Writer Officina
Autore: Giuseppe Zolli
Titolo: Rosso Natale
Genere Horror - Raccolta di racconti
Lettori 1340 3 3
Rosso Natale
Natale col vampiro.

Quando la navetta si fermò davanti allo chalet, il sole era già tramontato. Gli ultimi echi del giorno tinsero le nuvole d'arancio, proiettando indecifrabili ombre sul fianco della montagna.
«Ultima fermata!» esclamò, laconico, il conducente.
La sua voce inespressiva ruppe il silenzio, che aveva accompagnato il viaggio. Sobbalzai. Poco dopo, il tintinnio del segnale acustico riverberò dagli altoparlanti, freddo e disturbante. Raccolsi lo zaino dal sedile di fianco e mi avviai verso l'uscita. L'uomo, spalmato nel sedile di guida, non mi degnò neanche di uno sguardo. Tuttavia, il ghigno, che si materializzò sulle sue labbra, allorché gli passai accanto, mi turbò non poco. Un brivido mi percorse la schiena. Desiderai solo uscire dal veicolo il più rapidamente possibile.
Una volta sceso l'ultimo gradino, la porta si richiuse con un cigolio meccanico ed il mezzo ripartì. Lo osservai ridiscendere verso la valle, mantenendo a fatica il suo precario equilibrio, mentre si faceva strada attraverso la neve. Il grigio e denso fumo, che lasciava dietro di sé, fu l'ultima cosa che riuscii a scorgere, prima che scomparisse alla vista. Mi raccolsi dietro la sciarpa, il gelo mi penetrava fin nelle ossa. Ma era un riparo ben misero. Lasciai sprofondare le mani nelle tasche e mi incamminai verso l'entrata dell'albergo.
Appena posi piede all'interno, venni travolto da una piacevole ondata di calore. La sala, piccola, ma accogliente, era rischiarata unicamente dal caminetto, che ardeva, scoppiettando, sulla parete di fondo. La proprietaria del locale mi accolse con un luminoso sorriso. Era una donna non più giovane, di questo ne ero certo. Ma, nonostante ciò, il suo fascino era magnetico, irresistibile. Le andai incontro, provando a celare il sottile imbarazzo, che la sua bellezza mi suscitava.
«Il signor Blackwell, presumo» esordì, allungandomi la mano.
La sua voce era melodiosa, ipnotica. Ne fui rapito all'istante. Come scuotendomi da quel magico torpore, ne ricambiai il saluto. Il tocco della sua pelle, liscia ed insolitamente fredda, mi provocò un inspiegabile disagio. Mi sforzai di non lasciar trasparire alcuna emozione.
«Buonasera, Miss Moreau» replicai. Il suo sguardo era arpionato su di me, come scrutasse nella mia anima. Mi sentivo avviluppato da uno strano torpore.
«Ha fatto buon viaggio?»
«Lungo, ma piacevole» osservai.
Quando ci separammo, provai sollievo, ma la sua presenza continuava ad opprimermi. Un nodo mi serrava la gola. Senza scomporsi, si voltò, dirigendosi al bancone. Le sue movenze, così sinuose e sensuali, mi lasciarono stupito. Ne ero assuefatto. La seguii con lo occhi finché non raggiunse le chiavi delle stanze, ordinatamente appese alla parete dietro la reception. Ne afferrò una, delicatamente.
«La sua camera è la 2512» annunciò, appoggiandola sul tavolo dinanzi a sé.
Mi avvicinai. Realizzai che non potevo evitare di distogliere lo sguardo da lei, ero come incantato. Le sorrisi, afferrando distrattamente la chiave. Quando provai ad allontanarmi, mi resi conto che non riuscivo a muovermi. Il corpo sembrava pietrificato. Lei, però, seguitava a guardarmi con dolcezza, senza mostrare nemmeno una minima reazione. Iniziai ad averne timore. Sentivo il sangue pulsare sempre più forte nelle vene. Una goccia di sudore mi rigò il viso. Poi, finalmente, i muscoli risposero nuovamente ai miei comandi. Inspirai. Senza esitare, misi la chiave in tasca e mi affrettai alle scale verso il piano superiore.
«Buonanotte, signor Blackwell» la udii pronunciare, mentre salivo nervosamente i gradini.
L'incontro con Amelie Moreau mi aveva scosso profondamente. Quella donna, così distinta e affascinante all'apparenza, era per me fonte di sentimenti contrastanti. Mi sentivo drenato, come se tutte le energie mi fossero state risucchiate via.
Che sciocco, conclusi.
Stanco e assonnato, mi accasciai sul letto, lasciandomi cullare dal candore delle lenzuola profumate. Il mio ultimo pensiero fu per lei e per l'ardente desiderio di essere pervaso dal suo dolce aroma.
Quando mi ridestai era notte inoltrata. La stanza era immersa nel silenzio e la bianca luce della luna baluginava spettralmente sulle pareti. Inaspettatamente, avvertii un brivido corrermi lungo la gamba e poi ancora più su, fino al petto e alle braccia. Feci per mettermi a sedere, ma qualcosa mi trattenne. Allorché la vista si fece più chiara, notai un'ombra, priva di lineamenti, sopra di me. Il suo tocco era così suadente, eccitante. Le sue mani così lisce e fredde. Le unghie spingevano contro la carne. Mi baciava. Mi assaporava. Ne percepivo il tocco della lingua, umida, ma così piacevole. Ero in estasi. Il velo di tenebra sul suo volto svanì, lasciandomi sprofondare nel nero abisso dei suoi occhi.
«Amelie!» esclamai.
Mi sorrise. Le nostre labbra si fusero. Le nostre anime si intrecciarono. Quell'attimo di passione sembrò durare in eterno. Ne volevo di più, sempre di più. Fu lei a distaccarsi da me per un istante, sporgendosi verso il mio orecchio.
«Buon Natale, Adrian» mi sussurrò.
Chiusi gli occhi. Sospirai. Decisi che le avrei concesso di fare di me ciò che desiderava. Qualunque cosa. Quando le sue zanne affondarono nel mio collo non opposi resistenza e accettai il mio destino con abbandono.

