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I ragazzi di Monte Caprino
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Storie di identità di genere e orientamento sessuale.
Diversità. Si è discusso nel tempo di diversità, in tutte le sue accezioni – la razza, gli orientamenti sessuali, le scelte di vita, i comportamenti sociali – e ancora oggi si continua a farlo, ma indubbiamente con una consapevolezza e, in alcuni casi, delicatezza tali da rendere il concetto non più offensivo come poteva esserlo decenni fa, anche se, pure adesso, non di rado assistiamo a episodi spiacevoli. In fondo, l'ignoranza è dura a morire e lo sarà sempre. Oscar Wilde sosteneva che i pazzi a volte guariscono, mentre gli imbecilli mai. Affacciandoci all'idea di diversità in relazione alla sessualità, trovo interessante partire dal termine di “fluidità”, un punto di vista che ha preso spazio negli ultimi anni grazie alle nuove generazioni. Fluido nel genere (genderfluid, come si preferisce dire) cioè che ci si può identificare in qualunque momento come maschio, femmina, neutro o qualsiasi altra identità non binaria (ovvero non strettamente maschile o femminile). Significa essere privo di schemi rigidi e indistruttibili. Fluido nei gusti sessuali, e dunque potenzialmente attratto da entrambi i sessi, allo stesso modo, senza preferirne uno, in base al momento, alla persona e lontano dall'obbligo di dover per forza considerare quel connubio cantato da Antonello Venditti – nella sua canzone Ricordati di me del 1988 – «non c'è sesso senza amore...». A questo punto nasce spontaneo un quesito, escludendo la definizione più ampia di amore – quella che ci porta al bene per i figli, i genitori, gli amici –, potremmo persino amare più di un individuo in contemporanea? La bisessualità è cosa assodata, ma ci si può dividere oltre che sessualmente anche sentimentalmente verso un uomo e una donna, così come verso due donne o due uomini nel caso di eterosessualità e/o omosessualità? Chi può darci la certezza che non esistano persone al mondo innamorate di almeno due individui in egual misura? Se abbiamo acquisito la capacità di non giudicare, ma anzi di comprendere, e di conseguenza raggiunto la consapevolezza di poter avere un impulso verso un uomo o una donna allo stesso modo, essendo noi uomo o donna che sia, come possiamo immaginare che non si possano amare una donna e un uomo o due donne o due uomini al tempo stesso? È quindi necessario rivedere i modelli teorici con cui pensiamo considerando l'esistenza anche della pansessualità, dove l'amare trascende la nozione di genere. Intanto, una compagnia aerea, la Virgin Atlantic, ha fatto della fluidità una delle sue caratteristiche predominanti, introducendo la possibilità per i suoi equipaggi di indossare la divisa maschile o femminile a prescindere dal proprio sesso, dando la possibilità di scegliere quella con cui si sentono più a loro agio. Un grande atto di inclusività, ma che può far pensare anche a una sagace trovata pubblicitaria. Una tendenza adottata in precedenza e in modo parziale dalla Alaska Airlines, tra le maggiori compagnie aeree statunitensi che, varando nuove linee guida per le uniformi del personale, ha fornito maggiore libertà e flessibilità all'espressione individuale e di genere, mostrando rispetto per l'identità di tutti i lavoratori. Altre compagnie aeree hanno fatto o stanno facendo delle scelte analoghe. Proseguendo con il variegato corredo di vocaboli che concorrono a incrementare l'argomento, c'è poi la triade, un ménage à trois, un legame a tre (o poliamore, ma in questo caso il termine può riferirsi anche a una storia sentimentale con più di tre persone, nulla a che vedere con la poligamia che implica la presenza di un matrimonio o un'alleanza formale con più di un partner), una realtà già presente da molto negli Stati Uniti e che lentamente si sta facendo spazio in altre parti del globo, Italia compresa. La particolarità di questa forma di relazione, che Renato Zero prima esclude e poi accetta nella sua canzone Triangolo del 1978 (anche se lui fa più riferimento a un threesome, quindi a un incontro sessuale con tre partecipanti), è che non dovrebbe essere affatto aperta, tutt'altro, bisognerebbe evitare