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NNF Nero Notte Fonda
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Le facce sono le stesse. Le stesse di queste occasioni. Paola le vede da lontano, quando la Peugeot imbocca la stradina sterrata. Le vede quando scende dalla macchina che dopo la lunga salita tossisce gli ultimi metri e sbuffa quando la chiave esce dal quadro con uno click metallico. Ancora più nascosta nel giaccone nero, abbraccia l'amica e scivola attraverso le prime bocche mezzelune amare di cordoglio, sotto gli sguardi, le palandrane macabre. Campane di labbra che si flettono a lutto. Orribili rossetti viola, pallido ocra sulle screpolature. L'odore, è lo stesso. Penetrante, inebriante. Orribile come la morte. Come una goccia di cera che sbuffa nell'incenso. Paola decide di farsene subito avvolgere, vuole subito l'oblio. Respira forte e lascia che la nuvola densa e grigia la trascini in basso. Esausta, si perde nella vertigine che le greche disegnano nel marmo. La chiesa è già piena di gente. Dal fondo della navata sembra di essere al cinema. Le teste delle persone davanti si incastrano malamente e lasciano liberi strani ritagli irregolari, una silhouette marrone circondata da un'aureola vaga, skyline, la luce opaca che si accende sull'altare e si libera a raggiera sulle pareti biancofumo dell'abside. Schiuma d'onda nerobiondina o castanopallida, cappotti che avvolgono il freddo e il cordoglio. Paola può sentire il respiro dell'amica allargarsi sulla nuca e non saprebbe dire se è più abbraccio leggero o disagio. Guarda in alto, inizia a vagare sugli affreschi che restituiscono ai fedeli Apostoli obesi e angeli sofferenti o estatici, a volte stille di sangue, chiodi. Una croce, una bocca dilaniata di denti. Barba e saliva. Giuda che piange e olia la corda; Pietro pentito prima di sapere per cosa si deve pentire. Ancora, le dodici Stazioni; un capotreno che agita una spugna imbevuta d'aceto nel costato di un passeggero che non è riuscito a scendere in tempo. Dal Golgota. Più di lato, abbozzi di cosmogonia, scintille di Creazione; Adamo con un Intimissimo di foglia di fico, Puttanaeva!, che conta le mele e si strozza col pettine, Caino e Apelle figlio di Apollo; più in là, la mesta discendenza che si ammassa nel Giorno del Giudizio - ma quanto tempo è passato? È già finita la Storia? -. Gli altri Undici si spargono tra il martirio e l'Apocalisse, i Padri giocano a calcio, Sant'Agostino in porta, gli altri tutti a centrocampo - in medio stat Juventus -. Torquemada è un sasso su cui inciampare o una pietra d'angolo, ma qui non si vedono roghi, solo ceri. Onda su onda, Lauzi Battista si tuffa nel Giordano, Tenco risorge a Sanremo o da Sanremo. I Mattia Bazar sono i Re Magi, tre perché il quarto è scappato con la moglie di uno degli altri - ma non si trattava di ricchi&poveri? - Chissà se quest'anno sarà Pippo Baudo, a condurre. Apriti Cielo!, si solleva una canto disarmonico, il prete ne è pessima guida, ma almeno è bianchissimo, anzi biancherrimo. E inappuntabile. Padre Dash. Con lingue viola, sulla panna dell'abito sacro. Amarena, amara. Arena. Sabbia. Sotto. I. Denti. Paola rabbrividisce, si risveglia. Inavvertitamente scruta e vede. Ci si potrebbe giocare a ping-pong, avendo la rete. Ci si potrebbe imbandire un Pranzo di Fatale. Non si tratta di scherzare con la morte; il punto è che vorrebbe esorcizzarla e non ci riesce. È troppo visibile e troppo ingombrante il fusto d'albero morto e piallato, una tavola da pulp su un mare di marmo: una bara con pomelli d'ottone, corrimano per l'Oltre. Attenti a non inciampare. Sopra, un crocifisso inchiodato sugli ultimi sogni. E qui, Paola non ce la fa, si mette a piangere, No...Non piangere, non