Writer Officina
Autore: Emanuela Molaschi
Titolo: La mia casa
Genere Narrativa
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La mia casa
Il suo agente lo aveva spinto a considerare la proposta, prima che fosse troppo tardi: che Oliver avesse un figlio. Poteva essere l'ultima occasione prima della 'clausura'. Così, Oliver partì lasciando Nela a casa, nonostante fosse incinta. Lei glielo disse all'ultimo e questo mandò in crisi il commediografo per qualche minuto. Poi la rassicurò, promettendo che sarebbe tornato entro il giorno del parto. Non voleva che lei partisse in quelle condizioni, non si sentiva tranquillo. Era stato un bene che lei avesse quell'impedimento. Una volta sull'aereo, però, la parte nuova di lui, quella rabbonita, si fece strada nei suoi pensieri e una lacrima gli scese da un occhio. Stava lasciando solo una parte di sé, suo figlio. Si disse che avrebbe dato il massimo per tornare il giorno previsto per il parto, ma voleva anche portare buone notizie. Era determinato a cambiare tutto. Desiderava il meglio per suo figlio. Uno scantinato da dividere in tre non era di certo la cosa migliore. Avrebbe comprato casa, una vera casa. Una di quelle che, quando le vedi, ti rassicura perché è chiaramente il tuo posto sicuro.
Sceso dall'aereo, prese il PC e cercò, cercò, finché non ne trovò una che, di certo, sua moglie avrebbe apprezzato. Fece i suoi calcoli. Per capire se sarebbe stato possibile acquistarla. Se non fosse risultata un'utopia, l'avrebbe presa.
Quando il giorno del parto arrivò, Nela partì da sola verso l'ospedale. Era sull'ambulanza e sperava di trovare suo marito ad aspettarla all'arrivo in ospedale. Il bambino aveva deciso di nascere proprio nel giorno previsto. Oliver avrebbe dovuto essere già a casa, ma non era tornato. Sperò di non ricevere un messaggio nel perfetto stile di suo marito prima che si conoscessero.
Cara Nela, mi dispiace, ci ho provato, ma non ci riesco.
Un conto è avere una moglie e un altro è avere un figlio. È troppo impegnativo. Ho deciso di restare all'estero ancora per un po', quando tornerò non cercarmi. Non verrò da te, in modo che tu non mi possa trovare facilmente. Ti vuoi sbarazzare del bambino perché non puoi occupartene da sola? Sei libera di farne ciò che vuoi, è tuo più che mio. Non sapevo che esistesse fino a poco prima di partire, perciò non ne sentirò la mancanza. Spero che starete bene entrambi e che resterete nello scantinato che, sicuramente, avrai già sistemato per essere adatto anche a un figlio. Ti lascio la casa, non preoccuparti per me. Quando tornerò troverò un altro posto. Tu resta lì. Se ti ricordi, hai il permesso di avere tutto ciò che è mio e che desideri. È chiaro che ti serve una casa, quindi è tua. Tieni tutto quello che contiene, se avrò bisogno di qualcosa di mio, lo verrò a prendere quando non sarai in casa. Grazie per avermi regalato dei momenti in cui ho davvero creduto di poter cambiare ma, come avevi detto tu, non si può cambiare nessuno. Quando qualcuno che aiuti si allontana, torna alle vecchie abitudini. Mi dispiace. Spero che vorrai tenere il bambino comunque, anche se non mi sorprenderei se volessi sbarazzartene per dimenticarti di me. Io ti ho amata come ho potuto. Più di così non ero in grado. La mia vita non è questa e lo sai. È stato un bel sogno, ma è ora di svegliarsi. Addio. Con amore Oliver.
Nonostante il dolore, teneva sotto controllo il cellulare per capire se c'era una remota possibilità di ricevere un messaggio del genere. Oliver, però, non si disturbò a chiamare. Nela era isterica. Che avrebbe fatto di quel bambino, da sola? Piangeva in continuazione e cercava di telefonare al marito, ma il numero era irraggiungibile.
Riuscì a nascondere il cellulare e a portarlo con sé in sala parto. Se avesse squillato, avrebbe fatto di tutto per rispondere. Si diceva che doveva esserci un equivoco, lui non l'avrebbe lasciata. Era vero che, da quando era partito, si era fatto sentire poco. Era tutto preso dal lavoro e non pensava ad altro, ma non poteva fare una cosa del genere. Eppure, non chiamava. Anche ora, che era in sala parto, non stava ricevendo nulla. Era un bene o un male?