di guardarsi intorno o uscire con altre persone all'infuori dei tre. Inoltre, da uno studio recente è emerso un nuovo orientamento sessuale, la simbiosessualità, che vede un soggetto attratto non da singoli, ma da coppie e non tanto dall'aspetto fisico dei due quanto invece dalla sinergia che si crea tra loro. Poi c'è chi dal sesso non è attratto (asessuale, l'esatto contrario di allosessuale, che vive e sperimenta il richiamo dell'atto) o chi prova interesse solo ed esclusivamente verso persone con cui ha formato un legame forte, spesso romantico (demisessuale) o chi è attirato dall'intelletto e intelligenza dell'altro prima ancora delle sue caratteristiche fisiche (sapiosessuale) o chi dell'amplesso ne fa una vera e propria ossessione (iper sessuale). Abbiamo modo di poter delineare l'esistenza di tante variabili nella sessualità e nessuno è in grado di definirne il numero, i confini. Chi scrive è nato nel cuore degli anni Settanta, al tempo dei figli dei fiori: fumarsi una canna, indossare abiti decora ti con disegni floreali o confezionati con vivacissime stoffe dai colori sgargianti, erano la trasgressione e la diversità. Gli hippy sostenevano la non violenza e l'amore, i loro slogan più popolari erano “Fate l'amore, non la guerra” e “Mettete dei fiori nei vostri cannoni”, che ha ispirato il nome con cui venivano identificati. Promuovevano l'apertura e la tolleranza come alternative alle restrizioni e all'irreggimentazione che vedevano nella società della classe media. Non posso averne un ricordo personale diretto, ero troppo piccolo, ma la memoria del racconto degli altri è la mia memoria. Vi siete già imbattuti in alcune domande che ci pone l'argomento, altre ne incontrerete più avanti. Non ci sono le risposte, ma l'auspicio che, alla fine del saggio, magari immedesimandosi, ognuno possa trovare da sé quelle giuste. Per questo voglio qui descrivere e insieme analizzare alcuni importanti accadimenti vissuti dai protagonisti dei capitoli che seguono, dentro quello che, negli anni Novanta (ma anche prima), veniva considerato “oltre” e che oggi è decisa mente visto come “regolare”, almeno dalle nuove generazioni (che sono molto più avanti di quello che si possa immaginare). In poche parole, volendo dargli un titolo: un mondo obbligatoriamente sommerso. All'epoca, da adolescente, ho avuto modo di vivere da vicino la moltitudine della diversità, connotata con un sostantivo negativo da tanti, ma di certo non da me che per carattere, allora come ora, sono sempre stato incuriosito, attratto, intrigato dal “nascosto”, votato a proteggere, a difendere, a prendere le parti. Ho scoperto e conosciuto questa porzione del nostro pianeta da un punto di vista privilegiato e non era affatto scontato, ma la mia fame di arricchimento che il prossimo può dare mi ha sempre portato a porgere la mano verso chiunque avesse gli occhi del giudizio puntati addosso. Il riferimento non è solo alle varie sfumature dei gusti e dei generi sessuali, ma anche a chi magari aveva un modo di vestire non comune per le masse, i dark ad esempio, amanti del look total black, o a coloro che appartenevano ad altre culture. Lo diceva chiaramente Nilde Iotti che negli altri bisogna cogliere ciò che di positivo sanno darci e non combattere ciò che è diverso. Ma poi, viene voglia di chiedersi, persone diverse da chi, da cosa? Da coloro che si autodefiniscono “normali” perché sarebbero la maggioranza, come ha sostenuto di recente, in un suo libro, un generale dell'esercito italiano diventato poi famoso per queste sue esternazioni? E chi lo avrebbe stabilito? In un'intervista rilasciata a Pier Paolo Pasolini, del 1963, Giuseppe Ungaretti, allora quasi ottantenne, si espresse sul concetto di “normalità”. Dall'alto della sua profonda intelligenza sostenne come ogni uomo fosse fatto in un modo differente, sia nella struttura fisica che nella combinazione spirituale: pertanto tutti gli uomini possono essere definiti, a loro modo, anormali, in quanto in contrasto con la natura, a partire dal primo atto di civiltà definibile come atto di prepotenza sulla natura. Agganciandomi a questo illustre pensiero, mi viene spontaneo evidenziare come non ci sia nulla di innaturale in qualcosa che è nato dalla