Writer Officina
Autore: Gina Marcantonini
Titolo: La reviviscenza di Ania
Genere Fantasy Spirituale
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La reviviscenza di Ania
Premessa dell'autore
Questo testo nasce dal sogno fatto in una notte ispirata e, solo molto dopo averlo terminato, mi sono resa conto del vero scopo per cui il mio spirito lo ha generato.
In ogni famiglia, in ogni vita, ci sono ferite da guarire, situazioni da sanare, demoni da abbracciare e illuminare. Alcune riguardano un breve periodo della propria esistenza; altre si tramandano di generazione in generazione, creando catene di sofferenza inconsce che si protraggono finché nasce qualcuno che, consapevolmente o meno, le riconosce e trova il modo di interromperle.
Per questo, il breve racconto che segue fa parte di uno di questi meravigliosi processi che alleggerirà il karma della mia famiglia e darà ai suoi componenti la possibilità di poter scegliere, e percorrere, strade nuove.
Cari lettori,
ora, con la fiduciosa speranza che possiate trarne un qualsiasi vantaggio, vi lascio alla sua lettura.


Con affetto.
Gina Marcantonini

Due anni dopo.

La maniglia della porta si piegò e l'uomo subito tese l'udito. I cardini girarono su se stessi producendo un lievissimo cigolio che non poteva sfuggire ai sensi acuiti del cieco. Era seduto sul bordo del letto e scorreva con le dita un libro in linguaggio braille.
La porta si aprì appena, poi un altro poco.
- Chi c'è? - .
Tre passi leggeri risuonarono nel silenzio della stanza, poi si bloccarono. Un leggero alito di vento mattutino, proveniente dalla finestra socchiusa, sollevò le punte dei capelli della giovane donna.
- Ciao Ania, come stai? - .
- Cresco zio - .
- Sei diventata ancora più alta? E dove vuoi arrivare? - . Cercò di scherzare l'uomo. - Ma non rimanere lì. Ci dovrebbe essere una sedia vicino alla scrivania, se non l'hanno spostata.
- Non posso smettere di crescere. Ne ho bisogno per guarire - .
L'uomo abbassò la testa e chinò le spalle, come se un peso enorme vi si fosse posato sopra.
- Sei venuta a rivoltare il coltello nella piaga? - .
- L'ho mai fatto in tutte le volte che sono scesa a trovarti? - .
- No, e mi chiedo come tu riesca a farlo, dopo che... - .
- Se non vuoi, se per te è ancora troppo difficile, rispetterò la tua scelta - .
- No, ti prego. Sei l'unica visita gentile da quando si è saputo tutto. Solo tu, proprio l'unica che non mi sarei mai aspettato, continui a tornare - .
- So che anche altri vengono ogni tanto - .
- Si, una o due volte l'anno. Però lo fanno per pietà o per continuare a ricordarmi ciò che ho fatto e ad accusarmi, anche solo con il tono della voce o lo sguardo pesante... come se non bastassero le udienze del processo, gli avvocati, i medici e tutti gli altri - .
- Puoi biasimarli? - .
- No, certo che no. Però continuo a chiedermi come faccia tu. Come puoi riuscire a venire, da sola per giunta, a trovare il mostro che ti ha violata? - .
- Vedo che ora riesci almeno ad ammetterlo - .
- Ti fa sentire meglio? Vuoi che te lo ripeta? - sbottò all'improvviso l'uomo alzando la voce.
- Se lo fai per me, vuol dire che non hai ancora capito nulla - .
- Ecco un'altra cosa che non comprendo. Come fai a essere sempre così calma? E poi perché hai chiesto al giudice di non farmi marcire in carcere per il resto dei miei giorni? - .
Un silenzio assordante invase la stanza.
- Quindi alla fine hai saputo - .
- Si, me lo ha detto l'avvocato la settimana scorsa che sei stata proprio tu a fare una richiesta esplicita - .
- A me hanno detto che non si sa se la rispetteranno perché sono state fatte indagini. I poliziotti hanno fatto domande a tutte le persone che sono entrate in contatto con te e si sono fatte avanti altre due famiglie che hai frequentato - .
- Ho saputo anche questo - .
- Avevo immaginato di non esser stata l'unica - .
- Non volevo farvi del male Ania, devi credermi! - .
Un brivido scosse la schiena muscolosa della ragazza.
- Se davvero non volevi, potevi farti curare - .
