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Briciole Di Sangue
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~Occhi Vitrei~
- Brrrr che freddo - disse Leighton Mirrow. - Fortunatamente, BloodMind possiede quest ottimo bar, dove fanno degli squisiti cappuccini che riscalderebbero anche degli orsi polari - disse il suo collega Derek Snow, sorseggiando il suo cappuccino. Fuori non smetteva di nevicare dal giorno prima. Una coltre bianca di neve copriva ogni cosa. All'improvviso, una telefonata alla ricetrasmittente di Snow, richiamò l'attenzione di Mirrow, che nel frattempo, si era addentrata nella valle dei suoi ricordi infantili, legati alla neve. - Avanti cadetta. È un omicidio e noi siamo i più vicini al luogo del delitto - le comunicò Snow, pagando i due cappuccini. "Cadetta". Era così che tutti al distretto la chiamavano, anche se era ormai una detective a tutti gli effetti da due anni. In fondo, lei era la più piccola di tutto il distretto. Leighton Mirrow aveva 26 anni ed era figlia di uno psicologo forense, morto a causa di un cancro, quando lei era poco più di una bambina. Aveva capelli castani di lunghezza media e grandi occhi marroni, molto espressivi. Ogni volta che vedeva la neve, i ricordi di lei e del padre, mentre ideavano un pupazzo di neve nel loro giardino, le affioravano nella mente, lasciando una grande impronta, come se fosse stata realizzata da un inchiostro indelebile. Era la prima volta che Mirrow si occupava di un omicidio. Mentre Snow guidava verso il luogo del delitto, lei cominciò a chiedersi cosa si sarebbe potuta trovare davanti. Un corpo di un uomo? Un corpo di una donna? Un animale morto? La sua immaginazione non andava ben oltre a quelle conclusioni, ma quando arrivò sul luogo dell'omicidio, dovette ricredersi. Il manto bianco della neve era sporco di sangue vivido. Sulla neve vi era adagiato il corpo di un piccolo bambino con ancora la paura impressa nei suoi occhi vitrei. Mentre Mirrow tratteneva i conati di vomito, Snow era rimasto come paralizzato davanti a quella scena sanguinolenta. Per la prima volta, la detective Leighton vide nel volto di Snow, un'espressione di paura. In fondo, lui aveva due bambini, presumibilmente della stessa età della vittima. Derek Snow aveva 46 anni, ma ne dimostrava di meno. Era un uomo dalla folta barba nera che creava contrasto con i suoi occhi azzurri. Aveva due figli gemelli di 11 anni che cresceva da solo, con l'aiuto di sua madre. La moglie era stata uccisa da un rapinatore, mentre lui si trovava in servizio. Quando il detective Snow vide quel bambino, iniziò ad immedesimarsi nei genitori del piccolo. Sapeva come ci si sentiva a perdere qualcuno che amava. Era come se in quegli occhi vitrei, rivolti verso il cielo plumbeo, vedesse quelli dei suoi figli. Mirrow gli si mise davanti, ma lui non riusciva ad accorgersi della sua presenza, così lei lo prese dalle spalle e cominciò a scrollarlo. Lui alzò subito quegli occhi dello stesso colore del ghiaccio su di lei e la ringraziò con un lieve sorriso. Il piccolo bambino aveva gli occhi aperti che guardavano il cielo, come se al suo interno avesse potuto trovare tutte le risposte ad un sacco di domande che affliggono la mente umana. Il piccolo collo era stato spezzato. Sulla sua testa vi erano delle ferite evidenti, probabilmente causate da un oggetto contundente. I suoi vestiti erano pregni di sangue ed era ben coperto, quindi i due detective dedussero che non si trattava di un omicidio a sfondo sessuale. Accanto al corpo del bambino vi era un pupazzo deteriorato che aveva visto anni migliori. - Secondo te apparteneva al bambino? - chiese Mirrow al detective Snow - Non lo so, ma sarà meglio farlo imbustare per farlo analizzare - le rispose, con un tono al quanto triste. - So che a causa della neve è difficile trovare delle tracce, ma setacciate lo stesso l'intera zona. Ogni cosa che potreste trovare, ci può portare direttamente da chi ha ucciso questo povero bambino - ordinò Snow, ai componenti della squadra della scientifica e loro si misero subito a lavoro. Il luogo del delitto era un semplice parco, frequentato da bambini, due dei quali avevano trovato appunto il corpo. Qualche ora dopo il ritrovamento del bambino, il medico legale Hugo Blesser fece l'autopsia su quel corpicino, scoprendo che prima di morire, il piccolo bambino era stato torturato. Sul suo addome vennero riscontrate ferite non profonde da arma da taglio. Le ferite sulla testa erano state causate sicuramente, da un'arma contundente, forse un fermacarte o un trofeo. La causa della morte non erano state per niente quelle torture. La causa della morte era stata proprio il collo spezzato da una forza bruta. Inoltre, nella tasca dei pantaloni, il bambino aveva un bigliettino, segno che chi l'aveva ucciso, gliel'aveva lasciato per qualche strano motivo.
