Writer Officina
Autore: Daniele Possanzini
Titolo: Sequenze temporali di una scelleratezza
Genere Giallo
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Sequenze temporali di una scelleratezza
Parte Prima.
La causa e l'effetto.

Una geniale solitudine.
Da piccolo immaginavo che i belli andassero con i belli, i ricchi con i ricchi, i buoni con i buoni e così via. Pensavo che coloro i quali avessero in comune qualcosa di attraente e positivo vivessero insieme felici e contenti, sedotti vicendevolmente, mentre per gli altri serbavo alcuni dubbi.

Poi un giorno, un furbo mi confidò che era stato attratto da uno sciocco e dall'altra un saccente mi rivelò di esser rimasto affascinato da un ignorantone. Notai, inoltre, come combriccole misteriosamente assortite vivessero soddisfatte e affascinate da sé stesse. Ma non era la bellezza o la ricchezza o la sessualità che li accomunava e nemmeno il livello di cultura, perché ci doveva essere altro. Qualcosa di sconosciuto per me che ipnotizzava gli astuti, così da far andare quest'ultimi con gli stolti, i dotti con gli incolti e persino i belli con i brutti. L'attrazione sessuale non sembrava sufficiente a spiegare. Forse erano stati offerti un regalo o un premio, oppure una speranza. In tutti i casi, qualcosa di indispensabile. Ci sarà tempo per capirlo, pensai.

In definitiva, ci si frequenta e ci si attrae quando si percepisce di possedere qualcosa di necessaria importanza per l'altro che, a sua volta, ne possiede reciprocamente per noi. Questi ‘qualcosa' sono probabilmente diversi, ma sostanziali per ciascuno.

Bellezza, denaro, furbizia, dabbenaggine, forza, onestà, esuberanza, protagonismo e via dicendo, quando si avvicinano, possono attrarsi sorprendentemente in qualsiasi combinazione. Al contrario grettezza, mendacità e avarizia non affascinano, in quanto soltanto quello che può dare un beneficio spirituale o materiale, essendo essenziale e soggettivo, seduce per mille motivi che non conosciamo, anche se li immaginiamo.

Quando inizia l'attrazione, tutto il resto è poco visibile e appare inutile. Accade una magia, tutto è legittimato in nome di questa forza naturale invisibile che ci spinge verso l'altra persona facendoci sperare che ci sia anche qualcosa di noi, così vitale, tanto da attrarla verso noi stessi senza la sua volontà.

Cosa vogliono gli altri non ci interessa quando si seduce. Proprio no.

Andai oltre e mi chiesi se, per analogia o difformità con ciò che avevo già osservato, le persone geniali vivessero tutte insieme o se avessero bisogno di un terreno ben fertilizzato e concimato con individui un po' meno geniali, ma soltanto intelligenti. Un terreno, diciamo, adatto a evidenziare tutta quell'immane potenza di comprensione del mondo regalatagli dalla genialità.

Per stare quindi in geniale solitudine.

Era la mia ipotesi, mai confermata.

Al contrario, dovetti concludere razionalmente che chi si sentiva geniale voleva sentirsi tale anche tra persone geniali, tenendosi così lontano da quella geniale solitudine che avevo ipotizzato. Ostentandosi voleva strafare, vanitosamente.

Ora vi consiglio di prestare molta attenzione a quello che sta per accadere. Non c'è altra possibilità per voi di comprendere questa storia di efferatezza inaudita in cui ci siamo ritrovati tutti noi personaggi del romanzo. Per noi è un lavoro, mentre per voi sarà un antipatico rompicapo che, tuttavia, nel caso migliore vi attrarrà progressivamente strappandovi la volontà.

Niente paura! È solo un romanzo, per ora.

Vanità

Aveva terrore che si scoprisse il suo imbroglio.

La sua vita privata, la sua professione e la sua reputazione erano a rischio; le aveva progettate nei minimi particolari, correggendo in tempo gli errori e integrando le mancanze, dove necessario. E lo aveva fatto per eccellere, solo per quello.