- Io? E mio padre che veniva nel mio letto ogni volta che beveva? Chi pensi mi abbia reso cieco, in un giorno che mi sono ribellato? Mi ha picchiato talmente forte, nella pancia e in testa, che quella volta ho creduto di morire! - .
- Quindi è stato lui... - .
- Si. Lui è il vero mostro! Se non lo avesse ucciso la cirrosi giuro che... - .
- Giuri cosa! - .
Ania, per la prima volta da quando aveva deciso di iniziare quelle visite, si sentì ribollire dalla rabbia e balzò in piedi stringendo i pugni.
- Ora voglio proprio sentire cosa avresti fatto. Lo avresti preso a pugni come hai fatto con la guardia che è venuta ad arrestarti? O forse lo avresti ucciso? Facile così, vero? - .
L'uomo drizzò le spalle, sorpreso e in parte spaventato dalla forte reazione improvvisa.
- Violenza, violenza... possibile che non capisci? Pensi che tuo padre sia il mostro, e tu cosa sei diventato? Non ti è proprio venuto in mente che anche lui sia stato, prima di noi, vittima innocente? Magari da bambino come te e come tutti quelli che hai... - . La voce le tremò, spezzandosi un istante, poi riprese il controllo di sé e tornò a sedersi ammutolendosi.
- Tu cosa avresti fatto? - .
Ania sospirò, appoggiandosi allo schienale della sedia e incrociando le gambe.
- Non lo vedi? Ecco perché ti vengo a trovare. Per dimostrarti che esiste un'alternativa. Pensi che non avrei voluto anche io prenderti a cazzotti? - .
- Lo so che ne avevi voglia, l'ho sentito, a volte, nella tua voce, e mi sono sempre chiesto come potessi resistere - .
- Perché ho capito che non mi avrebbe fatto stare davvero bene. Che la rabbia, quella che ancora logora te e ti fa star male fino a un livello che non ho intenzione d'immaginare, io non la voglio. Non ho nessuna volontà di arrivare alla tua età senza essere riuscita a lasciarmi alle spalle questa storia, e a crearmi una vita vera - .
- Ma io sto bene. Solo che poi succede che... bhé si, tornano quelle sensazioni che non riesco a controllare e... - .
- A chi stai raccontando questa scusa, a me o a te stesso? - .
Sempre più sorpreso dalle risposte di quella ragazza che stentava a riconoscere, di quello che era stato uno scricciolo facile da usare per le sue pulsioni, non riuscì a rispondere.
- Vuoi davvero sapere come riesco a venirti a trovare? - .
Il cieco fece un timido gesto di assenso con la testa.
- Con il lavoro su me stessa. Ho capito che non posso decidere ciò che mi succede nella vita, ma scegliere come reagirvi si. E io ho deciso che voglio stare bene. Me lo ripeto ogni giorno e ogni volta che mi prende il groppo alla gola. Per me è diventata la prima scelta di ogni mattino appena apro gli occhi - .
- Ancora mi ricordo il giorno in cui tornasti dall'ospedale. I tuoi genitori avevano organizzato una festa di “bentornata a casa” e nessuno capiva perché, appena arrivata nel giardino, non scendevi dalla macchina. Poi arrivò la polizia - .
- Perché stai cambiando discorso? - .
- Perché solo ora ho capito che tu avevi già deciso quel giorno. Ricordo lo sguardo di fuoco di tuo padre e tu che mi voltavi le spalle - .
- Era ancora troppo presto - .
- Poi i poliziotti si misero a parlare con lui. L'altro tuo nonno, quello che non mi aveva mai sopportato, disse a tutti di stare calmi e di aspettare. Lo avevate avvisato, vero? - .
Senza aspettare la risposta continuò.
- Si, finalmente ora mi è tutto chiaro. Già quel giorno era cambiato qualcosa in te. Magari il coma... si, deve essere stato il coma a farti tornare la memoria, nonostante tutte le mie accortezze e precauzioni - .
Una risata isterica scosse il petto e la pancia dell'uomo.
- Quello stramaledetto ragnaccio mi ha fatto un bello scherzetto - .
- Quegli esseri sono migliori di quanto possa sembrare a noi umani, così pieni di ego e sempre pronti a sentirsi superiori - .
- Ecco vedi? Non lo avresti mai detto prima di quel giorno. Si, deve essere proprio così - .
- Ciao zio - .
- E bravo il ragnetto... - .
La ragazza si alzò e lasciò l'uomo a rimuginare.