piangere, Paola, Non piangere, Elena le afferra una mano, la stringe nel gelo perfetto degli anelli e dei bracciali che affondano nella carne. "No...Non piangere, non piangere, Paola...Non piangere... " "Avevo giurato che non avrei pianto. Scusami, Elena" "Non devi scusarti...Vuoi che ti accompagni fuori? Hai bisogno di aria, sei bianca come uno straccio" "No...Non gli sarò mai più così vicina di così! Almeno fino a quando..." "Paola! Non parlare così!" Arena. Sabbia. Sotto. Le scarpe. Chissà da dove arriva, il mare è da tutt'altra parte. Fischia, la sabbia - il mare ulula -, o prega. Prega fischiando. "Ho visto gli altri, siedono nei primi banchi. Andiamo" "No, vai tu...Ti stanno aspettando. Io resterò qui" Paola saluta con un cenno; Elena la osserva allontanarsi attraverso i cappotti lisi degli anziani e i loro ombrelli, i profumi penetranti e quelli alla violetta. C'è un odore indefinibile, dietro. Un odore che è più facile definire con un'immagine che con un'essenza. All'inizio assomiglia al legno scuro dei vecchi mobili e delle cornici; è il piano lucido delle canoniche e degli ospedali. In superficie, certo. Poiché oltre non conviene andare. Oltre è il pensiero opprimente della morte così come la si può non-pensare; il terrore della coscienza di interrompersi, sfaldarsi e scivolare indietro, il Cancello del Paradiso o il baluginare impazzito di un cervello morente. Pochi coriandoli colorati, voci confuse, per chi sarà vegliato. Ancora un secondo, viene da chiedere. Ancora uno, solo per esserci, per essere. Se non vivi, almeno quasimorti, come quelli di cui è colma la navata dalle alte volte a crociera. Paola raggiunge a fatica i primi banchi infilandosi tra una persona e l'altra, facendosi largo a spintoni, aggirando il feretro luminoso. Gargouilles ridacchiano appollaiati sui contrafforti dei castelli di carte, giocano a poker, masticano sigari e sputano sentenze. Sotto la cupola c'è troppa luce, ma si può ammirare l'altra a metà della Creazione e almeno tre quarti di Sacre Scritture. Avanti e indietro...Confusa nella propria sabbia la torre di Babele maledice due aerei dirottati - ma non erano due, le torri? -. Il Tigri - o l'Eufrate -, straripa e subito tutti gridano al diluvio. Vabbè, gran casino, d'accordo, ma non è stata la prima, né sarà l'ultima esondazione della storia! Andiamoci piano con i titoli in prima pagina...Avanti e indietro...Un giudice buono minaccia di strappare un infante a metà e la falsa madre patteggia e si frega da sola...Avanti e indietro...Lazzaro sbuca da dietro una pietra, Bù, vi siete spaventati? Dài che stavo scherzando!, abbraccia Gesùdinàzaret e butta un'occhiata cattiva agli eredi delusi...Avanti e Indietro...L'agnello d'oro cola nelle bocche degl'idolatri mentre Mosè scolpisce l'Arca. Nell'aria si sente ancora l'odore del mare aperto al loro passaggio, aperto come le gambe di una mignotta ad altri passaggi profani, salino&rinfrescume. Nunc et in hora, libera nos, ora et. Amen. Le gira la testa, amen. A Paola gira la testa, si appoggia a un banco che scricchiola, quasi si trascina. Saluta, abbraccia, si siede. Nunc et in hora. Quale, ora? A saperlo! Almeno ci si potrebbe organizzare...Full di angeli alle madonne!...Dalla cupola cade un fascio di luce inclinato...Vedo!...L'aspersorio si gonfia come una caldaia in procinto di esplodere,...Passo...oscilla avanti e indietro e intercetta la curiosità di chi fa zapping sugli affreschi...Sei il solito culo-rotto, Avalon! Me ne vado, torno sulla mia guglia!...Paola sente mancare l'ossigeno, si volta per cercare il viso gommoso di Elena, ma trova solo un muro di facce dello stesso (in)colore con dei buchi sopra - forse occhi e bocche, a volte nasi -. Dal portale filtra un piano abbacinante