Era passato già un giorno dal ritrovamento del corpo di Michael e il medico legale Blesser inviò alla detective Mirrow il fascicolo dell'autopsia. - Pare sia stato ucciso tra le 22:00 e le 23:00 della sera prima del suo ritrovamento, avvenuto il giorno dopo alle 10:00 da parte di due bambini - riferì Leighton, leggendo il referto dell'autopsia, mentre quella mattina, stavano andando alla scientifica, poiché avevano appena finito di fare tutti gli esami attinenti. - Sappiamo qualcosa sul bambino e vi sono delle impronte sul pupazzo, trovato accanto al lui? - chiese Snow a Sam Deverau, il ragazzo della scientifica dagli occhi di colore diverso, uno blu e uno verde e dai capelli biondo cenere. - Il bambino si chiamava Michael Chain. Aveva circa 9 anni e se ne occupavano di lui i vicini, in quanto la madre è rinchiusa in un ospedale di igiene mentale ed il padre lavora fuori città. Per quanto riguarda il pupazzo, non vi è nessuna impronta - rispose Sam Deverau, dando il referto del DNA al detective Snow. - I due bambini hanno detto che non sono stati loro a lasciare quel pupazzo, quindi forse lo ha lasciato l'omicida, ma perché lo ha fatto? - domandò a sé stesso, il detective Snow, prendendo quel fascicolo. - Non lo so. Invece, sul bigliettino trovato nella tasca del piccolo Michael, vi sono delle impronte? - chiese Mirrow, prendendo in mano la bustina, contenete quel biglietto. - No, purtroppo non ve ne sono. È un semplice bigliettino, scritto al computer. Non abbiamo nulla. Gli altri ragazzi della scientifica non hanno trovato niente al parco. Nessuna impronta di scarpe, nessuna traccia di pneumatici, nessun mozzicone di sigaretta... Sappiamo solo che Michael è stato ucciso proprio in quel parco, ma non sappiamo chi sia il colpevole. Non vi sono nemmeno testimoni che hanno assistito al delitto. Non abbiamo niente, a parte un pupazzo e un bigliettino, dove vi sono scritte alcune righe in italiano - riferì loro, Deverau. - Il biglietto é stato scritto in italiano? - chiese sorpresa, Leighton Mirrow, la quale non l'aveva ancora letto, poiché era intenta ad ascoltare le prove riguardanti il caso. La ragazza pose i suoi occhi su quel bigliettino, scoprendo che c'erano scritte testuali parole: "Ha il cilindro per cappello due diamanti per gemelli, un bastone di cristallo, la gardenia nell'occhiello e sul candido gilet, un papillon, un papillon di seta blu. S'avvicina lentamente con incedere elegante, ha l'aspetto trasognato, malinconico ed assente. Non si sa da dove vien nè dove va. Chi mai sarà quell'uomo in frack" - Ma è una strofa della canzone "Il vecchio frack" di Domenico Modugno. Mia madre, la quale è italiana, me la cantava spesso quando ero piccola, per farmi addormentare - dichiarò la detective Mirrow, abbastanza stupita. - Ma quali significati si celano dietro a questo biglietto? - il detective Snow fece quella domanda, guardandola. - Forse, potrebbe significare che uccide solo di notte, quando non vi sono occhi discreti che lo scrutano e non vuole far sapere a nessuno chi è. Il vecchio frack della canzone, si aggira di notte. La canzone come il pupazzo, sono legati alla sua infanzia, forse un'infanzia brusca - rispose all'improvviso, lo psicologico Ryan Mitchell. |
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Mi chiamo Francesca Sgrò. Ho 25 anni e sono una semplicemente ragazza del Sud Italia, precisamente di Reggio Calabria. Sono diplomata in socio-psico-pedagogia e ciò mi ha portato a studiare da autodidatta, la psicologia forense o almeno, ci provo. Sono appassionata fin da piccola, di tutto ciò che riguarda i serial killer, infatti sono cresciuta con documentari crime come "Blu notte", presentato da Carlo Lucarelli e "Linea d'ombra" presentato da Massimo Picozzi. La passione verso la lettura, mi ha avvicinato alla scrittura, tanto da dare vita ad alcuni miei romanzi thriller e fantasy che scrivo su wattpad e spero un giorno, di poterli pubblicare. Cerco di cogliere ogni attimo che la vita mi dà, poiché come ha scritto Robert Herrick: "Cogli la rosa quando è il momento, che il tempo, lo sai, vola e lo stesso fiore che sboccia oggi, domani appassirà"
Writer Officina: C'è un libro che dopo averlo letto, ti ha lasciato addosso la voglia di seguire questa strada?