Dovette concentrarsi sul bambino e al nome che voleva dargli. Ormai era solo suo. Sperò che le sue preghiere non fossero state ascoltate, invece, appena il piccolo uscì, scoprì che erano state esaudite. La faccia di un Oliver in miniatura la guardava. Era un viso sporco di sangue e bagnato di lacrime, ma era identico al padre.
Proprio in quel momento, il cellulare squillò. Nela lo afferrò rapidamente, prima che chiunque potesse fermarla. Era una videochiamata.
“Oliver, non è il momento di dare brutte notizie. Trattieniti per un po'. Ho ancora abbastanza male” disse d'un fiato. La paura delle brutte notizie le aveva fatto dire il nome completo e non il diminutivo. Non era Liver, era Oliver il traditore che non si era presentato.
Lui sospirò: “Non sono riuscito ad arrivare in tempo perché ho trovato ritardi prima e scioperi dopo. Mai viaggiare coi mezzi. Ho fatto il possibile. Sto arrivando, dimmi che il bambino non è ancora nato.”
Aveva ritardato, avrebbe dovuto essere lì da qualche giorno ma, se c'erano stati problemi sul lavoro, era chiaro il motivo per il quale avesse posticipato il viaggio di ritorno. Se ora aveva trovato tutti quei problemi, non era colpa sua, non del tutto, no?
“Ma mi ascolti? Ho detto che ho ancora male, non che non ho partorito” rise lei.
“Dov'è?” chiese lui.
Nonostante fosse una procedura strana, lo staff medico si premurò di fare inquadrare il bambino il meglio possibile.
“Che bello!” sospirò lui. Era stanco, si vedeva. La notizia che lo aspettava lo avrebbe tirato su. Lei gli disse come aveva chiamato il piccolo e lui rimase senza parole.
“Ho detto che si chiama Oliver Junior Dogs. O.J. Dogs. Sei contento?”
Lui non seppe trattenersi. Era felicissimo. La moglie lo amava così tanto da volere un secondo Oliver! Era emozionato.
“E a te piace questa casa?” chiese lui. Con un abile trucchetto elettronico, inserì nella schermata del cellulare la foto della casa che aveva comprato.
“È bellissima! Ma sembra quella di Buona fortuna Charlie! Hai comprato una casa che fa da set cinematografico?”
“No, ma è quella più simile che ho trovato”
Oliver Junior, forse per far notare la propria presenza, attaccò a piangere.
Nela cantò dolcemente una frase della versione italiana di Un buen deseo tratta dal film Wish. Dopo qualche altra frase, il piccolo si addormentò.
“Ho verificato che non ti importa di vivere da povera con me. Adesso che siamo in tre, dobbiamo avere più spazio. Te li immagini due Oliver in uno scantinato?” spiegò lui, divertito.
Anche lei sorrise. “Mi immagino il caos.”
“Vuoi dire che sono disordinato?” rise lui.
“No, sei ordinatissimo!” ridacchiò lei.
Emanuela Molaschi
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Emanuela Molaschi
Sono Emanuela Molaschi, ho pubblicato dal 2008 al 2024, nonostante alcuni periodi di pausa in cui ho scritto, ma non ho mostrato nulla al grande pubblico. Scrivo articoli per dei giornali cattolici e laici in modo totalmente gratuito. Ho scritto gialli, thriller, romanzi di formazione, fantasy, spirituali, d'amore puro... Tutti, però, sono destinati ad un ampio pubblico di persone e, mi piacerebbe, che fossero letti in famiglia. Tutti i libri possono essere richiesti a me in PDF ad un prezzo irrisorio. I cartaceo sono su Lulu.com e, quasi tutti, su Amazon. Se qualcuno h sentito parlare dell'Home Book Fest, iniziativa diversa ogni volta, sì l'ho inventata io. Ho partecipato al SelFestiva di Luglio 2023 con un libro, guadagnandomi il terzo posto. L'agosto 2023 mi vede arrivare alla prima posizione del podio del SelFestival con ben due libri proposti. Scrivo sia racconti che fan fiction che, poi devo modificare per poterle pubblicare. Ottengo sempre un ottimo risultato: mal di testa per le troppe riflessioni sui cambiamenti che faccio. Ho inviato la prima edizione del mio fantasy SC e la maledizione del terzo occhio al Salone del libro di Torino nel 2019 e, nello stesso anno, anche alla New York Right Fair. Non saprei come arrivare ai caratteri previsti perché non sono una che ama fare gare e, quindi, non sono piena di premi. Per me la scrittura è diversa. Comunque, per farmi conoscere, ho partecipato qualche concorso. In alcuni casi, come quello di Pagine, sono stata inserita in una antologia: Mi illumino di immenso.