Erano circa le sette di sera quando arrivarono. Le auto della polizia si riversarono nel vialetto del mio vicino, sul lato opposto della strada. I lampeggianti blu squarciarono l'imperturbabile oscurità della notte, risuonando come echi di un mondo lontano. Appoggiato al davanzale della finestra, tentavo di scrutare oltre l'impenetrabile muro di agenti in divisa. Ero turbato, questo è vero, ma la curiosità ardeva dentro di me, troppo intensa per essere ignorata. Il mio alito appannava il vetro, trasformandolo in una tela su cui prendevano forma misteriose ed eteree figure. In quelle sagome sfocate, mi pareva di scorgere i volti delle terribili creature, che popolavano i racconti del folklore.
«Vieni via» mi ripeteva, preoccupata, mia madre.
Il tocco della sua mano sulla spalla mi confortava, mi dava coraggio. Ma, come per tutti i bambini, la volontà di esplorare l'ignoto era irresistibile. Alla fine, si arrese alla mia reticenza a seguire i suoi consigli e andò a dormire.
«Non fare tardi» si raccomandò «altrimenti Babbo Natale non ti porterà i regali.»
Rimasto da solo e al buio, osservavo le luci dell'albero proiettare il mio riflesso nella finestra. Sembrava di scrutare in un mondo al di là dello specchio. Deglutii.
Stupido fifone, pensai.
Sforzandomi di non dare sfogo alla mia immaginazione, già molto sviluppata, focalizzai la mia attenzione sulla scena del crimine. Quando i poliziotti si scostarono, intravidi, ai loro piedi, la figura di un uomo grosso e alto, completamente immobile. Aveva una lunga e folta barba, il cui candore, macchiato di scarlatto, mi fece trasalire. Il suo vestito non lasciò spazio ad interpretazioni: Babbo Natale era morto. Alcune persone ne adagiarono il corpo su una lettiga. Lo coprirono con un lenzuolo e lo trasportarono nell'ambulanza. In pochi istanti, le sirene presero a cantilenare la loro nenia e il veicolo partì. Lo guardai allontanarsi lungo il viale alberato, fino a dileguarsi nelle insondabili tenebre della notte.
Piansi. Non riuscivo a trattenermi, fiumi di lacrime mi solcarono il volto. Scossi la testa. Continuavo a ripetere quella laconica negazione con un filo di voce, come se le mie parole potessero finalmente risvegliarmi da quell'incubo. Mi voltai e mi accasciai, singhiozzando, sul divano alle mie spalle. Restai lì per un tempo inquantificabile, con la faccia sprofondata nel cuscino e le braccia avvolte attorno ad esso come in un abbraccio lenitivo. Alla fine, il sonno giunse a reclamare ciò che gli apparteneva. Non opposi resistenza. Lentamente, il dolore scivolò via. E mi addormentai.
Venni svegliato di soprassalto, nel cuore della notte, da un rumore sordo e inaspettato. Indolenzito, balzai in piedi. Il cuore batteva forte. Mi guardai attorno, senza scorgere nulla di strano. Pensai fosse stato solo un brutto sogno, ma, poco dopo, lo udii ancora. Proveniva dalla stanza accanto, laddove l'albero continuava a tingere le pareti con le sue luci dai mille colori.
È tornato, gioii.
Animato da una traboccante felicità, mi fiondai verso il salotto. Il rumore dei miei passi rimbombava, cupo, nel silenzio della casa. Non m'importava. Volevo vederlo. Volevo finalmente incontrare colui che credevo di aver perso per sempre. E così fu. Era alto, grosso e indossava il suo tipico abito rosso con gli stivali. Istintivamente, però, notai qualcosa di sbagliato in lui. Le sue mani erano livide, gonfie. Le sue braccia ciondolanti. Il vestito, sporco e logoro, emanava un forte olezzo di marcio. Allorché si voltò, riconobbi quella lunga e folta barba bianca, macchiata di scarlatto, che avevo intravisto poche ore prima. Mi sorrise. E, in quell'istante, mi sentii paralizzato da un terrore viscerale. Avrei voluto urlare, chiamare il nome di mia madre. Ma la bocca non si aprì. Poi, le sue labbra si schiusero, mostrandomi quegli orribili denti, gialli come la paglia e affilati come rasoi. Con un movimento innaturale, si piegò verso di me. Avevo il suo terrificante volto dinanzi al mio. Provai a scuotermi da quel torpore, ma invano. Riuscii solo ad emettere un patetico mugolio. Se ne compiacque. Alla fine, quel mostro mi parlò.
«Buon Natale, Jeffrey» tuonò.
La sua voce cavernosa mi risuonò nel petto e, per un attimo, pensai stesse reclamando la mia anima. La testa mi scoppiava. Sentivo il suo fetido alito pervadere il mio corpo. Feci per vomitare. Tuttavia, proprio quando iniziavo a riappropriarmi di me stesso, vidi le sue mani allungarsi sul mio viso. Quel gelido tocco mi fece rabbrividire. Poi, le sue dita presero a stringere sempre di più. La mia vista si annebbiò, ma, prima di perdermi nell'oscurità, udii una risata. Non ebbi tempo di provare alcun dolore. In breve, era tutto finito.
Giuseppe Zolli
Votazione per
WriterGoldOfficina
Biblioteca
Acquista
Preferenze
Recensione
Contatto
Home
Admin
Conc. Letterario
Magazine
Blog Autori
Biblioteca New
Biblioteca Gen.
Biblioteca Top
Autori

