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Autore: Ivano Azzellino
Titolo: I ragazzi di Monte Caprino
Genere Saggio
Lettori 560 2
I ragazzi di Monte Caprino
Storie di identità di genere e orientamento sessuale.

Diversità. Si è discusso nel tempo di diversità, in tutte le sue accezioni – la razza, gli orientamenti sessuali, le scelte di vita, i comportamenti sociali – e ancora oggi si continua a farlo, ma indubbiamente con una consapevolezza e, in alcuni casi, delicatezza tali da rendere il concetto non più offensivo come poteva esserlo decenni fa, anche se, pure adesso, non di rado assistiamo a episodi spiacevoli. In fondo, l'ignoranza è dura a morire e lo sarà sempre. Oscar Wilde sosteneva che i pazzi a volte guariscono, mentre gli imbecilli mai. Affacciandoci all'idea di diversità in relazione alla sessualità, trovo interessante partire dal termine di “fluidità”, un punto di vista che ha preso spazio negli ultimi anni grazie alle nuove generazioni. Fluido nel genere (genderfluid, come si preferisce dire) cioè che ci si può identificare in qualunque momento come maschio, femmina, neutro o qualsiasi altra identità non binaria (ovvero non strettamente maschile o femminile). Significa essere privo di schemi rigidi e indistruttibili. Fluido nei gusti sessuali, e dunque potenzialmente attratto da entrambi i sessi, allo stesso modo, senza preferirne uno, in base al momento, alla persona e lontano dall'obbligo di dover per forza considerare quel connubio cantato da Antonello Venditti – nella sua canzone Ricordati di me del 1988 – «non c'è sesso senza amore...». A questo punto nasce spontaneo un quesito, escludendo la definizione più ampia di amore – quella che ci porta al bene per i figli, i genitori, gli amici –, potremmo persino amare più di un individuo in contemporanea? La bisessualità è cosa assodata, ma ci si può dividere oltre che sessualmente anche sentimentalmente verso un uomo e una donna, così come verso due donne o due uomini nel caso di eterosessualità e/o omosessualità? Chi può darci la certezza che non esistano persone al mondo innamorate di almeno due individui in egual misura? Se abbiamo acquisito la capacità di non giudicare, ma anzi di comprendere, e di conseguenza raggiunto la consapevolezza di poter avere un impulso verso un uomo o una donna allo stesso modo, essendo noi uomo o donna che sia, come possiamo immaginare che non si possano amare una donna e un uomo o due donne o due uomini al tempo stesso? È quindi necessario rivedere i modelli teorici con cui pensiamo considerando l'esistenza anche della pansessualità, dove l'amare trascende la nozione di genere. Intanto, una compagnia aerea, la Virgin Atlantic, ha fatto della fluidità una delle sue caratteristiche predominanti, introducendo la possibilità per i suoi equipaggi di indossare la divisa maschile o femminile a prescindere dal proprio sesso, dando la possibilità di scegliere quella con cui si sentono più a loro agio. Un grande atto di inclusività, ma che può far pensare anche a una sagace trovata pubblicitaria. Una tendenza adottata in precedenza e in modo parziale dalla Alaska Airlines, tra le maggiori compagnie aeree statunitensi che, varando nuove linee guida per le uniformi del personale, ha fornito maggiore libertà e flessibilità all'espressione individuale e di genere, mostrando rispetto per l'identità di tutti i lavoratori. Altre compagnie aeree hanno fatto o stanno facendo delle scelte analoghe. Proseguendo con il variegato corredo di vocaboli che concorrono a incrementare l'argomento, c'è poi la triade, un ménage à trois, un legame a tre (o poliamore, ma in questo caso il termine può riferirsi anche a una storia sentimentale con più di tre persone, nulla a che vedere con la poligamia che implica la presenza di un matrimonio o un'alleanza formale con più di un partner), una realtà già presente da molto negli Stati Uniti e che lentamente si sta facendo spazio in altre parti del globo, Italia compresa. La particolarità di questa forma di relazione, che Renato Zero prima esclude e poi accetta nella sua canzone Triangolo del 1978 (anche se lui fa più riferimento a un threesome, quindi a un incontro sessuale con tre partecipanti), è che non dovrebbe essere affatto aperta, tutt'altro, bisognerebbe evitare di guardarsi intorno o uscire con altre persone all'infuori dei tre. Inoltre, da uno studio recente è emerso un nuovo orientamento sessuale, la simbiosessualità, che vede un soggetto attratto non da singoli, ma da coppie e non tanto dall'aspetto fisico dei due quanto invece dalla sinergia che si crea tra loro. Poi c'è chi dal sesso non è attratto (asessuale, l'esatto contrario di allosessuale, che vive e sperimenta il richiamo dell'atto) o chi prova interesse solo ed esclusivamente verso persone con cui ha formato un legame forte, spesso romantico (demisessuale) o chi è attirato dall'intelletto e intelligenza dell'altro prima ancora delle sue caratteristiche fisiche (sapiosessuale) o chi dell'amplesso ne