Writer Officina: Qual è stato il momento in cui ti sei accorta di aver sviluppato la passione per la letteratura?

Emanuela Molaschi: Non c'è stato un momento preciso, sono cresciuta con musica e libri. Sono sempre stata così. Non avrei potuto essere niente di diverso. Forse si, ma non sarei stata io.

Writer Officina: C'è un libro che, dopo averlo letto, ti ha lasciato addosso la voglia di seguire questa strada?

Emanuela Molaschi: No, non è nata per questo l'idea di pubblicare. Ho deciso di accontentare mio papà. Lui voleva che ci provassi. L'ho accontentato ed eccomi qui.

Writer Officina: Dopo aver scritto il tuo primo libro, lo hai proposto a un Editore? E con quali risultati?

Emanuela Molaschi: Non e stato il primo. Ho scritto sempre, cose buone o pessime, ma comunque avevo già buttato giù qualcosa durante le elementari e le medie. Dovevo mandare un racconto ad in editore, ma era troppo particolare. Se conoscete Una serie di sfortunati eventi, avrete inteso. Ne ho scritto in altro pochi mesi dopo. Di nascosto, ho scambiato i racconti nelle buste ed è partito il libro di Helen Liz. Il risultato è stata la pubblicazione nell'antologia dell'anno 2008. Ovviamente, tutta questa storia, è nata da mio papà. Voleva che ci provassi ed ha insistito. Se fosse stato per me, avrei tenuto tutto per me stessa. Col senno di poi, forse avrei fatto meglio? Boh, ormai è andata. Non intendo lamentarmi del mio esordio, anzi. Se avessi potuto restare a vita con Nuovi Autori, lo avrei fatto. Ho avuto molto a livello umano da quella piccola casa editrice. I quel periodo, avevo bisogno proprio di questo. E' l'attuale mondo che gira intorno ai libri che mi spaventa. Non parlo di persone oneste che si sbattono ogni giorno per fare il proprio lavoro, ma di altro. Preferisco sicuramente la semplicità di quando ho iniziato, quando un libro era solo un libro. Non so se sono stata chiara, pur parlando tra le righe.

Writer Officina: Ritieni che pubblicare su Amazon KDP possa essere una buona opportunità per uno scrittore emergente?

Emanuela Molaschi: Tutti, o quasi, dicono di sì. Non desidero parlare bene o male di un servizio, senza poter parlare di altri. Non mi piace paragonarli. Diciamo che ho utilizzato sia Amazon KDP che Lulu.com. Entrambi hanno i loro punti di forza e quelli negativi.

Writer Officina: A quale dei tuoi libri sei più affezionato? Puoi raccontarci di cosa tratta?

