Writer Officina
Autore: Stefania de Girolamo
Titolo: Emily Gide
Genere Romanzo Formazione
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Emily Gide
Partirono per Torino la mattina del sabato di buonora. Emily era stanchissima. In quei giorni non aveva dormito, passando le notti a scrivere in maniera forsennata sul suo diario: ormai la questione dell'aborto era in cima ai suoi pensieri. Non le bastava essere contraria per sé stessa, sapere con certezza quello avrebbe fatto lei, anche in caso di gravidanza non prevista. Aveva in orrore ogni singolo aborto e ogni singola motivazione, non vi trovava mai un motivo accettabile per uccidere un essere che nel suo istinto vuole soltanto crescere e vivere. Così come aveva in orrore la pratica sempre più diffusa dell'utero in affitto. Non appena salirono sul treno e si sedettero, Roberto prese posizione per dormire, o meglio, far finta di dormire. Dal primo istante in cui si erano incontrati quella mattina la ragazza aveva capito che lui non aveva nessuna voglia di parlare: non ce l'aveva su con lei, ma era evidente che qualcosa lo stava tormentando. In cuor suo sperava che la discussione dell'ultima volta avesse aperto un varco in lui, che potesse avergli fatto sorgere qualche dubbio. Oppure aveva anche lui l'identica sensazione che qualcosa non stesse andando per il verso giusto, che qualcosa di tragico stesse per accadere. Pensò che ora, a distanza di pochi giorni, la morte di Luca cominciasse ad avere il suo peso. Emily non volle pensarci: aveva capito ormai che era inutile cercare di interpretare sensazioni, strane agitazioni, per poter prevedere un futuro evento. Sapeva solo di dover stare in guardia, di dovere vigilare e prestare attenzione a ogni parola, ogni minimo fatto o gesto che quella giornata le avrebbe offerto. Tirò quindi fuori dalla borsa il suo diario e riprese a scrivere, finché il sonno non le fece chiudere le palpebre. Si addormentò, il diario sulle ginocchia. Una piccola frenata del convoglio lo fece cadere per terra e Roberto, che non ave- 118 va mai dormito, aprì gli occhi e lo vide. L'occasione c'era, la tentazione anche e lui cedette.