In quei giorni, quando tutto ciò a cui teneva si stava sgretolando e quell'eccellenza era ormai appesa a un filo, anche le parole, tutto il suo parlare e l'accento, diventavano primordiali, in qualche modo amorali e caratterizzavano la sua vera indole.

- Ci mancava quella testa di cazzo! - esclamò scuotendo la testa ripetutamente.

Geniale nel nascondere una parte oscura della sua personalità quando non era in solitudine, se ne vantava quando, invece, lo era.

Aveva deciso di intervenire per rimettere le cose a posto, così come aveva già fatto in passato in un'altra situazione in cui si cacciò, anche allora a causa della sua vanità. In questo caso, diversamente, l'effetto del suo intervento avrebbe dovuto essere di certo letale, poiché era l'unica soluzione efficace. Il danno, eventualmente subito, sarebbe stato distruttivo e irrecuperabile. L'azione doveva quindi essere preventiva.

Nonostante l'informazione non fosse stata ancora divulgata, la sua sorgente era la minaccia peggiore.

Su questo aveva riflettuto molto negli ultimi giorni.

Era ancora in tempo, ma non troppo.

Entrò quindi nell'androne di quel palazzo-fortezza, si diresse verso la porta di legno, spinse l'anta e si fermò in tempo sulla soglia per non cadere in fondo alle scale. Era buio e accese la piletta che aveva con sé. Da lì discese molti bassi gradini che portavano verso l'inizio di uno stretto corridoio circolare; lo percorse fino alla fine e si sorprese quando realizzò che quel cunicolo sotterraneo era stato, invece, creato a spirale.

Esso rappresentava qualcosa che, in quel momento, non coglieva e che scatenò nel suo ego una sensazione di sfida.

Aveva contato trentatré porte di cantine in fila e, all'ultima giravolta, la più stretta, aveva notato che in terra c'era un pozzo collegato a un canale nelle vicinanze, sebbene a un livello più basso. Il fiume stava gradualmente modificando il suo corso e da qualche decennio, che era nulla rispetto all'età di quell'immenso palazzo risparmiato misteriosamente dai bombardamenti della Seconda guerra mondiale, risaliva, anche se poi defluiva dallo stesso condotto da cui faceva ingresso. Il palazzo era disabitato da molti anni.

- È proprio quello che cercavo! La memoria di un segreto ha bisogno di una cassaforte per rimanere inviolata. Tuttavia, il resto deve scomparire. Altroché! - esultò.

- Prima di tutto vediamo un po' come nascondere. E poi vedremo come svelare - rise beffardamente sapendo di riuscire nel suo intento, come al solito.

Ritornò pensosamente verso l'ingresso seguendo il cunicolo; puntava la luce bianca della piletta dentro le cantine, una dopo l'altra, curiosando attraverso le piccole grate delle porte. All'improvviso si fermò a due terzi del percorso, misurando dalla fine degli scalini, perché sentì un rumore d'acqua proveniente dalla cella che era a quell'altezza. Aprì la porta, si abbassò un po', illuminando e introdusse anche la testa per ispezionare meglio.

- Questa cella, ventiduesima dall'ingresso se non sbaglio, sembra molto alta ed è provvista anche di un pozzo sul pavimento che scarica direttamente nel fiume. In più, guarda... guarda... ci si può entrare dentro passando anche da quella botola sul suo soffitto. Dovrebbe corrispondere al tombino che si trova in quel bagno di servizio condominiale situato nell'androne di sopra. Chi lo utilizza più, ormai? I barboni di notte. In questa cella posso nascondere tutto quindi, perché dal suo pozzo faccio sparire nel fiume ciò che introduco dal tombino del bagno. Caspita! Vuoi vedere che in passato la cella ventiduesima serviva proprio per far sparire le persone che entravano in quel bagno? Era stata già progettata come una trappola. Vuol dire che servono, ogni tanto... - sogghignò.