Recensioni
Inser. Estratti
@ contatti
Policy Privacy
Autori di Writer Officina

Giuseppe Zolli
Generalmente, non amo molto parlare di me. Ma non per vanità o timidezza. Semplicemente, credo che per conoscere realmente una persona sia necessario scoprirla, viverla. Ad ogni modo, dovendo tracciare un profilo, almeno a grandi linee, mi definirei una persona introversa e riflessiva. Forse, è proprio questo che mi ha avvicinato alla scrittura. Perché nelle storie che racconto c'è sempre qualcosa di mio, che sia un atteggiamento o un modo di pensare. E, soprattutto, sono una persona che non scende a compromessi sulle questioni che ritiene di primaria importanza. E questo alla gente non piace. Ma, sai che c'è? Semplicemente, continuo sulla mia strada senza mai guardarmi indietro. E poi, ovviamente, sono un grande amante della lettura; anche se, non avendo molto tempo da dedicarvi e non avendo spazio a casa, preferisco usare piattaforme come Audible, che mi consentono di scoprire tantissimi libri, noti e meno noti, senza togliere tempo al lavoro e ad altre attività.

Writer Officina: Qual è stato il momento in cui ti sei accorto di aver sviluppato la passione per la letteratura?

Giuseppe Zolli: In breve, ho sempre avuto la passione per la scrittura. Può sembrare un luogo comune, ma è la verità. Ho iniziato a scrivere da bambino, per poi continuare durante l'adolescenza. Ma è stato solo nel 2024, dopo aver scoperto una community online di scrittori, che mi sono reso conto, per la prima volta, di avere davvero del talento. Ed è stato allora che ho scoperto che l'horror è il mio genere di appartenenza.

Writer Officina: C'è un libro che, dopo averlo letto, ti ha lasciato addosso la voglia di seguire questa strada?

Giuseppe Zolli: Nessuno e tutti. Ciascun libro che leggo lascia inevitabilmente qualcosa dentro di me. Che sia la curiosità per un argomento o il desiderio di scrivere un racconto di quel genere, ne esco sempre arricchito. Ma la passione per la scrittura non è qualcosa che nasce dopo aver letto un libro. È qualcosa di innato, che non si può controllare. E, una volta accesa quella fiamma è impossibile spegnerla.