che taglia in due quasi perfette metà la navata centrale, Paola deve socchiudere le palpebre mentre un dolore lancinante le attraversa la testa. Nel controluce le figure del grande affresco si mescolano, sono ombre appena abbozzate, profili, macchie di colore su una tavolozza. Hanno fattezze elementari, bocche che non hanno angoli, ma ricci; occhi che si spalancano grossi come limoni; mani scolpite nel legno, proto-klimtiane, scolpite. Un delirio tardo-antico, ultima cena al Mosaic Motel, pane intriso nel vino e frutta secca, soprattutto datteri. Tu sei Pietro e su questa pietra, eccetera. E lui: Obbedisco! Con tutto il rispetto - un giorno dovrà aprirmi lui le porte del Garage - . Gran paraculo, Pietro, l'unico uomo che ha fatto una figura da pollo per colpa di un gallo. Mangiano e bevono, i dodici, e si danno leggere pacche sulle spalle, qualcuno tira fuori le foto del nipotino di Gaza che l'estate prima è stato in vacanza dallo zio Simone o Matteo o Marco o Luca o. - Mangiate, forza. Prendete e mangiatene tutti, presto, prima che arrivi la polizia... - La polizia?... - Sì, la polizia - Ehi, chi è che fuma, Cristo! - Sì...? - Oh, scusa, Gesù...Era solo un modo di dire...Dicevo a Giuda...Giuda, spegni quella sigaretta!... - D'accordo, d'accordo...Quante storie per un po' d'erba... - Erba? - Mmm... - Hai detto erba? Vuoi dire che... - Mangia, Giovanni. Guarda nel tuo piatto, please. - Giuda! - Sei impazzito? - ...Questo sta esagerando... - E dài, ragazzi! Jesus! Oggi sono andato a fare quattro passi alle pendici del Getsemani, ho raccolto un po' di fiori per la mia povera mamma ...A lei piacciono tanto, i fiori! . Colpa mia se mi è rimasta tra le mani un po' di erba di campo? Giovanni, non riesci proprio a resistere alla tentazione di giocare a fare il puritano, vero? Non sarà mica la fine del mondo, un po' di gramigna! - Tu finirai male, Giuda. - No: tu ci farai finire male. Prendete e mangiatene tutti... - Giovanni, hai rotto. Di brutto. - Fate silenzio, Gesù sta parlando... - Drogato. - Seminarista. - Giuda, Giovanni! Piantatela adesso! Gesù sta parlando e non riusciamo a sentire nulla! - Tieni, Jo: vai a divertirti... - Cos'è? Un Euro? - Un denaro. - E dove lo hai preso? - Sssshhh! - Basta! - Silenzio! - Non ti interessa, dove l'ho preso. - Guarda che non ho bisogno della tua elemosina. - Prendilo. Magari ti ci compri un altro paio di scarpe; guarda come hai conciato le Superga. Tu e la tua abitudine di camminarci senza calze....Almeno fai la cortesia di non togliertele mentre stiamo mangiando, please. ... per la nuova ed eterna Alleanza... - Ecco...Mi sono perso l'ultimo pezzo! - Sì, anch'io. - E anch'io. - Non è il caso di farne un dramma...Quelli prendono appunti dall'inizio della cena. Come al solito. Cosa vorranno farci, con tutti quegli appunti, poi? Vogliono forse pubblicare un Best Seller? - Taci, Giuda! Per favore...Sei inopportuno, te ne rendi conto? - Inopportuno? Inopportuno, io? Ehi, Rabbi...Gli amici qui dicono che sono inopportuno! È vero, lo sono? Sono in-opportuno, Rabbi? Tu l'hai detto. - Hai visto? - Non ha detto di sì, Giovanni. Sei forse sordo? - Giuda, davvero non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire. - E smettila di ripetere tutto quello che dice Lui! Pendete tutti dalle sue labbra come pulcini dal becco di una chioccia! - Ma Giuda, quest'uomo sta per... - Morire? - Esattamente. - Ma perché dovrebbe morire? Va bene, in città non lo vedono di buon occhio, ma c'è anche parecchia gente che lo ascolta e lo segue e... - È proprio per questo, che rischia grosso, Giuda. - Dici, Giovanni? - Dico. - Ehi, Rabbi. Questi dicono che a Gerusalemme vogliono farti la pelle. È vero, Rabbi? È vero che ti vogliono uccidere? Tu l'hai detto.