Francesca Sgrò: A dir la verità, sì. Ho iniziato a percorrere questa strada, grazie alla saga "Il Diario Dei Vampiri" di Lisa J.Smith. Essa mia ha spinto a scrivere su wattpad un fantasy sui vampiri, ma poiché alla fine non mi piaceva, allora ho deciso di cancellarlo e di dedicarmi al genere thriller, grazie anche ai libri di Stephen King, Dario Correnti, Wulf Dorn e Massimo Picozzi.
Writer Officina: A quale dei tuoi libri sei più affezionata? Puoi raccontarci di cosa si tratta?
Francesca Sgrò: "Briciole di Sangue" è uno dei libri che ho scritto, al quale sono affezionata. Ho iniziato a scriverlo circa due anni e mezzo fa, durante un periodo difficile della mia vita, scaturito dalla malattia di mio padre. Per cercare di non buttarmi giù, ho deciso di rintanarmi nel mondo della scrittura e così, è nato questo thriller in cui due serial killer, prima il Dottor Music e poi il Satana degli origami, che gettano nelle tenebre una cittadina tranquilla, ovvero BloodMind. Sono due serial killer che hanno un diverso modo di uccidere e nello scegliere le vittime, ma entrambi lasciano sui cadaveri delle "briciole", ovvero dei messaggi che c'entrano con il loro passato. Uno uccide persone affette da disturbi mentali e lascia dei bigliettini che c'entrano con la musica. Mentre l'altro si avvicina più a riti sacrificali, infatti uccide donne che fanno parte di una chiesa, in cui vige la castità e lascia sui loro cadaveri un pentacolo inciso sull'addome e degli origami. In questo libro, ho deciso di unire la musica, la psicologia forense con un po' della mia vita. Infatti, alcuni passi sono autobiografici, specialmente quelli che c'entrano con la morte di mio padre. Inoltre, non ci sono solo omicidi, bensì tratto anche di personaggi che cercano dei modi per arginare gli ostacoli, che la vita pone loro davanti. In più, un viaggio tra musica, psicologia e sangue, farà capire ai protagonisti e perché no, anche ai lettori, quanto il cervello umano sia dannatamente misterioso e spesso, anche pericoloso.
Writer Officina: Quale tecnica usi per scrivere? Prepari uno schema iniziale, prendi appunti, oppure scrivi d'istinto?
Francesca Sgrò: A dir la verità, no. Non preparo nessuno schema da rispettare. Semplicemente, mi basta sognare ad occhi aperti e lasciarmi guidare dalla penna.
Writer Officina: In questo periodo, stai scrivendo un nuovo libro? È dello stesso genere di quello che hai già pubblicato oppure un'idea completamente diversa?
Francesca Sgrò: In questo periodo, sto revisionando dei romanzi che avevo scritto qualche anno fa. Uno è sempre un thriller, in cui vengono uccise delle gemelle. L'altro è quel fantasy sui vampiri che avevo messo su wattpad. Esso avrà anche due seguiti, in cui ci saranno pure altre creature come licantropi; kitsune; fantasmi; angeli caduti; vanshee(ibrido tra vampiro e banshee) ecc.
Writer Officina: La tua passione per la scrittura come e quando nasce?
Francesca Sgrò: La mia passione per la scrittura è nata come uno sfogo, circa 10 anni fa. Essendo timida, la scrittura è un modo per comunicare ciò che penso. Così, ho iniziato con lo scrivere testi rap. Due anni dopo, ho iniziato a scrivere racconti horror e da qualche anno, scrivo romanzi thriller e fantasy.
Writer Officina: Cosa c'è di te nel tuo romanzo?
Francesca Sgrò: In questo romanzo c'è molto di me, quasi in ogni mio personaggio. Piccoli pezzi di me che vanno dai gusti musicali, all'amore per l'horror, alla voglia di farcela a superare gli ostacoli che la vita ci pone davanti, alla morte di mio padre e molto altro ancora.
Writer Officina: La scrittura ha una forte Valenza terapeutica. Confermi?
Francesca Sgrò: Assolutamente sì. La scrittura riesce a far uscire ogni nostra emozione. Inoltre ci fa stare bene, perché a differenza del mondo circostante, ciò che scriviamo non ci giudica, ma in un certo senso, ci capisce.
Writer Officina: Che consiglio daresti, basati sulla tua esperienza, a chi come te voglia intraprendere la via della scrittura?
Francesca Sgrò: L'unico consiglio che mi sento di dare, è quello di continuare a scrivere, anche se all'inizio è inevitabile ricevere critiche. Se esse sono costruttive, possono aiutare molto a migliorarsi. Ricordatevi che come ha scritto Robert Herrick: "Cogli la rosa quando è il momento, che il tempo, lo sai, vola e lo stesso fiore che sboccia oggi, domani appassirà". Quindi, cogliete ogni attimo che la vita vi da e se volete cominciare a percorrere la strada della scrittura fatelo adesso, perché dopo saremo cibo per vermi.
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