Writer Officina: Dopo aver scritto il tuo primo libro, lo hai proposto a un Editore? E con quali risultati?

Giuseppe Zolli: Prima del 2024 non avevo mai proposto i miei libri ad alcun editore. Avevo sempre usato il self-publishing, convinto di dover ancora maturare prima di poter fare quel passo. Poi, a marzo 2024 ho iniziato a scrivere il mio primo romanzo, Diario della fine, che ho terminato a settembre dello stesso anno. La prima casa editrice a cui lo proposi fu la Austin Macauley, una rinomata casa editrice di Londra, con sedi anche a New York e Dubai. E, con mia grande sorpresa, mi offrirono un contratto. L'unico inconveniente era il prezzo che mi richiedevano per la pubblicazione, decisamente troppo per le mie tasche: io avrei dovuto versare un terzo della somma complessiva e loro i restanti due terzi. Successivamente, ho partecipato al XIV Premio Letterario Nazionale “Streghe, Vampiri & Co.” della Giovane Holden Edizioni, nel quale ho conseguito il Diploma d'Onore in qualità di finalista. Quindi, direi che i risultati, anche considerando gli altri contratti che mi sono stati offerti, sono stati assolutamente positivi e incoraggianti.

Writer Officina: Ritieni che pubblicare su Amazon KDP possa essere una buona opportunità per uno scrittore emergente?

Giuseppe Zolli: Dipende molto dai casi. Amazon KDP è uno strumento molto potente e utile, che dà voce praticamente a chiunque. Però, lo svantaggio è proprio questo: la mancanza di qualcuno alle spalle che aiuta lo scrittore nel marketing e nell'editing. Quindi, se lo scrittore è in grado di realizzare autonomamente il file del proprio libro e di curare l'editing in maniera appropriata, allora sì. Molto spesso, però, gli autori e le autrici che pubblicano in self non hanno dimestichezza con le fasi più tecniche della produzione di un libro e, di conseguenza, il prodotto finale è molto grezzo. Anch'io ho pubblicato in self con KDP. Il mio libro, Rosso Natale, è una raccolta di dieci racconti horror, per la quale ho impiegato quasi un mese tra riletture, correzioni e creazione del file prima di pubblicarlo ufficialmente. Quello che mi manca è, ovviamente, una struttura di marketing alle spalle. Molta gente si vanta dei risultati ottenuti con il self publishing, ma la verità è che se non conosci nessuno allora nessuno comprerà il tuo libro. A meno di non spendere soldi, ovviamente.

Writer Officina: A quale dei tuoi libri sei più affezionato? Puoi raccontarci di cosa tratta?

Giuseppe Zolli: “Diario della fine” è certamente quello a cui sono più affezionato, perché, come già detto, è stato il mio primo romanzo. È un romanzo horror-gotico, ambientato nel Montana degli anni ‘50 e ‘60, che appartiene alla corrente della scuola lovecraftiana.

Writer Officina: Quale tecnica usi per scrivere? Prepari uno schema iniziale, prendi appunti, oppure scrivi d'istinto?

Giuseppe Zolli: Nulla di tutto ciò. Io non invento nulla: io scrivo ciò che vedo. La scrittura, perlomeno quella creativa, non può seguire un copione, una sceneggiatura. Le storie devono essere vissute dall'autore. Per questo scrivere è così difficile: perché bisogna far vivere al lettore quelle vicende. Poi, ovviamente, bisogna seguire una certa logica nel narrare gli eventi, però la storia deve nascere da sé.

Writer Officina: In questo periodo stai scrivendo un nuovo libro? È dello stesso genere di quello che hai già pubblicato, oppure un'idea completamente diversa?

Giuseppe Zolli: Ho appena concluso il mio secondo romanzo, intitolato “Di cenere e sangue”, che sta partecipando alla nuova edizione del premio letterario nazionale NeRoma. È un romanzo noir-gotico che mi ha messo a dura prova. Ho impiegato otto mesi per scriverlo, da settembre 2024 a maggio 2025. Però, ne è valsa assolutamente la pena. Ora ho iniziato, in maniera del tutto casuale, il terzo, che non ha ancora un titolo, e che rappresenta un “ritorno alle origini”, ovvero alla corrente della scuola lovecraftiana. È un romanzo ambientato agli inizi del 1800, nel Regno di Napoli. Spero di riuscire a concluderlo entro fine anno.
Tutti i miei Libri
Profilo Facebook
Contatto
 
214 visualizzazioni