dietro l'apparente semplicità di un apparecchio si celano tecnologie molto complesse.”
“Proprio così. Gli ectoplasmi sono costituiti da fotoni molto rarefatti e solo dopo molti tentativi sono riuscito a realizzare un congegno abbastanza sensibile da individuarli e attrarli: l'aspira-fantasmi, appunto. I contenitori, poi, sono di un materiale nero e super compatto in modo che i fotoni, che sono particelle di luce, non possano attraversarlo.”
Alarico Nerozzi aspettò qualche secondo, prima di aggiungere: “Immagino che sia superfluo dare ulteriori dettagli, perché risulterebbero incomprensibili per la maggior parte del pubblico, a meno che non si tratti di esperti in fisica delle particelle.”
Margot Parini, sorridendo, riprese in mano la conversazione:
“Verissimo, non vogliamo spaventarci sentendo nomi difficili. Però so che lei ha dei progetti per l'immediato futuro e le sarei grata se volesse anticiparli al nostro pubblico.”
Altra pausa ad effetto, sguardo verso la telecamera che la riprendeva: “Sta per iniziare il primo esperimento di bonifica. Possiamo usare questo termine, professore?”
“Senz'altro. La prossima settimana mi recherò in uno dei luoghi che mi sono stati segnalati come abitati da Entità Ectoplasmatiche e lo ripulirò completamente. Sarà la prima di una serie di operazioni che conto di portare a termine in pochi mesi.”
“Meraviglioso” cinguettò Margot Parini, non tanto per le affermazioni del professore quanto per i gesti che un suo collaboratore le stava indirizzando da dietro la telecamera: gli indici d'ascolto stavano salendo alle stelle.
“Meraviglioso” ripeté. “E possiamo chiederle il nome di questo luogo?”
“Preferirei non rivelarlo, per non correre il rischio che i fantasmi che vi dimorano se ne allontanino.”
“Lei dunque ritiene che stiano ascoltando le nostre parole? Che ci stiano spiando?” domandò la giornalista fingendo apprensione.
Con un sorrisetto di superiorità il professore rispose:
“Non userei questo termine, ma si tratta di entità immateriali di cui conosciamo ben poco e non escludo che qualcuna abbia la possibilità di venire a sapere quanto ci stiamo dicendo. Dopo che avrò terminato la prima fase di bonifiche mi dedicherò allo studio approfondito degli esemplari catturati: solo allora sapremo tutto su di essi.”
Dato che il tempo a sua disposizione era finito, con un po' di rimpianto Margot Parini si accinse a prendere congedo:
“La ringrazio per essere stato con noi, professore, dandomi l'opportunità di informare i cittadini. Signore e signori, ci rivedremo comunque presto, perché Alarico Nerozzi ha promesso di raccontare ancora dai microfoni di Dunque, in esclusiva, l'esito delle sue prime operazioni.”
Dopo che lui ebbe salutato con un laconico “Arrivederci”, Margot Parini proseguì, rivolta al pubblico:
“Ancora una cosa, prima di chiudere il collegamento: vi invito a far pervenire alla redazione di Dunque le vostre segnalazioni in merito a fantasmi, apparizioni, spiriti eccetera. Io e i miei collaboratori predisporremo un archivio che verrà utilizzato dal Professore per i suoi controlli. L'argomento di cui abbiamo parlato stasera sarà oggetto anche di una discussione sul mio Blog, discussione alla quale, come sempre, tutti siete invitati a contribuire.”
Mentre passava la sigla della trasmissione la mamma di Vanessa commentò:
“Secondo me è assurdo parlare di queste cose nel ventunesimo secolo, anche se c'è ancora gente che pensa che siano vere.”
“Ma il professor Nerozzi è uno scienziato famoso, no?” domandò Vanessa.
“Così hanno detto, io però non l'ho mai sentito nominare. Ad ogni modo non ho mai visto un fantasma e non credo che esistano.”
La signora Renai era una persona molto pratica e cercava di tenere i dubbi e i forse lontani dalla sua vita, convinta che gliel'avrebbero complicata e basta.
“Fra un po' lo intervisteranno di nuovo, per sapere se avrà aspirato qualcosa” disse Vanessa.
“Figurati. Mostrerà quelle bottiglie nere e proclamerà che dentro ci sono gli spiriti. Però non potrà dimostrarlo in nessun modo... anche perché saranno vuote!”
La ragazza fece una risatina: la mamma aveva senz'altro ragione. Fantasmi in bottiglia, che idea ridicola.