Emanuela Molaschi: Vi consiglio tutti i miei libri, anche nelle prime edizioni, quando portavano gli pseudonimo nomi Helen Lez e Nina Campitelli. Non sono identici alla nuova edizione, ma per vedere il lavoro di una ragazzina, direi che vale la pena. Vi raccomando anche i racconti scritti con pseudonimo Cable Evans ed Aranel Elwen Tursendo. Non si può scegliere. Ci sono degli aneddoti, dei momenti che, però, ti fanno apprezzare il fatto di aver scritto quel libro. L'artista del figlio del re, ad esempio, mi ha dato tanto. Era una richiesta di mi papà, poi la storia si è trasformata. Dopo una stasi quasi infinita, ho ripreso il libro e ci ho fatto non so quante modifiche, non perché fosse brutto, ma perché io ero cambiata e volevo dargli un'altra impronta. I punti salienti ci sono, ma delle cose sono cambiate. La seconda parte non è mai esistita nel progetto originale. Alcuni fatti hanno preso una piega inaspettatamente diversa. Attualmente, su Amazon e Lulu, la descrizione è: Il racconto medievale preferito dalla giovane Lucia, adolescente di Assemini, prende vita durante le vacanze estive di quest'ultima. andata a saint-vincent per visitare monumenti storici, la ragazza finisce nel passato assieme alla sua famiglia. Proprio in quel luogo protagonista di miti e leggende, Lucia scopre la sua vera storia e riesce a trasformare la sua vita in un capolavoro. Il temuto nobile Vaniglian, il conte Tauraran, il quale vuole diventare povero, i tavernieri della Gratulantes e persino una famosa scultrice e cantante saranno al fianco della ragazza per unire passato e presente in un'unica sinfonia. Quale sarà l'unico e vero legame tra le varie epoche? Cosa impareranno gli antichi dalla storia di Lucia? In memory of MR Giovanni Molaschi.
Lucia ha cambiato nome, quando l'ho inventata, ne aveva un altro, ma poi ho deciso di chiamarla così in onore di una persona che mi ha incoraggiata ad andare avanti a scrivere questo libro e ha fatto bene a farlo. Questo, però, ha modificato alcune scenette comiche del racconto.
Per quel che riguarda il mio ultimo libro, invece, sono legata ad un ricordo. Non è affatto vanità, bensì gioia e stupore. Durante la correzione de La mia casa, la mia editor ha paragonato in pezzo in cui la protagonista scopre di essere stata rapita a sua volta, mentre cerca marito e figlio, e si fa consolare da un vecchio lord ed il suo cane, ad una scena che avrebbe potuto scrivere Sparks. Forse per l'ambientazione e per il pathos, credo. Sparks è un autore che conosciamo entrambe e, per me, è stato un onore. So che, a volte, mi ispiro agli autori che leggo, ma non credevo di averlo fatto, quindi è stata una sorpresa. Per di più, io nasco come scrittrice di gialli, le storie sentimentali erano marginali, ora è il contrario. Sono stata davvero sorpresa. Fortuna che lo ha detto mentre ero sdraiata a letto, altrimenti, sarei potuta cadere.
La ma casa narra qualcosa in cui credo, mostra filosofie personali, idee, speranze che condivido. Ci sono anche alcuni fati reali. Il punto è che, quando l'ho scritto, credevo non sarebbe mai uscito da casa mia. Seppur la storia sia inventata, c'è qualcosa di vero nei pensieri e in alcuni dettagli del passato della protagonista. La storia è: Oliver, cinico commediografo di musical, cambia la sua vita dopo essere finito in quella che lui chiama " la trappola peggiore di tutte": l'amore. La famiglia sarà felice per lungo tempo e, sia lui che la moglie andranno oltre le proprie paure e difficoltà, scoprendo sempre di più quella dedizione sincera dovuta al coniuge. Nessun errore può marchiare le persone e nemmeno la malattia. Questo sarà ciò che dimostrerà la protagonista quando, per un oscuro motivo, una macchina nera rapisce sia lei che il marito e il figlio. Separati dal rapitore, i parenti non possono fare altro che desiderare di riunirsi. Riappacificata con la ex di Oliver, perché il rapitore l'ha portata da lei, la giovane moglie troverà il modo di coinvolgerla, assieme al resto della famiglIa nella liberazione della sua portando, finalmente, pace tra le due parti di un dissapore durato a lungo. La famiglia felice di Oliver e Nela si basa sulla speranza e sul credere ai propri sogni: scovato un senso mistico all'interno del suo film preferito, Nela cerca di insegnarlo a tutta la famiglia, facendola vivere non di emozioni, ma di sentimenti. Perché solo credendo che i nostri sogni diventino realtà, cioè sperando, si può essere felici. Un libro sulla speranza,sulla vera famiglia e i sentimenti puri. Una storia che ci spiega quali sono i veri sogni/desideri da inseguire e quali le ambizioni che vanno rimodellate. Di nuovo uno scontro tra amore e potere. Chi vincerà, come sempre?