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Vivo a Genova da una trentina d'anni. Qui lavoro e qui svolgo la mia attività artistica. E' la città dei miei nonni paterni, sono venuto per studiare e non me ne sono più andato. Con essa ho sempre avuto un rapporto di amore-odio che mi è spesso tornato utile per trasfondere le suggestioni che questo sentimento mi ha offerto nei miei lavori poetici e teatrali. Una volta laureato in Economia e Commercio ho maturato diverse esperienze nell'ambito dello Shipping, lavorando per Spedizionieri e Compagnie Marittime. Non avendo potute realizzare e indirizzare la mia attività lavorativa in uno specifico ambito artistico, ho col tempo allargato il ventaglio delle esperienze, passando dalla prosa, alla poesia, al cantautorato, fino ad approdare, quindici anni fa, al teatro. In effetti il mio percorso artistico ha accompagnato da sempre le attività di studio e lavoro più tradizionali in cui mi sono trovato a operare. Il primo approccio alla scrittura è avvenuto in ambito musicale: in veste di paroliere ho collaborato con la cantante jazz e vocal coach Danila Satragno nell'album Cenerentola (2006), sviluppando parallelamente la mia prima raccolta di brani cantautoriali. L'incontro col teatro è avvenuto negli anni 2000 quando, diplomato al Centro di Formazione Artistica (CFA) di Luca Bizzarri, ho dapprima debuttato con lo spettacolo Sogni in Guerra (regia di Anne Serrano) e in seguito fondato (2013) la Compagnia NoteInQuinta per la messa in scena del mio lavoro d'esordio Elvira, Elvire (con Susanna Gozzetti e Livia Mondini). Nel 2016 il Teatro di Arenzano/Il Sipario Strappato ha ospitato Max Tempesta, commedia musicale ispirata a La Tempesta di W. Shakespeare, da me scritta e interpretata. Nel 2016 il secondo spettacolo della Compagnia NoteInQuinta: GiallOperetta...di musica si può anche morire. Nel triennio 2017/19 ho interpretato Le note delle nuvole, spettacolo-concerto jazz scritto da Guido Festinese con brani jazz eseguiti dal vivo da Rodolfo Cervetto, Dino Cerruti e Stefano Riggi, le letture di Livia Mondini e la fotografia di Maurizio Logiacco. Nel 2019 ho scritto Corso Gastaldi 25 nero, diretto da Raffaele Casagrande e Prodotto da Art Commission. Dal 2022 interpreto il mio testo Il Vangelo secondo Pierpaolo. Come saggista ho collaborato a diversi numeri del periodico World Music (Edt), realizzando articoli e saggi incentrati sul rapporto tra musica e lessico. Ho inoltre collaborato alla realizzazione di libri di testo di letteratura adottati presso le Scuole Medie Superiori per le Ed. Atlas. In ambito poetico ho pubblicato le sillogi Piccola Odissea (ne L'Almanacco del Parnaso 2008, a cura dei prof. G.B.Squaròtti e Giannino Balbis) e Pietre–grigio[di]Genova (Erga, 2017).
Writer Officina: Qual è stato il momento in cui ti sei accorto di aver sviluppato la passione per la letteratura?
Matteo Aldo Maria Rossi : Grande (se non esclusivo) merito, come spesso accade, va a un fortunato incontro, alla possibilità di essere stato compreso e guidato nel momento giusto della vita. Il mio professore di Italiano e Latino al Liceo è stato indubbiamente colui che, guidandomi senza imporsi, tirando fuori da me lentamente il registro espressivo della scrittura, è stato responsabile della mia maturazione iniziale. Senza la sua presenza, non so se e come avrei mai potuto sviluppare un qualsiasi percorso di questo tipo, che col tempo si è poi ramificato in incursioni nel teatro e nella scrittura musicale.
Writer Officina: C'è un libro che, dopo averlo letto, ti ha lasciato addosso la voglia di seguire questa strada?
Matteo Aldo Maria Rossi : Per quanto riguarda la prosa, sicuramente i libri di Andrea G. Pinketts. Le sue atmosfere, la sua tipica cifra narrativa, lessicale e sintattica hanno formato e indirizzato le mie successive esperienze nella forma racconto/romanzo. In particolare ascriverei la principale fonte di ispirazione al suo romanzo Il conto dell'ultima cena.
Writer Officina: Dopo aver scritto il tuo primo libro, lo hai proposto a un Editore? E con quali risultati?
Matteo Aldo Maria Rossi : Il romanzo NNF – Nero Notte Fonda ha ormai almeno 25 anni. L'ho più volte proposto senza però alcun esito concreto, rifiutando alcune proposte di pubblicazione a pagamento.
Writer Officina: Ritieni che pubblicare su Amazon KDP possa essere una buona opportunità per uno scrittore emergente? Matteo Aldo Maria Rossi : La piattaforma Kdp Amazon ha rappresentato per me lo strumento ideale per poter pubblicare gestendo in automomia anche gli aspetti promozionali e editoriali, soprattutto senza dover esser soggetto a odiosi obblighi ci co-partecipazione ai costi che reputo,in caso di pubblicazione tradizionale, debbano essere totalmente a carico dell'editore/imprenditore.
Writer Officina: A quale dei tuoi libri sei più affezionato? Puoi raccontarci di cosa tratta?