“...Il male dilaga nei cuori più che negli eserciti in guerra, c'è forse più umanità fra i soldati che fra la gente del popolo. Che cosa terribile! Trovarsi a cercare sentimento umano laddove umanità non ci può essere. Dove trovarla allora? Disperata ricerca, c'è qualcuno in qualche angolo della terra che cerca l'altro, colui contro, controcorrente, avverso e avulso. Tragica solitudine. Al grido de “l'utero è mio e me lo gestisco io” gruppi di femministe strumentalizzati da una politica ancor più falsa e fuorviante, le stesse donne si battono per essere uniche e sole, come natura richiede, a poter procreare. Inconsapevolmente, forse, si appropriano o tentano di appropriarsi di ogni diritto decisionale, non tanto spinte da quella che chiamano madre natura, ma da quella scalata al potere che esigono, la cui detenzione deve per forza di cose escludere, uccidere qualcuno, se non altro nella sua volontà. Nessuno, né padri dei figli gettati, ne altri che si avvalgono di quella scienza che tutto può, almeno secondo la convinzione di alcuni, può arrogarsi il diritto di decidere della vita o della morte di un altro essere. Che importa da dove viene e come viene cresciuto e da chi il mucchietto di cellule, quando desiderato e amato, che altro può chiedere? Quella natura che riteniamo perfetta nel mondo animale per l'essere umano può, anzi deve, essere plasmata, cambiata, rigirata, riprogrammata secondo le supposte esigenze di ogni singolo individuo, i supposti diritti, l'indifferente corsa al potere, all'accumulo di beni materiali di esseri in fin dei conti tragicamente votati alla morte. Il contadino che cinge il suo campo con filo spinato viene messo alla gogna dai popoli; guai al veterinario americano che si fa il selfie col leone ucciso, la natura non si tocca, l'animale non si tocca. Il leone trova la sua non richiesta gloria sulla parete di qualche grattacielo di New York, a testimoniare la solidarietà mondiale con la povera bestia trucidata. Il mucchietto scomodo di cellule, il nano parassita no. 119 Trova posto solo in un bidone d'ospedale, rifiuto della donna, dell'uomo, del medico, di una società che sprofonda. Nella stessa ipocrita finzione, giusto per accondiscendere alle proprie esigenze di fare il più possibile nel minor tempo possibile, ottenere il massimo profitto con il minimo sforzo si utilizza la stessa natura, lo stesso amore incondizionato per il perfetto mondo animale, applicandolo in tutto e per tutto all'essere umano. Così quando una donna partorisce è costretta nel medesimo istante a occuparsi del suo incomodo parassita, profittatore che già appena nato pretende che vengano accolte le sue esigenze, di calore, di fame, di rassicurazione dopo l'immenso dolore della nascita: già perché tutte voi, donne, pensate che soffrirete durante il parto? Certamente, ma sappiate che il nano soffre più di voi, e voi che avete voluto, cercato o accettato di crescere nel vostro ventre il parassita, non dovete lamentarvi, non dovete pretendere di dormire, magari dopo una o due notti insonni fra travaglio e urla del reparto maternità. Cosa pensavate? Mamma gatta fa da sé, si partorisce i suoi cuccioli, se li pulisce, li nutre dal principio, sola nel suo cantuccio. Ma l'umano ha compassione di mamma gatta e di mamma cagna, e allora si fa in quattro, prende le ferie dal lavoro, compra naselli e li cucina, serve la bestia così non è costretta ad allontanarsi dalla cucciolata. Ma tu? Tu no, hai fatto la tua scelta, arrangiati, occupati del pargolo dal suo primo fiato. Non penserai mica che la nursery dell'ospedale ti aiuti? Non penserai mica di tornare a casa dopo aver recuperato qualche ora di sonno? E non prendere nemmeno in considerazione che a casa troverai amici e parenti a darti una mano: non dormire, alzati e preparati da mangiare, pulisci la casa, occupati del nano e vedi bene di non lamentarti, non sia mai che qualcuno pensi ti abbia preso la depressione post partum e ti giudichi madre incapace, inadeguata, scontenta, egoista. Se i nostri trogloditi bisnonni, che neanche sanno gestire un benedetto conto online, sono nati sui tavoli delle cucine con parenti e vicini intorno a fare a gara per aiutare la neo mamma per settimane, ora dopo due giorni d'ospedale la partoriente viene sbattuta fuori, questo sempre che funzionino a dovere i terminali, altrimenti tocca restare per ore col pargolo in braccio nel bel mezzo del corridoio, perché non c'è uno straccio di medico capace di scrivere un foglio di dimissioni a mano, così se funziona il terminale, se funziona la stampante, se c'è la carta per la stampante ti rilasciano, altrimenti pianti le tende nel corridoi. E se non ti sta bene, tu, proprietaria di utero, la prossima volta ci penserai bene prima di lasciar crescere il mucchietto di cellule. Intanto il mondo studia, propone interruzioni di gravidanza senza limitazioni, dal primo all'ultimo giorno, vallo a chiamare poi mucchietto di cellule informe. Non voglio pensare a come costoro pensino di uccidere un feto al nono mese, potrei informarmi, ma non voglio, non reggerei il dolore. Intanto i popoli, soprattutto gli occidentali sono sempre più sterili. Perché? Quale la ragione? Se un tempo ci si spremeva il cervello per non rimanere in dolce attesa, con calcoli di giorni, spirali, pillole anticoncezionali, ora quelle quattro sciagurate che desiderano un nano al posto del cane, in una sorta di esercitazione sul tipo dell'orienteering, provano tutti i metodi fra i più fantasiosi fino a quelli più scientifici perché non riescono a procreare così facilmente come le loro ave in tempo di guerra.”

Roberto, il cui umore fin dal mattino era piuttosto cupo, si rabbuiò di più, decisamente avrebbe voluto essere da un'altra parte. Crebbe in lui una rabbia furiosa: abbandonato, tradito, raggirato, depauperato di certezze, gettato su una zattera in alto mare. Senza remi, senza guida, senza compagni, avvolto dalle tenebre, senza stella a condurlo, senza luce a indicargli la strada, senza fuoco a riscaldarlo, nessun riposo dalla fatica, nessuna consolazione o dolcezza, nessuna mano tesa. Ripose il diario nel sedile vuoto al fianco di Emily, voltò la testa verso il finestrino cercando risposte nel paesaggio al di fuori. Campi, casolari e contadini.
Stefania de Girolamo
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Autori di Writer Officina

Stefania de Girolamo
Sono una casalinga per scelta che ha deciso di dedicarsi alla famiglia, ai figli innanzi tutto, in seguito ai genitori che nel tempo sono divenuti anziani fino a lasciarci e alla mia casa di campagna nell'entroterra di Genova, dove coltivo un piccolo orto e allevo qualche animale: cane, gatto, galline e papere. La vita all'aria aperta e il contatto così ravvicinato, continuo con le persone care mi hanno aiutato a crescere e trovare soddisfazione nelle cose solo apparentemente più semplici, ma che in realtà sono le uniche in grado di arricchire realmente l'essere umano. Nel mio tempo libero passeggio in mezzo alla natura solitaria, distante da paesi o strade, trovando infiniti spunti di riflessione e di ispirazione per i miei scritti. In inverno leggo vicino alla stufa a legna accesa.