Writer Officina: Quale tecnica usi per scrivere? Prepari uno schema iniziale, prendi appunti, oppure scrivi d'istinto?

Emanuela Molaschi: Edward Morgan Foster diceva:"Dopo tutto, perché un romanzo deve essere progettato? Non potrebbe crescere liberamente? E perché deve concludersi così come si conclude una commedia? Non potrebbe invece espandersi?" Concordo con lui. Bisogna scrivere in libertà. Le idee vengono e spariscono,, ma non è detto che non tornino dopo anni, come nel caso de L'artista del figlio re. Dal 2011 al 2022, per per concludersi davvero nel 2023... bell'attesa, ma proficua, visto che è arrivato terzo al SelFestival di luglio 2023 – fiera del libro online.

Writer Officina: In questo periodo stai scrivendo un nuovo libro? È dello stesso genere di quello che hai già pubblicato, oppure un'idea completamente diversa?

Emanuela Molaschi: Ho scritto da poco un libro, dal titolo La mia casa, ritrovabile anche qui, in Writers Officina, tramite un estratto che reputo divertente. Quel libro, non poi così lungo, è molte cose e mi sento di consigliarlo a chi ama i sentimenti veri, un'avventura svolta da un bambino, la famiglia e le avventure in generale. Si lega ad alcuni temi trattati in altri romanzi ma, allo stesso tempo, è diverso. Ha qualcosa che lo avvicina alla saga delle Beffane, ma è completamente diverso.

Writer Officina:Perché hai scelto il giallo e il thriller piuttosto che un altro genere?

Emanuela Molaschi: Perché mi ispira ciò che vedo e leggo. Ho iniziato in un periodo in cui leggevo e vedevo gialli o thriller. Ecco il tutto. Quando rileggo quelle vecchie opere, pur pensando, come sempre, al modo di migliorale, mi sento a casa mia. E' ciò che mi dà la vera identità di quella ragazzina che ha iniziato a scrivere inserendo storie di amore e di amicizia all'interno di un grande misero /caso da risolvere.

Writer Officina:Ti sei documentato, p.e. sui luoghi, sulle professioni di cui parli, sulle industrie farmaceutiche?

Emanuela Molaschi: Mi documento molto in rete. A fine libro, o nei ringraziamenti, o nelle fonti, inserisco tutti i link che ho visitato. A volte, parlo di luoghi che conosco, ma uso i link per essere più dettagliata. Non poendomi spostare da casa, utilizzo i link internet. Dunque, visto che molti articoli non sono firmati, inserisco il sito nei ringraziamenti. E' sottinteso che sto riferendomi alla persona che ha scritto il pezzo, non al link, ma meglio spiegarlo.

Writer Officina:Che consigli daresti , basati sulla tua esperienza, a chi come te voglia intraprendere la via della scrittura?

Emanuela Molaschi: Di assicurarsi di avere molto pelo sullo stomaco. Il mondo della scrittura non è più quello di una volta. Ci sono troppe cose che potrebbero ferire una persona sensibile ed onesta.
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