Matteo Aldo Maria Rossi : NNF – Nero Notte Fonda è l'unico romanzo che abbia scritto. Nel tempo ho orientato la mia attività di scrittura in ambito prevalentemente teatrale, portando in scena in prima persona i miei testi. Non ho particolare predilezione per un genere letterario (che sia narrativa, poesia o scrittura teatrale) né un legame particolare con un mio lavoro. Tutti, compresi l'ambito musicale, rappresentano registri differenti e complementari di un unico discorso, un medesimo cammino artistico.
Writer Officina: Quale tecnica usi per scrivere? Prepari uno schema iniziale, prendi appunti, oppure scrivi d'istinto?
Matteo Aldo Maria Rossi : Molto spesso tutto nasce da un'idea che ha forti connotazioni ‘drammaturgiche' e al contempo racchiude un nucleo tematico deciso. Una suggestione ‘vestita', un punto di caduta per così dire, intorno alla quale poi si struttura il racconto.
Writer Officina: In questo periodo stai scrivendo un nuovo libro? È dello stesso genere di quello che hai già pubblicato, oppure un'idea completamente diversa?
Matteo Aldo Maria Rossi : Al momento mi sto concentrando sulla promozione di diversi che le opportunità offerte da Kdp Amazon mi permettono di divulgare più agevolmente. Soprattutto sto cercando di affinare le modalità di comunicazione e ‘lancio'. Certamente però mi piacerebbe riprendere presto le ambientazioni di NNF – Nero Notte Fonda per raccontare altre vicende in un nuovo romanzo.
Writer Officina: Hai lavorato prima a una scaletta o hai scritto di getto?
Matteo Aldo Maria Rossi : Come spesso mi accade, la scrittura del testo è nata dall'incontro di due componenti, due ‘scintille', per così dire. La prima è di natura tematica, la classica ‘premessa', l'impulso a esprimermi in merito a un dato fatto o pensiero. La seconda è invece un elemento ‘teatrale', un colpo di scena, il punto finale di caduta della vicenda, dove appunto la premessa si realizza e disvela. In particolare, tralasciando l'elemento drammaturgico per non svelare il coup de théâtre conclusivo, il tema NNF – Nero Notte Fonda si basa fondamentalmente sulla difficoltà di comprendere, per ognuno di noi, la misura in cui si sia realmente presenti al nostro quotidiano. Il romanzo si chiede in estrema sintesi in quale misura insomma si sia solo ‘oggettivamente in vita' e in quale invece si stia davvero ‘compiendo l'esperienza del vivere'.
Writer Officina: Cosa c'è di te nel tuo romanzo?
Matteo Aldo Maria Rossi : Di certo l'intrerrogativo che ne rappresenta la ‘premessa': un rovello che mi accompagna costantemente e che rappresenta la sostanza di molti miei lavori.
Writer Officina: Per i personaggi hai fatto riferimento – magari in parte – a persone reali oppure sono solo frutto della fantasia?
Matteo Aldo Maria Rossi : I personaggi sono, come credo accada a chiunque voglia raccontarsi e insieme rendere verosimile il proprio racconto, in parte riflessi di persone che si sono incontrate nella realtà, in parte schegge della propria personalità. In entrambi i casi si tratta di spunti, ‘maschere' da riprendere e rendere tridimensionali, cioè da dotare di profondità, in modo che possano offrire spunti concreti sia al lettore che agli altri personaggi della storia. Alcuni di questi personaggi si ritrovano fino alla conclusione, altri sono comparse effimere, ma tutti sono chiamati a dare il loro contributo. Questi ultimi appaiono spesso solo per dare voce a idee che mi sento di esprimere in quel momento, suggestioni che non hanno diretto collegamento con la vicenda, ma che sentito il bisogno di esprimere per bocca loro.
Writer Officina: La scrittura ha una forte valenza terapeutica. Confermi?
Matteo Aldo Maria Rossi : Credo che lo abbia soprattutto quando la persona si forma come individuo, ma in tal caso sconta spesso l'ingenuità espressiva e dei contenuti che caratterizza un testo fortemente intriso di emotività e poco filtrato dal distacco della maturità umana e artistica.
Writer Officina: Che consigli daresti, basati sulla tua esperienza, a chi come te voglia intraprendere la via della scrittura?
Matteo Aldo Maria Rossi : Suggerirei di non aspettare l'ispirazione, ma di cercarla, raccoglierla e tradurla in scrittura quotidiana. Non si compie un'impresa in un solo giorno, ma percorrendo con costanza un centimetro per volta. Del resto credo che questo valga per tutto, non solo per l'approccio alla composizione di un'opera letteraria.
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