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Lucia Guida

Eccomi qui. Vivo e lavoro a Pescara dove al momento insegno lingua inglese e italiano lingua seconda nella scuola pubblica statale italiana. Nasco come blogger in una community virtuale italiana nel 2007, poi tento la strada dei concorsi letterari. Nel 2012 esordisco da solista con una silloge di racconti, Succo di melagrana, Storie e racconti di vita quotidiana al femminile seguita nel 2013 dal romanzo La casa dal pergolato di glicine. Nel 2016 il mio secondo romanzo, Romanzo Popolare, e un'altra silloge stavolta di poesie, Interlinee, del 2018 con una nuova casa editrice. Nel 2021 nasce il mio terzo romanzo, Come gigli di mare tra la sabbia per i tipi di una terza c.e., seconda opera di una trilogia intitolata “Prospettive Urbane” iniziata con “Romanzo” e chiusa con Oltre la porta socchiusa, Arkadia Editore, nel 2024. Nella mia quotidianità mi piace definirmi una creativa a tutto tondo. Leggo, infine, moltissimo.

Writer Officina: Qual è stato il momento in cui ti sei accorta di aver sviluppato la passione per la letteratura?

Lucia Guida: Forse iniziando a leggere da bambina precocemente anche opere di autori importanti prendendone le opere dalla libreria paterna, qualcuna in maniera palese e qualcun'altra di nascosto perché forse inadatta per la mia età dell'epoca. Mi piaceva anche moltissimo ascoltare la mia nonna materna mentre mi raccontava episodi della sua vita: pendevo dalle sue labbra ed era facile immaginare un'altra esistenza in cui poter sperimentare qualcuno degli eventi da lei vissuti.

Writer Officina: C'è un libro che, dopo averlo letto, ti ha lasciato addosso la voglia di seguire questa strada?

Lucia Guida: Di getto risponderei dicendo i libri della saga completa della Alcott, presi stavolta dalla libreria dei nonni materni che erano insegnanti. Può sembrare banale, ma davvero avrei pagato per essere una seconda Jo March: ribelle, anticonformista, pura e idealista. Votata per la scrittura come forma di realizzazione personale ma anche di sostentamento concreto: una vera scrittrice, insomma...

Writer Officina: Dopo aver scritto il tuo primo libro, lo hai proposto a un Editore? E con quali risultati?

Lucia Guida: All'epoca bazzicavo diversi forum letterari perché pur non pensando in maniera consapevole di pubblicare un giorno e volevo cercare di capire come funzionasse l'editoria. Mi sarebbe piaciuto partire con una casa editrice non a pagamento, essere scelta da qualcuno che reputasse le cose che scrivevo con reale meritocrazia. All'epoca c'era un enorme contenitore, il Writer's Dream, che forniva a tutti gli aspiranti scrittori dritte fantastiche. Da lì ho preso i primi spunti, iniziando da un editore free che pensavo potesse fare al caso mio. Dopo qualche mese la sua risposta positiva e un'ipotesi di contratto su cui ho riflettuto parecchio, quasi altri due mesi. Da un lato ero contenta di aver suscitato l'interesse e di essere considerata degna di stampa, dall'altro sapevo che le mie cose, una volta pubblicate, sarebbero diventate patrimonio di tutti. Una sensazione forte e ambivalente che non mi ha più lasciata.

Writer Officina: La scrittura ha una forte valenza terapeutica. Confermi?

Lucia Guida: Confermo, anche se non può assolvere questa funzione all'infinito. Mi spiego: si può scrivere anche per questioni di tipo catartico, per tirare fuori ciò che hai dentro e tentare di esorcizzare qualche paura che ti porti dietro. Arriva però un certo momento in cui questa sfaccettatura deve per forza lasciare spazio a un desiderio di comunicazione maggiore. Delle idee in cui credi, proprie o prese in prestito da qualcun altro che ti ha preceduta e poi metabolizzate da te e riproposte attraverso la tua personale prospettiva scrittoria ed esistenziale. Parafrasando in parte un famoso principio scientifico, nulla si crea tutto si trasforma. Ogni scrittore è il prodotto di ciò che ha assimilato dopo anni di letture attente e i suoi lavori sono l'esempio concreto di questo cammino di crescita che è anche di tipo interiore e particolare.