- Passiamo al secondo punto. Dunque... dunque... vediamo un po'. Il mio segreto se ne starà nella ventunesima cella che è qui a fianco. Il ventuno si avvicina... Devo ammettere che questo cunicolo, con le sue celle e i suoi archi, ha qualcosa di particolare che ancora non afferro. In tutti i casi, qui seppellirò tutto il racconto della mia impresa. La mia confessione, direbbero in tribunale. Quando entreranno non troveranno più il corpo del reato perché sarà scivolato via nel fiume dal pozzo della ventiduesima cella adiacente. Rimarrà solamente la descrizione di come si è arrivati a commettere il crimine. Sarà possibile ripescare tutto il mio piano, tutto questo progetto, dal giorno in cui non ci sarò più. E in quel momento si scoprirà che fui io a governare gli eventi. Solo io. -

Provò un'intima soddisfazione, strizzò gli occhi e scosse la testa come per svegliarsi bene e ritornare in sé.

Per vanità non voleva che la notizia della sua impresa si dissolvesse nell'oblio, dopo aver sprecato tanta genialità nell'eseguirla. Voleva, invece, che fosse il materiale dell'impresa a svanire nel nulla. Doveva scongiurare una sorta di ineluttabile damnatio memoriae, la ‘condanna della memoria'. Il corpo del reato, invece, quello, sì, che doveva sparire.

- Queste celle manterranno il mio segreto finché lo vorrò. Mi piace l'idea, tuttavia si dovrà essere in grado di raggiungerle in qualche modo. Su come suggerirlo, ci penserò in seguito. Forse con una filastrocca o un rompicapo. Sarebbe bello. Arriverà qui solo chi lo merita, chi capisce. Grande che sono! - promise.

Abbassò gli occhi per pensare ancora a come avrebbe potuto fare e immaginò con infantile piacere i posteri che venivano indirizzati, incuriositi, alla ventunesima cella e lì, inorriditi, venivano a conoscenza, superando altre prove e difficoltà, della sua geniale scelleratezza compiuta nella ventiduesima. Purtroppo, per loro a quel tempo ormai vuota.

Poi risaliti tutti i gradini e uscendo all'aria aperta, accadde qualcosa in quella sua mente tecnicamente eccellente, anche se psicologicamente non molto robusta. Era chiaro che le sue reazioni non fossero ordinarie in situazioni anormali come quella. Realizzò, infatti, che la cella ventidue potesse avere una qualche peculiarità grazie alla sua posizione in quel singolare corridoio. Si convinse che l'architetto di quello stabile doveva esser stato una persona molto originale e amante delle allegorie; tuttavia aveva da tempo la profonda convinzione che anche la propria genialità non fosse da meno. Immobile ancora sulla soglia d'ingresso, si girò di scatto verso i gradini, osservando per qualche secondo in basso nel buio e, aiutandosi con la mente e con le dita delle mani, rappresentò le operazioni da fare come un direttore d'orchestra che ripassava l'opera.

Ci sono! pensò. - Che musica, quando le cose sono pianificate! - disse a voce alta. Non c'era nessuno nelle vicinanze.

La spazialità di quella cella affascinò così tanto il suo intelletto smanioso che, un attimo prima che si allontanasse da quel luogo, consentì di cogliere finalmente quel suggerimento sfuggito all'inizio.

Avrebbe così consegnato ai posteri il suo disegno criminale guidandoli con l'aiuto di una filastrocca, addirittura crittografata, per indirizzarli a conoscere le sue gesta.

Un rompicapo quindi soltanto per persone eccellenti.

La sua vanità, incitata da un disprezzo razionale per quell'umanità migliore della sua, suggeriva così.

Daniele Possanzini
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Autori di Writer Officina

Daniele Possanzini
Sono nato a Lecce, una magnifica cittadina barocca della Puglia che ho lasciato quando ancora frequentavo le scuole elementari. Dopo il liceo scientifico mi sono laureato in scienze dell'informazione e appena ho iniziato a lavorare ho messo in pratica con soddisfazione tutto quello che avevo studiato. Negli anni successivi ho ricoperto ruoli tecnici, imprenditoriali e manageriali nel settore informatico in Italia, negli Stati Uniti d'America e in Europa. Negli ultimi anni sono stato Confidential Counselor per la prevenzione delle molestie sessuali e psicologiche e ho acquisito molta esperienza e conoscenza del comportamento delle persone in condizioni di conflitto. Attualmente vivo a Pisa con mia moglie, sulle rive del fiume Arno, e dedico molto tempo a lettura, scrittura e a passeggiate in montagna.