Writer Officina: Qual è stato il momento in cui ti sei accorta di aver sviluppato la passione per la letteratura?

Stefania: Quando ho conosciuto Hemingway. Avevo undici anni, entrai in una biblioteca e - Isole nella corrente - in qualche modo mi chiamò. Da quel momento lessi quasi tutto di questo autore, passando poi a Fitzgerald, Joyce, poi l'Ottocento francese, il russo. Solo ora mi sono imposta di leggere qualche contemporaneo, perché deve pur esserci un grande autore anche nella nostra epoca e lo cerco fra gli emergenti.

Writer OfficinaWriter Officina: C'è un libro che, dopo averlo letto, ti ha lasciato addosso la voglia di seguire questa strada?

Stefania: Avevo circa dieci anni quando al termine di uno dei primi romanzi che lessi decisi che ne avrei scritto uno, cercando di far vivere al lettore delle emozioni così come quel romanzo le fece vivere a me. Il libro che avevo letto era - Le avventure di Tom Sawyer - e quello che scrissi andò gettato nella spazzatura perché mi fu cassato da mia sorella.

Writer Officina: Dopo aver scritto il tuo primo libro, lo hai proposto a un Editore? E con quali risultati?

Stefania: Confesso che dopo aver terminato di scrivere il primo romanzo non mi è passato proprio per la testa di proporlo a una casa editrice, ho pubblicato in self; il secondo invece era già pronto e non so nemmeno perché decisi di prendermi tempo due mesi e proporlo a qualche editore, lo inviai a quattro indirizzi, mi risposero chiedendo un contributo alla pubblicazione, tranne una casa editrice pugliese che pubblicò il mio secondo romanzo, facendosi anche carico di un notevole lavoro di promozione. Una sorta di sogno realizzato: una casa editrice che crede fortemente nel tuo lavoro. Una bella soddisfazione.

Writer Officina: Ritieni che pubblicare su Amazon KDP possa essere una buona opportunità per uno scrittore emergente?

Stefania: Assolutamente sì. Non solo, credo sia ottimo anche per autori già noti, il lavoro che viene fatto è serio e professionale e purtroppo le case editrici hanno alcuni - difetti - che spingono sia lettori che scrittori verso questa soluzione.

Writer Officina: A quale dei tuoi libri sei più affezionata? Puoi raccontarci di cosa tratta?

Stefania: - Stupro- La ragazza sporca - mi ha dato molto, ma quello cui sono maggiormente affezionata è - Insieme ce la faremo - , oltre a contenere il racconto di alcuni eventi realmente accaduti durante l'ultima guerra, mi appartiene certamente di più.

Writer Officina: Quale tecnica usi per scrivere? Prepari uno schema iniziale, prendi appunti, oppure scrivi d'istinto?

Stefania: Domanda difficile. In realtà i miei romanzi nascono da un finale e su quello poi costruisco la storia, che ho ben chiara in testa, ma ovviamente non riesco a scrivere alla stessa velocità di come penso, per cui certo, uno schema iniziale ci vuole con almeno quattro passaggi ben precisi, fatto questo vado a ruota libera. Spesso però prima di iniziare a scrivere passo mesi a documentarmi sull'argomento, prendendo molti appunti che rimangono per me più preziosi dei romanzi stessi e che utilizzo poi anche nelle presentazioni.

Writer Officina: In questo periodo stai scrivendo un nuovo libro? È dello stesso genere di quello che hai già pubblicato, oppure un'idea completamente diversa?

Stefania: In questo momento mi sto dedicando alla correzione del prossimo romanzo che uscirà indicativamente a Dicembre o Gennaio: il primo parlava di guerra, il secondo di violenza sulle donne, quest'ultimo tratta un altro argomento delicato e difficile da affrontare: le foibe, ma ancora una volta la condizione femminile. Quello che invece sto scrivendo ora è di tutt'altro genere ancora, ma il filo portante è sempre quello: le reazioni dell'essere umano in determinati contesti storici o sociali.
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