fa una vera e propria ossessione (iper sessuale). Abbiamo modo di poter delineare l'esistenza di tante variabili nella sessualità e nessuno è in grado di definirne il numero, i confini. Chi scrive è nato nel cuore degli anni Settanta, al tempo dei figli dei fiori: fumarsi una canna, indossare abiti decora ti con disegni floreali o confezionati con vivacissime stoffe dai colori sgargianti, erano la trasgressione e la diversità. Gli hippy sostenevano la non violenza e l'amore, i loro slogan più popolari erano “Fate l'amore, non la guerra” e “Mettete dei fiori nei vostri cannoni”, che ha ispirato il nome con cui venivano identificati. Promuovevano l'apertura e la tolleranza come alternative alle restrizioni e all'irreggimentazione che vedevano nella società della classe media. Non posso averne un ricordo personale diretto, ero troppo piccolo, ma la memoria del racconto degli altri è la mia memoria. Vi siete già imbattuti in alcune domande che ci pone l'argomento, altre ne incontrerete più avanti. Non ci sono le risposte, ma l'auspicio che, alla fine del saggio, magari immedesimandosi, ognuno possa trovare da sé quelle giuste. Per questo voglio qui descrivere e insieme analizzare alcuni importanti accadimenti vissuti dai protagonisti dei capitoli che seguono, dentro quello che, negli anni Novanta (ma anche prima), veniva considerato “oltre” e che oggi è decisa mente visto come “regolare”, almeno dalle nuove generazioni (che sono molto più avanti di quello che si possa immaginare). In poche parole, volendo dargli un titolo: un mondo obbligatoriamente sommerso. All'epoca, da adolescente, ho avuto modo di vivere da vicino la moltitudine della diversità, connotata con un sostantivo negativo da tanti, ma di certo non da me che per carattere, allora come ora, sono sempre stato incuriosito, attratto, intrigato dal “nascosto”, votato a proteggere, a difendere, a prendere le parti. Ho scoperto e conosciuto questa porzione del nostro pianeta da un punto di vista privilegiato e non era affatto scontato, ma la mia fame di arricchimento che il prossimo può dare mi ha sempre portato a porgere la mano verso chiunque avesse gli occhi del giudizio puntati addosso. Il riferimento non è solo alle varie sfumature dei gusti e dei generi sessuali, ma anche a chi magari aveva un modo di vestire non comune per le masse, i dark ad esempio, amanti del look total black, o a coloro che appartenevano ad altre culture. Lo diceva chiaramente Nilde Iotti che negli altri bisogna cogliere ciò che di positivo sanno darci e non combattere ciò che è diverso. Ma poi, viene voglia di chiedersi, persone diverse da chi, da cosa? Da coloro che si autodefiniscono “normali” perché sarebbero la maggioranza, come ha sostenuto di recente, in un suo libro, un generale dell'esercito italiano diventato poi famoso per queste sue esternazioni? E chi lo avrebbe stabilito? In un'intervista rilasciata a Pier Paolo Pasolini, del 1963, Giuseppe Ungaretti, allora quasi ottantenne, si espresse sul concetto di “normalità”. Dall'alto della sua profonda intelligenza sostenne come ogni uomo fosse fatto in un modo differente, sia nella struttura fisica che nella combinazione spirituale: pertanto tutti gli uomini possono essere definiti, a loro modo, anormali, in quanto in contrasto con la natura, a partire dal primo atto di civiltà definibile come atto di prepotenza sulla natura. Agganciandomi a questo illustre pensiero, mi viene spontaneo evidenziare come non ci sia nulla di innaturale in qualcosa che è nato dalla volontà di tutti i soggetti coinvolti, che si tratti di un uomo e una donna, di due uomini, di due donne, di una “troppia” (altro termine per definire una relazione a tre). L'argomento è assai complesso, ma una luce la si può facilmente trovare nella tolleranza e soprattutto nell'accettare chi vive la vita in una direzione non per forza a noi consona. Anche Norberto Bobbio sosteneva come “natura” sia il termine più ambiguo in cui è dato imbattersi nella storia della filosofia. Per questo l'esercizio di mettersi nei panni degli altri ci può far diventare una società migliore. Non allineandomi, ovviamente, dalla parte di coloro che la ritengono qualcosa di immorale, ho sempre pensato alla diversità come a un valore aggiunto, infatti questa era, ed è per me, una caratteristica che rende migliore quel qualcuno. Potremmo eguagliarla a una sorta di x factor, cercando di capovolgere totalmente la concezione assegnatale negli annali e vedendola d'ora in poi come un requisito positivo anziché di contrasto. Michelangelo Pistoletto, pittore e scultore, ha affermato che nella diversità si è moltiplicato, attraversando tanti mondi con la sua arte. Siamo perciò tutti dissimili e allo stesso tempo fonte di ispirazione per il prossimo. Ognuno di noi è unico a modo suo e dobbiamo avere il coraggio di far emergere quelle peculiarità che ci renderanno agli occhi degli altri come un'essenza rara.
Ivano Azzellino
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