Non poteva immaginare quanto si sbagliava.
Antonella Sacco
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Antonella Sacco
Sono di Firenze, laureata in Matematica ma non ho mai insegnato, ho lavorato nell'informatica. Leggere è sempre stata una delle mie passioni fino da quando ero bambina; allora prediligevo soprattutto i romanzi di avventura (Salgari, Dumas) poi crescendo ho letto diversi classici e scrittori italiani del Novecento. Da anni leggo un po' di tutto ma evito gli erotici e gli horror. Tengo un blog molto semplice in cui scrivo di libri e scrittura ma anche di altro. Amo la montagna ma mi piace anche il mare, prediligo la musica classica e lirica e quella pop degli anni sessanta settanta e in parte ottanta. Non mi piace parlare di me (forse si è capito), preferisco farlo delle cose che scrivo (anche se, in certo senso, lo so, è un po' la stessa cosa).

Writer Officina: Qual è stato il momento in cui ti sei accorta di aver sviluppato la passione per la letteratura?

Antonella Sacco: Non mi pare che ci sia stato un momento preciso. Come ho detto mi ha sempre appassionata leggere e da bambina ho abbozzato qualche poesia in rima (orribile ovviamente) e da adolescente ho fatto ulteriori tentativi con scarsa convinzione. Coltivavo l'idea romantica della scrittrice e fino all'ultimo son stata incerta se iscrivermi alla facoltà di Lettere invece che a quella di Matematica. Scrivere era comunque un mio sogno privato... Sintetizzando diciamo che ho iniziato a - scrivere sul serio - una trentina di anni fa.

Writer Officina: C'è un libro che, dopo averlo letto, ti ha lasciata addosso la voglia di seguire questa strada?

Antonella Sacco: Direi di no, almeno non ne ho memoria.

Writer Officina: Dopo aver scritto il tuo primo libro, lo hai proposto a un Editore? E con quali risultati?

Antonella Sacco: I miei primi scritti erano racconti e sono stati rifiutati. Poi c'è stato un romanzo (che adesso non invierei a nessuno!) anch'esso rifiutato. I racconti non erano male, secondo me, li ho poi pubblicati con un editore a pagamento e adesso sono anche disponibili come ebook Amazon KDP. In seguito ho scritto delle storie per ragazzi e di queste quattro sono state pubblicate da editori non a pagamento (una da Piemme) ma con scarsa pubblicità da parte degli editori.

Writer Officina: Pubblicare su Amazon KDP è stata una scelta vincente?

Antonella Sacco: Sì, perché consente molta libertà e un immediato riscontro. Questo naturalmente non vuol dire che i miei ebook abbiano avuto successo ma quello che conta è la possibilità che lo strumento offre (certo per tornaconto di Amazon, non per sostegno agli autori).

Writer Officina: A quale dei tuoi libri sei più affezionata? Puoi raccontarci di cosa tratta?

Antonella Sacco: Ho scritto diverse cose e a molte di queste sono particolarmente affezionata. Ne cito due: una un po' rosa per ragazzi, - Lidia che detesta la Matematica - , in cui un'adolescente che si ritiene negata per la Matematica impara ad apprezzarla e ad amarla e - Agnes - che racconta del primo viaggio di una maestra in pensione durante il quale la donna ha modo di tirare un bilancio della propria vita e scoprire che c'è ancora un futuro che l'aspetta.

Writer Officina: Quale tecnica usi per scrivere? Prepari uno schema iniziale, prendi appunti, oppure scrivi d'istinto?

Antonella Sacco: Per le ultime cose che ho scritto ho cercato di avere in mente – molto a grandi linee – la trama prima di iniziare la stesura; se mi vengono idee che potrebbero servire me le annoto; tengo una cronologia per evitare incongruenze. Le fasi di revisione sono poi fondamentali. D'istinto di solito scrivo i racconti brevi.

Writer Officina: In questo periodo stai scrivendo un nuovo libro?
È dello stesso genere di quello che hai già pubblicato, oppure un'idea completamente diversa?


Antonella Sacco: Sto lavorando a più cose e quindi vado molto lentamente su tutte. Fra le altre: un romanzo a cui tengo molto (che ha a che fare con la Matematica) e che ho in lavorazione "a intervalli" da anni e un racconto di fantascienza.

Writer Officina:Ritieni che la verosimiglianza sia importante oppure no visto, che si tratta comunque di fiction?

Antonella Sacco: Non perché una storia debba essere realistica (ad esempio se è fantasy non può essere realistica) ma perché deve risultare coerente con l'ambientazione (tempo, luogo, genere della storia) e con il carattere dei personaggi. Spesso mi capita di trovare anche nei film che questo elemento sia carente e la cosa rovina una storia che magari fino a quel momento mi era piaciuta. Da parte mia lavoro molto sulla coerenza e sulla verosimiglianza, ovviamente non sono in grado di valutarne l'esito con sguardo oggettivo.

Writer Officina: Che consigli daresti, basati sulla tua esperienza, a chi come te voglia intraprendere la via della scrittura?

Antonella Sacco: Zero: chiedersi se davvero si vuole comunicare qualcosa. Primo: non arrendersi mai. Secondo: leggere molto. Terzo: usare grammatica e dizionario ad ogni piccolo dubbio.
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