I

L'autoambulanza era appena arrivata nel piazzale della casa, quando la ragazza svenne. Dal momento in cui era accorsa, in preda a dolori fortissimi agli arti e alla testa, cui era seguito vomito e un febbrone da cavallo, la madre non l'aveva mai lasciata sola.
Ania, mentre barcollava, le aveva mostrato subito la mano con i due puntini che iniziavano ad arrossarsi, ma lei gli aveva dato importanza solo quando, mentre la aiutava a sdraiarsi, un inconfondibile ragnetto nero con le macchie rosse, era uscito dalla manica della maglietta, si era fermato un attimo quasi volesse esser notato, poi era fuggito come un lampo prima che riuscisse a schiacciarlo.
La donna, avendo riconosciuto la vedova nera, abitante piuttosto comune di quelle campagne, corse subito al telefono per chiamare i soccorsi, e al freezer a prendere la tavoletta ghiacciata da mettere sulla mano della figlia. Voleva cercare di rallentare il diffondersi del veleno nel suo corpo.
L'ambulanza ci mise venti, interminabili minuti, prima di essere avvistata in fondo al viale della fattoria. Nel frattempo i sintomi si erano aggravati facendo sentire mamma Luisa impotente e spaventata; sapeva di non poter far di meglio che stare accanto alla figlia ed evitare che cadesse dal divano per i tremori che le agitavano l'esile corpo dopo lo svenimento.
L'infermiere e il medico dell'ambulanza si diedero subito da fare controllando i parametri vitali della paziente, poi la caricarono sulla barella e corsero il più velocemente possibile per le impervie vie della montagna, diretti verso l'unico ospedale che aveva l'antidoto adatto.
- Sta entrando in coma - le dissero mentre la caricavano e la intubavano, - ma faremo del tutto per evitare il peggio - .
La madre li seguì con la macchina, concentrata sulla guida come non aveva mai fatto prima, mentre il suo cuore andava in frantumi.
- Oh Ania, tu e la tua fobia per i ragni! Quante volte ti ho detto di non distruggere le loro tane e le loro ragnatele? Capisco che in casa non volevi averli, ma che motivo c'era di farlo anche nella stalla e in giardino? In fondo anche loro fanno parte del creato e poi ti abbiamo spiegato molte volte, quanto siano utili a tener a bada tanti insetti ben più fastidiosi.
Signore, per favore, ti prego. Salva mia figlia! - .
In pensieri, nel cuore e nella mente della donna, scorrevano veloci come le ruote dell'ambulanza, e lei li lasciava passare per evitare d'impazzire per la preoccupazione. Poi d'improvviso un pensiero le sorse dal petto e lei ci si aggrappò con tutte le sue forze e lo portò con sé: ce la farà, deve farcela, andrà tutto bene e presto tornerà a casa.
Gina Marcantonini
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Autori di Writer Officina

Gina Marcantonini
Sono nata a Roma nel 1974 e sono cresciuta in una piccola fattoria di provincia.
La vita familiare difficile e un amore viscerale per la Natura, mi hanno portato a rifugiarmi spesso nella mia fervida fantasia. Ho iniziato a scrivere brevi poesie quando avevo circa dieci anni senza conoscerne il reale bisogno. Sentivo solo dentro la voglia irrefrenabile di appuntare quelle piccole righe, a volte svegliandomi anche di notte.
Dopo il Diploma ho cercato di creare la famiglia dei miei sogni mostrando il mondo ai miei figli attraverso racconti e favole, spesso inventate al momento, con una morale sempre ben definita per insegnargli quei valori in cui tanto credevo. Negli anni i personaggi sono cresciuti e maturati con noi. Le storie si sono arricchite di particolari e significati fino a decidere di appuntarle in un quaderno per il piacere di ritrovarle. Per tanto tempo ho scritto solo per me e i miei cari. Questo finché un giorno mi sono accorta di aver accumulato almeno un paio di quaderni dalla foderina blu pieni di fogli intercambiabili stracolmi di appunti. Nel 2010 alcuni dei miei lavori sono stati pubblicati in una raccolta intitolata “Etica dell'Amicizia” dalla Casa Editrice Montecovello. Ora i miei cuccioli sono adulti e nel 2019, incoraggiata dai familiari, dagli amici e dai bimbi cui faccio la Tata, ho deciso di approcciarmi al mondo del self publishing.

Writer Officina: C'è un libro che, dopo averlo letto, ti ha lasciata addosso la voglia di seguire questa strada?

Gina Marcantonini: Due libri hanno cambiato per sempre la mia vita: “La storia infinita” di Michael Ende è in assoluto il primo libro che ho letto. Mi ha letteralmente aperto un mondo che poteva essere meraviglioso a differenza di ciò che vivevo. L'unico che ho letto dodici volte perché racchiude molti segreti della vita e una visuale della realtà che tuttora mi influenza mentre scrivo. Il secondo libro è Fahreneit 451 di Ray Bradbury. Il suo stile mi ha fatto gustare parola per parola racconti visionari di terre sconosciute. Da lui ho capito che ci sono vocaboli con diverse tonalità di colore e sapore. Se saputi dosar bene ogni storia, sia essa verbale o scritta, diventa indimenticabile e cambia il DNA della persona.