volontà di tutti i soggetti coinvolti, che si tratti di un uomo e una donna, di due uomini, di due donne, di una “troppia” (altro termine per definire una relazione a tre). L'argomento è assai complesso, ma una luce la si può facilmente trovare nella tolleranza e soprattutto nell'accettare chi vive la vita in una direzione non per forza a noi consona. Anche Norberto Bobbio sosteneva come “natura” sia il termine più ambiguo in cui è dato imbattersi nella storia della filosofia. Per questo l'esercizio di mettersi nei panni degli altri ci può far diventare una società migliore. Non allineandomi, ovviamente, dalla parte di coloro che la ritengono qualcosa di immorale, ho sempre pensato alla diversità come a un valore aggiunto, infatti questa era, ed è per me, una caratteristica che rende migliore quel qualcuno. Potremmo eguagliarla a una sorta di x factor, cercando di capovolgere totalmente la concezione assegnatale negli annali e vedendola d'ora in poi come un requisito positivo anziché di contrasto. Michelangelo Pistoletto, pittore e scultore, ha affermato che nella diversità si è moltiplicato, attraversando tanti mondi con la sua arte. Siamo perciò tutti dissimili e allo stesso tempo fonte di ispirazione per il prossimo. Ognuno di noi è unico a modo suo e dobbiamo avere il coraggio di far emergere quelle peculiarità che ci renderanno agli occhi degli altri come un'essenza rara.
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Mi chiamo Ivano Azzellino, sono nato a Roma, dove vivo, anche se mi sento cittadino del mondo per via della mia professione di assistente di volo, ruolo che ricopro da ventisei anni e che mi porta a visitare i luoghi più svariati del globo, permettendomi altresì di conoscere concretamente le culture più varie. Ho avuto anche una discreta esperienza come speaker e autore radiofonico che mi ha portato a sviluppare una certa capacità di narrazione e allo stesso tempo quella curiosità della conoscenza e un grande desiderio di crescita della creatività. Intervistare cantanti e attori, piuttosto che conversare con un ragazzo di Buenos Aires o una ragazza di Tokyo mi ha spinto a cercare sempre più nuovi stimoli. Nella scrittura trovo sicuramente la concretizzazione dei miei pensieri più articolati che nascono quasi maggiormente la notte. Ecco, dopo una certa ora emerge un estro che mi guida nella costruzione di qualcosa che prende forma in modo consistente, travolgente, appagante e sorprendente.
Writer Officina: Qual è stato il momento in cui ti sei accorto di aver sviluppato la passione per la letteratura?
Ivano Azzellino: Mi è sempre piaciuto scrivere e farlo in un modo a tratti complesso, dove, questo termine, non sta per complicato, ma piuttosto per minuzioso, dettagliato, progressista e sicuramente scorrevole. Ho iniziato scrivendo poesie e canzoni, ma sono stati poi gli studi universitari a trasmettermi la curiosità per approdare alla letteratura.
Writer Officina: C'è un libro che, dopo averlo letto, ti ha lasciato addosso la voglia di seguire questa strada?
Ivano Azzellino: Ho letto molto e continuo a farlo, solo così sviluppano le idee, non credo ci sia un libro in particolare ad avermi indirizzato e portato a seguire questa strada, piuttosto posso dire di emozionarmi quando mi trovo davanti a un testo nato con passione e cognizione di causa. Un libro che mi ha particolarmente coinvolto è “Mille splendidi soli” di Kahled Hosseini del 2007.
Writer Officina: Dopo aver scritto il tuo primo libro, lo hai proposto a un Editore? E con quali risultati?
Ivano Azzellino: Spinto da una mia ex docente universitaria ho proposto il mio primo libro a una casa editrice che lei considerava in linea con l'argomento trattato. Mi hanno risposto quasi subito entusiasti e la pubblicazione è avvenuta di li a poco. Non dimentichiamoci che una dose di fortuna ci vuole sempre.
Writer Officina: Ritieni che pubblicare su Amazon KDP possa essere una buona opportunità per uno scrittore emergente?
Ivano Azzellino: Sono convinto che Amazon KDP sia un ottimo trampolino di lancio per chi si affaccia a questo mondo e non ha altre possibilità. Certo, come in tutte le cose ci sono vantaggi e svantaggi, ma la considero un'alternativa valida da tenere in considerazione.