Writer Officina: Qual è stato il momento in cui ti sei accorto di aver sviluppato la passione per la letteratura?

Daniele Possanzini: Ai tempi del liceo, quando studiavo molta letteratura italiana sia per motivi scolastici che per interessi personali. Nel tempo, il lavoro mi creava interessi per altre culture e, quindi, pur mantenendo la passione per i classici italiani, mi avvicinavo sempre più agli autori francesi e inglesi. Nei classici ho cercato la struttura dell'opera, il messaggio che l'autore voleva inviare e lo spazio che veniva dato ai sentimenti umani nel contesto delle diverse storie.

Writer Officina: C'è un libro che, dopo averlo letto, ti ha lasciato addosso la voglia di seguire questa strada?

Daniele Possanzini: Il Conte di Montecristo di Alexandre Dumas, letto tanti anni fa, mi lasciò sicuramente la voglia di costruire un romanzo basato su una storia costituita di un intreccio di eventi e di personaggi dotati di notevole intelligenza e umanità. In quel romanzo Dumas creò un intarsio di avvenimenti coordinati tra loro e finalizzati a ottenere il castigo finale di chi aveva procurato un torto, sfortunatamente per lui, a uno che era dotato di ingegno. Con il tempo ho pensato, però, che proprio il Conte invitasse il lettore alla vendetta e ne ho preso le distanze dal punto di vista del messaggio che inviava al pubblico.

Writer Officina: Dopo aver scritto il tuo primo libro, lo hai proposto a un Editore? E con quali risultati?

Daniele Possanzini: Il primo libro, di tanti anni fa, aveva un contenuto tecnico e fu pubblicato sulla richiesta di una piccola casa editrice toscana per un mercato universitario che lo attendeva. Quindi fu un'esperienza poco formativa in termini di successo o fallimento dell'iniziativa.

Writer Officina: Pubblicare su Amazon KDP è stata una scelta vincente?

Daniele Possanzini: Sicuramente in termini di rapidità di preparazione e pubblicazione. Mi ha esposto però subito alle problematiche della promozione e vendita del libro. Richiede, come per l'editoria tradizionale, che il processo di creazione, pubblicazione e commercializzazione sia di qualità in tutti i suoi aspetti. Un aspetto importante è che i pagamenti ogni mese sono puntualissimi. Al momento, anche se i numeri non sono grandi, la considero una scelta che sta vincendo. Nel senso che sto combattendo per farla continuare a vincere.

Writer Officina: A quale dei tuoi libri sei più affezionato? Puoi raccontarci di cosa tratta?

Daniele Possanzini: Senza dubbio, - Pervinca – enigma della molestia per una donna geniale - . È un libro costruito con intrecci temporali surreali. Racconta una storia infinita di una molestia sostanzialmente psicologica che può essere sofferta anche da una donna geniale quando ha un sogno da realizzare, perché in quel momento espone la parte più vulnerabile di sé. Il romanzo è ed è stato giudicato complesso e con molte chiavi di lettura dai recensori, specialmente quelli che hanno intercettato la insolita struttura temporale e spaziale della storia. I personaggi sono però così quotidiani e vicini alla vita di tutti i giorni che con il loro pensare e agire dovrebbero mettere in guardia tutti noi da chi sfrutta i nostri sogni, che sono le nostre debolezze, per i propri fini.
È un thriller psicologico e surreale perché ho immaginato una situazione famosa nella storia che riappare nel presente evocando il sogno e che poi sprofonda di nuovo nel suo passato remoto. Vengono affrontati temi molto attuali oltre alla molestia, cioè l'amore fisico, il desiderio fuori dalla morale, la genialità che non protegge da tutto e il piacere intimo e infinito che può dare il raggiungimento di un obbiettivo.
Sono affezionato a questo romanzo perché racchiude tutto il mio pensiero sulla quella libertà di sognare e di amare che ci rende vulnerabili all'inganno. Per sognare e amare dobbiamo aprirci agli altri e fidarci anche degli sconosciuti che possono però approfittare di noi.
In più, questo libro contiene anche elementi misteriosi che mi divertono molto, che mi aiutano ad attirare la curiosità del lettore e a mantenere la sua attenzione. Così accadeva da bambino, quando mi inventavo le situazioni più illogiche e insensate con lo scopo di sconcertare i miei genitori e i miei amici per far sì che ascoltassero con più interesse il mio messaggio nascosto.