Writer Officina: Dopo aver scritto il tuo primo libro, lo hai proposto a un Editore? E con quali risultati?

Gina Marcantonini: Quando ho capito che i miei racconti potevano dare ad altri almeno quanto avevano già dato a me, ho cercato di renderli pubblici, ma ho scoperto che il mondo dell'editoria è una giungla più folta e spietata dei boschi che tanto amo. Ogni Editore a cui ho proposto i miei lavori mi ha fatto le lodi e chiesto anticipi cospicui di denaro che non avevo e non ritenevo giusto dover pagare.

Writer Officina: Pensi che pubblicare su Amazon KDP possa essere una buona opportunità per uno scrittore emergente?

Gina Marcantonini: Ritengo che Amazon abbia il grande pregio di dare una possibilità a chiunque senza chiedere anticipi in denaro. Certo, non vuol dire automaticamente avere un riscontro sul mercato, ma ti permette di metterti in gioco. La parte più difficile viene dopo con la promozione. Ogni libro ha la sua chiave per farlo apprezzare da un pubblico dai gusti sempre più selettivi, e non è semplice capirla.

Writer Officina: A quale dei tuoi libri sei più affezionata? Puoi raccontarci di cosa tratta?

Gina Marcantonini: Il libro che ho amato di più in questi anni è “Il Cuore d'Oro di Madre Natura”. È il primo libro scritto nello stile che cercavo. È il primo in cui sono riuscita a dare in pieno il messaggio che volevo. È la storia di un cacciatore che parte convinto di riuscire a conquistare finalmente fama e denaro, si intreccia con quella della sua preda che sembra seguirlo almeno quanto sta facendo lui stesso. Una storia avvincente e dolcissima, ricca di amore e colpi di scena. Una straordinaria avventura dentro e fuori di noi alla ricerca del tesoro più grande di tutti: se stessi.

Writer Officina: Quale tecnica usi per scrivere? Prepari uno schema iniziale, prendi appunti, oppure scrivi d'istinto?

Gina Marcantonini: Per i racconti scritti molti anni fa, faccio finta di non conoscerli e leggerli per la prima volta. All'inizio non è stato facile e sono caduta più volte nel ripetere lo stesso stile che stavo cercando di cambiare, ma poi ne ho capito la chiave e ormai vado in automatico.
Per i nuovi racconti invece, prima scrivo di getto secondo ispirazione, poi smonto pezzo per pezzo, faccio schizzi degli oggetti descritti e ricerche sul web per approfondire aspetti meccanici, storici o altro di utile al contesto del racconto. A questo punto rimetto insieme i pezzi e inizia la prima fase di editing personale, rifatta almeno un paio di volte a distanza di un mese. In seguito cerco di far leggere il testo ad amiche lettrici forti, super fidate e criticone che non mi fanno passare neanche una virgola.
Per la parte grafica mi sto affidando ultimamente a una professionista meravigliosa che sta dando maggior sapore ai miei libri.

Writer Officina: In questo periodo stai scrivendo un nuovo libro? È dello stesso genere di quello che hai già pubblicato, oppure un'idea completamente diversa?

Gina Marcantonini: Si certo, ma non solo. In questi ultimi mesi del 2020 ho in cantiere tante novità. Sto preparando il sito internet, sto rieditando e facendo rifare la grafica dei libri già usciti su Amazon. Sto anche scrivendo il secondo capitolo del mio racconto “M.A.G.I.A.”, uscito la scorsa primavera, e vorrei iniziare a completare una serie di piccoli volumetti in cui il protagonista bambino viaggia per il mondo e racconta alla mamma, sotto forma di lettere, le sue avventure.

Writer Officina: Quanto c'è di te nei tuoi romanzi?

Gina Marcantonini: Come succede a molti autori, c'è tanto di me, delle mie speranze e ideali di vita in ciò che scrivo. Molti dei miei personaggi sono in qualche modo alter ego di me e dei miei amici d'infanzia, che siano essi umani, animali o vegetali, così come alcuni dei luoghi descritti e le avventure vissute. Il contorno invece è fantasia.

Writer Officina: La scrittura ha una forte valenza terapeutica. Confermi?

Gina Marcantonini: Certamente. Ogni azione creativa aiuta a entrare in uno stato di quiete e concentrazione profonda, di cui tanto c'è bisogno in una società frenetica come la nostra. Qualcuno la potrebbe anche chiamare "centratura".
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