Writer Officina: La scrittura ha una forte valenza terapeutica. Confermi?
Ivano Azzellino: Direi proprio di sì, almeno per me. Non siamo fatti tutti allo stesso modo. Ognuno trova in qualcosa di specifico la sua valvola di sfogo o, comunque, è soggettivo il modo con cui riusciamo ad entrare in pace con noi stessi. Nel mio caso, pensare, immaginare e poi scrivere mi aiuta a non tralasciare nulla del mondo che mi circonda e a renderlo parte essenziale del mio vissuto. Tenere la mente sempre in esercizio mi carica e rende vivo.
Writer Officina: Quale tecnica usi per scrivere? Prepari uno schema iniziale, prendi appunti, oppure scrivi d'istinto?
Ivano Azzellino: Scrivo di getto. Ogni idea viene, immediatamente, messa nero su bianco. Sono pieno di appunti ovunque. Poi, grazie al cellulare, registro alcuni pensieri o li metto tra le note. Successivamente, inizio a dare un certo ordine alle idee e piano piano il progetto prende forma fino a divenire una vera e propria creatura di cui andare fiero.
Writer Officina: In questo periodo stai scrivendo un nuovo libro? È dello stesso genere di quello che hai già pubblicato, oppure un'idea completamente diversa?
Ivano Azzellino: Mai restare fermi! Si, sto lavorando ad un mio nuovo progetto. Lo stile è sicuramente lo stesso, ma l'argomento totalmente diverso. In precedenza ho trattato di Cinema, Storia, Politica e la loro connessione, attraversando nomi illustri che hanno lasciato il segno. Ora invece, voglio dare spazio e voce alla gente comune, ma non posso dire altro, per il momento.
Writer Officina: In precedenza, come hai appena sottolineato, hai scritto di Cinema, Storia e Politica, ti sei documentato molto sui luoghi, sulle persone di cui hai parlato?
Ivano Azzellino: Mi piace fare le cose per bene, quindi è inevitabile che se decido di trattare un argomento storico mi vado a informare e studiare tutto quello che può essere utile ai fini di un progetto che risulti il più completo e fedele alla verità. Ho fatto così quando ho scritto il mio libro “Gramsci, Togliatti, Berlinguer. Tre idee per il cinema e la letteratura”. Ho frequentato biblioteche, associazioni, fondazioni dedicate ai protagonisti dell'opera, sedi di partiti. Insomma, è fondamentale non tralasciare nulla, anche se mi rendo conto che non sempre si hanno le porte aperte o la strada spianata, quindi è fondamentale munirsi di pazienza, coraggio e arrivare con le proprie forze fin dove si riesce, il risultato sarà sempre quello di aver portato ai lettori qualcosa di nuovo, autentico, fatto con passione, convinzione e professionalità.
Writer Officina: Voglio concludere l'intervista chiedendoti quali consigli daresti, basati sulla tua esperienza, a chi come te voglia intraprendere la via della scrittura?
Ivano Azzellino: Il mio consiglio vale per tutto. Quando ci si sente portati per qualcosa, che sia la scrittura, la pittura, la musica, l'importante è provarci. Non restare fermi ad aspettare che le cose accadano perché sarà quello il momento in cui non succederà proprio nulla. Darsi da fare è l'unica soluzione plausibile, perciò mettere a frutto la propria creatività immediatamente, iniziare a prendere appunti e buttare giù qualcosa che poi con il tempo si andrà a modificare, correggere, migliorare. Bisogna esercitarsi, scrivere tutto ciò che passa per la mente e cercare di metterlo su carta nel modo più accattivante possibile. Rileggerlo più volte perché questo aiuta a trovare nuovi appigli per ampliare e rendere ancora più coinvolgente il testo. Leggere molto, libri, quotidiani, siti web, non tralasciando i social che ci permettono di avere una visione più ampia e soprattutto di conoscere quel linguaggio adottato dalle nuove generazioni. Infine, prendere esempio da chi è avanti, ascoltare la voce dell'esperienza, cercare di assistere ad eventi dedicati alla scrittura, partecipare a incontri, lezioni e a tutto quanto possa essere di aiuto per migliorare, perché non si deve smettere mai di farlo anche quando crediamo di essere pienamente competenti.
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