Writer Officina: Quale tecnica usi per scrivere? Prepari uno schema iniziale, prendi appunti, oppure scrivi d'istinto?

Daniele Possanzini: Creo e confermo l'idea iniziale. Identifico i vari percorsi di lettura in modo da rendere possibili diverse interpretazioni della storia. Individuo il messaggio che deve rimanere addosso alla lettrice e al lettore. Poi definisco il luogo e il tempo. I personaggi vengono alla fine. Può sembrare strano ma sono i portatori del messaggio e quindi arrivano dopo di tutto. Sono i miei umili esecutori. Scrivendo, qualche idea può modificare qualcosa, ma deve rimanere costante il messaggio. Come è successo per il mio romanzo in preparazione, dove ho cancellato tutto e ho ricominciato con elementi completamente diversi. Poi accade che, viaggiando in auto, io mi debba fermare all'improvviso per prendere qualche appunto riguardo la storia che sto scrivendo. Oppure, come in passato, è successo che alla guida dell'auto io dicessi a mia moglie: - Ricorda che Pervinca deve andare da sua nonna e parlarle del viaggio che deve fare, ma non può dirlo a suo marito. E ricorda anche che suo padre dovrà essere sincero con sua moglie, madre di Pervinca. E ricorda che... - e che mi venisse risposto: - Scusa, non ho sentito, mi sono distratta. -
Ho tanti piccoli libretti con matita allegata in cui scrivo qualcosa non appena mi fermo a un semaforo e mia moglie non mi ascolta.

Writer Officina: In questo periodo stai scrivendo un nuovo libro? È dello stesso genere di quello che hai già pubblicato, oppure un'idea completamente diversa?

Daniele Possanzini: Sto completando un nuovo libro che sarà un giallo contenente un bel rompicapo per il lettore. Questa volta metterò furtivamente molta della mia competenza professionale di esperto di sicurezza informatica e dei miei periodi di vita vissuta in Italia e all'estero in comunità internazionali.
I personaggi avranno una carica intellettiva notevole e ciascuno di loro crederà di capire la soluzione del giallo prima della fine. Che sarà sorprendente e comprensibile a tutti i lettori. Queste sono le mie intenzioni.

Writer Officina: Dove trovi l'ispirazione per le tue storie?

Daniele Possanzini: Traggo ispirazione dalla mia esperienza professionale tecnica, da quella umana di imprenditore e manager pubblico e da quella psicologica di Confidential Counselor. Poi, la mia forma mentis di progettista di sistemi e sicurezza informatica mi suggerisce trame intricate con eventi correlati e distribuiti come bombe a orologeria lungo la vita dei miei personaggi che amano e sognano senza limiti.
Le mie storie nascono per stupire con lo scopo di far riflettere, per invitare a intuire cosa possa accadere nelle situazioni in cui il tempo ci posiziona anche a nostra insaputa. Non è facile avere consapevolezza che le cose stanno andando bene, o male, o che il tempo si è fermato o che il presente che si vive è già il futuro o è addirittura ancora il passato.
Anche il vero e il verosimile, la fiducia e l'inganno mi affascinano e sono un'altra fonte non secondaria di ispirazione. La natura umana è disposta a tutto pur di soddisfare i propri desideri e questo crea motivazioni per simulare e dissimulare i propri stati d'animo e azioni.
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