Writer Officina: A quale dei tuoi libri sei più affezionata? Puoi raccontarci di cosa tratta?

Lucia Guida: Una madre ama allo stesso modo tutti i suoi figli. Non considerarlo solo un mero principio buonista ma piuttosto l'accettazione per un'autrice come me di quella che è stata la sua evoluzione, non soltanto sotto il profilo tecnico ma anche nelle vesti di affabulatrice. Posso magari pensare con tenerezza a qualche mia prima produzione letteraria; certo è che devo esserle comunque grata per avermi fatta diventare l'autrice che sono oggi. Per avermi spronata a migliorare e a proiettarmi in avanti

Writer Officina: Ritieni che la verosimiglianza sia importante oppure no, considerato che si tratta comunque di fiction?

Lucia Guida: Certamente. Nei miei libri io mi occupo di quotidianità e di situazioni all'apparenza semplici, di sicuro condivisibili anche col lettore. Cerco di mantenere sempre i piedi ben piantati per terra. Il principio di verosimiglianza serve a conferire coerenza e coesione al testo e questo per me è una cosa di grande importanza. In “Oltre la porta socchiusa” ho trattato un tema spinoso connesso ai problemi di personalità di uno dei personaggi maschili maggiori e per fare ciò ho dovuto documentarmi con una certa precisione. Se parli di una grossa criticità che non è semplicemente un artificio narrativo ma una vera e propria piaga dei nostri tempi come la violenza di genere devi farlo in modo rigoroso senza però sfociare nel sensazionalismo. Lasciando che il lettore possa farsi una propria opinione riflettendo su ciò che tu hai voluto esprimere

Writer Officina: La tua esperienza può essere utile a chi intenda scrivere un romanzo perché ha una storia da raccontare, ma ha bisogno degli strumenti, parliamone?

Lucia Guida: Non ho ricette scrittorie da suggerire, e questo è uno dei motivi per i quali pur avendo talvolta aiutato a strutturare il percorso di corsi di scrittura creativa di terzi non me ne sono mai occupata direttamente come docente. Mi piacerebbe che tutti gli autori avessero sottomano una certa abilità linguistica, quello sì, mi sentirei di caldeggiarlo. Un editor ha certo il compito di far emergere da un'opera il meglio possibile limando o suggerendo all'autore di essere per esempio maggiormente esplicito in alcuni passaggi ma non è autorizzato a stravolgerne lo stile e la poetica, come si diceva una volta. Mi spiego meglio: un'ottima idea al centro di una narrazione deve essere supportata da una più che buona capacità di tradurre nero su bianco ciò che hai in mente. Altrimenti è come affidare a un ghost writer la stesura di una storia o nascondere in una foto il proprio volto sotto un numero inverosimile di filtri facendo abbondante uso di Photoshop. Per lo stesso motivo, secondo me, bisognerebbe in maniera chiara informare il lettore se nell'elaborazione di un romanzo si è utilizzata in misura maggiore o minore l'IA. Sarebbe, forse, più onesto. Ringrazio la scrittura per avermi permesso di meditare e andare in profondità riconsegnandomi una me più lineare, fluida. Lavorare in modo tecnico su una pagina, provando ad esempio, a superare un nodo narrativo complesso serve anche a questo, oltre a costituire una forma di allenamento mentale di tutto rispetto. Un'ultima sottolineatura: un autore ha il dovere di leggere moltissimo. Sembra una cosa scontata ma credimi, nell'esperienza che ne ho, non va sempre così per tutti.

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